Racconti Erotici > incesto > Volere la fica 08
incesto

Volere la fica 08


di Sitter
03.09.2022    |    4.763    |    3 9.7
""Buono alla nocciola!" commentò lei mentre massaggiava le sue tette in senso orario e poi antiorario prima di tornare alla carica con la domanda..."
Dopo aver visto sul pc di Marcella le immagini di quella selvaggia ammucchiata Gabriele era scosso. Il giorno dopo andò a lavorare avendo ancora nelle orecchie i gemiti di sua madre misti a quelli di quei tre porci che lui credeva di avere lasciato alle superiori ed invece erano riapparsi all'improvviso facendogli un'ultima pesante cattiveria. Tancredi si era scopato sua madre e quando aveva finito l'aveva data in pasto a Grotti e Ravetti. Quello stronzo divideva l'appartamento con Elena ed avrebbe avuto senza dubbio tante altre possibilità per fare sesso con lei. Gabriele non riusciva ancora del tutto a crederci, provò a non pensarci ma quella scena era una sequenza di immagini fisse che la sua mente gli proponeva senza pietà e senza sosta. Il fastidioso rumore delle vigorose stantuffate di Tancredi dentro alla fica di sua mamma gli picchettava il cervello.

Fap fap fap fap fap

Quel giorno Gabriele lavorò come un automa dividendosi tra il lavoro di cassa e l'allestimento scaffali, le ore di lavoro furono così mentalmente pesanti che gli parve fossero il doppio. Tornò a casa di Silvana dimenticandosi dei suoi propositi di lasciarla avendo la mente rivolta a problemi più seri. Non si curò delle tre chiamate perse di Marcella. Non si chiese neppure cosa lei avesse potuto volere, non gli interessava.

I pensieri intrusivi che iniziavano a perseguitarlo gli impedirono di apprezzare il peccaminoso abbigliamento della sua zietta quella sera stava per iniziare una diretta blasfema. Quando lui entrò in casa Suor Silvana aveva già indosso il velo e stava applicando del nastro adesivo nero sui capezzoli per coprirli con due provocanti x nere, avrebbe di lì a poco passato alcune ore con Malik, l'ennesimo studente universitario senegalese. Lei aveva una gran voglia di mettere la sua forte vocazione a disposizione del ragazzo africano per aiutarlo ad accendere il grosso cero che lui aveva tra le gambe. Gabriele si spogliò seguendo la regola principale della casa mentre li vide entrare entrambi nella stanza per le dirette non ebbe nemmeno la voglia di spiarli col suo portatile. Vide le mutande di sua madre proprio affianco al suo pc, sembravano ormai un trofeo dal valore simbolico sbiadito. Le prese, le annusò e sentì ancora l'odore della donna che lo aveva messo al mondo.

Gli parve per un attimo di sentire un accenno di erezione, era ancora eccitante immaginare Elena nuda e pronta per lui peccato che nella sua fantasia lei non rimase sola a lungo. La sua immaginazione fece apparire anche Tancredi, nudo anch'esso, che assieme a Grotti e Ravetti privi di vestiti la accerchiava per palparla e spingerla poi a letto. Quel letto. Quello matrimoniale dei suoi genitori. Gabriele allontanò di scatto le narici dal tessuto delle mutande materne, lo preoccupò molto pensare che lei sue fantasie sessuali potessero essere compromesse. Immaginare sua madre come la puttana di Tancredi e di quegli altri due soggetti era doloroso. Saperla persa per sempre lo frustrava.

È difficile cambiare le proprie fantasie sessuali a comando. Per diversi giorni Gabriele passò il suo tempo libero toccandosi poco convintamente guardando porno con protagoniste donne bellissime ma il pensiero tornava spesso a sua madre in compagnia di quei tre porci. Per allontanare i suoi pensieri da Elena provò anche a distrarsi cercando qualche ragazza tramite le app di incontri ma i risultati furono a dir poco deludenti, la sua timidezza unita al suo aspetto non proprio gradevole non gli fecero ottenere alcun risultato.

Un giorno però l'incontro con un vecchio amico inviò nuovo sangue alle parti basse di Gabriele. Non era una esagerazione dire che il culo della professoressa Rosa Taggianò fosse l'unico amico che Gabriele avesse alle superiori. Quel grosso sedere calabrese allietava le ore di italiano e storia e lo motivava a studiare perché essere preparato durante le interrogazioni di quella formosa insegnante voleva dire poter vedere quel corpo da favola da ancora più vicino e poter ammirare le generose tette di quella milfona avvolta da un'aura di forte porcaggine del Sud. Quando l'interrogazione procedeva bene lei premiava gli alunni maschi sbottonandosi un bottone della sua elegante camicetta da donna rimanendo generosamente scollata fino alla fine delle domande. Era capitato anche con lui e Gabriele aveva avuto anche l'impressione di aver visto un po' delle sue areole durante una sua interrogazione.

Il figlio di Elena riconobbe per strada la sua professoressa preferita scendendo dal bus di ritorno da lavoro e vedendola entrare in una macelleria decise di volerci entrare anche lui. Era tanta roba la Taggianò, lo era alle superiori come lo era allora. Gabriele lo pensò per l'ennesima volta ammirandola da dietro restando sulla soglia di quell'attività commerciale. Quei suoi pantaloni neri stretti ben modellavano quei suoi fianchi larghi mentre la giacchetta nera le dava il look giovanile che hanno le donne dalla sessualità ancora viva e marcata. Facevano altrettanto il suo curato caschetto di capelli nerissimi ed i larghi orecchini ad anello che foravano i suoi lobi e poi c'era il suo profumo che arrivava alle narici di Gabriele proprio come succedeva a scuola.

La guardò mentre lei chiedeva alcuni tagli di carne alla corpulenta macellaia che la stava servendo ed ebbe un'accenno di erezione. Dopo giorni di mollezza il suo pene era tornato ad indurirsi. A Gabriele scappò un mezzo sorriso di contentezza che comunque non durò molto.

"Ha finito di guardarmi il culo?" disse la professoressa Taggianò prima di voltarsi.

La macellaia sorrise divertita. Gabriele si imbarazzò. La sua ex insegnante sembrò faticare a riconoscerlo, le pareva un volto familiare ma non ne era sicura.

"Sono Sabbiati professoressa. Gabriele Sabbiati. 5°T. Ho fatto la maturità l'anno scorso." disse lui timido e con il suo sguardo che si abbassò un po' appesantito dalla riverenza.

"Sabbiati! Sì, mi ricordo! Non hai perso il vizio, eh!?" chiese allusivamente lei con sarcasmo.

"C-come?"

Gabriele non capì.

"Ero la sua insegnante di italiano e storia." disse rivolgendosi alla macellaia che seguiva a tenere un divertito e malizioso sorrisetto mentre affettò delle fettine di vitello. "Mi guardava sempre il culo quando mi voltavo verso la lavagna Ahahahahah"

Le due donne condivisero una risata sguaiata che colorò di rosso violento le guance di Gabriele.

"Se il cliente anche tu di questa macelleria? Perché io mi servo qui da tanto e ti ho mai visto." chiese lei.

"Sì, io qui vengo sempre a comprare le..."

"È la prima volta che vedo questo ragazzo nel mio negozio." lo interruppe la macellaia smentendolo.

Gabriele arrossì di nuovo. Aveva mentito.

"Non importa Sabbiati. Non fa niente." disse la professoressa Taggianò incrociando di nuovo lo sguardo con la macellaia. Entrambe trattennero faticosamente una seconda sguaiata risata.

L'ex docente di Gabriele scambiò due chiacchiere con lui, finì di essere servita e dopo averlo salutato si diresse verso l'uscita poi però prima di infilare la porta tornò indietro per fargli un'ultima domanda.

"Sabbiati posso chiederti una cosa? Il tuo lavoro al supermercato ti basta? Porti a casa abbastanza?"

"Non quanto vorrei."

"La azienda vitivinicola della mia famiglia giù a Crotone fa dell'ottimo Savuto, un buonissimo vino rosso. Cercano collaboratori per far conoscere il vino ai ristoranti di qui. Se ti interessa puoi passare da me. Ho qualche bottiglia a casa. Potrei fartelo assaggiare e spiegarti come funziona il lavoro. Che ne dici?" gli chiese lei con un sorriso.

La professoressa Taggianò lo aveva appena invitato a casa sua. Gabriele non riusciva a crederci. Un misto di eccitazione e contentezza lo spinse ad accettare senza nemmeno pensarci. Prese il biglietto con sopra il suo indirizzo mostrandole solo un largo sorriso da ebete. Sabato sera saltò la consueta pizza presa d'asporto per presentarsi al citofono della villetta monofamiliare della sua ex insegnante. Lei gli aprì il portone di casa investendolo col suo profumo e tramortendolo con la sua scollatura vertiginosa.

"Sabbiati! Sei puntualissimo. Accomodati."

Gabriele restò imbambolato a fissare le tette della prosperosa cinquantenne, ebbe l'impressione di vedere un accenno delle sue areole proprio come succedeva a scuola.

"I miei occhi sono un po' più su Sabbiati." gli fece notare lei.

"Scusi. Mi era sembrato di vedere..."

"Vedere cosa?" chiese lei non senza ironia. Si divertiva già del suo imbarazzo.

"No, nulla." rispose lui arrossendo.

La professoressa Taggianò rise della sua timidezza poi si voltò invitando il ragazzo a seguirla in soggiorno dove li stava aspettando una bottiglia di Savuto doc poggiato sul tavolinetto davanti al divano assieme a due eleganti calici. Versare del vino al suo ospite fu la prima cosa che lei fece non appena si sedettero.

"Sabbiati... anzi no. Gabriele. Posso chiamarti Gabriele, no!? Assaggia il vino che fanno i miei fratelli giù in Calabria. Dimmi cosa ne pensi." disse Rosa porgendogli il calice pieno per un quarto come si fa nelle degustazioni.

Gabriele abituato a bere al massimo energy drink mandò giù il vino tutto d'un fiato illudendosi di impressionarla positivamente.

"Tu di solito bevi vino Gabriele?" chiese lei che aveva già intuito che lui fosse lontanissimo dall'essere un bevitore.

"Sì certo. Spessissimo." mentì spudoratamente lui.

"E non annusi un vino che non conosci prima di berlo? Di solito si fa." chiese lei umiliandolo un po'.

"Io... io... me ne sono dimenticato."

Rosa si trattenne a fatica dal ridergli in faccia.

"Te ne sei dimenticato. Va bene. Adesso riprova." disse lei che questa volta gli riempi il calice per tre quarti.

Gabriele annusò il vino senza muovere minimamente il calice e poi lo buttò giù tutto d'un fiato.

"Hai sentito la tannicità Gabriele?"

"Io..."

"Sai almeno cos'è la tannicità?"

"Sì certo che lo so. Io..." mentì di nuovo lui per non sfigurare.

"Benissimo." lo interruppe lei per non sentire le scuse a cui si sarebbe aggrapato. "Te ne verso ancora un po' così poi me la spieghi."

Un altro calice pieno per tre quarti. Gabriele tracannò anch'esso in una volta sola.

"Ti sei anche dimenticato che i vini vanno sorseggiati? Non si bevono alla goccia." disse lei con tono un po' acido.

"Mi gira un po' la testa." disse lui tenendosi un po' la testa.

"Immagino. Mi sembra evidente che tu non sia adatto per collaborare con l'azienda della mia famiglia. Però forse non sei venuto per nulla."

La professoressa tirò fuori il suo telefono a cui fece produrre un rumore costante e continuo. Era rumore bianco. La Taggianò si spostò e mise il sedere sul tavolinetto affianco alla bottiglia di vino per poter essere di fronte a Gabriele. Abbassò la scollatura ed il reggiseno nero per provare a fottere la mente di quel ragazzo timido ed impacciato iniziando a massaggiare le sue grandi tette davanti a lui che si teneva la testa che gli stava girando un po'. Doveva solo riuscire a farlo concentrare su un punto preciso e se fosse stata abbastanza brava avrebbe preso il controllo della sua testa già annebbiata dall'alcool. Sentì le mutande inumidirsi solo al pensiero.

