Racconti Erotici > Prime Esperienze > La prima volta con una milf la. Mia dottoressa
Prime Esperienze

La prima volta con una milf la. Mia dottoressa


di MARKGENTILE
24.12.2018    |    27.216    |    4 9.2
"Lei respira velocemente adesso e continua a dire il mio nome e dice ‘no’, dice ‘Andrea fermati’, ma io prendo la mano che lei ha spinto contro il mio petto e..."

La prima volta che sono andato dalla dottoressa avevo appena compiuto 18 anni.

Ho fatto una rissa a scuola, durante la gita, e siccome ho spaccato il naso a uno di terza, la preside ha chiamato mia madre e gli ha detto che dovevo andare dallo psicologo.

Io non ne volevo sapere, ma quando ho visto la dottoressa ho cambiato idea. La dottoressa è una delle donne più belle che esistono, e non è solo perché ha una terza di reggiseno e due gambe da urlo anche se c’ha quasi 40 anni. È che è proprio sexy. Quando inizia a parlare ha una voce così morbida che l’ascolterei per ore, e ogni tanto è quello che faccio.
Lo facevo soprattutto all’inizio: mi mettevo lì e stavo zitto a guardarla. Lei a volte stava zitta anche lei e mi guardava, e passava un’ora così. E la mamma si arrabbiava che diceva che lei non pagava tutti quei soldi per niente.

Altre volte parlava solo lei, per un’ora.

Poi, piano piano, ho iniziato ad aprirmi. Perché lei non è solo bellissima, è anche un sacco intelligente. E mi faceva proprio le domande giuste per tirarmi fuori tutto quello che avevo dentro.

Piano piano il nostro rapporto è cambiato, si è evoluto, dice lei.

Lei mi ha aiutato un sacco, mi ha aiutato a crescere, a tirare fuori tutto quello che avevo dentro. È lei che mi ha detto di provare con il karate e anche il karate mi è servito. A indirizzare la mia rabbia, a imparare la disciplina. A crescere.

Sono anche cresciuto davvero, fisicamente dico. È successo un po’ all’improvviso, forse anche quello è stato merito del Karate. Mi ricordo che quando sono andato in vacanza, quell’estate, portavo il 40 di scarpe e ero leggermente più basso della dottoressa. Adesso ho il 44 e la supero di brutto.

La dottoressa si chiama Grazia, l’ho scoperto da poco. Perché adesso mi riceve a casa sua, prima andavo in un poliambulatorio e, devo dire, era abbastanza triste, con i mobili di plastica e quelle sedie scomode, ma poi ci siamo trasferiti a casa sua, ha proprio una stanza con un ingresso separato e a me piace un sacco, i mobili sono tutti marroni e non chiari come nell’ambulatorio e c’è sempre un mazzo di fiori veri in un vaso.

E un giorno suo marito è entrato e l’ha chiamata e così ho scoperto che si chiama Grazia. Poi dopo l’ho cercata su facebook, ma non c’è.

E la parte preferita dei nostri incontri, per me, è quando arrivo e lei mi saluta. Lei in genere è seduta dietro una scrivania, a volte è al telefono, a volte scrive qualcosa sulla sua agenda. Mi saluta, ci diciamo delle cose pratiche, tipo come stai, scusi se sono in ritardo (la dottoressa ha sempre insistito molto che io dovevo darle del lei e all’inizio io me ne fregavo, beh, me ne fregavo un po’ di tutto, poi, non mi ricordo più nemmeno come è successo, ho iniziato a farlo e adesso mi viene automatico). Poi io mi accomodo sul divano e lei si alza dalla sua scrivania e viene a sedersi su una poltroncina davanti a me.

E, quando si siede, incrocia le gambe e appoggia le mani sui braccioli della sedia.
Ecco quella è la mia parte preferita.

Lei ha le gambe bellissime e si veste sempre molto classica, insomma, da dottoressa, con la gonna e le calze trasparenti e le scarpe col tacco. E le sue gambe, non lo so perché, ma mi fanno impazzire. E io guardo le sue ginocchia scorrere l’una contro l’altra, come se si accarezzassero e vorrei appoggiare le mie mani su quelle ginocchia. Farle scorrere lungo le sue cosce, sollevarle la gonna…

A volte mi perdo nella mia fantasia e quando mi ripiglio la trovo che mi guarda o magari scrive qualcosa nella sua agenda.

