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Fuori da scuola la leccavo


di VentenneCurioso
08.05.2024    |    31    |    0 8.0
"Quel giorno tornai a casa con le dita umide ma con la gola asciutta, la mia fantasia non si realizzò, sapevo che avrei dovuto aspettare..."
Premessa: ogni storia che scriverò su questo profilo è frutto di avventure vissute, buona lettura ❤️

Capodanno 2016, avevo da poco compiuto 17 anni.
Un mio caro amico aveva un appartamento completamente vuoto, avevamo diviso tutte le stanze in modo diverso per festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
C’era la stanza del bere, quella del cibo, quella del fumo, quella con la musica e le luci e poi c’era una stanza intera completamente piena di materassi e cuscini, l’unica con le luci spente e le finestre chiuse, in cui bisognava togliersi le scarpe prima di entrare.
Fu una serata memorabile, successe di tutto.
Ricordo che lanciavamo i miniciccioli (per chi non lo sapesse sono i petardi più piccoli in commercio) nel corridoio, dentro il tubo delle Pringles urlando “Granataaa!!”
Ci fu persino qualcuno che scoppio un petardo dentro il gabinetto, intasandolo.

Eravamo una 30tina di ragazzi, una compagnia un po’ folle, in realtà molti non li conoscevo neppure benissimo.
C’era un gruppo di giocolieri, avevano l’alcool etilico e gli strumenti per giocolare con il fuoco.
A mezzanotte scendemmo in piazza (deserta, eravamo in un paesino minuscolo) e, mentre loro si esibivano, riempimmo una carta igienica con l’alcool, l’accendemmo e ci mettemmo a giocare a calcio con la carta igienica infuocata che da lì a pochi minuti si spense da sola.
Fu folle.

La conobbi quella sera, bionda, alta come me 1,80, faceva nuoto agonistico, era tonica.
Frequentava il liceo mentre io andavo in un istituto tecnico.
Era una ragazza acqua e sapone o casa e chiesa, tutto ciò che desiderano dei genitori.
Ottimi voti, ottimi amici, sport che seguiva con costanza.
Io invece ero più una specie di bad boy, amici pazzi, mezzo anarchico, graffiti, manifestazioni e skateboard.
Non c’entravamo molto, eravamo diversi sotto molti aspetti, penso che questo sia il motivo per cui le piacessi.
E, nella magia di quella notte, ci baciammo nella stanza nei materassi, distesi nel buio.

I giorni passarono e incominciammo a frequentarci sempre più spesso, eravamo carini.
Uscita dopo uscita diventavamo sempre più intimi fino a quel giorno che mi invitò a casa sua.

Aveva una bella villetta con giardino, piano terra, primo piano e soffitta con tanto di calciobalilla.
Ricordo ancora la sua bellissima tartarughina di terra.
I suoi ci lasciarono soli a casa.
Noi in soffitta, sul suo divano enorme che ci facevamo le coccole, un sacco di baci.
Le nostre mani accarezzavano i corpi l’uno dell'altro.
Ci togliemmo timidamente la maglietta, la guardai un po’ emozionato e le chiesi di togliersi il reggiseno.
Mi sussurrò: “lo tolgo se tu ti togli i pantaloni”
Io non ci pensai due volte, li levai subito e poi la aiutai a togliersi il reggiseno.
Presi in mano il suo seno nudo, il primo seno che io abbia mai toccato, lo accarezzai, con delicatezza, come se fosse fragile.
Era stupendo, morbido, caldo, soffice, accogliente, era bellissima.
Mentre esploravo per la prima volta il seno di una donna lei mi infilò una mano nelle mutande, appena me lo prese in mano, mi disse: “Ma sei venuto?”
“No, non sono venuto” le risposi.
Ero talmente tanto eccitato che tutta la mia punta era bagnata e vista la mancanza di esperienza da parte di entrambi, scambio la mia bava per il mio orgasmo.

Me lo toccava timidamente, non sapeva come muoversi, non era nemmeno consapevole della mia dote.
Sicuramente lo avrà realizzato con le sue future relazioni di quanto io fossi fortunato.
Feci per aprirle i jeans ma non volle, non voleva toglierli, aveva paura che io volessi andare oltre, ma non era mia intenzione, ho sempre voluto fare tutto con calma.

Allora, con i pantaloni chiusi, le infilai una mano ugualmente sotto, piano, sentii accarezzare il dorso della mia mano dal velluto del suo intimo.
Le mie dita scendevano dolcemente, i miei polpastrelli sentirono la sua leggera peluri, scesi ancora, piano, e finalmente la sentii, era bagnata, tanto bagnata.

Il quel momento non ci vidi più, non sapevo come muovere le dita ma nacque in me un desiderio irrefrenabile di volerla assaggiare, volevo baciare le sue labbra, gustare il suo nettare, volevo darle piacere.
Era più forte di me, ho sempre avuto questa fantasia e volevo realizzarla, dovevo realizzarla.
Erano anni che guardavo video solo su quello, era il mio fetish.

Lei gemeva alle mie carezze, ma continuava a non volersi togliere i pantaloni, io non le dissi cosa avrei voluto farle, lo trovavo poco elegante, certe cose si fanno, non si dicono.
Allora in modo completamente naturale, le infilai un dito dentro, era accogliente, calda.
Sentii una cosa stringermi il dito, solo mesi dopo capii che quello era il suo imene.
Stavo penetrando una vergine, la mia vergine.

Quel giorno tornai a casa con le dita umide ma con la gola asciutta, la mia fantasia non si realizzò, sapevo che avrei dovuto aspettare.
Ricordo quando mio padre mi venne a prendere in macchina.
Mentre lui guidava io mi avvicinai il dito al naso, lo annusai e sentii il suo odore, pensai “non mi laverò più le mani per il resto della vita”

Da quel episodio passarono giorni, forse addirittura settimane.
Uscivamo regolarmente, ci vedevamo tutte le mattine prima di entrare a scuola, era carina ad aspettarmi sempre per darmi un bacio prima di entrare in classe.

Un giorno, ci trovammo di nuovo soli a casa sua.
Andammo in camera, ci mettemmo a letto, nascondendo la nostra timidezza sotto le lenzuola.
Io mi tolsi tutto rimanendo solo in mutande e lei per la prima volta fece lo stesso.
Finalmente aveva liberato le sue gambe, le sue cosce, i suoi bellissimi piedini da quegli odiosi jeans.
Ricordo la sensazione del suo dolce seno contro il mio petto, ma ancora di più ricordo, le sue gambe nude che accarezzavano le mie.
Stavamo facendo l’amore solo intrecciandoci, le muovevamo con passione, era liscissima, non pensavo che si potesse godere così tanto solo con delle carezze.
In quel momento capii che era la mia occasione per realizzare la mia fantasia, il mio sogno.
Incominciai delicatamente a baciarle il collo, poi scesi sul petto, sul seno, lo baciai un po’, lo adoravo ma volevo provare qualcosa di nuovo.
Poco per volta scesi sul suo ventre, lo baciai e ricordo che sentii un suo timido “che fai?”
Questa piccola domanda è il motivo per cui rende la mia prima volta qualcosa di veramente unico.
La sua innocente inconsapevolezza giovanile che la portò a non capire quello che stessi andando a fare.
Cosa c’è di più eccitante?
Non risposi e scesi ancora con le labbra fino alle sue mutandine che prontamente spostai di lato e prima ancora di qualsiasi altra cosa, prima che lei potesse realizzarlo, gliela prendei in bocca.
Finalmente.
Era bagnatissima, sentii subito il suo sapore, era buonissima, aveva un sapote stupendo, il sapore di una vergine.
Erano anni, ma veramente anni che volevo farlo e finalmente, lei era sulla mia lingua.
L’avevo visto fare in troppi video online, ora era il mio turno, ora toccava a me.
Dopo nemmeno pochi secondi le sfilai le mutandine, fu lei stessa ad aiutarmi, in pochi minuti era passata dal non volersi togliere i jeans ad aprirsi nuda al mio viso.
Fu troppo eccitante il suo silenzio.

Mi infilai comodo tra le sue cosce e ricominciai a leccarla.
Le passavo la lingua su e giù, riuscii facilmente a capire dove la desiderava di più attraverso i suoi gemiti.
Lei godeva come mai aveva fatto in tutta la sua vita, probabilmente non le era nemmeno mai passato per la testa che io potessi fare una cosa del genere.

La sua peluria bionda e fine mi accarezzava il naso mentre il suo amore rilasciava il suo succo.
La vedevo godere con la schiena inarcata come una venere mentre la mia lingua continuava ad accarezzarla.
Non sapevo dove mettere le mani allora le infilai dentro un dito, era persa, fu troppo soddisfacente.

Non mi ricordo quanto tempo passò ma mi ricordo che la lingua mi faceva male, non era abituata a muoversi in quel modo.
Quando mi staccai la vidi più stanca di me, incredibile quante energie si posso perdere stando semplicemente sdraiati.
Mi disse che avevo la sua bavetta sul mento, mi pulii e la baciai.
Poi mi chiese se l’avessi mai fatto prima, me lo chiese più volte.
Era incredula e sono convinto che ancora tuttora pensi che lei non fu la mia prima volta, rimase sorpresa e questa cosa ammetto che mi gratificò molto.
“Era per questo che volevo che ti togliessi i pantaloni” le dissi.
“ma scusa, tu non potei dirmelo che volevi fare questo?” mi rispose.
Era troppo carina.
Quel giorno la leccai ovunque: in camera, sul divano, in soffitta, in piedi, persino per terra.

Ricordo anche un altro episodio di quando lei venne a casa mia, eravamo super in ritardo, sua madre sarebbe arrivata da lì a pochi minuti per portarla a casa.
Ci stavamo baciando nella mia cameretta e lei mi disse: “Fallo.. so che vuoi farlo..”
Io sorrisi, non avevamo tempo ma mi fece capire che il tempo, anche se poco, c’era.
Le tolsi tutto e la incomincia a leccarla sul mio letto.
Era bellissima.
Non capii mai chi dei due amasse di più quel momento, se lei o io.

Non feci mai sesso con lei, non vi fu mai niente di più di questo.
Nessuno dei due si sentiva pronto per andare oltre e la relazione finì prima, mi innamorai di un'altra ragazza.

A volte mi chiedo se si ricorda di me, se si ricorda di quello che le facevo e di quanto mi piaceva farlo.
Mi chiedo se mi ha più desiderato e se si è mai toccata pensando a quanto eravamo belli insieme.
Mi chiedo se ha mai incontrato qualcuno che le regalava le stesse emozioni.
Penso a come sarebbe rivederla, prenderla di nuovo in quel modo come quando eravamo minorenni, mi chiedo quanto amerebbe la mia lingua ora che ho accumulato un po’ di esperienza, ora che so come ascoltare, ora che so come portare all’orgasmo una donna.

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