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Gay & Bisex

Primo trattamento


di sloppy62
18.03.2024    |    10.332    |    12 7.4
"Vuoi qualcosa?” “ Un bicchiere d’acqua, grazie!” “ Serviti pure..."
Dopo qualche breve chattata hard, nel giro di due giorni, decisi di incontrarlo.
Mi recai da lui. Mi aveva detto di essere puntuale ed alle 19.00 precise, come richiesto, suonai al citofono.
“Entra e sali con l’ascensore fino al settimo piano, poi vai verso sinistra troverai una porta aperta. Entra, richiuditi la porta alle spalle e aspettami.”
La voce era gradevole, ma perentoria.
Seguii le indicazioni e, arrivato davanti alla porta, avvertii i battiti del cuore, accelerare. La porta era aperta ed entrai. La richiusi dietro di me ed attesi qualche secondo. Ero eccitato, incuriosito, ma anche un po' timoroso. L’uomo mi aveva mandato solo foto dei suoi attributi... e non me lo immaginavo proprio fisicamente, ma soprattutto non sapevo cosa aspettarmi da lui.
Sentii dei passi.
“Ecco la troia che è venuta da me…! Seguimi! ”
Mi era arrivato alle spalle, mi voltai e mi sorrise per rassicurarmi. Mi prese per mano e mi fece entrare in una ampia stanza. Al centro un grande tavolo e sedie intorno. Sul lato di una delle pareti una colonnina con boccione d’acqua ed una macchina per caffè tipo cialde.
“Siediti pure. Vuoi qualcosa?”
“ Un bicchiere d’acqua, grazie!”
“ Serviti pure."
Presi un bicchiere di plastica e lo riempii.
Mi sedetti su un grande divano e lo ascoltai.
Si mise di fronte a me in piedi. "Allora ti dico le mie regole. Io ti chiamerò, troia, e basta, invece per te io sono il signor Carlo. Nessuno ti obbliga a fare quello che non vuoi fare, ma se non lo farai, sarai fuori dai "giochi" e non ti chiamerò mai più! Quindi decidi tu...!"
" Va bene!"
"Non mi fare domande, perchè io sono molto diretto. O ti faccio capire cosa voglio, o te lo dico senza mezzi termini e poi sta a te decidere cosa fare!"
Mi piacque molto il tipo perché era autoritario e dominante e per me, passivo, remissivo e sottomesso, fu il segnale che ero di fronte ad un vero maschio “alfa”.
Bevvi e appoggiai il bicchiere sul tavolo
Si mosse verso la porta e la chiuse a chiave.
Tornò da me.
“Non perdiamo tempo…! Mettiti in ginocchio, troia!”
Obbedii. Sul pavimento c’era un gran tappeto. Lui si mosse verso di me.
Si tolse la giacca. Si allentò il nodo della cravatta, se la sfilò dal collo, si sbottonò la camicia e se la levò, appoggiandola su una sedia.
Restò a torace nudo, in piedi a pochi centimetri da me. La sala era illuminata e finalmente lo osservai bene. Capelli corti e brizzolati, niente barba e baffi, occhi scuri, mascella larga. Fisico discreto per i suoi, dichiarati, sessantaquatro annil. Era molto peloso, massiccio e non tanto alto, un po' di pancia. Grosse mani pelose, cosa che mi eccitò molto. Mi fissò e mi sentii spogliato da quello sguardo. Sempre fissandomi, le sue mani iniziarono ad allentare la cintura dei suoi pantaloni. Se li sbottonò e li lasciò cadere alle caviglie. Osservai la scena incapace di muovere un muscolo e dire una parola. I miei occhi erano puntati sui suoi slip e sul suo “pacco”. Mi afferrò la testa e mi schiacciò la faccia contro le sue mutande. Annusai il suoi odorosi slip.
“Lecca, troia!”
Mi tenne sempre la mano sulla testa per impedirmi di allontanarmi e iniziai a leccare.
Dapprima timidamente con la punta della lingua, poi con maggiore intensità e poi a lingua larga. A furia di leccare gli bagnai di saliva il pacco. Leccando avvertii la consistenza del suo membro e delle sue palle sotto il tessuto. Appoggiai le labbra contro, e sentii il suo cazzo che si stava indurendo e lo mordicchiai leggermente, per farlo intostare ancora di più. Notai che mi guardava sorridente.
“Brava troia, continua così…! ”.
Lo ascoltai e continuai a leccargli gli slip che erano ormai bagnati. Mi lasciò libera la testa e mi allontanò il viso di qualche centimetro, giusto per calarsi gli slip.
