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Erotico di classe - Cap 4 ( Il garage )


di elextogether
12.03.2022    |    2.584    |    5 9.3
"Non volevo insospettire Carlo con troppi sms:  Sai quello che è successo l’altra volta a casa nostra …  Be’ …..."
Io e Carlo avevamo litigato in maniera molto accesa, per questioni con la sua famiglia d’origine.
In più eravamo in un momento di preoccupazioni lavorative, per ambedue.
Nei nostri ricordi recenti, picchi di massima trasgressione: Rachele, i nostri amici e addirittura mia sorella Virginia.
Ma ora ci trovavamo in totale impasse, come una ordinaria coppia in fase di stanca.
Erano quasi due giorni che non ci parlavamo.
Prima del litigio, non scopavamo da più di due settimane.

Avevo una gran voglia di sesso, senza però voler ridimensionare la nostra controversia. Forse il distacco tra noi, stimolava ancora di più i miei desideri.
Stavo pensando di obbligare Carlo ad una serata di sottomissione totale. Ma per quanto mio schiavo, avrebbe certamente goduto insieme a me.
La cosa non mi andava. Desideravo un momento tutto mio; anche l’esperienza con Virginia, avrei preferito vivermela da sola.
Ma Carlo c’era.
E c’era coi suoi amici.
E c’era con Rachele.
C’era sempre.

In quel momento di distanza fra noi, non volevo che il mio piacere passasse per il godimento di Carlo.
Pensai di risolvere col solito ditalino in bagno, e bella finita.
Quando abbiamo questi momenti, io e Carlo, ci diamo dentro con pippe e sgrillettate.
Nell’ultima settimana lo avevo sentito almeno due volte farsi una sega nel cesso, con un porno sul cellulare.
Ed io, ogni volta che mi ritrovavo in doccia, sfregavo fra le cosce ancor prima di cominciare ad insaponarmi.
L’ennesimo ditalino, non era il massimo. Ma non vedevo molte alternative.

Abbiamo il bagno in camera, naturalmente separato da una porta.
Carlo stava leggendo il giornale sul letto.
Entrai in bagno e chiusi la porta a chiave: volevo dare un chiaro segnale.
Mi accomodai sul wc, abbassando i pantaloni del pigiama e le mutande, fino alle caviglie: lasciai i calzini.
Quando mi masturbo adoro assumere posture comode e per nulla sensuali: è un momento di libertà!
Mi danno ai nervi quelle donne che se la toccano in posizioni plastiche: con movimenti sensuali, smalto sulle unghie e fiche lustrate senza mezzo pelo!
Come se una donna dovesse mettersi in tiro, pure per infilarsi due dita fra le cosce, nel cesso di casa propria.
Fossi un uomo, non mi ecciterei a guardare una barbie cotonata che, con artigli da tigre e posture innaturali, si tocca la passera alopecica e due tette di gomma.

Così, finita la pipì, scoprii per bene la mia fica umida e rasata con discreta cura, nei punti raggiungibili dal rasoio di una donna normale, con due figli.
Cerette per tutto l’inverno, decisamente no!
Il monte di venere e le labbra, non le ripasso certo ogni mattina mentre Carlo si fa la barba: andrei a fuoco!
Quindi cominciai ad accarezzarmi la peluria nella parte più folta, tenuta ben corta da un taglio a forbice.
Poi scesi sul clitoride!
Lo massaggiai a stento, puntando dritta nel buco della mia fica.
Volevo scoparla dentro, come avevano fatto le dita di Luca, la sera dell’orgia.
Mi appoggiai con la schiena al coperchio aperto del wc, allargando meglio le ginocchia. La caviglie rimanevano legate dai pantaloni del pigiama e dalle mutandine.
Mi stantuffavo dentro e fuori con due dita, in maniera ritmata.
Restavo volutamente in silenzio.
Desideravo che mio marito, dall’altra parte della porta, sentisse la moglie che se la stava toccando come una troia, mentre lui leggeva il suo giornale.
Ma non volevo se ne accorgesse dai miei sospiri. Per questo restavo zitta.
Doveva sentire il rumore delle mie dita nella fica.

Quindi battevo forte il palmo della mano sul monte di venere, mentre indice e anulare ficcavano le mie labbra.
Poi mi sarei divertita a vedere cosa avrebbe fatto Carlo, appena io uscita dal bagno: corso con urgenza a farsi una sega?
Oppure avrebbe fatto finta di nulla, provando ad addormentarsi col cazzo in tiro?
Di certo si sarebbe eccitato a sentire che mi stavo sgrillettando.

Non riuscivo ad andare in fondo alla fica così come aveva fatto Luca.
Ancora le dita di Luca, nei miei pensieri.
Chiusi gli occhi e mi concentrai. Ora ero bagnata. Mi stava piacendo. Ma non godevo. Luca mi aveva fatto venire con tre, quattro colpi.
Di nuovo quell’inutile occhialuto fra le mie fantasie.
E abitava pure difronte a noi.
A lui, io e Carlo, avevamo aperto la nostra confidenza. Infondo era di famiglia. E sicuramente ubbidiente e di fiducia.
Su di lui c’era già l’approvazione di mio marito: molto meglio di qualche sconosciuto on-line, a cui far vedere la passera, come fanno in molte.
Mi venne l’idea.

Alzai i pantaloni e le mutande. Uscii dal bagno.
Carlo aveva sentito certamente qualcosa e rimase stupito da quella mia uscita, repentina ed impaziente.
Raggiunsi la cucina dove c’era il suo cellulare in carica: presi velocemente il numero di Luca. Scrissi un primo sms:
 Ciao Luca, sono la Ele ...
 Ciao Ele, come va?
 Tutto bene grazie. Tu?
 Anche io, grazie. What?

Decisi di essere piuttosto diretta, come lui lo era stato con me, a casa nostra. Non volevo insospettire Carlo con troppi sms:
 Sai quello che è successo l’altra volta a casa nostra …
 Be’ … certo…
 Voglio rifarlo. Solo con te …
 Ah … mmmhhh … va bene … ma Carlo !?
 No

Luca non scriveva più. Così ripresi io:
 Voglio scopare stasera, io e te. Fine.
 Ma perché da soli, tanto penso Carlo sia d’accordo: organizziamo la settimana prossima. Io adesso sono qua sul divano con Lara!

Lara, la moglie perbenista che si faceva pisciare addosso dal marito. Mi eccitava ancora di più sapere che Luca, con la moglie vicino, doveva trovare il modo per uscire di casa pur di svuotarsi le palle con me. E non mi sentivo per nulla in colpa.
Difficile da spiegare, ma il fatto che conoscessi Luca fin dall’elementari, ben prima di Lara, mi dava su di lui un senso di priorità assoluta.
Insomma, io facevo parte della sua età insostituibile: gli anni della scuola, della spensieratezza, della confidenza.
Molto più del sesso! Tutto quello che viene dopo è fuffa.
Decisi quindi di esser ben chiara col mio amico:
 Luca io voglio scopare fra una quarto d’ora. Senza Carlo. O mi dici di sì o ciao.

Silenzio. Non rispondeva più.
 Ok. Ciao Luca. Scusami.
 No aspetta…
 Cosa devo aspettare?
 Ok!
 Ascoltami bene: non voglio che parliamo, non voglio preliminari, non voglio perdere tempo. Scendo in garage e tu mi scopi lì. Veloce …
 D’accordo!
 … con Carlo trovo la scusa che scendo a prendere gli scatoloni per la partenza. Quindi ho poco tempo. Scendo in pigiama e vestaglia. Dobbiamo muoverci!
 Ok. Dico a Lara che vado a comprare le sigarette.

Volli aggiungere un po’ di pepe:
 Quando torni a casa scopati Lara pensando alla mia fica. Così sospetta ancora meno.

Nuovamente, Luca tardò a rispondere. Forse avevo esagerato e a lui era sfuggito lo spirito del mio sms. No, lo aveva compreso. Arrivò la risposta per cui si era preso un po’ di tempo:
 Ele, non sai quanto mi stai facendo eccitare. Però se abbiamo poco tempo, sai che voglio sborrarti dentro …

A quel punto lo feci aspettare io. Doveva pensare di aver esagerato lui. Attesi un sollecito:
 Allora?

Aspettai ancora un po’, poi risposi:
 Ok. D’accordo.
 Ma col ciclo come sei messa? Giorni tranquilli?!
 Luca devi muoverti! Tu non preoccuparti. Ti ho detto che ti faccio venire dentro! Non ho 18 anni! Alle 20.30 nel seminterrato difronte al nostro garage.
 Arrivo

Ancora più bagnata per lo scambio di sms, misi la vestaglia.
Mi stupivo di me stessa. Mi ero già ritrovata il quattrocchi di Luca a scoparmi in casa con mio marito e ora lo stavo addirittura chiamando per una sveltina.
Se me lo avessero detto a scuola…
Noi, due mondi così diversi. Se capitavamo in banco insieme, non spiccicavamo una parola a causa del suo perenne imbarazzo!
Io, guardata da quelli di terza media e già donna.
Lui, scambiato per uno delle elementari, sotto l’enorme cartella.
Mi sentivo quasi sua madre, all’epoca!
E ora lo chiamavo per sborrarmi di nascosto nella fica, dopo essermi fatta pisciare pure addosso davanti a mio marito.
Assurdo!

Aspettai dieci minuti, dopodiché dissi a Carlo che scendevo in garage a prendere degli scatoloni per la partenza.
Carlo non si scompose “OK”.
Scesi le scale. Arrivai al garage sotterraneo. Luca era già lì.
Io non dissi una parola. Neppure lui.
Aprii la saracinesca. Luca entrò al buio: lo raggiunsi, riabbassando la basculante.
Trafelata, mi tolsi la vestaglia.
Luca si sbottonò i pantaloni con più urgenza di quando si arriva al wc, dopo essersela trattenuta per sei ore.
Mi abbassai i pantaloni del pigiama e le mutande, senza aspettare lo facesse Luca per me: appoggiai le mani sul cofano della macchina, rendendomi disponibile per essere ficcata da dietro.

Luca mi allargò le chiappe con le mani fredde, infilandomi il cazzo nella fica con un sospiro liberatorio: per un attimo temei fosse già venuto.
No! Era solo il sospiro di chi, finalmente, aveva il cazzo dove lo voleva, senza possibilità di resistere un momento in più.
Luca cominciò a scoparmi, con la mani sui fianchi per assestarmi bene i colpi.
Nel garage sentivo l’odore della benzina: era la prima volta che mi capitava durante una scopata.
Quella strana essenza mi proiettava in un’atmosfera promiscua e tetra: ben diverso dal profumo di casa, lenzuola pulite o candele aromatiche che, qualsiasi porcata si compia, sprigionano sempre la sicurezza di un ambiente protetto e domestico.
No! Adesso l’aroma della mia fica si fondeva con odori per nulla rassicuranti: gomma di copertoni, carburante, polvere stantia.

Nella mia mente affioravano mani sporche di grasso che mi strizzavano le tette e dita lerce che mi infilavano la fica.
Tutto in maniera disordinata. Senza un preciso criterio.
Luca, infatti, non mi toccò neppure le mammelle che rimanevano penzolanti nel mio pigiama.
Le mani di Luca restavano conficcate nei miei fianchi, per darmi colpi cadenzati e secchi.
Mi aveva preso decisamente in parola, non concedendosi neppure un attimo di passione pur di soddisfare velocemente il suo cazzo e la mia fica, con un atto asettico e meccanico. Senza divagazioni sul tema.
Fui io a liberare le mie tette dal pigiama, alzandomi la blusa fino sotto il collo.
Volevo sentire i seni liberi e a penzoloni, come un cagna.
Ma soprattutto desideravo che si sporcassero sul cofano dell’auto, per restituirmi quella sensazione di brutalità che mi ero immaginata.

Dopo aver spalmato le mammelle sul cofano freddo, le risollevai lerce: i capezzoli erano sudici, con macchie nere sui bordi delle aureole; quegli stessi capezzoli che ero abituata a guardare lindi e idratati di crema profumata.
Stavo immaginando le diverse sfaccettature del sesso: quello fatto in maniera programmata e romantica, quando c’è la sera giusta, con il letto profumato e la doccia appena fatta. Ma gli odori di quel garage, al contrario, mi rimandavano al sesso animalesco e liberatorio: quello che si fa per necessità e quando se ne ha occasione, dove capita, senza tanti fronzoli.
In una campagna, in una stalla, in una cantina.
Magari non piacendosi neppure tra partner; un sesso da consumare di spalle, per evitare di baciarsi o respirarsi in faccia tra sconosciuti: come scelgono di fare gli animali, come avevamo scelto di fare noi.
Basta una randa che stantuffi la fica, per godere entrambi.
Questo sanno i mammiferi in calore. Questo sapevo io, tra odori stantii e scatoloni ammassati.

Luca mi stava scopando con una modalità esattamente complementare a quella perversione: del mio corpo, aveva scoperto solo ciò che gli serviva per infilare il mio buco. La maglietta del pigiama ancora mi copriva bene la schiena e i pantaloni erano calati poco sotto le natiche.
Solo le chiappe restavano esposte, per consentirgli di ficcarmi fra le cosce.

Mi sembrava di tornare alle medie, quando nel sottoscala della scuola, mostravo solo l’essenziale: le tette o la passera, nei repentini momenti rubati ai cambi di lezione, per svuotare la palle a qualche mio compagno, sul pavimento maiolicato.
Il poco tempo a disposizione, il restare in piedi, l’odore di scantinato e i vestiti ancora addosso, mi riportavano alla mente quei ricordi.
Ovviamente non mi facevo scopare, all’epoca!
E Luca non rientrava fra gli eletti che si erano presi una palpata dalle mie tette o una strusciata della mia fica, sbrodolando a terra per la soddisfazione.
Ma diversi elementi di comunanza, mi ricordavano quelle giornate.
Dopo qualche minuto, sentii Luca ansimare forte.
Lo volli stimolare ancora:
- Ora che torni a casa devi scoparti così anche Lara: come un animale che pensa alla mia fica
- Va bene
- Niente baci e romanticismi. E’ tua moglie e si deve far scopare come una cagna
- Ok
- E non devi lavarti il cazzo, deve restare sporco di me!
- D’accordo
- Te la scopi da dietro, così non si accorge di niente.
- Bene
- Ti piace scopare la fica di tua moglie?
- Sì
- Le piacerà farsi scopare così? Dimmi come scopa Lara e quanto è troia …

Non arrivò nessuna risposta. Io avrei continuato a parlare ma Luca mi sborrò dentro la fica come da sua richiesta.
A me mancava pochissimo. Quindi gli chiesi di continuare anche dopo la sborrata.
Lui lo fece, prima che il suo cazzo cedesse. Il liquido di piacere di Luca scendeva lungo le mie cosce, per i colpi che continuavano come da me preteso.
Bastarono poche battute per soddisfare anche le mie voglie.
Riprendemmo fiato ma in silenzio.

Poi infiali le tette sudicie all’ interno del pigiama profumato.
Mi rialzai i pantaloni. Presi un primo scatolone a caso per portarlo in casa e giustificare la mia andata in garage, a Carlo.
Luca si era ricomposto, infilandosi il cazzo sporco nei pantaloni.
Avrebbe portato, sotto il tetto di Lara, un bel po’ dei miei umori.
Appena usciti dal garage, chiusi la saracinesca e salutai frettolosamente Luca.
Lui si avvicinò per darmi un appassionato bacio.
Probabilmente fu la cosa più adultera della serata, assolutamente decontestualizzata dal format asettico che avevamo imposto alla scopata.
Luca cercò quel bacio, come per dirmi:
“abbiamo deciso di scopare come animali e senza respirarci in faccia, per scelta ma non perché non mi piaci!”
Non mi sentii di negargli quella conferma.
E così lo accolsi fra le mie labbra anche se, a dire la verità, il suo fu un bacio appassionato, il mio affettuoso.

Mi misi in marcia. Era passato un quarto d’ora.
Risalivo la scale del palazzo con la sborra di Luca fra le gambe. Non mi sarei neppure lavata, volevo portarla fin dentro il letto di Carlo, all’interno delle mie mutande.
Non dimenticavo certo la distanza che c’era fra me e mio marito.
Non intendevo fare pace.
Ma ora avevo goduto. Mi sentivo in posizione di dominanza: adesso una sborrata se la poteva fare pure Carlo, ma così come gli avrei imposto.
Quindi, tramite una introduzione mirata, non gli avrei fatto sospettare nulla della mia strana andata in garage.
Entrata in camera, mio marito stava guardando la tv.
Silenzio lui, silenzio io.
Appena sotto le coperte, io esordii senza mezzi termini, chiamandolo per nome:
- “Carlo, fatti una sega e poi fartelo tornare duro che stasera voglio essere scopata per bene. Se mi scopi subito, finisce che te ne vieni dopo due minuti!”

Una moglie adultera, appena scopata, non chiede di essere riscopata dal marito, infilandosi sotto le coperte.
Così pensai di depistare Carlo da qualsiasi eventuale sospetto.
Carlo prima rimase stupito. Poi sorrise allungandomi una mano sul viso, pensando di far rientrare la nostra arrabbiatura “Amore …”
Ma io gli tolsi la mano, ribadendo il concetto:
-“Carlo, ti ho fatto scopare mia sorella incinta! Ora ho detto di farti una sega e poi fartelo tornare duro”.
Carlo per un attimo tentennò mai poi afferrò quel misto tra la mia fantasia e una mia volontà di rivalsa.
Così cominciò ad eseguire in silenzio.
Io continuavo a scrollare il mio cellulare, mentre vedevo che sotto la coperta Carlo cominciava ad andare veloce.
Piano piano sentivo che il letto ballava sempre di più.
Mi eccitava tremendamente pensare che mio marito si stava facendo una sega vicino a me, senza neppure sapere che mi ero appena fatta riempire la fica.
Carlo adesso si concentrava chiudendo gli occhi.
Io continuavo imperterrita nella mia lettura on-line.
Dopo circa 5 minuti Carlo ebbe un lungo sospiro e mi fece capire di essere venuto. Ma io glielo domandai, comunque:
- “Sei venuto?”
- “Sì”
- “Bene, ora vatti a lavare e poi ricomincia, così mi dici quando ti torna duro per scopare”

Non volevo dire una parola in più. Non volevo affrontare discussioni e chiarimenti.
Desideravo solo che mio marito tornasse duro per me. Ero la moglie!
Doveva obbedire. Mi aveva obbedito Luca, figuriamoci mio marito.
Dopo essere andato in bagno, Carlo tornò nel letto.
Per me arrivò la parte più divertente…
Insomma, non è facile per un uomo farselo tornare duro subito, senza nessun aiuto. Ma io avevo tutto il tempo necessario per aspettare.
Carlo inizialmente si riposò guardando la tv.
Dopo più di un quarto d’ora, io lo incalzai:
- “Dai, ti sei riposato abbastanza! Ricomincia, altrimenti mi viene sonno”
- “Ma Eleonora dai, lo sai che …”

Disse Carlo, ricercando un rapporto di complicità, convinto che non avrei portato avanti la cosa. Ma io ero convintissima.
- “Carlo dopo mia sorella e i tuoi amici, stasera si va fino infondo ad una mia fantasia. Quindi ricomincia!”

Carlo, nuovamente ubbidiente, riprese a smanettarselo.
Adesso mi interessava vedere come il suo cazzo moscio, faticasse a tornare duro. La sborrata gliel’avevo concessa in privacy ma quella seconda parte, no.
Così glielo dissi:
- “Scopriti che voglio vedere!”

Sapevo di essere sadica: qualsiasi uomo ha imbarazzo ad esibire il cazzo arricciato che faticosamente prova a riprendersi, addirittura Carlo.
Mi chiese di aspettare un attimo.
Ma io gli dissi di scoprirsi subito: volevo guardarlo fin dall’inizio, non col cazzo già un po’ più duro.
Carlo si scoprì, mostrandomi che si dava dei colpi al cazzetto completamente contratto. Sorrisi.
Naturalmente la cosa mi eccitava. Ma fingevo di osservare con distrazione: continuavo a leggere pubblicità e post sul mio cellulare; ogni tanto buttavo gli occhi sul cazzo di Carlo, leggermente più duro.

Mi stavo bagnando a vedere mio marito che passava, dal tirarselo lentamente fuori, a scappellarselo velocemente per favorire l’indurimento.
Non avevo mai visto Carlo, toccarselo così.
Lo avevo visto sborrare in tutti i modi: da solo, veloce, a terra, sulle mie tette, nel mio culo, addirittura sulle tette di mia cugina o sulle chiappe di mia sorella.
Ma mai mentre cercava di inturgidirlo a fatica; osservavo tutti i nuovi movimenti tra cui la manipolazione delle palle o della cappella.
Probabilmente era la massima violazione dell’intimità di un uomo.
Prima di allora, la sua mano era sempre andata su è giù, su una cappella dura e fiera. Ora era tutto diverso.
E Carlo lo faceva perché glielo avevo ordinato: vergognandosi pure e senza manco averne voglia, dopo essere già venuto.

Passò parecchio tempo: poi, finalmente, vidi il cazzo di Carlo ingrossarsi, anche se ancora si piegava a destra e sinistra.
Era trascorsa quasi mezz’ora.
Per tutto quel tempo mio marito se lo era menato davanti a me, in silenzio.
Ce l’aveva viola.
Consultavo il mio cellulare senza particolare fretta.
Io ero lì, col mio pigiama, sotto le coperte, che leggevo dei post con la fica già piena.
Carlo, in difficoltà e col cazzo fuori da mezz’ora, era disponibile a farsi guardare ogni volta che mi veniva voglia.
Dopo ancora qualche altro minuto, il cazzo di mio marito era sull’attenti.
- “Sei pronto finalmente?!”

Mi era tornata voglia di scopare.
Quindi mi scoprii dal piumone, tolsi pantalone e mutande. Divaricai le gambe:
“Dai, ora scopami”

Senza alcun preliminare, volevo essere scopata come aveva fatto Luca.
Quella sera anche Carlo, era un estraneo.
E poi volevo che non mi toccasse la fica, altrimenti si sarebbe potuto accorgere della sborra di Luca (anche se in larga parte l’avevo rilasciata nelle mie mutande).
Desideravo che mio marito infilasse il cazzo nel piacere di Luca senza saperlo.
In stanza c’era penombra e questo aiutava a non cogliere la mia fica già innaffiata.
Non appena dentro, Carlo si accorse della fica particolarmente fradicia.
Ma lo distrassi subito, tirandogli degli schiaffi sul culo:
- “Mi hai sentito prima mentre mi mettevo le dita nella fica, dentro il bagno?!”
- “Sì”
- “Senti come è bagnata, dai scopala per bene!”

