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Lidia e Nicky. Scandalo in Vaticano. 1A Parte


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
06.12.2022    |    3.355    |    3 8.8
"Lei e il Monsignore si fermarono confabulando davanti al dipinto di un altro martirio..."
Io e Lidia arrivammo a Roma nel primo pomeriggio.
Non avevo mai visto la città eterna sotto la neve. Scendeva lentamente a fiocchi grandi e radi che ondeggiavano nell'aria stranamente limpida come piccole piume d'oca. Appena atterrati, avevo chiamato un taxi che trovammo fuori ad attenderci nel parcheggio. Diedi all'autista l'indirizzo di una piccola via del centro a pochi passi da piazza S. Pietro e mi misi a guardare fuori dal finestrino, guardando ogni tanto di riflesso il viso della mia compagna di viaggio.
Tutto era iniziato una settimana prima, quando Lidia mi aveva telefonato:

“Ciao Max ti ricordi di quella cosa? La settimana prossima sono a Roma qualche giorno per lavoro e pensavo che se tu potessi...”
“Vuoi che ti accompagni?”
“Ecco sì, mi piacerebbe poter stare un po' insieme e poi..., quella tua amica è sempre disponibile?”
“Nicky? Credo di sì, l'ho sentita qualche giorno fa, ora ha trovato un nuovo impiego da un pezzo grosso, un Nunzio in ascesa tra le gerarchie diplomatiche del Vaticano, un tipo dai gusti molto particolari..”.

Ripensavo a quella nostra telefonata e a Lidia, a come l'avevo incontrata per caso qualche mese prima a Francoforte, mentre aspettavamo lo stesso aereo per rientrare in Italia. "La Lupa"..., così l'avevo subito soprannominata dopo la prima volta che finimmo a letto insieme a Milano, quella sera stessa, in uno scalcinato motel vicino all'aeroporto. Mi aveva ricordato la gnà Pina del Verga. Alta, scarna, con due grandissimi occhi neri, il naso affilato e le labbra sottili che sembravano quasi un'incisione fatta nella carne con un rasoio. Seni piccoli e pieni con dei grossi capezzoli scuri, il collo lungo, il ventre piatto e muscoloso come la schiena ma la cosa di lei che mi faceva davvero impazzire era il culo. Un culo nervoso, due emisferi quasi perfetti e duri come il marmo, leggermente schiacciati nel punto di congiunzione con la schiena a formare due piccole fossette, proprio come nelle donne giovani donne nere anche se sulla sua pelle bianca i segni lasciati delle mie mani fiorivano scarlatti dopo ogni mio colpo. Il buco del culo piccolo quasi invisibile se non fosse stato per quel suo colore più scuro che lo faceva risaltare tra il pallore delle natiche quando le aprivi con le mani. Un buco piccolo dicevo, eppure così elastico da riuscire ad ingoiare e poi risucchiare cazzi di tutti i tipi e di tutte le dimensioni apparentemente senza sforzo, traendone un immenso piacere e poi c'era quell'altra cosa sua che la rendeva così particolare.

Lidia aveva una piccola protuberanza del coccige, che faceva terminare la sua colonna vertebrale con una piccola coda dalla punta arrotondata che potevi scorgere e toccare sotto la pelle diafana e sottile.
La cosa strana è che nel corso della mia dissoluta vita, di donne come Lidia, molto magre e con "la coda" ne ho incontrate diverse; tre per l'esattezza e sarà sicuramente stato un caso ma tutte loro avevano una sessualità particolare: animalesca, istintiva e assolutamente imprevedibile, un attimo prima erano sottomesse, nude e carponi sul pavimento a implorare con lo sguardo di essere riempite di cazzo e poi, un attimo dopo, erano capaci di allontanarti, riempirti di graffi e pugni oppure le vedevi prendere l'iniziativa ritrovandoti in un istante a dover fare i conti con qualcuno che potrei definire la versione più simile ad un uomo con la fica. Tutto in loro cambiava, l'espressione del viso diventava più dura, il linguaggio si faceva osceno insieme a desideri e fantasie. Anche Lidia era così, come se un'altra persona si impossessasse del suo corpo. In pochi secondi i ruoli si invertivano e ti ritrovavi in sua balia, immobilizzato, sdraiato con Lei seduta con tutto il suo peso sopra la tua faccia a gambe larghe, a bloccarti le braccia con le ginocchia mentre lei strusciando pesantemente la fica su bocca e naso quasi a soffocarti fino a sentirla venire e poi subito dopo vederla sollevarsi, aprirsi le labbra della fica per pisciarti addosso gemendo come una cagna, gli occhi socchiusi, le labbra serrate, come una Maddalena nell'estasi, con le gambe e le braccia abbandonate e tremanti.

“Max se non ci fossi, dovrei inventarti lo sai?”
“Si, si certo, me lo dicono tutte...”
“No davvero, non scherzo. Vedi è che di te mi fido. Il fatto è che sei come me, forse anche più porco di me, solo che tu non perdi mai il controllo.”
“Non so se devo prenderlo come un complimento...”
“Lo è, con te mi sento al sicuro. So che qualunque cosa mi succeda quando siamo insieme o con altri, quando perdo completamente la coscienza di me stessa, tu mi porterai sempre a casa senza danni...”

Il taxi stava arrivando a destinazione. Guardai Lidia che fissava la strada con occhi che sembravano spiritati. Conoscevo quello sguardo e mi faceva un po' paura, c'era qualcosa di funebre e autodistruttivo in Lei. Le labbra socchiuse e pallide si muovevano lentamente come se stessero recitando un misterioso mantra.

“Vedrai che le piacerai tantissimo.”
“Mi amerà certamente, lo so.”
“E l'amerai anche tu vero? Ti ameremo e ci amerai e tutto andrà per il meglio...”

Scendendo dalla macchina Lidia, si avvinghiò a me, aggrappata alla mia nuca, mi spinse con forza la lingua tra i denti in un bacio alcolico di whisky che durò fino al portone d'ingresso del palazzo. Arrivati al piano, Nicky ci venne incontro per introdurci nel signorile attico del Nunzio.
La sua accoglienza nei confronti di Lidia fu strepitosa...
Nicky era proprio l'opposto di Lidia e non solo fisicamente, pur avendo qualche anno più di Lidia, il suo viso sembrava più giovane del suo.
Era il risultato dell'amore di una madre indiana da cui aveva preso la morbidezza delle forme, dei fianchi, la rotondità dei seni pesanti e la dolcezza degli occhi, mentre dal padre irlandese, aveva ereditato un fisico piuttosto imponente oltre a quei capelli rossi e lisci annodati sulla nuca che le davano, insieme agli occhiali austeri che incorniciavano un viso leggermente squadrato, l'aspetto di una severa educatrice di un collegio femminile svizzero. Tutto in lei faceva trasparire una grande calma interiore che si sposava perfettamente con la profonda e calda tonalità della sua voce.

“Fatti guardare..., sei proprio bellissima, Max ti ha descritto molto bene ma ora che sei qui davanti a me, superi ogni mia aspettativa.”
“Grazie, anche tu sei proprio bella come immaginavo.”
“Siediti qui, sembri un po' stanca, ho appena preparato del te, ti porto una tazza con dei biscotti.”
“Max mi ha raccontato del tuo nuovo lavoro ma non credo di aver capito tutto.”
“Dopo, dopo capirai tutto, vedrai piacerai molto anche a Lui...”
“A Lui?”
“Sì, il Nunzio, vedrai, ti stupirà.”

Cominciai a capire perché quella stronza di Nicky aveva insistito per vederci lì.
Vedevo e sentivo crescere dentro e intorno a me, tutti gli elementi che potevano far scatenare la tempesta perfetta, una tempesta che sarebbe stata difficile da controllare.

