Racconti Erotici > Prime Esperienze > A scuola di pissing (II parte)
Prime Esperienze

A scuola di pissing (II parte)


di pollicino
09.06.2021    |    7.837    |    0 9.7
"C’è da dire che mia sorella apostrofava in quei modi la ragazza perchè le accresceva la libidine, e lei – Perla – ne era assolutamente felice, provando la..."
A scuola di pissing (II parte)
(Il Decameron di Perla)

1. Riepilogo degli episodi precedenti.

Il soggiorno presso lo chalet procedeva sereno e tranquillo, e l’iniziazione di Perla al pissing faceva ben sperare per un seguito altrettanto elettrizzante…
Ogni “prova” a cui si era sottoposta l’aveva superata con entusiasmo e brillantezza, percui tutto lasciava ben sperare per questi nuovi avventurosi “esami”.

Io e Giorgia, da bravi maestri, non le chiedemmo mai di compiere atti che lei non poteva concretizzare, ma la “premiavamo” sempre con sensazioni sublimi.

Ci affacciammo, dunque, a un quarto giorno che si annunciava foriero di altre grandi suggestioni, e che ora vi vado a narrare…

2. Quarto giorno: un brindisi molto speciale.

Eravamo – come al solito senza veli – a fare colazione, mentre Giorgia di alzò da tavola all’improvviso, e ci disse:
- “Scusatemi ma devo andare a fare pipì”.
Io, non appena udii quelle melodiose parole, forse scherzando ma forse preso da una istintiva eccitazione, stesi il braccio e le allungai la scodella vuota della nostra amichetta e le risposi:
- “Perla ha sete… Per favore, potresti riempirgliela di nuovo visto che ti sei alzata?”.
Al che, l’astuzia e la porcellaggine di mia sorella si fusero in una cosa sola, ed esplosero in una “recita” da consumata attrice… Guardò me e poi Perla, e teatralmente rispose:
- “Devo farlo in bagno?”.
E sghignazzò che sembrò sentirsi male…
Io intuii che aveva dato fuoco alle polveri: l’esame era iniziato!
Così, senza attendere una risposta della ragazza, fui io lesto a replicare:
- “Se pensi che sia un latte migliore…”.

Giorgia afferrò la tazza che gli veniva offerta e disparve… Sentimmo la porta del bagno chiudersi, e dopo qualche minuto subito riaprirsi…
La sorellona si affacciò sulla uscio della cucina…
Era completamente nuda, e sorreggeva con entrambe le mani quella ciotola come se fosse un calice votivo pronto per un rito religioso…
Poi, si avvicinò alla mensa, abbassò le braccia fino al piano, e posando lentamente la coppa dichiarò solennemente:
- “Eccoti questa prelibata bibita dissetante…”.

Senza volermi accertare del contenuto (conoscevo troppo bene Giorgia per non immaginarlo), accostai il dorso di una mano al bordo esterno e percepii tutto il calore del contenuto… Era piacevolmente tiepido, ma non fumava…
Siccome sapevo che il frigorifero traboccava di bevande, capii immediatamente cosa volesse dire la troia con “bibita dissetante”, e le ressi il gioco…

Presi in mano la tazza, e la porsi a Perla…
Nel frattempo, mia sorella aveva preparato altre due ciotole anche per me e per lei… ed io mi ritrovai a immaginarmi quel liquido che zampillava fuori a cascatella dalla sua fonte meravigliosa.
Le afferrammo, e Giorgia disse:
- “Facciamo un bel brindisi alla nostra amicizia.. Cin Cin!”

La giovane prese senza pensarci su troppo la sua tazza, ed ebbe un moto di indecisione… Ne sentì l’insolito calore e odore:
- “Ma questa non è acqua!” disse, sarcastica.
Io le ribattei:
- “Assaggialo…”.

Appoggiò la coppa sotto le sue narici, e percepì il tipico odore di pipì appena fatta... Aveva un profumo delicato ed il colore era chiaro, segno che la “mia metà” godeva – come sempre – di ottima salute.
Stette in quella posizione per lunghissimi istanti, poi ci guardò di straforo dicendo:
- “E’ urina…”.
Giorgia, senza dire ne si ne no, le rispose amabilmente:
- “Schifosa degenerata, non è quello che volevi? Forza, bevi” la mia pipì, altrimenti devo pensare che non sei ancora pronta a laurearti in questa arte sopraffina”.
E dicendo questo, come a un inesistente cenno d’intesa, tutti e tre portammo le ciotole alle labbra…

Perla si sentì sfidata, e le sfide a lei piacevano moltissimo… Aprì la bocca, fece scendere la tazza fin sulle labbra, e ingurgitò un considerevole sorso della pipì di Giorgia.
Tutti facemmo altrettanto, e – come l’odore – anche il sapore non era niente male, piacevole.