Carlo cercò un mio bacio ma lo rifiutai:
- “Puoi baciami solo le tette se vuoi, ma continua a scoparmi”

Carlo con avidità mi baciò i seni e mi morse i capezzoli turgidi.
Io cominciai a darmi qualche sgrillettata mentre lui mi scopava.
Sentivo chiaramente la sborra di Luca sotto le dita.
Me la portai in bocca per assaporarla. Era il sapore che ricordavo dall’orgia.
Come previsto, Carlo stava durando molto, dopo la prima sega.
Era quasi un quarto d’ora che mi stantuffava senza mai fermarsi.
Questo doveva fare un bravo marito: spurgarsi le palle, per poi scopare bene la moglie.
Non come quelle volte che mi era venuto nella fica dopo due minuti.
I colpi di mio marito cominciavano a farsi sentire!
Stavo per imboccare la via dell’orgasmo che non tardò ad arrivare, pervadendomi braccia e gambe.
Ero davvero soddisfatta. Scopata bene per due volte.

Ma Carlo, nonostante il suo impeto, ancora non veniva.
Le sega preventiva aveva proprio prodotto i suoi effetti ...
Anche se ero appagata, desideravo che Carlo completasse il suo compito tra le mie cosce. Pertanto, col distacco di chi ormai è soddisfatta, cominciai a parlare a mio marito:
- “Dai forza, vieni nella fica di tua moglie: sto tenendo le gambe aperte solo per farti un favore”

Carlo accelerò il suo movimento, mentre io gli davo altri schiaffi sul culo:
- “Bravo, avanti! Io ormai sono già venuta e quasi non lo sento il tuo cazzo! Ti sto lasciando la fica aperta solo per farti finire”

Carlo cominciava ad eccitarsi sempre di più. Così continuai …
- “Dai, che ti è sempre piaciuto sborrare in questa fica. Ed è piaciuto anche a chi l’ha scopata prima dite”

Non volevo tradire il mio segreto di quella sera: alludevo ovviamente ai miei ex-fidanzati:
. “Ti faccio sfogare come facevo con Marcello!”

Così cominciai a raccontare a mio marito del mio ex, quello storico:
- “Sai, anche con lui godevo per prima: poi restavo aperta per farlo sborrare dentro. Gli piaceva tanto la mia fica! Prima la leccava e poi ci veniva dentro. E io mi facevo riempire ubbidiente perché all’epoca questa fica era sua, mica tua! Ma adesso puoi usarla tu! Quindi, vuoi sborrarci dentro o no?”

Sapevo che adesso Carlo sia avviava verso l’orgasmo …
- “Oppure vuoi che ti racconto quando l’ho data tutta l’estate a Francesco! Lui mi chiedeva sempre un pompino: glielo facevo, mi veniva in bocca e poi me lo infilava dentro come stai facendo tu. Ma mica ci metteva un’ora per riprendersi … ”

Carlo ansimava forte …
- “Il mio primo fidanzatino, Alberto, non riusciva mai a trattenersi e me la faceva puntualmente nella fica. Mi mettevo nella mia cameretta e lui mi riempiva subito, dopo qualche colpo. Dai, riempimi come facevano gli altri!”

A quel punto sentii un urlo di Carlo che cominciò a zampillarmi fra le cosce
“Bravo, sfogati nelle cosce di tua moglie che ti da il permesso di fargliela dentro”

Carlo, esausto, si abbandonò sopra di me.
Io avevo ancora la forza di mantenere il distacco tra noi, a causa del litigio.
Lo rimandai dal suo lato, per fargli intendere che una volta adempiuto il suo compito, non c’era altro da fare.
- “Bene, buonanotte. Sono stanca”

Mi girai su un lato per addormentarmi: neanche questa volta andai a lavarmi, stringendomi fra le cosce il piacere di Luca e di mio marito.
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