Poi lei inizia a parlare e io, piano piano, mi dimentico di lei e comincio a parlare di me, la seguo mentre mi guida dentro me stesso.
Ma quando torno a casa, poi, mi tocco immaginando che lei un giorno si alzi da quella poltrona e venga a baciarmi.
Ho già avuto due ragazze, una a scuola e una in vacanza, so come si fa. Ma le ragazze della mia età non mi interessano, sono tutte stupide.

Oggi è l’ultimo giorno che vengo dalla dottoressa, perché ho fatto l’esame di maturità e dopo l’estate andrò all’università e abbiamo deciso che non ho più bisogno di lei. Lo abbiamo deciso insieme e lo so che è giusto così e la mamma ha detto che non ha più senso pagare quando si vede che sono guarito e che ho messo la testa a posto (ma lei pensa che è stato tutto merito del karate, non della dottoressa, alla mamma la dottoressa non piace tanto, forse è un po’ gelosa perché ci sono delle cose che dico solo alla dottoressa e lei lo sa).

Quando arrivo e entro nello studio che affaccia sul giardino e vedo la finestra aperta e la tenda che si muove dietro la dottoressa che, come al solito, è seduta dietro la scrivania, mi sento un rospo in gola che davvero non so come farò a parlare oggi.

Lei si alza e viene verso di me e capisco che anche lei ci ha pensato che oggi è il nostro ultimo giorno. E forse dispiace un po’ anche a lei.

Mi chiede di darle del tu, che da oggi non siamo più medico e paziente ma come due amici. Io dico va bene, Grazia. Poi mi siedo sul divano e lei per far vedere che questa terapia sarà diversa, si mette a sedere anche lei sul divano, di fianco a me.

Poi accavalla le gambe come fa sempre e a me mi viene spontaneo spostarmi un po’, perché ormai sono lungo e le mie ginocchia vanno quasi a toccare le sue e essere così vicino a lei non mi sembra una buona idea. E porto subito le mani a nascondermi che lo sento che mi sta diventando duro solo a guardarle le ginocchia.

Iniziamo a parlare del più e del meno, davvero come due amici, ma forse come due amici suoi, ché io con i miei amici parlo solo di cose importanti. Cioè magari sono delle cavolate, ma per noi sono importanti.
E più parliamo di cose senza senso, più la mia mente si allontana dal discorso e la mia fantasia si scatena. Vedo il pizzo del suo reggiseno sotto la camicia e immagino di spogliarla. Di toccare le sue tette e di annusarle e di mettermele in bocca. Ma la cosa che mi piace di più, come al solito, sono le sue gambe.
Oggi poi ha le calze con la rete e davvero faccio fatica a smettere di guardarle.

E mi sembra che lei arrossisca mentre la guardo, che lei capisca. Che alla fine, mi conosce così bene, non ci sarebbe niente di strano se mi capisse davvero.

Vorrei toccarla, ma mi sembra che la mano che tengo chiusa in un pugno sul divano pesi cento tonnellate, non riuscirò mai ad alzarla. Ma poi penso che non la rivedrò più, che oggi è l’ultimo giorno.


La stanza oscura
Continua a leggere ...
Mi accomodo meglio e le mie ginocchia vanno a toccare le sue. Se le sposta, penso, vuol dire che non mi vuole. E lei è come se all’inizio non si fosse accorta che le punte delle nostre ginocchia sono lì, che si stanno toccando. Che la stoffa dei miei jeans sfrega le sue calze a rete. Continua a parlare, muove le mani, mi piace ascoltarla ma adesso non la sento. Adesso l’unica cosa che sento è la punta del mio ginocchio che tocca il suo. Mi curvo in avanti, appoggio i gomiti sulle gambe e incrocio le dita delle mani: le sue gambe sono lì, vicinissime, sento quasi l’odore della sua pelle. Lei ha la schiena appoggiata nell’angolo del divano, un braccio steso sul bracciolo, è come se si spingesse lontano da me. E il fatto che sia consì lontana, invece di scoraggiarmi, mi fa sentire libero di muovermi.

Penso ‘ora o mai più’ mentre allungo la mano verso il suo ginocchio. La dottoressa, Grazia, smette di parlare e ho come la sensazione che si rifugi nel suo angolo ancora di più, ma è solo un’idea, perché non ho il coraggio di guardarla. Guardo il mio dito che gioca con le sue calze, segue i bordi della rete, senza toccare la sua pelle.

‘Andrea?’ Mi chiama piano. Ma ho deciso che non le risponderò. Ho deciso che abbiamo parlato anche troppo in quella stanza. Ci siamo detti tutto, lei sa tutto di me e io anche so tutto di lei. So che sono due anni che mi tocco pensando a lei, so che l’ho immaginata in tutte le pose e le situazioni possibili. So che se non ci provo adesso, il pensiero di lei mi morderà per il resto della mia vita. E che tanto, cosa può succedere?
Non la vedrò mai più.

Continuo a muovere il mio dito sul suo ginocchio, ma adesso lo infilo dentro uno dei buchi della rete a toccare le pieghe leggerissime della sua carne. Grazia è immobile.

Poi la calza si rompe. Le mia dita son troppo grosse o forse i buchi sono troppo piccoli e lei fa un respiro veloce, come quando prendi aria mentre stai nuotando. E io appoggio tutta la mano sulla sua coscia, e infilo le dita nei buchi e continuo a strappare la calza mentre proseguo verso l’alto, dove la pelle è più calda.

Lei respira velocemente adesso e continua a dire il mio nome e dice ‘no’, dice ‘Andrea fermati’, ma io prendo la mano che lei ha spinto contro il mio petto e le bacio il palmo.

‘Ti prego’, è l’unica cosa che riesco a dire, ti prego baciami, ti prego toccami.

La prendo per la testa e la bacio e lei all’inizio dice solo ‘Andrea no, Andrea basta.’ Ma le sue parole finiscono dritte nella mia bocca e la sua lingua tocca la mia per sbaglio e dopo non ce n’è. Dopo ci sono solo le nostre bocche, una dentro l’altra e le mie mani e il mio corpo sopra di lei.

Le tiro su la gonna, provo a strapparle le calze del tutto, ma lei fa un verso come di dolore e mi ferma la mano e in un attimo, non so come, è senza calze. Sento la sua pelle nuda sotto le mani, vorrei guardarla ma non riesco a staccarmi dalla sua bocca. E vorrei avere sei mani per toccarla dappertutto. Lei si muove, io mi sposto per farle spazio e mi ritrovo sdraiato sopra il divano, con lei sopra di me.

‘Tu sei matto.’ Mi dice mentre si toglie la camicia.
‘No io sono matta. Io sono matta.’ La sua voce è rotta dai respiri, io le prendo le tette fra le mani, e due anni di sogni a occhi aperti diventano realtà.

Le tiro fuori le tette dal reggiseno, che a slacciarlo non ci provo nemmeno che non so se son capace e non voglio fare la figura del ragazzino. Lei me lo tira fuori e io vorrei avere dieci occhi per vedere le sue mani su di me, e guardare le sue tette e le sue gambe e anche dieci bocche per baciarla dappertutto. E prima di capire come è potuto succedere mi sento entrare dentro di lei.

Lei si ferma e per un attimo ho l’assurda consapevolezza che sarà questa l’immagine che mi accompagnerà per il resto della mia vita, tutte le volte che mi toccherò, tutte le volte che mi sentirò eccitato: lei, sopra di me, ferma, con i seni pieni fuori dal reggiseno, le guance rosse e la gonna ancora addosso. E io sono dentro di lei. Quasi non ci credo, perché quasi non sento niente. Finché lei non inizia a muoversi. Piano, pianissimo, avanti e indietro. Oscilla, prima verso di me, poi lontano da me. E io mi sento durissimo e cerco di stare concentrato, di capire cosa devo fare. Ma in realtà fa tutto lei, continua a muoversi, tenendo le mani sul mio petto e a ogni movimento mi sembra di sentirla di più e mi sembra di venire da un momento all’altro.

Poi lei si ferma di nuovo, per fortuna, mi prende le mani e me le mette sulle tette e inizia a muoversi di nuovo, ma pianissimo. Va su e giù su di me e ogni volta che torna giù mi sento entrare di più dentro di lei e tutti e due facciamo un suono, nello stesso momento e io lo so che sono al limite. E quando mi sento che non resisto più mi sollevo e la stringo forte tra le braccia e la sento rabbrividire e sento la sua voce dentro il mio orecchio e non capisco più niente, non sento niente, non sono niente, se non piacere allo stato puro.

E lo so che oggi sono diventato un uomo.

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La prima volta con una milf la. Mia dottoressa :

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni