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Volere la fica 05


di Sitter
26.08.2022    |    5.529    |    2 10.0
"Lui aveva davanti agli occhi l'immagine delle grandi tette di sua zia proprio come quando era partito da casa, sulla lingua aveva ancora la sensazione di..."
Una delle cose che Silvana ancora non sapeva di suo nipote ventenne era che lui non avesse ancora mai toccato una donna eccetto quella volta con sua madre Elena quando era stato con lei al mare. Gabriele non aveva neppure mai limonato. Fin dall’inizio della loro doccia lei si era accorta che nonostante il suo genuino entusiasmo lui fosse molto impacciato e sostanzialmente in difficoltà a dividere quel ristretto spazio con una figura di sesso femminile. Per quanto lui potesse averne avuto bisogno lei preferì non fargli scuola di sesso perché sarebbe stato troppo imbarazzante per lei ed umiliante per lui. Volle credere che lui avesse avuto già una minima esperienza di base. Gabriele all'inizio rimase in silenzio ammirandola mentre il doccino faceva piovere acqua calda su di lei. Riusciva solo a star fermo ed immobile col cazzo duro, il cuore che batteva a mille e tanta voglia di imparare ad amare addosso. Voleva baciare Silvana prima di penetrarla per sapere cosa si provasse e sentire che sapore avesse la saliva di una donna. Gabriele prese coraggio e contò fino a tre prima di avvicinarsi a lei. Pochissimi centimetri lunghi come metri per lui. Lei lo guardò e gli sorrise. Lui esitò indeciso se chiederle un bacio o prenderselo addirittura da solo. Il fiato stava per uscirgli ma purtroppo venne preceduto da una richiesta della zia.

"Puoi leccarmi il buco del culo?" chiese candidamente lei.

"C-come?" domandò lui di rimando colto alla sprovvista.

"Dai! Leccami il buco del culo. Tu sei già in tiro, si vede." disse lei sentendo la cappella del suo membro premuta contro un suo fianco. "Io invece dopo ore passate a far segare tutti quei maiali online ho bisogno di essere sollecitata un po'. Mi fa eccitare da morire essere leccata in mezzo alle chiappe. Sii gentile, fammi questo favore."

Gabriele annuì e si abbassò mentre lei gli diede le spalle poggiandosi contro una parete del box doccia. Lei chiuse addirittura il getto d'acqua e si chinò anche un po' per facilitargli il compito. Lui allargò delicatamente quelle due paffute natiche da cinquantenne e vide il suo ano molto simile alle attrici dei film porno perchè già abbondantemente messo a dura prova da chissà quanti falli veri e finti e da chissà quanti intrusivi giochi con le dita. Gabriele iniziò a leccare infilando la faccia tra le grandi chiappe della zia che dopo appena un minuto gli diede coraggio iniziando a gemere.

"Ooohh sì… Bravo Gabri. Continua! Non smettere!" disse lei con la voce già un po' impastata dal godimento.

Che fosse bravo Silvana lo scoprì in quel box doccia. Gabriele aveva una lingua estremamente mobile e senza volere lei stava scoprendo un suo talento nascosto facendogli molestare quel suo pertugio intimo. Lei iniziò a toccarsi il clitoride passando le dita anche un po' dentro e fuori le labbra della vagina. Lui intanto ci aveva persino preso gusto tanto che quando lei si voltò e gli tolse il sedere dalla faccia lui ci rimase un po' male.

"Sei proprio un bravo leccone Gabriele. Mi hai fatto proprio ingrifare." disse Silvana facendolo arrossire.

Lei gli prese la mano destra e l'avvicinò alla sua fica facendogli sentire quanto fosse umida.

"È merito tuo se è già cosi succosa. Meriti proprio un bel premio." disse lei facendolo accomodare sulla seduta del box doccia.

Gabriele deglutì per colpa dell'ansia che gli montò di colpo. Iniziò a sudare senza riuscire a godersi l'attesa del momento che stava attendendo fin da quando era adolescente. Pensò che mancasse davvero pochissimo a salutare la sua ingombrante verginità ed abbandonarla per sempre nel box doccia di sua zia. Silvana gli sorrise, e lui fece nervosamente altrettanto. Ancora pochi attimi e lei si sarebbe seduta su di lui, si sarebbe accomodata sul suo cazzo che la stava aspettando e si sarebbe goduto la sua cavalcata divertendosi a palpare le sue mammelle in movimento. Così lui pensava. A Gabriele venne un sorriso che purtroppo gli si spense subito. Silvana si inginocchiò avvicinando le sue tette al membro eretto di lui per fargli una spagnola.