Perla finì tutto il contenuto del vaso in pochi sorsi, poi – soddisfatta e sorridente – disse:
- “Era davvero una ghiottoneria!”.
Mia sorella, premurosa, le domandò sollecitamente:
- “Perché dici era? Ne vuoi dell’altra? Sai, in questa casa non ne manca mai!”.
E così dicendo, mi si avvicinò e mi porse una bottiglia d’acqua, di quelle da 1 litro e mezzo, per approvvigionare adeguatamente la mia vescica… Bicchiere dopo bicchiere, me la scolai tutta…
Poi, mi calò pantaloncini e slip, e appoggiò il mio cazzo sul bordo della coppa che le passò con ansia Perla…
- “Pronta?”, disse Giorgia.
Ma Perla era così eccitata dall’idea di una nuova “degustazione” che nemmeno rispose…

Mia sorella riprese ad armeggiare, tirò indietro manualmente il mio prepuzio allo scopo di far vedere meglio alla ragazza il getto della mia pipì, e mi esortò:
- “Vai, svuota tutto e riempi questa tazza!”.
Le sue parole ebbero l’effetto di amplificare il mio desiderio, e in pochi istanti colmai quel recipiente che sembrò quasi insufficiente a contenere tutto il mio nettare.

Perla ricevette di nuovo la sua ciotola, caldissima… La portò alla bocca e trangugiò ogni goccia.
Quando si staccò dalla tazza, vedemmo una strana smorfia dipingesi sul suo viso: il sapore della mia pipì era nettamente più forte di quella di Giorgia, e la ragazza ne rimase un po’ infastidita, ma l’aveva bevuta tutta lo stesso…

Eravamo tutti e tre con le labbra sporche di urina… Ci baciammo reciprocamente fino a ripulirci, poi io annunciai ufficialmente:
- “La prova è stata superata!”.
E scoppiammo in una fragorosa risata che rimbombò per tutta la casa.

3. Quinto giorno: una pulizia approfondita.

Quella mattina Giorgia fu richiamata in città a sbrigare delle faccende irrinunciabili, così restammo solo io e Perla allo chalet...

Decidemmo di impiegare il tempo cercando di rimettere in sesto (ripulendole) le stanze che erano ridotte peggio di un letamaio.

Per tutto il giorno faticammo come muli, poi - verso sera - sfiniti, sprofondammo su quello che era il "talamo nuziale" mio e di Giorgia.

Sapevo che la sorellona non avrebbe fatto obiezioni, e così finimmo l'uno nelle braccia dell'altra...
E fu allora che, ritornando in me stesso, recuperai la consapevolezza del perché eravamo lì in montagna: bisognava verificare il livello di adattamento al pissing di Perla, e in quel momento non potevo, non dovevo pensare al solo godimento individuale...
Giorgia era lontana, ma in quella fase potevo egregiamente vedermela da solo!

Ci preparammo indossando l'ormai a noi consueto costume adamitico... Per l'ennesima volta, mi sorpresi piacevolmente ad ammirare quel corpo di giovane femmina libertina disposta a tutto, non per denaro ma per puro piacere...

Tra poco, i nostri caldi fluidi, le nostre intimità, e i nostri sudori si sarebbero nuovamente combinati in un'unica soluzione, sviluppando un'alchimia di sensazioni difficilmente descrivibili a parole.

Dunque, ci sistemammo per iniziare... Avremmo avuto tutta la notte davanti a noi, e la stanchezza di quella giornata si stava già dissolvendo...

Per prima cosa, la feci sistemare accucciata in modo che mi desse le spalle... potendo così riammirare i suoi possenti fianchi e un culo grosso ma che sembrava disegnato da Giotto...
Si sedette spontaneamente sui talloni, "regalandomi" una visione del suo superlativo sfintere davvero incredibile...
Fui tentato di massaggiarglielo con i pollici, a due mani, ma subito lei - avendo ormai imparato le pose che doveva assumere per favorire il suo "Maestro delle Cetimonie" - si sollevò leggermente mettendosi a quattro zampe", nella classica configurazione della pecorina...

Vedevo le labbra della sua passerina, due ali di farfalla che mi parvero volersi schiudere al fine di ospitarmi dentro di lei...
In previsione di quella "manovra", avevo bevuto per tutta la giornata, trattenendomi dall'orinare, e con quella magnifica visuale sotto gli occhi il mio organo si stava irrigidendo, di quel tanto che mi avrebbe consentito di penetrarla ma anche di pisciare.

