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Erotico di classe - cap 3 ( Di nuovo sorelle )


di elextogether
07.03.2022    |    17.679    |    11 9.9
"Tutte quelle situazioni mi avevano accresciuto una carica erotica fortissima: così mi denudai subito per mettermi sotto le coperte con mio marito..."
L’esperienza con gli amici di Carlo era stata decisamente forte.
Eravamo passati da un primo approccio con mia cugina Rachele, ad una inaspettata gang-bang, con amici di vecchia data.
Un salto quasi traumatico.
La cosa ci spaventò al punto che io e Carlo sospendemmo ogni tipo di fantasia: addirittura quelle immaginate tra le lenzuola del nostro letto. Solo amore romantico.

Arrivò quindi l’estate: dovevamo far visita a mia sorella Virginia e alla sua famiglia; io e Carlo non avevamo davvero alcun grillo per la testa.
Anzi, ci fu un nostro tentativo di evitare quell’ospitata: tuttavia, dovendo prendere il traghetto da Civitavecchia (per raggiungere i nostri figli dai nonni in Sardegna) ci fu impossibile non salutare mia sorella che non vedevo da quasi due anni.
Eravamo mancati anche al battesimo della sua seconda genita, a causa di impegni di lavoro.
Virginia era nella sua seconda casa ad Anzio, con marito e figlie.
Mia sorella ha 10 anni meno di me, ossia 35 ancora da compiere.
A differenza di mia fratello, quasi mio coetaneo, è arrivata molto tardi in famiglia.
La differenza di età non ci ha mai fatto essere troppo confidenti: quando io ero una donna, lei era ancora una bambina. E con mio fratello, Virginia si scarta addirittura dodici anni, crescendo quasi come figlia unica.

Virginia è stata sempre fidanzata (e poi sposata) col compagno di banco delle elementari, Paolo. Senza neppure una pausa. Sempre!
Mi sono spesso chiesta se Virginia avesse avuto Paolo come unico uomo: non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo; anche perché Virginia, nell’arco della vita, ha avuto un notevole cambiamento: anche nel rapporto col marito.
Mia sorella, infatti, non era una persona facile da decifrare, per certi versi misteriosa.
Io e Francesco, mio fratello, ci capivamo al volo: si vedeva che avevamo aneddoti, ricordi e formazione di due persone cresciute insieme: con Virginia era tutto diverso dal momento che, effettivamente, lei non era cresciuta con noi.
La percepivamo come altro da noi e talvolta davvero non la capivamo, pur volendole un mondo di bene.

Fino a vent’anni Virginia era stata completamente succube di Paolo, avviandosi al classico ruolo della donna casalinga, angelo del focolare.
La sua prima maternità a soli 20 anni, confermò in pieno quella dinamica di coppia.
Ma inaspettatamente, dopo aver partorito, Virginia reagì come nessuno si sarebbe aspettato (specie Paolo) rivelandosi totalmente indisponibile a ricoprire le vesti della mamma a tempo pieno, tutta casa e chiesa.
Si iscrisse alla laurea di fisioterapia, per poi intraprendere una specializzazione in massaggi fisioterapici.
Gli equilibri di coppia mutarono completamente, con Virginia che divenne riferimento, non solo della gestione di casa, ma anche del lavoro.
Mia sorella fu talmente determinata da aprire il primo centro SPA specializzato in massaggi fisioterapici su Roma, ora diventato una piccola catena con 4 sedi.
Paolo, dopo qualche anno, si licenziò dal suo impiego di contabile presso un’azienda familiare, per divenire, praticamente, un dipendente di Virginia.

Fatto tutto ciò, Virginia, non lasciò in secondo piano neppure il completamento della sua famiglia.
Prima che fosse troppo tardi, a 33 anni, era nuovamente in dolce attesa di Stella (dopo Lidia). E ora, a 35, era di nuovo incinta, alla ricerca del tanto desiderato maschietto.
Ma il maschietto è rimasta l’unica cosa che non è riuscita a Virginia: dopo l’ecografia del terzo mese, aveva scoperto di attendere ancora una femminuccia. Marianna.
Sicuramente altrettanto amata, ma ancora femmina.

Io e Carlo arrivammo a casa di Virginia e Paolo nel tardo pomeriggio.
Lidia, la mia prima nipote, era ormai una quindicenne disinvolta. E come tutte le adolescenti non si rendeva ancora conto della sensualità che poteva trasmettere, girovagando per casa in mutandine e con la maglietta senza reggiseno (tra l’altro già con una terza piuttosto prorompente).
Non sorpresi mai Carlo in atteggiamenti di desiderio nei suoi confronti. Era piccola seppur quasi donna.
Certo è che, quando per un paio di volte, Lidia si sedette sul divano, con talloni sui cuscini e gambe aperte, notai l’imbarazzo di mio marito: le mutandine bianche e bucherellate lasciavano poco all’immaginazione, mostrando una nera peluria rasata, con addirittura le labbra che sporgevano dai lati. Giusto il forellino e il clitoride restavano semi-coperti da una trama del tessuto più omogenea.
La disinvoltura domestica, comunque, era di famiglia.

Infatti, ancor più seducenti, erano le atmosfere innescate da Virginia.
Mia sorella girava per casa con dei pantacollant e una sottoveste in seta, pronta ad essere rimossa ad ogni allattamento della piccola Stella.
Spesso le due aureole, umide di latte, bagnavano il sottile camice, delineando i grandi capezzoli in due cerchi umidi: anche i grandi seni, erano spesso visibili, tra l’ampia scollatura e i morbidissimi contorni del camice.

Ho sempre visto Virginia come la sorellina più piccola, totalmente pura: se aveva fatto del sesso, col fedelissimo Paolo, era stato per assicurarsi lo status di madre e moglie. Questo mi veniva naturale pensare.
Faticavo davvero ad immaginare che mia sorella potesse covare intenti provocatori e sensuali: lei e Paolo apparivano disinibiti solo perché ci reputavano familiari stretti.
Tuttavia, quando per un paio di volte, Virginia estrasse a tavola il suo enorme seno bagnato, per allattare Lidia, neppure io evitai di guardarglielo: mia sorella lo lasciava liberamente nudo anche al termine della suzione, per pulirlo ed asciugarlo.
Di certo Carlo, non poteva rimanere indifferente a queste scene: non comprendevo come non se ne accorgessero i padroni di casa. Anche Paolo sembrava totalmente a proprio agio.

Quindi, tanto meglio. Mio marito si sarebbe guardato un paio di tettone per qualche giorno.
Ed infatti io finii per convincermi che la malizia, come dice il proverbio, la vede solo chi ne è portatore: mi ero fatta scopare da tutti gli amici di mio marito e ora mi mostravo pudica difronte ad una sorella che allattava sua figlia.
Oggettivamente era il massimo dell’ipocrisia, reputandomi, forse, così perversa da vedere la malizia ove non ce n'era alcuna.
Su tali premesse, la sera stessa, aiutai Virginia ad addormentare Stella.

Mia sorella la stava allattando sul lettone, scoprendosi entrambi i seni per alternarli durante la poppata. Stella si addormentava mentre succhiava.
I seni di Virginia erano perfetti: gonfi, bianchi e con alcune venature di madre che li rendevano ancora più prorompenti.
Mia sorella, prima di attaccare Stella alla mammella, strizzava il capezzolo per avviare il primo latte, lasciando partire qualche schizzo candido sui cuscini.
Le gocce scendevano lungo le aureole. Non so perché ma trovavo quella gestualità fortemente erotica: ero gratificata dalla confidenza che Virginia mi concedeva.
Quei suoi atteggiamenti colmavano l’intimità sospesa che non avevamo mai avuto, vista la differenza di età: io lo prendevo come un riconoscimento al mio ruolo. Non importava il passato: ero la sorella!

Dopo poco Stella dormiva, già riposta nella culla.
A quel punto, la prossima nascitura, diede dei colpi nella pancia di Virginia: mia sorella, stesa sul letto, si scoprì la pancia per farmi sentire i calcetti.
Si alzò quindi la sottoveste mostrando la pancia tonda e liscia, senza indossare le mutandine.
Naturale che, da donna incinta, si era preparata per la notte senza indossare un intimo che potesse stringerle la vita: ma io, al suo posto, mi sarei mostrata meno disinvolta a scoprirmi in quel modo.
Vero è che le sue gambe restavano serrate sotto la grande pancia: quindi, nulla era visibile tranne un principio di peluria pubica.
Io, comunque, mi sarei fatta più riguardo.
Continuai a pensare che mi stavo facendo le solite pare mentali, accarezzandole la pancia e sentendo i colpetti di Marianna.

