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Storia di un ragazzo. Cap. 3 - Amicizie e gelosie


di Marmarpe
22.01.2016    |    6.003    |    4 8.7
"Scrisse in fretta un biglietto per Marco e andò via..."
Marco continuava a fissare il display del cellulare. Avrebbe voluto cancellare quel messaggio, senza nemmeno averlo letto. Nella sua testa c'era un mix di paura ed eccitazione che lo fece tentennare fino alla fine. Poi, quasi come un automa, toccò il display è lesse il messaggio:" Non sei tu a decidere se e quando dobbiamo vederci. Io ti voglio e tu devi essere mio!". Poche parole, lapidarie. Stavolta Fabrizio si era spinto oltre. Voleva fargli capire che non gli importava di sua moglie e della sua famiglia. E non gli importava nemmeno dei sensi di colpa e delle reticenze di Marco. Lui lo voleva. Questa era l'unica cosa che importava. E non si sarebbe arreso facilmente. Marco uscì sul balcone, si accese una sigaretta e cercò di trovare le parole giuste per convincere Fabrizio a lasciar perdere. Ma le uniche cose che passavano per la sua testa erano le immagini di Fabrizio, i suoi occhi mentre lo possedeva, l'odore della sua pelle sudata, il sapore dei suoi baci, le sue parole mentre era tra le sue braccia. E così non gli scrisse niente, lasciò perdere tutto, sperando che il tempo avrebbe fatto la sua parte. Passarono diversi giorni e non sentì più Fabrizio. Le ferie stavano finendo e Marco le aveva passate tutte con la speranza di abbandonarsi di nuovo tra le sue braccia. E con la paura che questo potesse accadere davvero. La sera prima di tornare al lavoro, Marco scese al solito bar per comprare le sigarette e, appena fu dentro, il cuore gli balzò in gola. Fabrizio era lì, insieme a suo figlio. Lo salutò subito:" Ehi Marco, come stai?" E lui:" Bene, grazie". "Sai che domani iniziò a lavorare sul cantiere di via Roma? Di una mano ad Alfio, il mio amico piastrellista", continuò Fabrizio. Marco si lasciò scappare solo un "sono contento per te". In realtà non era affatto contento. Su quel cantiere lavorava anche lui e questo lo fece preoccupare. E non poco. Tornò a casa e, come al solito, si sentì in colpa. Ma stavolta si sentiva in colpa perché in realtà il suo cuore era pieno di gioia per il fatto che, molto probabile, avrebbe incontrato Fabrizio tutti i giorni al lavoro. Dopo una notte quasi insonne, il mattino seguente arrivò e Marco andò al lavoro. Il meteo da giorni aveva annunciato l'arrivo di correnti calde dall'Africa. E, infatti, alle 8 del mattino, l'aria era già irrespirabile. Passò dall'ufficio per prendere la documentazione di cui aveva bisogno e si record sul cantiere di via Roma. Sbrigò alcune formalità e poi, finalmente, vide Fabrizio. Stava lavorando insieme al suo amico in un appartamento del piano terra. Si salutarono e Fabrizio gli presentò Alfio. "Ciao, piacere Alfio". Marco lo guardò e solo allora si accorse di quanto era "interessante". Alfio era un ragazzo sulla quarantina. Molto simile a Fabrizio nella corporatura ma con i capelli cortissimi e biondi. Indossava solo un paio di pantaloncini, ricavati da una tuta tagliata che lasciavano intravedere un pacco niente male, il torace era coperto da una peluria biondissima e le gambe sembravano forti e potenti. Continuarono a parlare un po' ma Marco non riusciva a staccare gli occhi dal pacco di Alfio e, temendo che i due potessero accorgersene, con una scusa andò via e li salutò. Salì al terzo piano per fare delle misurazioni e, dopo un quarto d'ora che era lì, sentì un rumore provenire dalle scale. Si avvicinò alla porta e vide Fabrizio che saliva. "Ehi, che ci fai qui? Sei già in pausa?" Gli disse. "Ho detto ad Alfio che sarei andato in bagno. E sono venuto a cercarti", rispose Fabrizio. Marco indietreggiò e Fabrizio lo raggiunse all'Interno dell'appartamento. Chiuse la porta alle sue spalle e avanzò verso Marco. Lo spinse verso la parete e cominciò a baciarlo. "Fabri ma che fai, potrebbe venire qualcuno, fermati!" Gli urlò contro Marco. "Non me ne frega un cazzo! Ti voglio! Ti avevo detto che tu sei solo mio. Il tuo culo è solo mio, la tua bocca è solo