Perla era impaziente, e cosi decisi di rompere gli indugi... Mi accostai a lei, saggiai lo stato di eccitazione, ed entrai come una lama nel burro...

Fu il delirio dei sensi… Restammo entrambi immobili per qualche istante, poi io sentii prepotente lo stimolo di orinare...
Certamente, Perla se ne accorse, e mi incitò:
- "Forza, spara e scarica!".

Quelle parole mi diedero un ulteriore impulso, mentale oltre che fisico, e fu come se qualcuno avesse aperto un rubinetto: un caldo fluido si riversò dal mio meato uretrale fin dentro alla sua fica sussultante… La sacca si colmò del mio liquido giallastro, finchè – non riuscendo più a contenerlo – iniziò a sversarsi fuori, lungo le cosce della ragazza.

La quale, presa da una forte rimescolamento interno, mi venne davanti agli occhi, spruzzando il suo miele asprigno in ogni direzione.

Ecco… le avevo “lavato” l’intestino, ma la camera era di nuovo una porcilaia!

4. Sesto giorno: le mutandine di Perla.

Giorgia sbrigò prima del previsto tutte le varie incombenze, e la mattina successiva rientrò allo chalet mentre io e Perla ancora dormivamo…
Venne in camera da letto, trovò tutto quel “disastro” e – prendendomi a cuscinate – quasi in un bonario rimprovero, mi domandò:
- “Almeno te la sei sbattuta a dovere, la cagnetta?”.
Le spiegai dettagliatamente come erano andate le cose, e lei – mentre si masturbava furiosamente sdraiata al mio fianco e con le cosce oscenamente aperte – restando un momento pensierosa, mi disse:
- “Bene… Bene… Oggi voglio divertirmi anch’io… Vestiti, la troia ha già goduto abbastanza della mia proprietà (intendeva il mio corpo)”.

Mi lasciò lì un poco interdetto, poi sentii che chiamava:
- “Marcoooo… Perlaaaaa!!!”.
All’unisono accorremmo nella direzione da cui giungeva la voce, e la trovammo nella “urostanza” che aveva già approntato la scenografia per quella esibizione: la solita vasca, un tanga striminzito ma soprattutto trasparentissimo, una manichetta d’acqua da 5 litri…

Io ero vestito di tutto punto, così come Perla… Le intimò:
- “Puttanella, togliti le scarpe e le mutandine, ma non toglierti il vestito”.
C’è da dire che mia sorella apostrofava in quei modi la ragazza perchè le accresceva la libidine, e lei – Perla – ne era assolutamente felice, provando la stessa sensazione…

La giovane prontamente obbedì al comando… Chi l’avesse vista così, non avrebbe osato immaginare che sotto c’era, fresca e libera di agitarsi – una gran bella micetta tutta pelata…

- “Ora, indossa quel tanga, svergognata!”.
Senza sollevarsi la gonna, Perla si infilò prontamente le mutandine e tornò nella posizione di attesa, certa che da chi la stava comandando le sarebbe capitato solo del bene.
Giorgia la fece sedere su una seggiola posta al lato della vasca, ed iniziò ad ingozzarla di liquidi: acqua, bibite gassate (in modo da accrescere quel senso di gonfiore), ma niente alcolici: voleva che lei restasse perfettamente sobria, per poter recepire lucidamente ogni stimolo che le sarebbe stato proposto e ogni sensazione che il suo corpo le avrebbe trasmesso.
Io stavo lì a guardare la scena: più Perla beveva, e più la nausea si dipingeva nei suoi occhi che, invano, invocavano pietà…

A un certo punto, mia sorella le strappò dalle mani quell’ultima bottiglia ancora mezza piena, e che non riusciva a terminare… Le urlò.
- “Basta! Sei diventata proprio una bella botticella piena di piscia… Vediamo cosa sei capace di fare!”.
E così dicendo, la prese per un braccio e la strattonò fino alla vasca.
Le urlò di nuovo:
- “Ora leva il vestito e il reggiseno!”.
La piccola eseguì tutto, obbediente. Si vedeva il suo ventre gonfio, sembrava fosse incinta, e su questo Giorgia si mise a giocherellare:
- “Guardati come sei piena… Pensa se lo sperma di mio fratello ti avesse ingravidata! Ma per fortuna, noi ci stiamo sempre molto attenti con le maialine fertili…”.

Poi le fece allargare le gambe al massimo che poteva… In quella posa, era molto difficile contrarre i muscoli per non urinare, ma Giorgia – perfida – la minacciò:
- “Guai a te se ti fai scappare solo una goccia!”.

