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Il senso della barca vela per Alessia - 2


di serendipity
11.12.2021    |    1.192    |    4 9.3
"Era però pieno di quel nettare bianco che ancora mi colava dal viso..."
Ormai era chiaro che l'intesa tra me e Francesco non aveva nulla a che fare con l'argomento di cui stavamo parlando. Lo sguardo di Francesco, mentre parlavamo, indugiava sul mio capezzolo ribelle per poi posarsi senza tregua tra le mia cosce divaricate. Francesco cercava, me ne rendevo conto, di distogliere lo sguardo dalle mie nudità, ma questi suoi tentativi nulla potevano contro la forza magnetica che sembrava scaturire dalla mia sfrontata esibizione. Francesco poteva contare sulla semi oscurità e quindi pensare di non essere visto e la mia impudenza poteva essere semplicemente dovuta al vino fresco. Ma la realtà era che io potevo vederlo nella semi-oscurità e quasi sentire il suo sguardo sulla mia pelle nuda. E la mia impudenza, se così vogliamo chiamarla, era alimentata e a sua volta alimentava la mia crescente lussuria.
Ad un certo punto non ero più in grado di trattenermi, tanto era forte il mio bisogno di dare uno sfogo al desiderio che si irradiava dal mio sesso. Mi alzai all'improvviso e senza nemmeno augurare la buona notte scesi sottocoperta ed entrai nella cabina di poppa posizionata esattamente sotto al posto occupato da Francesco.
Poco prima, in uno dei rari momenti in cui non ero occupata a scrutare le reazioni di mio fratello Francesco, avevo visto il viso di Matteo, mio marito, fissarmi attraverso il piccolo oblò.
Matteo doveva aver capito le intense ed indecenti emozioni che mi avevano fatto vibrare la
fuori. Sicuramente se ne accorse, quando appena salita sul letto e avendolo trovato nudo con il suo bel membro duro, lo montai. Avevo bisogno di sfogare il desiderio accumulato. Ero calda e molto bagnata. Facemmo l'amore intensamente, incuranti che i miei gemiti soffocati potessero essere uditi. Entrambi con le proprie fantasie, senza condividerle come solitamente facciamo, ciascuno pensando di indovinare anche i pensieri dell'altro.
Venimmo insieme, abbracciati e sudati.
Poco dopo Matteo di addormentò. Io però non riuscivo a prendere sonno. Piano piano cominciai a toccarmi. Avevo ancora bisogno di soddisfare il mio appetito. Rimasi per un po' in ascolto. Non sentivo alcun rumore che non fosse dovuto alla brezza marina e ai leggeri sussulti della barca.
Non volevo svegliare Matteo. Sgusciai fuori dalla cabina e cercando di fare nessun rumore mi diressi fuori, verso la prua.

Il cielo era stellato e brillava una bellissima luna crescente. Arrivata a prua allargai le mie gambe e con la mano destra cominciai toccarmi il piccolo bottoncino per poi inserire medio e indice. Con la mano sinistra intanto mi strizzavo i capezzoli che sentivo grossi e duri. Per mantenere l'equilibrio mi sporsi un po' in avanti in modo da potermi appoggiare, tra il collo e la clavicola, sullo strallo di prua. Ero in questa posizione quando finalmente riuscii a squirtare. La fontana mi inondò le cosce. Una sensazione sempre stupefacente ma ancora più sorprendente fu sentire due mani sulle mie spalle.
Qualcuno mi stava accarezzando e subito dopo quel qualcuno mi legava un leggero foulard sugli occhi. Io ero ancora appoggiata a quel improvvisato sostegno. Sentivo tra i miei glutei il membro tosto del mio compagno notturno. Mi abbassai un po' di più con la schiena avvinghiandomi allo strallo e così facendo spingendo i miei glutei verso il misterioso compagno. Piano piano cominciai a supplicare di scoparmi: "Scopami, scopami". Inizialmente era quasi un flebile lamento. Mentre continuavo a domandarmi chi fosse, la sua asta cominciava a penetrarmi. Poi diventava una supplica: "Scopami, scopami" quando i suoi lombi sbattevano possenti sui miei glutei.
Le mie fantasie vorticavano nella mia testa quando mi sorpresi con quel: " Scopami, SCOPAMI FRANCESCO".
Lo sentii irrigidirsi e poi, dopo essersi scostato da me, mi fece girare ed inginocchiare. Senza una parola sentii un possente fiotto colpirmi sul viso e poi sul collo e sui seni.

Rimasi lì, seduta. pensierosa. Non so quanto aspettai prima di togliermi il foulard. Non c'era nessun altro.
Dopo un po' mi mi convinsi a rientrare nel pozzetto. Guardai il foulard, non lo riconoscevo. Era però pieno di quel nettare bianco che ancora mi colava dal viso.
Senza fare alcun rumore, entrai in bagno per sciacquarmi e lavare il foulard che poi stesi alle draglie.

Il mattino dopo mi svegliai, quando tutti gli altri erano nel pozzetto, giusto in tempo per sentire Silvia dire che non capiva come il suo foulard fosse finito steso!



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