Mia. Eppure tu prima facevi la troietta con Alfio. Credi che non mi sia accorto che stavo sbavando davanti al suo pacco?" Marco si sentì scoperto "Ma io..." Fabrizio non lo fece finire e cominciò a baciarlo di nuovo. Lo portò in un angolo della stanza, lo fece appoggiare su una pila di pannelli di legno che erano lì, gli abbassò i pantaloni e lo penetrò. Cercava di soffocare i suoi gemiti animaleschi per evitare che qualche li sentisse. Lo scopò così per pochissimi minuti, fino a quando gli sborrò nel culo. Si rivestirono in silenzio e, prima di andare via, Fabrizio gli disse:" stasera vengo da te. Ho voglia di stare con te tutta la sera" "ma..." "Niente ma" continuò "voglio stare con te!". E se ne andò. La giornata passò in fretta e Marco ebbe parecchio lavoro da sbrigare. "Meglio così ", pensò... "Se sono occupato non ho tempo per pensare ad altro". Ma la sera arrivò presto e con lei anche tutti i suoi pensieri. Adesso ne era quasi sicuro: si stava innamorando. O comunque ci era molto vicino, perché quello che provava quando stava con Fabrizio lui non lo aveva mai provato. È questo doveva per forza significare qualcosa. Fece una doccia veloce, si vestì e, mentre stava cenando, arrivò una chiamata sul cellulare. Il numero era sconosciuto. Rispose e... "Marco? Ciao, sono Alfio, ci siamo conosciuti stamattina. Ho chiesto il tuo numero con una scusa al tuo datore di lavoro. Possiamo vederci tra un quarto d'ora davanti al cantiere? Devo parlarti di Fabrizio!" Marco non ebbe il tempo di pensare alla stranezza di quella domanda è disse subito di sì. In quel modo, pensò, se Fabrizio fosse venuto davvero a casa sua, non l'avrebbe trovato. È questa poteva essere solo una cosa positiva. Marco si recò all'appuntamento con Alfio. Lo trovò davanti al cantiere che armeggiava con il lucchetto del cancello:" vieni, entriamo, così possiamo parlare in tranquillità ". In realtà Marco non sapeva se preoccuparsi o meno ma poi seguì Alfio che nel frattempo era entrato in un garage del piano terra. "Allora, cosa volevi dirmi?" Chiese. "Guarda, voglio farla il più breve possibile. Fabrizio mi ha raccontato di voi." Marco sbiancò e Alfio continuò "aveva bisogno di confidarsi con qualcuno e alla fine l'ha fatto con me. Ti dico subito che non ho intenzione di fare nulla. Non mi importa se scopate o meno. Però io ho una fantasia che mai nessuna donna nella mia vita ha voluto soddisfare, voglio che sia tu a farlo. Fabrizio mi ha detto che con lui lo hai fatto!". "Di che si tratta?" Chiese Marco "voglio posciarti in bocca", rispose Alfio. Marco aveva sperato con tutto se stesso che non si trattasse di quello. Perché Alfio non era Fabrizio e lui certe cose voleva farle solo con Fabrizio. "Dai Alfio, non ce la faccio, lasciamo perdere". Ma Alfio si era già abbassato i pantaloncini e aveva tirato fuori il cazzo. Marco rimase sbalordito. Alfio aveva forse il più bel cazzo che avesse mai visto. Largo quasi come quello di Fabrizio ma molto più lungo, leggermente piegato verso destra, con due grosse vene laterali e coperto da una fitta peluria bionda. Marco non ce la fece a resistere. Ci provò. Ma non ci riuscì. È così si inginocchiò ai piedi di Alfio e cominciò a leccargli la cappella lucida. Alfio con un colpo solo spinse il cazzo nella bocca di Marco e lui iniziò a succhiare accompagnando i movimenti della sua bocca con quello della mano. Alfio gli ordinò di spogliarsi e lui fece lo stesso. La vista di quel corpo nudo lo fece impazzire. Stavolta fu lui ad avventarsi su Alfio e a chiedergli di scoparlo. E Alfio non se lo fece ripetere. Si sedette su una vecchia sedia e chiese a Marco di impalarsi. Andarono avanti così fino a quando Alfio si alzò di scatto, appoggioò Marco al muro e gli sborrò nel culo. "Wow, che scopata" biascicò. Marco si rivestì e salutò Alfio ma Alfio non era ancora pienamente soddisfatto. "Dove vai?" gli chiese. Lo fece inginocchiare di nuovo, gli appoggiò il vazzo ormai moscio sulle labbra, gli chiese di aprire la bocca e gli pisciò in bocca. "Ecco, adesso puoi andare!". E se ne andò. Lasciando Marco in ginocchio sul pavimento. Mentre tornava a casa, Marco pensò che forse aveva esagerato. Non avrebbe dovuto incontrare Alfio. Ma stavolta non si sentì in colpa. Perché gli era piaciuto. E tanto! Ma i suoi pensieri furono presto interrotti dalla suoneria del suo cellulare. "Pronto?" "Ma dove sei? Sono sotto casa tua!" Disse Fabrizio dall'altra parte. "Ehm, sono uscito, non sono in casa!" "Dai, torna a casa, sbrigati, ho voglia di stare con te". Marco cominciò a correre. Voleva stare tra le sue braccia. Non desiderava altro. Arrivò a casa e vide Fabrizio. Seduto su un muretto che lo aspettava. Gli sembrò così tenero. Sì avvicinò, Fabrizio alzò lo sguardo e si fissarono negli occhi per qualche secondo. Poi Fabrizio si alzò e seguì Marco con dentro casa. Una volta dentro, Fabrizio cominciò immediatamente a spogliarsi, ma
Marco lo bloccò subito." No Fabri, non così. Stasera voglio solo che mi abbracci". Fabrizio lo guardò perplesso ma alla fine lo abbracciò. Rimasero così per un tempo indefinito. Un tempo sufficiente a far capire a Marco che era Fabrizio l'unica cosa che voleva. Fabrizio restò lì per tutta la notte. Si svegliò presto, Marco stava ancora dormendo. Scrisse in fretta un biglietto per Marco e andò via. Quando Marco si svegliò si accorse subito che Fabrizio era già uscito. Si alzò, andò in cucina e vide un biglietto sul tavolo. Cominciò a leggere:" Forse avevi ragione tu...
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