Quando passai la mano sulla parte inferiore del ventre, però, mi ritrovai con le dita a qualche centimetro dalla fica di mia sorella.
Stupita di me stessa, realizzai chiaramente che avrei voluto scenderle fra le cosce.
Ma come era possibile?
Avevo un istinto sessuale nei confronti di mia sorella?
Quella inspiegabile tensione erotica, forse, mi aveva fatto equivocare qualsiasi azione di Virginia. Fatto sta che io provavo desiderio. Non so neppure se come istinto sessuale o come slancio di appartenenza nei confronti di una persona che faceva parte delle mie radici. Non l'avevo mai sentita mia!
E non la vedevo nuda da quando eravamo piccole.
Mai avevamo parlato di sesso o di alcuna confidenza.
Mi mancava quello. E forse anche a lei.
Avrei voluto vederle la fica e magari toccargliela: per osservare come ce l’aveva, se magari era simile alla mia.

Ci sono sorelle che scoprono insieme il proprio corpo e le prime esperienze sessuali. Noi mai nulla. Forse era per quello! E forse era lo stesso motivo per cui Virginia mi inviava input tanto confidenziali.
Mi feci passare strani pensieri, riportando la mano verso l’alto della pancia ed augurando buonanotte a mia sorella.
Mi recai quindi in lavanderia per vedere se la tuta che avevo lavato fosse asciutta. Nella cesta dei panni sporchi, c’era un perizoma di Lidia e gli slip appena tolti da mia sorella, ancora bagnati dai suoi umori.
Fu più forte di me, li presi.
Non appena in camera con Carlo sapevo l’uso che ne avrei fatto.
Tutte quelle situazioni mi avevano accresciuto una carica erotica fortissima: così mi denudai subito per mettermi sotto le coperte con mio marito.
Glielo presi in mano:
“Ti sei già fatto una sega pensando alle tette di mia sorella?”

Carlo rispose di no. Ma lo aveva già durissimo.
“Ti piace vero quando le tira fuori?”
Carlo rispose di sì.

“Gliele vorresti strizzare vero?”
Carlo rispose ancora di sì.

“E te la vorresti scopare?”
Carlo, pieno di libidine, annuì ancora.

“E dimmelo che te la vorresti scopare col pancione e le tette piene di latte”
Carlo mi disse che avrebbe voluto venirle nella fica mentre le strizzava le tette da dietro, sporcando le lenzuola di latte.

A quel punto montai sopra mio marito, mi infilai il suo cazzo fra le cosce per cominciare a cavalcarlo mentre tenevo in mano le mutande di Lidia e Virginia.
Gli misi in faccia le prime:
“Tieni! Scopami mentre senti l’odore della fica di tua nipote!”
Carlo odorava in estasi.

“Lo senti l’odore della fica di tua nipote?”
“Sì”

“E’ buono?”
“Buonissimo!”

“E ora vuoi leccare le mutande bagnate di mia sorella?”
“Sì” rispose Carlo eccitatissimo.

“Quanto le vuoi?”
“Tanto!”

“Tantissimo?”
“Sì tantissimo!”

“Faresti qualsiasi cosa per leccarle?”
“Sì fammele leccare!”

“Pregami!”
“Ti prego di farmi leccare le mutande di tua sorella!”

Dissi a Carlo che doveva dire “le mutande sporche e bagnate” di mia sorella. Lo fece:
“Ti prego di farmi leccare la mutande sporche e bagnate di tua sorella”

Gliele misi in faccia, avendo la premura che la parte più bagnata, quella che era stata in stretta aderenza con la fica di mia sorella, fosse sulla sua bocca. Carlo tirò fuori la lingua per assaggiare avidamente la fica di Virginia.
Immediatamente mi sborrò in pancia e io venni in contemporanea, con un orgasmo intensissimo.

Il giorno seguente, la bella scopata fatta con Carlo, riuscì ad assuefare i nostri istinti, facendoci vivere con più disinvoltura le semi-nudità di Lidia, e ancora più quella di Virgilia, alle quali oramai c’eravamo abituati.
Tuttavia Carlo, montando una casetta di legno nel giardino, prese un colpo all’inguine: Paolo, girandosi con una lunga trave, lo aveva quasi inforcato nel basso ventre.
Nulla di grave. La mattinata era proseguita senza intoppi.
Ma nel dopo pranzo Carlo avvertì un gonfiore, accorgendosi di un grosso ematoma.
Virginia aveva insistito più volte per dare un’occhiata alla botta poiché, da fisioterapista, aveva ghiaccio sintetico o creme lenitive in caso di bisogno.
Carlo, alla terza richiesta, accettò.
Virginia chiese a me e Carlo di salire in camera, per non stare in mezzo alle figlie che sarebbero rimaste con Paolo.

Salimmo in camera e Virginia fece stendere Carlo sul lettone, chiedendogli di scoprirsi.
Carlo si sdraiò, alzandosi la maglietta.
L’ematoma era a sinistra, proprio sul basso ventre.
Quindi Virginia, con disinvoltura, abbassò i pantaloni della tuta a Carlo, spingendo gli slip leggermente verso il basso.
Appena appena, giusto quel tanto per scoprire una minima peluria pubica di mio marito.
Si vedeva che il gesto di Virginia era stato fatto con naturalezza, probabilmente da lei ripetuto cento volte coi suoi clienti.
In qualsiasi caso la forma del cazzo di Carlo era ben visibile attraverso gli slip: e non era assolutamente rilassato.
Virginia fece dei movimenti all’anca di Carlo, osservando lo stato dell’ematoma.
Poi prese una crema lenitiva per spalmarla sul basso ventre.
La mano di mia sorella era molto vicino al cazzo di Carlo e notai che il suo polso, un paio di volte, si appoggiò inavvertitamente sopra il pacco di mio marito.
Solo decimi di secondo, ma la cosa avvenne più di una volta.
Dentro gli slip si vedeva il cazzo di Carlo ora più cresciuto.
Ma possibile che mia sorella non si accorgesse di nulla? Sempre col suo fare imperturbabile …
Era pur sempre una donna!
Ok la confidenza, ma stavamo comunque massaggiando il basso ventre di mio marito, col suo cazzo che, adesso, ben si vedeva nella sua forma più turgida, attraverso le mutande.
Forse lei da massaggiatrice era abituata, ma a questo punto volevo accrescere la confidenza familiare che mia sorella concedeva tanto naturalmente.

L’ematoma di Carlo proseguiva anche all’interno degli slip.
Quindi dissi a Virginia:
“Penso che prosegua anche più giù”

Così alzai l’elastico degli slip di Carlo: non lo abbassai verso il basso, ma lo sollevai per consentire di guardare al di sotto.
Lo alzai generosamente, tanto da far vedere chiaramente il cazzo di mio marito.
Ora era inequivocabile: mia sorella stava guardando il pisello del cognato che era sufficientemente duro da risultare in parte scappellato.
Ma Virginia mi rispose sempre con massima tranquillità:
“Sì, arriva più giù l’ematoma”

Così spinse la mano più in basso per spalmare la crema fino sui peli pubici di Carlo, stando attenta a non scendere più giù.
Virginia, distolse anche lo sguardo dal cazzo di Carlo.
Tuttavia, durante una massaggiata circolare, c’era stato contatto fra la punta del dito di medio di Virginia e la cappella di Carlo: ma talmente furtiva che era credibile che mia sorella avesse cercato di evitarlo.
Assorbita la crema, Virginia disse a Carlo di ricomporsi: così raggiungemmo gli altri al piano inferiore.

Rimanevano i miei interrogativi sull’imperturbabilità di mia sorella che evidentemente riteneva naturale di vedere il cazzo del cognato, così come ella ci aveva mostrato i suoi seni senza alcuna inibizione.
Arrivò nuovamente la sera.
Paolo aveva accompagnato Lidia ad una festa da amici di scuola.
Quindi io e Virginia ci preparavamo per addormentare Stella, alla solita maniera.
Una volta addormentata, sentimmo Carlo ritirarsi in camera da letto.
Virginia, avendolo lasciato senza Paolo per tutto quel tempo, lo chiamò in camera da letto per salutarlo.
Prima che Carlo entrasse, Virginia ebbe l’accortezza di ricoprirsi i seni anche se una spallina rimaneva allentata mentre i capezzoli bagnati, come sempre, inumidivano la veste di seta, trasparendo duri e gonfi attraverso la medesima.
Carlo entrò timidamente.
Parlammo un po’ del più e del meno, con Carlo che ci tranquillizzò sulla sua botta.
In maniera del tutto innocua, Carlo, disse a Virginia che il suo pancione era davvero grande per soli 4 mesi.
Virginia sorrise, dicendo “Vero?!” mentre lo scopriva come fatto il giorno precedente.