Gabriele era deluso. Per quanto quel dolce preliminare potesse essere piacevole era pur sempre qualcosa di molto lontano dalle sue aspettative. Si trattava di un fraintendimento, pensò lui. Si chiese come potesse essere possibile che lei non avesse pensato ad avere un rapporto completo con lui.

"Vediamo quanto dura il tuo cazzo tra le mie tettone! Ahahahahah." rise lei agitando il seno in mezzo a cui la cappella di lui quasi scompariva.

Rise anche lui ma meno di lei. Gabriele avrebbe voluto tanto dirlo che voleva la fica ma la sua timidezza sapeva rendere difficili le cose più facili. Aveva chiesto di fare sesso persino a sua madre ma nel box doccia con quella troia di sua zia sembrò non avere il coraggio di avanzare quella pretesa. Silvana aveva un sorriso cosi solare e dolce e con quella richiesta lui temeva di spegnerglielo. Era quello il motivo, forse. Gabriele non ne era sicuro. Sapeva solo che non ce la faceva proprio a dire a Silvana di fermarsi perché lui voleva scopare, gli mancarono le parole persino quando stava per raggiungere il limite e lei procedeva senza sosta a condurlo dritto verso l'orgasmo segandogli il cazzo con le tette. Sborrò centrandola dritto in faccia , rise ma la sua era una risata agrodolce. Si sentì un gran coglione per aver sprecato un'occasione così.

La convinzione di essere stato uno stupido perseguitò Gabriele anche quando rientrò da lavoro coi mezzi pubblici. Lui aveva davanti agli occhi l'immagine delle grandi tette di sua zia proprio come quando era partito da casa, sulla lingua aveva ancora la sensazione di sentire il sapore del suo ano su cui aveva passato tutta la lingua di cui era capace ed il lavoro di tette di lei gli aveva provocato un leggero indolenzimento alla base del cazzo. Era altro però che gli aveva fatto male sul serio. Dopo che lui uscì dal box doccia zia Silvana rimase ancora un po’ sotto il getto d’acqua. Gabriele la spiò pentendosene amaramente quando la vide squirtare per i fatti suoi. Fu allora che si sentì rifiutato. Quella doccia non era stata il momento segnante che desiderava tanto vivere. Non era stata nemmeno un bel ricordo quanto piuttosto una cocente umiliazione personale.

Quella sera decise che avrebbe parlato con lei della questione, dirette permettendo. Entrò in casa. Si spogliò tenendo solo le mutande, l'unica concessione che lei ammetteva per gli abitanti della casa. Quando arrivò in cucina sorrise vedendo zia Silvana con indosso solo un perizoma bianco di pizzo che faceva invitante addobbo al suo pacioccoso sedere. Gli dava le spalle perché aveva appena finito di mangiare e stava lavando i suoi piatti.

"Ciao porcellino!" lo salutò lei."Se hai fame c'è ancora un po' di quello che ho ordinato dal cinese dietro l'angolo."

Gabriele non voleva dire parole sbagliate o stupide. Avrebbe voluto sceglierle con cura ma l'ansia prese il sopravvento ed in pochi attimi gli mandò in confusione il cervello. Sentiva solo una frase molto breve e molto chiara che rimbombava nella sua testa così forte da non poter più essere taciuta.

Non sentendo lui proferire parola si voltò e vide un po' del suo tormento interiore trasparire dalla sua faccia tesa.

"Ehi perché stai facendo quella faccia? Ti vedo agitato. Va Tutto bene?"

Non le rispose. Dalla sua bocca uscì solo la sua ossessione più grande.

"Io sono vergine! Ho vent'anni e sono vergine!" disse Gabriele tutto d'un fiato.

Silvana lo guardò strabuzzando gli occhi, chiuse il getto d'acqua che usciva dal rubinetto del lavabo e dopo essersi asciugata le mani e si avvicinò a lui a seno scoperto e con il rosso soltanto le sue striminzita mutandine Gabriele sentiva di volerla, di desiderarla. Voleva risolvere la loro incomprensione cercando di essere il più sincero possibile perché la prossima volta non si sarebbe accontentato di un pompino o di una spagnola. Voleva di più.

"Non me l'avevi detto di essere vergine." disse zia Silvana dandogli una affettuosa carezza che attraversò entrambe le guance di lui." Io pensavo che..."

"Sei venuta senza di me."

"C-come?" chiese lei togliendo di colpo la mano occupata ad accarezzargli affettuosamente i capelli.

"Ti ho spiata. Sei venuta dopo che me ne sono andato. Non abbiamo scopato ed io ci tenevo. Porca puttana se ci tenevo!"

"Oh Gabriele mi dispiace tanto!" disse Silvana abbracciandolo.

"Non è vero che ti dispiace. Sei solo una falsa!” sbottò lui allontandola da sé. “Io sono qui apposta per scopare e tu dopo tante moine alla fine mi hai schifato."

"Gabriele…. Ti giuro che non è come pensi tu.” si difese Silvana. “La colpa è mia che non sono stata subito chiara con te. Alcune cose avrei dovuto dirtele quando dovevo."

"Come sarebbe a dire?" chiese Gabriele che iniziava a preoccuparsi perché sentiva che la discussione stava prendendo una piega che non aveva previsto.

Si sedettero attorno al tavolo della cucina e la zietta iniziò a spiegarsi.

"Vedi Gabriele... Anche se siamo parenti non ho problemi a farti tutti i pompini che vuoi, fare la doccia assieme e..."

"E a scopare." completò la frase lui. "Io devo scopare. Questo vuole mia mamma. Se non mi sblocco non mi riprende a casa."

"Addirittura! Non lo sapevo. Mi dispiace veramente tanto ma… in tutta sincerità io penso che tu non sia adatto." confessò lei. Sì accorse di avergli dato una pugnalata con quella frase tanto che si affrettò a correggerla." Per me. Non sei adatto per me."

"Non ti piaccio?" chiese lui.

"Ma no! Che dici? Ascolta Gabri... Forse alle superiori ti hanno fatto credere il contrario ma io ti assicuro che tu sei un bellissimo ragazzo." disse lei col tono di voce dolce come l’ennesima carezza che gli diede sul viso.

"E allora perché non vuoi scopare con me?"

"Perché no Gabriele. Non insistere."

"Io non capisco. Perche? Mi sembra tutto così assurdo." commentò lui chinando e scuotendo la testa con la faccia coperta dalle mani.

"Mi dispiace tanto. Posso farti seghe, pompini e spagnole… Tutte queste cose con te le posso fare ma fare sesso completo no. Io a quelli come te non la voglio più dare."

"Quelli come me? Ma che significa?" chiese lui talmente infastidito dal fatto di non riuscire a capire che la afferrò per le spalle strattonandola un po’.

"Come faccio a farti capire? Ecco... diciamo che nella vita ho assaggiato tanti gusti di gelato e ho provato tanti coni però ad un certo punto ho capito che..."

RIIING

Suonò il campanello mentre Silvana finì la frase.

"...che solo un gusto di gelato mi fa davvero impazzire."

“Cioe?” chiese lui perplesso.

Silvana lo lasciò solo seduto al tavolo della cucina per andare ad aprire. Lui si voltò per seguire il culo di lei che camminando arrivò fino alla porta. Quando accolse la persona che stava aspettando di poter entrare la fica ed il ritorno a casa gli sembrarono di colpo incredibilmente più lontani.

Era il cioccolato fondente il gusto preferito di Silvana, l’unico che secondo lei potesse valere la pena assaggiare fino in fondo. La zietta aveva aperto la porta ad un ragazzo di colore giovane, alto e palestrato che aveva all'incirca l'età di Gabriele. Lui evidentemente doveva già conoscere le poche particolari regole che la padrona di casa imponeva ai suoi ospiti. L'uomo infatti iniziò a spogliarsi rimanendo nudo in modo integrale. Il grosso sesso di quel ragazzo nonostante fosse ancora a riposo sapeva già turbarlo, temeva persino di vederlo ad erezione completa perché aveva la netta sensazione che avrebbe potuto fargli davvero paura.

Da circa due anni la zietta aveva avuto rapporti sessuali completi soltanto con uomini nordafricani. Non era un caso ma una sua precisa scelta personale. Se n'era accorta per caso che il sesso interrazziale le dava sensazioni diverse da quelle che lei già conosceva. La sua prima volta con un uomo di colore fu proprio quando si trasferì in quell'appartamento. Ad aiutarla nel trasloco c'era anche un ragazzo camerunense di circa trentanni, aveva un fisico prestante ed era molto simpatico ed intraprendente. Risata dopo risata finirono a letto assieme e si può dire che di quella scopata la sorprese ogni cosa. A parte la sorprendente dimensione del membro che le entro prima in fica e poi un po' più dolorosamente su per il culo Silvana venne piacevolmente colpita dall'odore della pelle di lui e dall'esperienza tattile che essa dava, inoltre venne sfinita dalla sua durata oltre che dalla sua resistenza e si impressionò di tutta la sborra che lui riuscì a buttare fuori. Si incontrarono ancora. E poi un'altra volta. Iniziarono quella che di fatto fu una relazione. Purtroppo lui era sposato e per evitare che sua moglie scoprisse la tresca interruppe i rapporti con lei. Fece sesso con altri uomini. Gli italiani erano bravi, passionali e molto porci ma non avevano la pelle, l'odore e le dimensioni a cui si era ormai abituata. Nemmeno due alla volta la soddisfavano. Quando iniziò a dover fingere gli orgasmi iniziò a preoccuparsi sul serio. Godeva solo quando faceva le sue dirette online ma per quanto piacevole fosse il suo lavoro lei voleva sentire quella pelle, quell'odore e quelle dimensioni che le mancavano tanto.

La fortuna iniziò a sorriderle quando nel suo comune di residenza venne inaugurato un polo universitario per studenti stranieri. Uno studente senegalese durante una pausa di studio l'aveva vista fare una delle sue dirette ed un giorno la riconobbe per strada, la fermò per parlarle e scoparono già la sera stessa. Era uno splendido toro nero, giovane e dotatissimo. Silvana risentì quell'odore, quella pelle e quelle dimensioni e non capì più nulla. La contentezza per quella nuova scopamicizia interrazziale però non durò perché lui scomparve e non si fece più né vedere e né sentire. Credeva di essere tornata al punto di partenza ma non fu così. Due giorni dopo un altro giovane toro senegalese bussò alla sua porta. Quel primo studente aveva sparso la voce tra i suoi connazionali del polo universitario parlando di lei descrivendola come una gran troia italiana e ninfomane che oltre a fare le direttone porche online nutriva una fortissima simpatia per i giovani maschi africani. Quel ragazzo aveva fatto girare anche il suo indirizzo. Quando lei si ritrovò quel secondo studente nero alla sua porta credeva quasi di sognare. Nei giorni seguenti ne arrivò un terzo seguito poi da diversi altri allettati dalla possibilità di farsi un culo grande e rotondo come il suo e di partecipare alle sue dirette perchè due soldi in più a dei giovani laureati facevano sempre comodo.

"Lui è Massur." disse lei per presentarlo a Gabriele mentre una sua mano accarezzava già un marmoreo gluteo del ragazzo. " Io e lui stasera faremo una mega direttona."

Il ragazzo senegalese si avvicinò nudo a lui per stringergli la mano e Gabriele fece un istintivo e spaventato passo indietro tenendo gli occhi fissi sui voluminosi attributi di lui. Si strinsero alla mano e poi lei lo fece accomodare nella tua stanza delle dirette. Prima di entrare Silvana si rivolse verso suo nipote e lo guardò con occhi sinceri e dispiaciuti.

"Adesso hai capito? Mi dispiace davvero tanto. Se vuoi quando finisco di lavorare con Massur ne riparliamo ok?"

"Almeno puoi dire a mia mamma che io e te abbiamo fatto sesso?" rispose lui con un’altra domanda e con lo sguardo basso. Sapeva di stare chiedendo troppo ma per disperazione domandò lo stesso.

"Sì, certo!” esclamò lei con tono ironico. “Così torni a casa e le zompi di nuovo addosso. No Gabriele. Non mi va di prenderla per il culo. L'unico rapporto quasi decente che ho in famiglia è quello con lei. Non voglio mentirle."

Dopo avergli dato una affettuosa carezza su una guancia Silvana entrò nella stanza e chiuse la porta per dedicarsi solo alla diretta con Massur. Gabriele rimase solo nella stanza dell'appartamento che faceva sia da atrio che da soggiorno. Pianse per il nervoso. Non ci voleva credere. Divideva un appartamento con una zia che era una gran puttana sempre nuda e sempre eccitata che si infilava di tutto nel culo tranne il suo cazzo perché dopo aver scoperto le gioie dei rapporti fisici interculturale era diventata sessualmente razzista. Si sentiva preso in giro. Era come se fosse diventato il protagonista di una barzelletta che non faceva ridere nessuno, soprattutto lui. Capì velocemente che a causa di quella situazione avrebbe sofferto.

Aprì il suo portatile per entrare nel solito sito, vedere cosa stesse facendo sua zia e passare quattro lunghe ore a guardarla in compagnia di quel giovane maschio nero e virile. Abbassò le mutande e tirò fuori il cazzo ammettendo a sé stesso che spiarli li eccitava. Gabriele sborrò, i suoi schizzi erano abbondanti ma le sue lacrime lo erano ancora di più.
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