Intanto il tempo passava, Perla si contorceva buffamente per tentare di contrastare gli stimoli sempre più frequenti, e mia sorella faceva finta di essere interessata ad una rivista di gossip.
Era una situazione davvero paradossale… Ad un certo punto, Perla si toccò tra le gambe ed emise un grido quasi bestiale:
- “Aiutooooo…”.

Ormai era fatta… A Giorgia non interessava più che la ragazzina le ubbidisse ciecamente… Il tanga “faceva acqua” da tutte le parti, non drenava più nulla… Si bagnava ogni secondo di più, e l’urina di Perla – dopo aver “affogato” la pussy – scendeva giù lungo le sue cosce, le sue gambe e le caviglie, fino a formare due grosse pozzanghere ai suoi piedi.
Nonostante tutto questo squallore, Perla restava bellissima, radiosa…

Giorgia, che era soddisfatta dello spettacolo a cui aveva assistito, ed io che avevo potuto constatare la naturalezza con cui la ragazza aveva “giocato” con la sua pipì, fummo concordi che anche questa prova era superata…

5. Settimo giorno: Il massaggio bagnato

Il termine delle vacanze si stava avvicinando, e noi non sapevamo se saremmo riusciti a toglierci tutti gli “sfiziett” che avevamo escogitato…

Ci era venuto a trovare un amico di vecchia data, grande amante del fetish pure lui…
Così, tra una battuta e l’altra, saputo il vero motivo percui eravamo saliti fin lassù dopo così tanto tempo, ci chiese di poter assistere allo “svezzamento”.
Non potemmo dirgli di no, ma Perla si vergognava e si mostrò un po’ riluttante: così trovammo un compromesso soddisfacente per tutti… Noi avremmo agito come sempre, e lui ci avrebbe “spiato” da dietro una finestra con i vetri oscurati.

Risolto brillantemente anche questo problema, facemmo i preparativi del caso: tutti e tre eravamo completamente nudi, schierati di fronte alla vasca.

Ad un segno convenuto, Perla si sdraiò pancia in su sul fondo.
Io, intanto, presa una boccetta di olio per massaggi, mi accostai a lei e – dopo essermene versato un poco sulle mani – cominciai ad ungerla per bene, su tutto il corpo… Ne lasciai cadere delle gocce prima sui grossi capezzoli, che iniziarono a brillare di luce propria; poi, ne versai altre sulle tette, da cui precipitarono giù con esasperante lentezza, ricoprendone tutta la superficie; scesi, infine, anche sulla pancia, e da lì ricoprii di quel unguento il monte di venere…
Era una situazione già così eccitante quando iniziai a massaggiarla tutta fino a rendere la sua pelle lucente come il cristallo…
Non tralasciai nemmeno un centimetro, tutto era passato sotto i miei polpastrelli quando Giorgia si avvicinò mettendosi di traverso, a cavallo su Perla… Si accucciò… e cominciò a riversare su di lei la sua urina… dal collo ai piedi, fece in modo che quel suo nettare andasse ad unirsi con l’olio profumato.

A volte, Giorgia sospendeva sapientemente di irrorare quel magnifico corpo: allora io riprendevo il mio lavoro, questa volta però andando ad impastare l’unguento con la pipì, fino a raggiungere un composto denso che emozionò tutti quanti lo stavano trattando e visionando…

Alla fine della “lavorazione”, Perla era lei stessa un campo di battaglia: mai vista una donna tanto sudicia…
Ma un bagno che si rispetti, necessitava anche di un risciacquo… Percui, presa una pompa da giardino, mi accinsi a rimuovere attentamente ogni residuo del nostro piacere… lasciando nuovamente la ragazza perfettamente pulita e bella.

Più tardi, al pub del paese, ritrovai l’amico feticista, il quale mi fece i complimenti sia per mia sorella (ma misi subito le cose in chiaro: quella era cosa soltanto mia) che per Perla…

6. La “laurea” di Perla: gangbang di pissing.

Purtroppo, come temevamo, gli impegni ci stavano reclamando: Perla doveva riaprire il sexy shop, io e Giorgia la nostra azienda…

Non ce la sentivamo, però, di chiudere così quei giorni di pura follia, di vera estasi… E così, feci a Giorgia una proposta che sapevo non avrebbe rifiutata.
La ragazza aveva superato brillantemente ogni cosa, anche la più apparentemente “disgustosa”, ed aveva diritto ad un “premio”, o meglio a quella che io chiamai la sua “seduta di laurea”… ossia, una bella gangbang a base di piscio…

Organizzare una cosa simile, però, non era facile. Ci mancava la materia prima, e cioè uomini (e donne) in numero sufficiente…
Dopo aver riflettuto sul da farsi, proprio mentre stavo per gettare vergognosamente la spugna, mi ricordai dell’amico che aveva assistito di nascosto all’ultima nostra performance…

Così, mi misi subito in contatto con lui, che mi promise il suo impegno… A patto, ovviamente, di poterci essere anche lui!
Acconsentii, e lui mi portò 15 maschi e 7 femmine pronte a soddisfare i miei desideri…

Quando, infine, lo comunicai raggiante a Giorgia, lei non si tenne più dalla smania di cominciare… Mi disse:
- “Non mi hai mai delusa, e sapevo che non mi avresti delusa nemmeno questa volta…”. E mi baciò con passione.

Era una domenica mattina quando Perla fu introdotta dinanzi al gruppo riunito nella sala più grande dello chalet…
Era in forma smagliante (ben sapendo cosa l’aspettava, visto che l’avevamo istruita la sera prima), indossava soltanto un paio di sandali e man mano che si avvicinava a qualcuno per porgere i saluti questi scopriva le proprie “qualità”.

Anche la tavola era già pronta, ma non sarebbe servita per mangiare… semmai per bere! E infatti, da un lato, c’era un intero bancale di bottiglie d’acqua, utile a riempire tutte quelle spaziose vesciche.

C'erano maschi e femmine di ogni tipo, grassi e magri, alti e bassi, coppie e single, e tutti erano già appesantiti del loro caldo fardello.

Giorgia, da brava "maestra di camera", aveva informato tutti che nelle penetrazioni i maschietti non avrebbero dovuto dar libero sfogo al frutto dei loro testicoli (tenendo conto che, per ovvie ragioni, non avrebbero potuto indossare protezioni meccaniche) , ma solamente immettere dentro e sopra Perla il prezioso fluido caldo e dorato, il quale avrebbe testato le sue capacità di "assorbimento".
Ad ogni buon conto, la nostra amica aveva assunto la pillola anticoncezionale...
Le femminucce, invece, erano gradite anche sotto mestruazioni, ed ognuna era libera di pisciare dove credeva più opportuno.

Così, con queste poche ma chiare regole, si andò ad iniziare...

Il primo a scaricare il proprio ventre fu il nostro amico organizzatore - come gli avevamo promesso -, che irrorò la giovanotta dalla testa ai piedi, senza un obiettivo preciso su cui dirigere la propria eruzione.
Bastò il suo poderoso “tiro” a donare a Perla uno “sciampo” di tutto rispetto...

Fu poi la volta di un grassottello talmente arrapato che - senza fare tanti commenti - glielo mise nel culo, ma non riuscì a pisciare nel retto per via di un'erezione elefantina.

Ed ecco la prima femmina: le salì sopra, aprendo una delicata cascatella e andando a colmarle la bocca: doveva avere anche un sapore gradevole visto che la ragazza deglutì tutto agevolmente, fino all'ultima goccia, ripulendo poi la fica "donatrice" con la sua famelica lingua...

Intanto il tempo passava, e i membri di quella peccaminosa umanità, sincronizzati alla perfezione, si davano il cambio, facendole provare il gusto di quella bibita in ogni sua diversità...

Una di esse, accennò - dopo aver compiuto il suo “ufficio” – ad un approccio lesbo da togliere il fiato, ma fu respinta.

E così giungemmo alla sera...
Era stata una lunga giornata senza interruzioni ne riposi, dove nessuno si era risparmiato...
Perla si sentiva pienamente appagata, ma non ce la faceva più. Chiamò a se Giorgia e le disse, con un sottile filo di voce:
- "Sono sfinita, ti prego, ringrazia tutti per me...".

Quelle erano le parole in codice che avevamo stabilito, e che fecero capire anche a me il da farsi...
Guardai tutti i partecipanti, ad uno ad uno, ringraziandoli, e mentre mia sorella manteneva ferma Perla con le gambe belle larghe, io mi insinuai nelle sue infuocate viscere e la "sanificai", questa volta con un lungo lavaggio a base di sperma.

Dall'intenso orgasmo che provò perse conoscenza, ma si riprese quasi subito: da perfetto cavaliere, le porsi la mano e - tra una selva di applausi - la accompagnai fuori dalla sala dove si respirava un intenso odore di latrina.

Congedammo tutti, e andammo a dare a Perla il responso: tutto era andato alla perfezione, e le conferivamo il titolo di “Principessa del pissing”!

L'indomani mattina rientrammo tutti e tre alla base, pronti a progettare nuove ed emozionanti avventure.

FINE.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per A scuola di pissing (II parte):

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni