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L'amica di mia sorella viveva da me da un mese


di VentenneCurioso
21.01.2024    |    465    |    1 9.2
"Lei non disse nulla, né quella sera né nelle settimane successive..."
Premessa: ogni storia che scriverò su questo profilo è frutto di avventure vissute, buona lettura ❤️

La migliore amica di mia sorella viveva a casa mia da circa un mese.
Andavamo alle superiori, questa ragazza finì in ospedale per degli eventi spiacevoli accaduti in famiglia.
Decidemmo di accoglierla a casa nostra fino a quando le acque non si sarebbero calmate.

Era di un’intelligenza rara e di una bellezza da far invidia alle migliori modelle.
Lunghi capelli biondi, occhi grigi chiarissimi, sopracciglia fini, mandibola scolpita e un naso perfetto.
Altezza standard con un fisico magro e asciutto con tanto di tartaruga.
Dita sottili e curate, aveva sempre delle unghie perfette.
Seno contenuto, una seconda, ma la portava da Dio, o meglio, da Dea.
Aveva uno sguardo che diceva “scopami”, era molto maliziosa, non a parole, con gli occhi.
Non conobbi più nessuna ragazza con uno sguardo simile.

La conoscevo da anni, era molto particolare, una ragazza difficile da gestire, studiava psicologia e amava le materie umanistiche.
Rimasi incantato fin dal giorno che mia sorella me la presentò.
Eravamo a fare serata in giro, fuori da un locale, ricordo che le facevano male i piedi (per via dei tacchi) e che si mise a camminare scalza per terra.
Oggi forse la troverei erotica come cosa ma comunque potete immaginare che non è una cosa normalissima da fare in giro.
A ogni modo, passarono anni e io mi fidanzai con una ragazza di cui ero follemente innamorato.

Come detto, lei ormai era da qualche settimana che stava da me, dormiva in camera di mia sorella, la porta davanti alla mia.
La mattina non la vedevo, ero solito svegliarmi dopo di loro per fare colazione da solo e nemmeno nel pomeriggio perché frequentavamo due istituti diversi, ma la rivedevo poi la sera a cena.

Nasceva una conversazione a tavola, che portavamo avanti per ore, anche dopo aver finito di sparecchiare.
Mia mamma e mia sorella andavano via dalla cucina, ma io e lei continuavamo a parlare da soli.
Religione, psicologia, rapporti umani, attualità.
Ricordo che c’era sempre una sorta di imbarazzo nel chiudere la conversazione, come se ognuno di noi volesse qualcosa di più.
Non intendo per forza a livello sessuale, ma era chiaro che c’era una certa intesa, attrazione.

Una mattina mi svegliai e sentii mia sorella e la sua migliore amica andare in cucina a fare colazione.
Ero particolarmente eccitato, approfittai di quel momento di solitudine per masturbarmi sotto le coperte.
No, lei non entrò in camera mia in quel momento, lo so che ci speravate.
In realtà andò tutto bene, riuscì a raggiungere l’orgasmo.
Col mio membro ancora in mano, gonfio e sporco di seme, decisi di andare in bagno a lavarmi prima che loro tornino in camera a cambiarsi.
Mi alzai, aprii la porta, non feci nemmeno in tempo a fare un passo che sentii: “cavoli” (inteso come “cavoli sei già in piedi”).
Me la trovai sbucare dal corridoio di fianco a me a nemmeno mezzo metro, sulla mia destra.
Vi giuro, il corridoio era buoi, luci spente, non l’ho minimante sentita arrivare.
Chi è che cammina in giro per casa al buio? Perché non ha acceso la luce? Forse perché non sapeva come accenderla, non lo so, sta di fatto che il cuore mi andò a mille.
Non potevo girarmi all’improvviso, non potevo coprirmi o metterlo nelle mutande, qualsiasi movimento innaturale le avrebbe fatto capire che ero uscito dalla stanza col cazzo pulsante in mano.
Decisi di fare l’unica cosa che mi venne in mente, senza fermarmi e senza rispondere, continuai a camminare sperando che la poca luce le impedisse di vedere.
Al secondo passo, lei si trovava ormai dietro di me, entrai in bagno e chiusi la porta.

Non seppi mai cosa vide quella mattina, visibile era visibile, ma durò tutto pochi secondi.
Quella sera ci fu molto imbarazzo da parte mia nel far finta di niente.
Lei non disse nulla, né quella sera né nelle settimane successive.

Il giorno che lasciò casa nostra, fu l’ultima volta che la vidi.
Sbagliai a non abbracciarla, fu un saluto molto freddo, impaurito forse dall’ammettere la mia forte attrazione nei suoi confronti.

Non ho mai capito se lei ai tempi le piacessi, vivere insieme l’aveva trasformata in una specie di sorellastra e questo rendeva tutto un po’ perverso.
Mi piace comunque pensare di esser stato nelle sue fantasie, almeno in quel periodo.

Ho deciso di scrivere questa storia perché oggi l’ho sognata, ho sognato di baciare il suo seno.
Sta mattina ho aperto il suo Instagram dopo anni, posta molte foto in topless di schiena o in costume.
Credo di non aver mai conosciuto una ragazza così bella e sono contento che lei ne sia consapevole.
Si è persino tatuata di fianco il pube la frase: “dulce de leche”, ovvero, “dolce di latte”
Purtroppo ha un carattere difficile, è instabile ma rimane uno dei miei rimpianti, non escudo però, di scriverle.

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