"Guarda il mio seno Gabriele!"

I movimenti delle pupille del ragazzo vennero subito catturati dai grossi capezzoli puntuti e durissimi di lei che seguitava a squadernarsi le mammelle alternandole verso destra poi verso sinistra e viceversa.

"Guardami i capezzoli. Seguili con gli occhi." disse lei sussurrando e scandendo bene le parole.

Per interi minuti Rosa lo esortò a restare concentrato solo sul suo prosperoso seno, lui eccitandosi non ebbe scampo. L'alcool aveva ammorbito i suoi pensieri e lei stava iniziando plasmarglieli come fossero stati fatti di soffice argilla.

"Sono fantastiche... che tettone... che tettone!" ripeteva lui inebetito.

"Sì, sono favolose! Segui le mie tette. Tieni gli occhi sui miei capezzoli." ordinò Rosa che vedendo lo sguardo già vacuo di lui gli fece una domanda secca e personale. "Hai mai scopato Gabriele?"

Lui non rispose. Un residuo barlume di riservatezza gli permise tenere la bocca chiusa.

"Non importa. Continua a guardare le mie tette. Guarda come rimbalzano." disse lei battendo da sotto i seni con i palmi delle mani poi fece una domanda più innocente. "Ti piace il gelato Gabriele?"

"Sì, tanto." rispose lui con un sorriso dolce.

"E qual è il tuo gusto preferito?"

"Nocciola." rispose lui senza esitazione.

"Buono alla nocciola!" commentò lei mentre massaggiava le sue tette in senso orario e poi antiorario prima di tornare alla carica con la domanda precedente. "Hai mai scopato Gabriele?"

"N-no, mai." rispose lui senza riuscire più a tenere a freno la lingua.

"Ci avrei giurato!" commentò lei. "Ti fa onore dire la verità. Fai bene perché io premio la sincerità."

La professoressa Taggianò prese la bottiglia di vino e ne versò un po' sul suo seno bagnando entrambe le tette con un sottile filo di liquido rosso e profumato.

"Che figooo... siiii..." esclamò lui compiaciuto.

"Allora Gabriele... se io ti faccio alcune domande tu sarai sincero con me?" domandò lei mentre faceva sbattere una mammella contro l'altra.

"Sì, certo... certo."

"Non devi omettere niente. Non accetto il silenzio come risposta. Se fai scena muta o dici bugie io mi ricopro."

La Taggiano accennò il gesto di tirare su le coppe del suo reggiseno.

"N-no... non serve. Dirò tutto. Lo giuro." assicurò lui.

"Bene. Allora cominciamo. Non ti chiedo se ti masturbi perché penso sia ovvio che tu lo faccia. Ti sei mai fatto le seghine pensando a me?" chiese lei impastando i suoi rotondi seni davanti allo sguardo estasiato di lui.

"Sì... sì, spesso."

"Devi avere avuto delle belle erezioni durante le mie ore di lezione. È così Gabriele?"

"Sì, è così. Erano così... violente."

"E adesso che non sei più un mio allievo a chi pensi di solito mentre ti tocchi?"

"A mia... mia mamma."

"Cosa!?" esclamò Rosa che stupita sgranò i suoi profondi occhi neri. "Potresti ripetere Gabriele?"

"L-la mia mamma. Me lo fa venire duro... durissimo."

Solo dopo alcuni lunghi attimi di silenzio coperti soltanto dal persistente suono del rumore bianco Rosa riuscì a dire qualcosa.

"O-ok. Sono un po' scioccata ma... ok" disse lei esterrefatta. Perse un attimo il ritmo che le sue mani seguivano per massaggiare il suo seno poi però recuperò la concentrazione. "Sei stato sincero Gabriele ed io premio la tua onestà. Guarda!"

La Taggiano iniziò a tirare i suoi capezzoli usando le sue dita. Le punte dei suoi indici assieme quelle dei pollici pinzavano i suoi dritti chiodi di carne davanti alle pupille sognanti e dilatate di lui.

"Ooooohhhh siii... Tirali un po' di piu. Ti prego."

"Dipende da te. Dimmi di più. Come va il rapporto con la tua dolce mammina?" chiese lei mentre spremeva dolcemente le tette una contro l'altra.

"M-male... mi ha sbattuto fuori di casa. Abito da mia zia"

"Davvero? E come mai?"

"Le ho regalato della lingerie sexy... bianca... bellissima. Lei però non l’ha voluta. Si è arrabbiata molto."

"Ahahahahah." rise lei. "Ci hai provato, eh!? E dopo quello che ti è successo ti fai ancora le seghine pensando a mamma?"

"Meno di prima. Da quando so che ha... ha affittato la mia stanza a.... a Tancredi."

"Tancredi?! Ma chi? Quello che stava in classe con te?"

"Sì, lui. Quello stronzo..." rispose Gabriele indurendo un po' il tono della voce.

"Oddio! Ahahahahah." rise divertita lei. "Che storiella interessante! Potrei pensare che tu mi stia prendendo per il culo ma... questa pruriginosa storiella è troppo bella. Non l'hai inventata. Ti credo. Meriti un'altro piccolo premio."

La professoressa Taggianò afferrò la sua grande tetta sinistra e ci fece colare sopra uno spesso filo di saliva mentre Gabriele ormai accarezzava la patta dei suoi pantaloni pur avendo l'erezione un pochino attenuata dall'alcool.

"Più saliva. Sputa più saliva su quelle tettone stupende. Ti prego."

"Dipende da te, te l'ho detto. Devi dirmi di più Gabriele. Come hai scoperto che Tancredi sta da tua madre?"

"Li ho visti scopare. Lui... lei... e poi Grotti e Ravetti... tutti assieme. Non ci volevo credere."

"Come? Li hai visti scopare?"

La Taggianò si stupì interrompendo di nuovo il voluttuoso massaggio alle mammelle. Riprese ad accarezzare le sue tette più per sè che per lui. Ciò che stava sentendo incendiava le sue fantasie più spinte.

"Ero da Marcella. Lei... lei li spiava via webcam. E li ho visti anche io."

Rosa non sapeva neppure chi fosse Marcella, non le importava. Tutte quelle carezze al seno e la storia appena sentito l'avevano eccitata, la donna si alzò dal tavolinetto per mettersi a cavalcioni sopra le gambe di lui e fissarlo dritto negli occhi. Gabriele ebbe solo l'istintivo riflesso di poggiare la mani sui fianchi di lei mentre l'emozione di ritrovarsi così a stretto contatto con quella burrosa milfona del sud gli appesantì il fiato.

"Tu li hai visti." ripeté lei guardandolo con gli occhi carichi di una morbosa curiosità. "Dev'essere stato incredibile."

"Mica tanto."

"Magari sono con lei anche stasera. E se la stanno montando a turno. Oppure in contemporanea. Figa, culo e bocca. Tua mamma ha posto per tutti e tre."

"Mi fa male pensarci." si lamentò ancora lui scuotendo la testa.

"Me ne rendo conto ma io voglio sapere cosa hai visto." insistette Rosa afferrando le sue guance rosse per l'alcool con le mani per obbligarlo a fissarla negli occhi.

"No... per favore." si lamentò lui.

"Invece sì. Voglio sapere tutto quanto. Voglio...."

DRIIIIIN

" 'NCULU A TIA E A MAMMATA!" sbottò la Taggianò inveendo malamente in direzione della porta di casa. "Ma chi è che rompe i coglioni di sabato sera?"

La professoressa Taggianò smontò veloce e stizzita dalle gambe di Gabriele le cui mani persero il contatto con i suoi generosi fianchi. Rosa tirò su le coppe del reggiseno e l'orlo del suo vestito.

"Non ti muovere da lì. Quando torno voglio che tu mi dica tutto, chiaro?" disse lei prima di dargli le spalle.

Rosa si chiese chi potesse essere lo stronzo che li aveva disturbati, andò alla porta con passo alterato dal nervosismo.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Volere la fica 08:

Altri Racconti Erotici in incesto:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni