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Ancora il gioco della bottiglia


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
29.08.2023    |    12.705    |    2 9.2
"Non potei, non potei proprio esimermi dall’avanzare una richiesta ardita e sfacciata quando anche lei era a pecorina davanti a me..."
Mi guardai intorno; eravamo in dieci, cinque donne e altrettanti uomini seduti per terra in cerchio alternati. Il divertimento era palpabile nell’aria. In quella posizione i vestiti delle ragazze, già succinti di per sé, si erano sollevati ulteriormente scoprendo le cosce fino quasi al limite. In un barlume di pudore tutte le tenevano ben serrate una contro l’altra e solo questo impediva di vedere il loro intimo. In qualche modo eravamo tornati ai tempi delle medie, dei primi fremiti, delle feste in cui timidamente iniziavamo a sperimentare una qualche goffa forma di approccio all’altro sesso. Eravamo tornati ragazzini, ragazzini intenti al gioco più vecchio del mondo. L’emozione che noi, ormai adulti, provavamo era certo diversa da quella che tanti anni prima avevamo sperimentato; c’era maggior consapevolezza. Tuttavia io sono certo che un piccolo brandello di tempi lontani affiorava in ciascuno di noi. I sorrisi erano un misto di divertimento, imbarazzo ed eccitazione.
In mezzo al cerchio una bottiglia roteava. Prima veloce, quasi frenetica, poi sempre più lenta via via che l’attrito la frenava. Gli occhi di tutti erano riversi su quella punta di vetro impazzita. A chi sarebbe toccato eseguire la penitenza che avevo, da buon padrone di casa, evocato poco prima? Chi si sarebbe fatto incontro per il divertimento dei presenti.

Il primo fortunato ero stato…io! Come se il destino avesse voluto premiare l’impegno che avevo profuso nell’organizzare quella serata, esattamente come era già accaduto la prima volta, sembravo baciato dalla sorte. Ci eravamo per così dire scaldati con le prime “penitenze” (se così le si può chiamare): due ragazzi si erano già baciati avidamente di fronte a tutti. Due perfetti sconosciuti, animati dallo stesso desiderio di libertà e di gioco, si erano avvicinati uno all’altro; li avevamo visti incollare le labbra e guizzare le lingue uno nella bocca dell’altra in una danza magica. Poi un fortunato ragazzo si era visto aprire la camicia e i suoi capezzoli erano stati dolcemente assaporati e leccati da una morbida bocca femminile. La temperatura saliva. Lenta e inesorabile. Un’onda che prende forza e vigore dalla profondità insondabile del desiderio e che ci portava tutti verso la sua esplosione. Aspettavamo quella esplosione selvaggia e libera si energia senza tuttavia volerla affrettare. Tante volte ho assistito a feste piccanti in cui questo momento iniziale non era a mio gusto abbastanza valorizzato. Troppe volte ho visto singoli organizzatori che a malapena riescono a parlare; la violenza del loro desiderio appare troppo trasparente ai miei occhi, come se tutto ciò che viene “prima” fosse solo una fastidiosa incombenza da abbreviare per passare ai fatti. Ho sempre pensato che le mie feste dovessero essere diverse e più rispondenti alla mia sensibilità.

Ho già avuto modo di raccontare come nel Mondo del Gioco non vi sia un “giusto” o uno “sbagliato”, talmente ricca e sfaccettata è la gamma dei desideri e delle sensibilità personali. Io stesso, in esperienze diverse, posso e amo adottare approcci molto più decisi. Ma le mie feste, quelle le voglio proprio così, piccanti ma morbide. Spinte sì, spinte finché si vuole, ma sempre in una modalità amichevole e rilassata. Come dico in genere in questi casi, da me non ci sono né tori, né martelli né pornostar. Alle mie feste non si viene per “performare” e neppure per collezionare buchi (o cazzi). Alle mie feste si viene per stare assieme nel senso più ampio del termine. Uno stare insieme nel quale il sesso è solo una naturale prosecuzione e non un dovuto. Nessuno deve sentirsi stressato, spinto, nessuno deve provare ansia da prestazione. Appunto non siamo pornostar, ma persone normali che trovano nel sesso una modalità diversa, più profonda e più gradevole di conoscersi. E’ una vera magia rendersi conto come, poche ore dopo esserci presentati, quello che prima erano sconosciuti, si ritrovano nudi a chiacchierare come se nulla fosse. Tutte le barriere sono cadute. Quando hai condiviso l’intimità dei corpi è come se la conoscenza avesse fatto un balzo quantico per farci entrare tutti in una dimensione diversa. Solo vivendola si può davvero capire quello che visto da fuori può sembrare una bizzarra elucubrazione.

Le chiamo le “mie feste”, ma in realtà le dovrei chiamare più correttamente le “nostre feste”. Le feste della nostra coppia, le feste mie e di Galatea. Molto di quello spirito che ho cercato di evocare sopra viene da lei, dalla sua sensibilità. Mi rende un uomo migliore ogni giorno e mi contamina con la sua visione delle cose e il suo essere diversa e complementare rispetto a me. Una delle sue grandi qualità, è la sua spontaneità gentile che le permette di essere così accogliente. In questo processo in cui si crea l’energia del gruppo la sua presenza è palpabile e fondamentale, così come il suo sorriso contagioso, così come la sua risata in cui non echeggia mai lo scherno, ma solo la pura gioia di vivere e di esserci. Così ci siamo divisi i ruoli: io più scemo e lei più dolce. Assieme, cerchiamo di mettere tutta la cura di cui siamo capaci affinché tutti si sentano accolti e inclusi. Anche le coppie più navigate infatti, provano timidezza e imbarazzo di primo acchito. Tanti, forse tutti, hanno bisogno di acclimatarsi per lasciar cadere le loro barriere difensive. Azzardo a dire che questo è il momento più importante delle feste piccanti, quello in cui si pongono le premesse perché un bizzarro incontro di sconosciuti diventi un momento unico.

Mi guardai intorno, e sorrisi ancora una volta fra me. Avevo scelto davvero bene e Dio sa quanto sia difficile. Organizzare una festa piccante, fidatevi, è davvero complicato. Se è vero tutto ciò che ho detto sul far scaturire una bella armonia di gruppo, ecco che la selezione fa davvero la differenza. Non ci sono ricette magiche e ho commesso altre volte errori. Capita che una coppia proprio non voglia o non sia capace di integrarsi. L’equilibrio è talmente sottile che basta un nonnulla a romperlo. Occorre una buona dose di intuito e di empatia per “sentire” persone mentre sono ancora solamente una fotografia e delle parole scritte in chat. Io cerco sempre di esporre nel modo più semplice e chiaro di cui sono capace il “nostro” concetto di festa. Cerco di far capire loro come Galatea e io vediamo le cose. Rassicuro quelli possono avere dubbi e incertezze. La cosa più frustrante è gestire l’inevitabile: “ma chi c’è?”. Comprendo naturalmente la domanda, comprendo la naturale diffidenza in un mondo nel quale purtroppo non tutti sono onesti. Non posso pretendere che accettino il nostro invito a scatola chiusa. Tuttavia è il cane che si morde la coda. Se tutti aspettano di sapere e nessuno fa il primo passo si rimane incastrati! Questa volta la fortuna era stata dalla mia parta. Eravamo partiti con una coppia già confermata, Selene e Gianluca; dopodiché una coppia aveva coinvolto sua volta una seconda che già conoscevano: Jessica e Gennaro, Elena e Marco. Infine si erano aggiunti Riccardo e Claudia, che già avevamo adocchiato in altre circostanze e che ci incuriosivamo molto. Le jeux sont fais, rien de va plus! Avevamo trovato le quattro coppie che assieme a noi avrebbero dato vita alla nostra serata.

Finimmo di preparare la casa, Galatea ed io. Ancora una volta mi resi conto di quanto mi fosse preziosa; il suo occhio femminile vedeva tanti piccoli dettagli che non sarei stato in grado di cogliere per rendere la nostra tana più accogliente e piacevole. Mentre aspettavamo gli invitati sentivo crescere in me il batticuore. Quel batticuore che mi faceva sentire libero e leggero. Quel batticuore dell’attesa, privo di preoccupazioni. Quel batticuore che in ultima analisi è il vero motivo per me di vivere il mondo libertino. Dopo tanto tempo lo provo ancora. Intenso. Non farei nulla se mi accorgessi di non provarlo più, se mi rendessi conto che l’esperienza ha fatto nascere intorno a me una corazza di abitudine. Ero molto fiducioso che tutte le coppie sarebbero state “giuste”; giuste per noi, per la nostra idea di festa piccante. Ma c’era di più: tutte le coppie, tutte, erano esteticamente bellissime. Nessuna ipocrisia, questo conta. Non solo le ragazze erano deliziose, ma i loro cavalieri erano tutti ragazzi belli con fisici curati e muscolosi. Non è banale in un mondo nel quale molto spesso a donne sensuali e attraenti si accompagnano uomini che possono essere simpatici e divertenti, ma che spesso sono trasandati e trascurati nel loro aspetto fisico. Questa sera invece, il panorama era gradevole allo stesso modo per Galatea quanto per me.

Mi guardai attorno mentre la bottiglia esauriva il suo lento movimento per posarsi infine su Selene. La pantera nera si alzò e mi si fece incontro flessuosa nel suo incedere. Il suo sorriso era divertito e imbarazzato allo stesso tempo, ma non si sarebbe tirata indietro. Non si tirò indietro. Le sue lunghe dita affusolate mi tolsero la camicia. Poi le chiedi si alzare le braccia; afferrai il bordo del suo vestito nero aderenti al corpo e centimetro dopo centimetro lo alzai, regalando ai presenti la visione progressiva del suo corpo perfetto e della sua pelle che era puro velluto nero. Un rapido movimento e fu il suo reggiseno nero a uscire di scena. Infine, nel divertimento eccitato di tutti, mi chinai; un po’ con le dita e un po’ con i denti feci scivolare il suo perizoma lungo le cosce. Era ormai completamente nuda e i suoi tacchi esaltavano ancor di più la sua figura slanciata. Gianluca mi aveva preannunciato che la sua amica era bellissima; gli avevo creduto e la ragazza era oltre ogni aspettativa. Ormai del tutto scioltasi Selene mise mano alla mia cintura; i suoi movimenti erano sicuri mentre apriva, sbottonava, slacciava. I miei slip mostravano quanto avessi gradito quel tocco. Anche lei, come avevo fatto io, usò i suoi denti per finire di spogliarmi. Vedere quella bocca così maledettamente vicina mi diede le vertigini. Tornammo a sederci al nostro posto.

Il mio primo contatto con la ragazza al seguito del mio amico era avvenuto poco prima, quando ero sceso a prenderli in cortile. Ci salutammo con calore e lei disse con un filo di voce che con quel vestito si sentiva una escort. Le risposi che quel suo abbigliamento era magnifico che era del tutto adatto al contesto. Appena poi vide come era vestita Galatea sorrise rassicurata. La mia donna era strepitosa come sempre, con un vestito indecentemente corto che le copriva appena il culo. Arrivarono quasi tutti contemporaneamente e ci accomodammo chi sul divano chi sulle sedie. Le bottiglie vennero stappate e iniziammo a conversare amabilmente con leggerezza. A quanto pare, molti avevano voglia di qualcosa di più forte del vino. Fu provvidenziale il gin, la tonica e la limonata che una coppia portò. Gin tonic e gin lemon per tutti! Al secondo, la mia testa iniziò a farsi leggera, provavo uno stato di tranquilla euforia e mi sentivo nel posto giusto, nel posto dove volevo essere, con le persone con le quali volevo essere. Nulla avrebbe potuto andare storto lo avvertivo. Fare lo scemo è sempre stata una cosa che mi viene bene, al secondo gin tonic ancor di più...

Le ragazze erano una più sensuale dell’altra, le guardavo sorridevo loro sfacciatamente. Jessica la bionda con i suoi occhiali che la facevano sembrare una ragazza “casa e chiesa”, Elena la mora dal seno prosperoso e lo sguardi furbo, Claudia con il suo piercing al naso la sua apparenza così trasgressiva e Selene, la pantera nera. Tutte mi calamitavano irresistibilmente. Un vassoio di frutta era posato sul tavolo. Senza pensare, di puro istinto, chiesi a Jessica che era alla mia sinistra: “ananas o melone”. Infilzai un pezzo di frutto sullo stuzzicadenti e lo avvicinai alla sua bocca. La metafora era fin troppo evidente. Lei stette al gioco, mi guardò con una luce divertita dietro le lenti e aprì diligentemente le labbra per farsi imboccare. Appena ebbe ingoiato, mi chinai su di lei e la baciai. Ripetei il giochino con tutte le presenti. Tutte giocarono a quel gioco, così leggero eppure così malizioso. Poco dopo annunciammo il gioco della bottiglia. Un fremito percorse il gruppo e tutti si dichiararono entusiasti di partecipare!

Mi guardai attorno, ormai nudo. Erano gli ultimi giri, perché ormai l’eccitazione era talmente forte che i presenti non vedevano l’ora di toccarsi e di mischiarsi con tutta la loro energia. Come ho già detto, la sorte mi premiò nuovamente… e la prescelta fu nuovamente Selene. Giuro, la bottiglia non era truccata! Ma gli Dei erano dalla mia parte. Eravamo entrambi nudi, già pronti alla nuova esperienza. La Pantera non esitò neppure questa volta quando mi sdraiai. Venne semplicemente sopra di me. Avevo la sua figa carnosa davanti alle labbra e subito iniziai a leccare quella deliziosa fessura che sapeva di cioccolato e di fragola. Non potevo vederla, nella posizione del sessantanove, ma un calore improvviso mi diede la certezza che lei aveva preso dolcemente il mio cazzo in bocca, davanti a tutti. Il minuto previsto per quella coccola dolce e trasgressiva mi sembro inevitabilmente breve, troppo breve. A malincuore la figa della ragazza si allontanò dal me, mentre tutti erano pronti per l’ultimo giro. A richiesta unanime, la prossima “coppia” avrebbe dato ufficialmente il via alle danze. Vidi gli ultimi sorteggiati avvinghiarsi, baciarsi, spogliarsi mentre infine l’energia aveva raggiunto il suo acme. Corpi si cercavano, si attiravano l’un l’altro. Vestiti cadevano inesorabili coprendo in pavimento con un tappeto di stoffe e pizzi. Io non mi volli gettare immediatamente nella sarabanda allegra e vitale. Stetti qualche istante ad assaporare quel momento magico, famoso momento in cui tutti accade. Inebriato.

Claudia era seduta sulla chaise longue e mi avvicinai a lei; il movimento con cui si tolse gli occhiali fu il tacito consenso al mio approccio. In un istante fu nuda, ci baciammo con passione, scesi con la bocca lungo il suo corpo, sempre più giù, finché un scintillio mi mostrò il piercing ne ornava la figa. Che sensazione intensa il sapore metallico misto a quello dei suoi umori. Si bagnò rapidamente e non esitò a sua volta a deliziarmi con il suo goloso pompino. Non resistetti a lungo e la penetrai con decisione, fissandola negli occhi. Era delizioso godere del suo corpo giovane e sodo, delle sue curve meravigliose finché non decisi di godermi un diverso panorama e le chiedi di voltarsi. A quattro zampe si fece scopare docilmente offrendomi la vista inebriante della sua schiena del suo culo compatto. Una parte di me era anche focalizzata su Galatea; con la coda dell’occhio la vedevo sul futon, corpo sinuoso fra altri corpi. Bocche e mani maschili su di lei che gemeva eccitata. Altri gemiti provenivano dalla stanza oltre il disimpegno. Altre coppie vi si erano infatti rifugiate. La mia donna al pari di tutte le altre, attirava i maschi su di se.

Gianluca in particolare non aveva mai smesso di guardarla e si fece avanti. La sua energia esuberante e giovanile non poteva non piacere alla mia donna che infatti lo accolse sorridendo Galatea non era più la ragazza semplice e accogliente di poco prima; era diventata una gatta selvatica piena di passione e di voglia. La vedevo succhiare con passione il cazzo del ragazzo prima di salire sulla nostra altalena, che tanto ama. Lui era in piedi, i suoi movimenti erano pieni di una forza tranquilla mentre lei aggrappata alla sbarra godeva e gridava a ripetizione. Sul pavimento e sulle lenzuola andavano formandosi ampie chiazze perché molte delle ragazze squirtavano senza ritegno.
Mentre gustavo quella scena meravigliosa mi avvicinai a Jessica. Anche il suo corpo era già nudo e meraviglioso. Non so con chi avesse già interagito, ma in quel momento era tutta per me. I suoi baci erano dolci e morbidi, esattamente come avevo immaginato. I suoi capelli biondi erano lisci e tutto in lei evocava una sensualità delicata ed elegante, ma non meno forte. Non potei, non potei proprio esimermi dall’avanzare una richiesta ardita e sfacciata quando anche lei era a pecorina davanti a me. Quel permesso mi fu concesso, bontà sua! Senza esitare mi appoggiai al delizioso buchino che si mostrava invitante fra due globi di carne soda e tonda. Era scuro segreto; fui delicato e si aprì senza esitazione. Un centimetro alla volta e il mio cazzo venne avvolto in una morsa di carne che cedeva sempre più ai miei affondi profondi. Ero dentro il culo della stupenda bionda fino alle palle scosso da brividi di piacere.

Intorno a me tutti i corpi volteggiavano in una danza senza fine; qualcuno si stava riprendendo, lavando, bevendo. Anche io presi una pausa, soddisfatto ma non ancora sazio. Devo confessarlo. Tutte le presenti mi attraevano incredibilmente e avevo il desiderio di possederle tutte, una dopo l’altro. Mi ritrovai successivamente nella stanza, illuminata dalle candele e dalla nostra luce rossa. Sdraiata di fronte a me c’era adesso Selene, la pantera nera che avevo fugacemente assaggiato durante il gioco della bottiglia. Questa volta potevo assaporarla con maggior calma e percorsi con lentezza ogni palmo del suo corpo. Ero incantato dal sapore della sua pelle e dal suo sorriso, così come dai suoi occhi neri così espressivi e carichi di passione. La mia eccitazione aumentò quando ci raggiunsero Galatea e Marco. Anche lui, come gli altri, era un ragazzo prestante dal viso e dai modi gentili ma seducenti. Mi piaceva in lui quel suo emanare una energia consapevole e matura. Mentre finalmente penetravo a scopavo Selene, sentivo e vedevo la mia donna godere, gemere, gridare, e incoraggiare. La sua voce strozzata e divertita echeggiò; “sì dai, scopateci e fateci godere”. Era il suo invito rivolto a entrambi questa frase creava una bizzarra ma sensuale complicità fra me e lei. Sapeva quanto adorassi quel suo grido di guerra che, a dire il vero, avevamo mutuato da un’altra lei di coppia tempo prima! Selene era assolutamente deliziosa e il nostro momento intimo fu anche lui intenso. Mentre le energie del gruppo iniziavano a placarsi, molti si rannicchiarono sul divano, nudi, a chiacchierare e rilassarsi.

Avrei potuto anche io fermarmi lì. Eppure. Eppure non riuscivo a distogliere la mia attenzione dal corpo di Elena, la mora. Quel suo sorriso mi aveva attratto e fin dal primo istante e avevo avuto l’immediata percezione che l’interesse fosse ricambiato da parte sua. Gli incroci del gioco non mi avevano permesso ancora di giocare con lei. Ma lo volevo. Il lupo era goloso, vorace. Adesso che era nuda, potevo ammirare ancora di più il suo corpo, il suo culo tondo sodo e sporgente e quelle deliziose tette che puntavano in avanti impertinenti. Come sempre, fui molto diretto e le dissi che la volevo. Nella sala si chiacchierava ormai di tutto e le proposi di andare ancora in camera. Scegliemmo l’ultimo angolo di lenzuolo ancora asciutto e ricominciò l’eterna danza del maschio e della femmina che si accoppiano. Su quello stesso spazio, poco prima, suo marito aveva scopato la mia compagna. Stavo per fare lo stesso con sua moglie. Anche Elena era golosa e passionale. Sapevo che saremmo stati compatibili sessualmente e in effetti lo eravamo (almeno secondo me, spero che non smentisca!). Anche lei fu generosa e si concesse completamente al lupo, fino a che la inondai fra quelle tette magnetiche.

Adesso, infine, anche la mia energia si placò. Raggiungemmo gli altri per godere anche noi di quel momento di relax di una intimità diversa, quella intimità che solo attraverso il sesso si raggiunge.
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