Il cazzo era diventato abbastanza duro ed era sotto il mio naso. Discretamente grosso e lungo una spanna circa, molto venoso, la cappella era parzialmente ricoperta dalla pelle del prepuzio e bagnata sulla punta. Emanava un forte odore di cazzo, comunque per me piacevole. Gli leccai la punta della cappella e poi con la lingua scesi lungo il fusto, per arrivare a leccare le palle sudate; gliele leccai a lungo, ma notò che non gli prendevo l'uccello in mano e allora lo fece lui scappellandoselo, del tutto e offrendomelo alle labbra.
Un pungente odore molto più forte del precedente, mi assalì le narici. Mi accorsi che il glande non era pulito.
Ero in ginocchio, vestito, di fronte ad un uomo quasi , nudo, a cui stavo baciando e leccando il cazzo.
Lui vedendo che che mi ero bloccato dopo aver visto la sua cappella cremosa, mi prese la testa con entrambe le mani.
“Adesso prendilo in bocca e puliscimelo tutto per bene!"
Non mi era mai capitato di succhiare un cazzo poco pulito, prima di allora e quindi appoggiai lentamente le labbra sulla cappella.
Prima la annusai, era un odore deciso. Con la punta della lingua assaggiai il sapore di quella sostanza biancastra.
Lui vide che ero titubante.
"Beh, ti fermi già? Ho ben altro in mente per te...! Altro che un po' di smegma, lurida troia....!" E così dicendo mi appoggiò l'uccello sulle labbra, proprio sotto il naso.
"Annusa bene prima... senti l'odore del cazzo... lecca bene e puliscimi la cappella. Non ho fretta...!"
Non potevo fermarmi, dovevo andare avanti e eseguii l'ordine. Dopo avergli annusato un pò' il glande, per abituarmi, presi il suo uccello in mano e lo menai lentamente, osservando come si scappellava. Avvicinai le labbra e con la lingua cominciai a ripulirgli l'asta fino ad arrivare alla cappella, poi la presi in bocca. Piano piano rimossi le tracce del suo smegma che aveva un sapore poco invitante, ma era lui che comandava e non ammetteva rifiuti di nessun genere. Così decisi di usare la bocca e bagnai il suo cazzo di saliva, poi iniziai a succhiare. A quel punto sempre tenendomi ferma la testa, spinse la sua nerchia nella mia bocca. Aprii istintivamente le labbra, la cappella invase il mio palato. Il sapore in bocca era tremendo, ma mi trovai il suo cazzo sporco, per tutta la sua lunghezza in gola. Mi mosse la testa avanti e indietro e mi scopò letteralmente la gola per qualche secondo. Avvertii un leggero conato, ma lo controllai. Lentamente mi ero adeguato alla lunghezza del suo cazzo e l’avevo preso in bocca sino ai peli riccioluti e biancastri.
Muoveva il bacino avanti e indietro ritmicamente, affondando sempre più nella mia gola.
“Così Troia, così, continua…! Fammelo diventare di marmo che poi te lo ficco nel culo!”
Ero concentrato a farmi scopare la gola e non volevo smettere, anche se sentivo che cominciavo ad avvertire un certo fastidio.
Sbavai e mugolai, ma l'uomo era inflessibile. Il suo duro uccello mi riempiva la gola. Cercai di tenere la bocca più aperta possibile e di respirare con le narici.
Quando si accorse che stavo raggiungendo il limite, ritirò il cazzo di qualche centimetro.
Ad un tratto mi ordinò di abbassarmi i pantaloni e senza sollevare la bocca dal suo cazzo, mi slacciai, la cintura e mi abbassai i pantaloni e gli slip, sempre restando inginocchiato.
“Mettiti a quattro zampe, troia! ”
Mezzo vestito, ma con le chiappe nude ed il buco aperto (mettermi alla pecorina, mi fa aprire lo sfintere...) pronto per essere usato, avevo appoggiato le mani e le ginocchia sul tappeto. Lui aveva tolto il suo cazzo dalla mia bocca e guardandoselo disse: "Brava troia, l'hai ripulito bene...!".
Si mise dietro di me, mi afferrò le chiappe con le mani e me le allargò. Sentii due o tre sputi tra le chiappe e poi trattenni il respiro, fino a che sentii la sua cappella contro il mio sfintere. Mi tirò a sé e il suo cazzo sprofondò nel mio buco sino alle palle. Iniziò a montarmi, ma non emisi un suono... Per fortuna che il mio buco era ben allenato, elastico, ma capiente. Lui nudo sopra di me, svangandomi l'uccello dentro il mio retto, respirava forte, insultandomi con gusto.
“Lo sapevo che eri una vacca, con la fica aperta! Ti inculo, troia!”
Dette robusti colpi di reni, stantuffandomi il suo uccello nel retto, con un vigore insospettabile. Poi ad un tratto rallentò il ritmo: sfilò la nerchia dal mio buco e la rificcò dentro nuovamente.
Continuò con questo giochetto una decina di volte ed ogni volta che affondava il cazzo dentro, il mio buco scoreggiava allegramente a causa dell'aria che entrava e non potevo evitare di farlo. La cosa lo divertiva molto, ma soprattutto lo divertiva il fatto che ero imbarazzato. Comunque era un gran godimento venire montato così oscenamente da quell'uomo e mi piaceva molto sentire la sua grossa cappella che sfregava dentro il mio sfintere affamato, entrando e uscendo.
“Godi, troia!... Puttana, ti apro...!"
Cominciavo a sentire gli effetti dell’attrito del tappeto contro le ginocchia, che un po’ bruciavano e, riecheggiava nella grande stanza il suono delle sculacciate che ogni tanto mi dava sulle chiappe con le sue grandi mani. La monta continuava ed il suo cazzo era sempre bello duro. Sentivo i coglioni che mi sbattevano contro il perineo.
“Ce ne stanno due qui dentro! La prossima volta chiamo un mio amico, così ti apriamo il culo come meriti, troia!... Adesso però ho voglia di sborrare…datti da fare...!”
Sfilò il suo uccello dal mio buco che rimase bello aperto e spalancato, mi tenne allargate le chiappe e disse “ “Cazzo, ma hai una galleria…! Alzati e puliscimi il cazzo, troia!...”
Si sedette sul divano. Io mi alzai e mi inginocchiai di nuovo, gli tolsi le scarpe ed i pantaloni e mi misi tra le sue cosce pelose. Afferrai il suo cazzo, bagnato dei miei umori anali e lo annusai, poi glielo leccai iniziando dalla cappella e poi a scendere, sino alle palle bagnate. Lo presi in bocca e questa volta fui io stesso a ingozzarmi del suo uccello sbrodolante.
Cercavo di prenderlo in gola fin dove potevo.
Dopo poco me lo tolse dalla bocca e iniziò a menarselo.
“Lecca le palle, troia.... Sì, così! Non smettere!”
Pensavo che voleva schizzarmi in faccia, ma invece aveva un'altra idea.
"Ora apri la bocca, puttana e succhia forte!”
Obbedii e glielo succhiai con molto gusto. Lo tenevo in bocca e contemporaneamente con la lingua, gli massaggiai il frenulo.
“Per oggi la sborra la ingoi con la bocca, capito troia?"
Non attese la mia risposta e mi bloccò la testa. Aprii la bocca e il suo membro turgido si fece strada nella mia gola, sino alle palle. Si era indurito ancora di più e pulsava nella mia bocca. Il suo respiro accelerò e avvertii il fremito del suo corpo e del suo grosso cazzo, quando i fiotti del suo sperma, a più riprese, schizzarono copiosi nella mia gola. Il suo sugo di maschio aveva un sapore amarognolo ma, finito di eiaculare il signor Carlo mi sorprese, non mollando la presa. Il suo uccello era sempre nella mia gola e il suo sperma pure.
“Ingoia, tutto troia! Guai a te, se perdi una sola goccia…!”
Deglutii tutto.
Sentii la sborra densa e grumosa, scendere calda e pesante nello stomaco. Ma anche dopo avere ingoiato tutto, la sua nerchia rimase ancora saldamente ferma nella mia bocca e solamente dopo qualche minuto, il signor Carlo mi lasciò libero di sollevare la testa, dal suo cazzo. Era una dimostrazione di dominio assoluto...
Me lo sfilai dalle labbra e gli mostrai la bocca aperta per fargli vedere che avevo obbedito al suo ordine.
“Brava, troia! Mi hai svuotato i coglioni e per oggi basta...! Il bagno fuori dalla porta è sulla destra, datti una rinfrescata e poi vattene!".
Si sedette sul divano, dopo essersi tirato su i pantaloni e si accese uno sigaretta.
Mentre mi allontanavo, mi disse " Ti richiamerò io...!
Mi detti una rinfrescata e mi sciacquai la bocca. Non sentivo più strani sapori in bocca.
Salutai e uscii.
Rimasi soddisfatto del primo trattamento...
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