Mia sorella, come ogni sera, non portava le mutande: le sue ginocchia strette e piegate, sotto la grossa pancia, non consentivano di vedere davvero nulla.
Tuttavia non comprendevo per quale motivo aveva mostrato la pancia nuda a mio marito, specie sapendo di non indossare gli slip.
Cominciavo a pensare che mia sorella non fosse innocente come credevo; ed io una sciocca ad aver scambiato tutte le sue provocazioni come gesta naturali.
Forse era lei che si stava domandando quanto io e Carlo dormissimo in piedi, prima di cogliere le sue evidenti avances.
Ma mia sorella? E se mi stavo sbagliando? Infondo stava mostrando solo un pancione da donna incinta.
“Ecco, dei colpetti di Marianna” disse Virginia.

Io che ero al suo fianco, appoggiai istintivamente la mano sul basso della pancia con Carlo ai piedi del letto, a debita distanza.
A quel punto Virginia abbassò un po’ le ginocchia, divaricando leggermente le gambe: non so se lo fece come gesto istintivo per i calcetti ricevuti o per lasciar maggior spazio ai movimenti della piccola.
Fatto sta che ora il suo monte di venere, era ben visibile con tanto di peluria fitta e rasa: le gambe erano sufficientemente aperte per guardarle la fica che io notai essere umida e perfettamente disegnata.
Lo sguardo di Carlo non poté che finire fra le cosce di mia sorella.

Smisi di pormi domande; qualsiasi innocenza passava per la testa di mia sorella, era superflua: ora se ne stava con due capezzoli enormi e bagnati difronte a mio marito, lasciandoci vedere la sua fica senza mutande.
Era fattuale. Non fraintendibile.
Qualsiasi possibile equivoco non era certo per mia responsabilità.
Se in famiglia sussisteva tanta confidenza per mostrarsi in quelle condizioni, allora ce ne sarebbe stata anche per qualche carezza intima: d’altronde eravamo sorelle.
La resistenza che mi era riuscita la sera prima, venne meno.
Presi un respiro forte e poi feci scivolare la mano, prima sui peli pubici di Virginia e poi sul clitoride. Lei strinse istintivamente le gambe, quindi mia aspettavo un:
“Eleonora, ma cosa fai!?”

Invece seguì il silenzio, con mia sorella che piano piano allentò la stretta delle gambe pur non divaricandole del tutto.
La prima stretta mi fece pensare che Virginia non volesse provocare nessuno.
Il seguente allentamento che approvava.
Forse non lo sapeva neppure lei.
Io, comunque, volevo toccarle e leccarle la fica, come fanno alcune sorelle alle prime esperienze adolescenziali.
Desideravo riprendermi un pezzo di passato mai vissuto con Virginia.
Onestamente mi disturbava la presenza di Carlo: avrei voluto un momento intimo tra sorelle, dopo averlo aspettato trent’anni.
Tuttavia la situazione si era creata con mio marito presente. E me lo sarei preso così come era venuto.
Continuavo a sgrillettare dolcemente Virginia che a aveva chiuso gli occhi buttando la testa all’indietro. Nonostante i due avvenuti parti, la fica era stretta e con un piccolo clitoride: si era subito bagnata tantissimo. Brava Virginia!
Infilai un dito dentro: lei sussultò. Ero dentro mia sorella.

Ora volevo assaggiarla: facendomi spazio sotto il pancione le divaricai la gambe; per la prima volta, io e Carlo, potevamo vedere la fica di Virginia ben aperta.
Abbassai la scollatura della sottoveste per far uscire i suoi due seni gocciolanti: finalmente sconsacravo quel “vedo e non vedo” con cui Virginia, volontariamente o non, aveva torturato mio marito per tre giorni.
Adesso le sue mammelle erano in bella vista, entrambe, senza bisogno di poppate o concause. Carlo era estasiato.
Affondai la lingua nella fica di mia sorella: il suo sapore era buonissimo e familiare. Ora Virginia stava godendo. Volevo godere con mia sorella. Dissi a Carlo di iniziare a scoparmi.
Mio marito ci mise un attimo a tirarselo fuori. Mi scoprì il culo, togliendomi pantaloni e mutande, per cominciare a ingropparmi mentre leccavo la fica di mia sorella.

Era per me la scopata più appagante di sempre: con l’uomo e la donna a me più cari. Senza bisogno di estranei, a cui dare in pasto le mie fantasie.
Un piacere in famiglia, coi confidenti di maggior fiducia.
Una ricchezza da custodire: quella di due sorelle che, col marito di una delle due, riescono a darsi piacere senza altre intromissioni.
Magari avremmo potuto provarci anche con Paolo.
Un piacere riproponibile in ogni momento della vita, come quello tra marito e moglie: la famiglia, d’altra parte, c’è sempre.
Finalmente mi staccai dalla fica di Virginia, dicendole di girarsi.
Mia sorella ubbidiva, non prendendo alcuna iniziativa ma senza neanche sottrarsi.
Sembrava quasi che ella volesse rispettare i ruoli della sorella minore: lei poteva provocare ma la responsabilità di tutto il resto doveva essere mia: la sorella maggiore.

Virginia, così, si mise a quattro zampe: dissi a Carlo di strizzarle le tette come mi avevo chiesto. Ad ogni stretta Virginia emetteva un sospiro di godimento.
Non lasciai mio marito da solo: entrambi palpavamo le tette di mia sorella facendole spruzzare tutto il latte sulle lenzuola, come se stessimo mungendo una vacca.
Era quasi una postura da ispezione. E non avrei risparmiato mia sorella da una visita al culo, messo a novanta gradi.
Mi succhiai l’indice e poi lo posizionai sul suo orifizio, tra le natiche.
Entrai piano e senza difficoltà. Non era un culo vergine.
Mia sorella lo prendeva nel culo dal caro Paolo. La stimolai un po’ su e giù.
Se lo lasciava fare.

Ma adesso basta. Volevo vedere Carlo scoparla. Desiderio irrefrenabile:
“Carlo scopala!”. Dissi di impeto.

Carlo, col cazzo ancora sporco della mia fica, infilò mia sorella a quattro zampe, cominciandola a stantuffare con forza: il pancione e le tettone di Virginia si muovevano su e giù; i capezzoli continuavano a gocciolare.
Virginia ora non sospirava più: godeva in preda ad un orgasmo.
Volevo godere con lei e mi bastarono poche sgrillettate per accompagnarla.
Carlo continuava il suo dentro fuori ed ormai era prossimo a venire.
Se ne accorse anche Virginia che voltò la testa con un ciuffo di capelli fra le labbra, pronunciando l’unica frase della scopata:
“Per favore non dentro!”

Non capii come mia sorella ebbe la lucidità di quella richiesta, con la sua solita imperturbabilità. Anche mentre godeva.
Già gravida non rischiava certo nulla con una schizzata fra le cosce: ma Virginia, forse, riteneva la sborra di Carlo un concetto troppo invasivo, anche tra sorelle. Magari per rispetto nei confronti di Paolo o della sua gravidanza.
In qualsiasi caso, Carlo, dopo un paio di colpi estrasse il cazzo per sborrare sul culo di mia sorella.
Fece sette od otto schizzi enormi.
Penso che non avesse mai goduto così tanto.
Inondò le chiappe e il fondo schiena di mia sorella. Vedere lo sperma di mio marito, sulla pelle di Virginia, era mozzafiato.
Fui quasi fiera che Carlo aveva goduto così tanto, proprio con mia sorella: come se io e lei fossimo la stessa cosa.
Virginia si sdraiò su un fianco col grosso pancione. I seni premevano uno sull’altro continuando a scorrere rivoli di latte.
La sborra di Carlo le colava da una natica all’altra. La trovavo bellissima.
Lei ci sorrideva con le guance accaldate, mentre mi accarezzava la mano. In silenzio.



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