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Chiara - Prima inghiotti, poi… i figli


di Membro VIP di Annunci69.it Pink1966
01.09.2023    |    1.051    |    3 9.4
"Il rimbombare delle sberle e i gorgoglii provocati da quel cazzo che le frantumava il respiro erano i soli suoni prodotti dai tre, mentre a pochi passi da..."
L’odore. Forte. Di maschio. I gemiti di corpi sudati che si amplificavano nella stanza. I lunghi capelli le coprivano in parte la vista, ma quello era, dei cinque sensi, quello che in quel momento le serviva di meno. Quello che, a dirla tutta, non le serviva affatto. Mentre alle sue spalle un cazzo - non sapeva neanche a chi appartenesse, ormai aveva perso il conto, non le importava, la sola cosa che voleva era che non si fermasse – le sfondava il culo, le mani di un altro uomo le tenevano ferma la testa, con il cazzo che, come il pistone di una macchina, entrava e usciva a ritmo costante dalla sua bocca.
Bocca che, lo pensò per l’ennesima volta, sentendo un ulteriore brivido percorrerle la pelle, in quel momento era solo un recipiente pronto ad accogliere il piacere altrui, uno svuotatoio di sborra, un buco da riempire di carne dura e pulsante, che le sfondasse la gola fino a farla lacrimare, a ogni penetrazione un conato di vomito, a ogni affondo sempre più implacabile la saliva che sgorgava come una fontanella dalla bocca.
Intanto, alle sue spalle, quel cazzo sconosciuto non le dava tregua, mentre a intervalli regolari una manata forte le andava a segnare le natiche. ‘Sciafff sciaff’. Il rimbombare delle sberle e i gorgoglii provocati da quel cazzo che le frantumava il respiro erano i soli suoni prodotti dai tre, mentre a pochi passi da loro, l’uomo che l’aveva portata a quell’appuntamento sorrideva compiaciuto nel vederla completamente soggiogata.
“Hai un culo dove affondare come nel burro” le disse quello che la inculava, mollando l’ennesima sberla che le strappò un gemito.
Prigioniera di due cazzi che le martoriavano il corpo, eppure mai come in quei momenti si sentiva libera, spogliata di ogni finzione, totalmente e completamente se stessa. Quella donna che, incrociata per strada, strappava sguardi agli uomini – ma non erano poche nemmeno le donne – per la sua eleganza e anche una sorta di timido pudore, con quegli occhi scuri che rivelavano un mondo interiore affascinante, adesso era un corpo sudato quasi privo di volontà propria, mentre i due uomini scaricavano su di lei, ma entro breve sarebbe stato dentro di lei, tutta la loro lussuria.
“Ti inondo il culo, troia” le urlò l’uomo con un ultimo affondo, mentre con le mani prendeva saldo possesso dei suoi fianchi e con un colpo potente che la portò a ingoiare ancora un po’ più di cazzo, le scaricò dentro tutto il suo piacere.
Sentire quel cazzo che pulsava, la sborra che le inondava l’intestino, la mandò ancora più fuori di testa, con la gola che inconsapevolmente provò a creare ancora più spazio per accomodare quel cazzo che adesso aveva intensificato gli affondi, le mani a stringerle ancora di più la testa, la cappella che indugiava per un tempo sempre più lungo in gola, i respiri a ogni spinta del cazzo più affannati, il piacere che si propagava ormai in tutto il suo corpo, dal culo appena frantumato e poi sempre più su, dalla pancia fino al cervello che ormai viveva in una dimensione tutta sua.
Il suo orgasmo fece il paio con quello del cazzo che le stava scopando la bocca, accentuato dall’uomo alle sue spalle che, il cazzo ancora sprofondato nel suo intestino, adesso aveva iniziato a schiaffeggiarle senza tregua il culo, un dolore che si trasformava in piacere e che, nel momento in cui lo sperma iniziò a scaricarsi prima direttamente in gola e poi, dopo un paio di spasmi, le inzaccherò il volto, la fece letteralmente ululare. Una mano ad afferrarle i capelli per tenere su quella testa provata dall’orgasmo e orami senza forze, l’uomo tornò a infilarle il cazzo in bocca, prima di cominciare a usarlo come un bastone per schiaffeggiarle il volto.
Infine, completamente svuotato, dopo un tempo che le parve infinito, con un ulteriore strattone dei capelli che le provocò un po’ di dolore, la costrinse ad alzare la testa e a guardarlo, l’occhio destro schizzato di sperma semichiuso.
“Ci vediamo domani all’uscita di scuola quando escono i bambini, Chiara” le disse con un tono beffardo. Poi, si girò, e andò via.
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