“Lo sai che il Nunzio Apostolico è un po’ come l’ambasciatore del Vaticano? Deve essere un uomo che viaggia molto.”
Lidia esordì così come se niente fosse, non si chiedendo affatto perché dovesse piacergli.
“Oltretutto è anche compito suo raccogliere informazioni sui futuri candidati a vescovo. Insomma, è il gran pettegolo del vaticano.” Proseguì a conversare fra un biscottino e un sorso di te, perfettamente a proprio agio, come se nulla la sfiorasse.
“Lidia, io però non immaginavo che Nicky ci volesse per…”
“Dai, Max, non fare il perbenista, anche i preti hanno il cazzo e spesso anche piuttosto esigente. E poi Nicky è così bella! Spero che non sia completamente depilata, non ho mai visto una fighetta dal pelo rossa”
“Non ti starai mica eccitando solo a pensarci?” risposi.
“A dire il vero sì. E poi mi aspettavo qualcosa di speciale da te, per cui mi sono preparata come si deve” mi rispose strizzandomi l’occhio.

“Dai, venite che vi porto dal Nunzio”
Lidia ed io seguimmo Nicky lungo corridoi pieni di quadri antichi, tutti ritratti di vescovi.
Ci fermammo davanti ad una porta imbottita che si aprì senza alcun rumore.
Contro la finestra notammo una silhouette: era il Nunzio. Alto e imponente nel suo abito talare.
“Eminenza” disse Nicky inchinandosi lievemente “Ecco i nostri ospiti!”
“Prego, accomodatevi” La voce è bassa, i modi gioviali.
Ci accompagnò verso un divano mentre lui si sedette su una grande poltrona antica.
“Posso offrire qualcosa?”
“Monsignore, ho rinfrancato i nostri ospiti con un po’ di tè. Forse adesso ci vuole qualcosa di più forte. Posso preparare qualche drink?”
“Un gin fizz per me.” Disse Lidia guardandosi attorno. Seguii il suo sguardo. Stava studiando rapita il quadro di una santa.
“Monsignore, questo è i martirio di Santa Barbara, vero?”
“Certo figliuola, ti vedo preparata. Come ti chiami?”
“Lidia” ripeté il Nunzio, “Nome interessante, è la santa patrona dei tintori e venditrice di porpora. Pare che lei non sia stata martirizzata.”
Le parole nella sua bocca diventavano ambigue e già mi immaginai di vedere la sua saliva sul corpo di Lidia come un enorme lumaca bavosa pronta a fagocitarla.

“Come potete vedere in questa stanza ho raccolto diverse immagini di martirio. I pagani prediligevano strappare i seni alle giovani cristiane. Utilizzavano delle enormi pinze con cui tiravano i capezzoli fino a staccarli. I nostri artisti si sono limitati a mostrare solo questo e qualche squartamento”. Dopo ogni parola indicava un quadro diverso, “ Altri morivano trafitti da frecce, scuoiati, immersi nella pece, affogati nelle botti. Bisogna dire che questi martiri sono di una bellezza straordinaria nella loro divina sofferenza. La storia dell’arte, però, non ci ha trasmesso immagini delle altre torture.”
Ci indicò un altro dipinto, più piccolo degli altri.
“Molte martiri ad esempio venivano impalate pubblicamente. Immaginatevi il dolore nel momento in cui il loro giovane corpo ancora virginale, si trovava ad accogliere pali di questa grandezza. Riuscite a immaginare gli ani di queste donne squarciati in nome del paganesimo? Forse solo Bosch ha saputo dare voce alla perversione umana. Venga qui Lidia: li vuole vedere da vicino?”

Quell’uomo era un vero viscido porco, le sue mani incrociate in grembo non riuscivano a mascherare un’erezione di tutto rispetto. Lidia lo seguiva con attenzione, sembrava ammaliata dal suo modo di parlare. Si alzò per seguirlo camminando lungo le pareti. Lei e il Monsignore si fermarono confabulando davanti al dipinto di un altro martirio.
“Nicky, vieni anche tu!” disse il Nunzio.
Lei si precipitò da loro. Il Nunzio le sussurrò qualcosa all’orecchio e subito dopo Nicky iniziò da dietro a palpeggiare le natiche e i seni di Lidia ancora vestita.
” Immonda peccatrice!” disse il Nunzio, come se fosse un preciso ordine.


continua...

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