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Prime Esperienze

Una Domenica di primavera


di martaluca
21.03.2020    |    2.449    |    16 9.9
"Non solo mi aveva scopata a dovere, con quel piglio un po' rude che, in alcune situazioni, mi piace tanto..."
Questa voglia di inserire nella nostra intimità altre persone, sconosciute, parte da lontano, da una fantasia del mio Luca di qualche anno fa. Una sera facevamo il bagno nella vasca idromassaggio... Seduti sul fondo, lui mi teneva abbracciata su di sé con la schiena appoggiata al suo petto e le gambe divaricate. Finite le bolle, con l'acqua che era ancora caldissima, lui aveva preso ad accarezzarmi il corpo, e, palpeggiandomi voluttuosamente le tette, giocava con i miei capezzoli già turgidi, massaggiandoli tra la punta delle sue dita. Aggredita dal desiderio, ho iniziato a toccarmi, prima infilando un dito nella mia passerina, poi titillando il clitoride in cerchio, sempre più vorticosamente. Avevo così raggiunto la soglia del piacere in pochi attimi, mentre sentivo, sulla mia schiena, il cazzo di luca gonfiarsi per l'eccitazione. A quel punto desideravo soltanto di essere penetrata con decisione e scopata a dovere da quel bell'uccello nerboruto. Ma Luca insisteva incitandomi a masturbarmi con sempre maggior intensità, in estasi per i miei gemiti. Cingendomi con un braccio mi baciava sul collo, mentre, con l'altra mano, aveva preso il posto della mia, portandomi verso l’orgasmo, in un gioco fatto di furiose ed intense stimolazioni intervallate da carezze delicate e leggere. Mentre mi accingevo ad esplodere tutto il mio piacere, non riuscendo nemmeno a trattenere l'istinto di farmela addosso per lo spasmo dei miei muscoli pelvici, lui aveva abbandonato l'abbraccio con cui mi teneva a se, e, ruotando il mio bacino di quanto bastava, continuando a tormentarmi la fica, mi aveva infilato due dita nel culo, aggiungendo quella sensazione di dilatazione che mi fece scoppiare in delle urla oscene ed in un orgasmo squassante, di quelli che ti fanno tremare le gambe per alcuni minuti. In men che non si dica, poi, mi aveva messa a cavalcioni su di sé, dettando il ritmo di quel pistone di carne che spingeva a fondo nella mia grotta umida. Mentre correvo veloce verso una nuova ondata di piacere ed il mio viso era rosso fuoco per il caldo dell'acqua ed il sangue che irrorava generosamente le mie estremità, luca mi sussurrò una frase all'orecchio, confessandomi un desiderio che covava da tempo: condividere alcuni dei nostri momenti di sesso con delle persone estranee. Una coppia, una donna, un uomo, non importava... Il suo desiderio era quello di trovare per noi dei giocattoli sessuali viventi, che assecondassero e promuovessero il nostro piacere. Io arrossii ancora di più, se possibile, e per un moto di pudore, tra un sospiro e l'altro, esclamai: "Ma sei matto"? Poi venni una seconda volta e luca mi svuotò il suo piacere bollente a grossi fiotti, sul viso e nella bocca. Dopo qualche minuto di abbracci e carezze, finimmo di lavarci e ci coricammo. Ma poi, già quella notte, il pensiero e le fantasie si fecero strada dentro di me. Assecondandole, immaginavo come si sarebbe potuta presentare l’occasione e capivo che, anche per me, sarebbe stato massimamente eccitante dividere e moltiplicare il nostro piacere assieme ad altre persone con cui fossimo entrati in quella complice sintonia che si può cercare soltanto unendo i propri corpi nudi.

Il tempo aveva quasi cancellato il ricordo di quella sera quando, un pomeriggio di domenica, uno dei primi giorni di primavera, dopo il lavoro, decidemmo, vista la bella giornata di sole, di dirigerci verso il mare per una passeggiata. Avremmo potuto optare per una meta più vicina, ma Luca volle scegliere l'oasi naturalistica della Brussa, dove andava al mare, da ragazzino, con i suoi parenti. Parcheggiata la macchina ai margini della riserva naturale, accanto all'altra vettura presente, avevamo raggiunto la spiaggia a piedi, attraverso la pineta, e cominciato a camminare verso Caorle, fino al canale. Ci eravamo poi messi a raccogliere le conchiglie e quegli strani oggetti che le mareggiate invernali riconsegnano all'arenile, facendo a gara per chi avesse recuperato la cosa più bizzarra. Ad un tratto, quasi sorpresi dal tramonto, ci siamo incamminati, con passo veloce, sulla strada che ci avrebbe ricondotti al parcheggio. Mentre ci spostavamo di buon passo attraverso i sentieri della pineta, seguendo a ritroso il percorso che ci aveva condotti in riva al mare, preoccupati dalla possibilità che il buio ci sorprendesse nel bel mezzo della vegetazione incolta, la luce si faceva sempre più fioca. Fu allora che ci imbattemmo in una coppia sulla cinquantina, che passeggiava con un labrador. Ci hanno salutati con un bel sorriso e, ricambiando il loro saluto con altrettanta cortesia, non potevamo certo immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.

Arrivati alla laguna interna, ormai sicuri di poter riguadagnare la via di casa e presi da quell'euforia infantile che si prova di fronte ai giochi, ci siamo arrampicati sulla torretta per il birdwatching. Guarda di qua, guarda di là, eravamo rimasti soli. La coppia con il cane, che avevamo incontrato alcuni minuti prima, si era allontanata in direzione del parcheggio, ed ormai si faceva scuro. Ad un certo punto mi giro e Luca aveva tirato fuori il cazzo. Afferrandomi, delicatamente, ma con una certa decisione, per la testa, me lo aveva infilato in gola. Eccitata da quella sorpresa, avevo iniziato a succhiarlo con foga, assaporandone l’afrore. Quel gusto leggermente salino e quell’odore di maschio in calore mi avevano dato il colpo di grazia. Facendo scivolare una mano nelle mutande, sulla mia micetta già umida, avevo iniziato a sgrillettarmi con foga, pregustando il momento in cui Luca mi avrebbe infilzata con la sua cappella rossa e turgida. La novità del sesso all’aperto, nel bel mezzo della natura, mi regalava quel brivido in più, facendomi sentire porcella al punto giusto. Così, mugolando, continuavo a riempirmi avidamente la bocca con il bastone umido e durissimo di Luca. Lui mi guardava fisso negli occhi, estasiato, mentre, tenendo una mano sulla mia nuca, dettava degli affondi sempre più frequenti e profondi.


La fregola di quel momento ci aveva fatto perdere la cognizione di quanto stesse succedendo attorno a noi. E così, non so se perché ci avessero visti salire, o perché mossi da intenti simili ai nostri, i due signori che avevamo incrociato nella pineta, questa volta senza il cane, che evidentemente avevano chiuso nella loro jeep americana, avevano guadagnato di soppiatto la cima della torretta, sorprendendomi di fatto con il cazzo di luca in bocca e la mano bagnata nelle mutandine. Passato il primo momento di imbarazzo, il lui della coppia ha sorriso sornione e compiaciuto dicendo: "Tranquilli ragazzi, queste cose le abbiamo fatte mille volte anche noi"... Stavano per voltarsi ed uscire quando Luca, che, di solito, a dispetto della sua stazza, è timido e molto educato, ha detto: "Se la sua signora non si offende, mi piacerebbe moltissimo poter godere anche noi dello spettacolo che vi abbiamo offerto"!

In men che non si dica avevo ricominciato a succhiare il cazzo di luca, tormentandomi l'inguine furiosamente. I nostri nuovi amici, altrettanto eccitati, armeggiando con i loro vestiti, si erano posizionati di fianco a noi, ed avevano iniziato ad imitarci in un crescendo di gemiti e mugolii. Lei, una signora distinta, e sexy, solo leggermente curvy e dal viso molto dolce, si era scoperta il seno ed, alzandosi la gonna, aveva provveduto rapidamente a sfilarsi le mutandine nere, di raso, lasciandole cadere a terra, ed esponendo un pube perfettamente liscio e rasato. Accosciata, con la farfallina in vista, aveva poi preso a leccare con maestria dapprima lo scroto e poi l'uccello del suo compagno, tra gemiti e mugolii interrotti solo da grossi bocconi di cazzo. Lui aveva un arnese non enorme in lunghezza ma di ottimo calibro, con una cappella grossa e lucida, ben depilato , anche sul pube. Inutile dire che la scena mi aveva portato ad un nuovo livello di eccitazione.

Luca era in visibilio. Non poteva credere che il caso ci avesse condotti su quella torretta di legno a fare sesso accanto a dei perfetti sconosciuti. Ad un tratto, quel signore, che sembrava un tranquillo e mansueto campione di educazione e riservatezza, cominciò ad appoggiarmi le mani sul culo, palpandolo insistentemente con tutto il palmo ed indugiando con le dita lungo la fessura. Avvertii in Luca una scossa, che lo aveva percorso, attraverso il corpo, dai piedi fino alla punta dei capelli: con un movimento repentino delle mani, mi fece scendere leggings, lasciandomi con le chiappette bianche latte, attraversate da un mini perizoma rosso, davanti alla faccia di quell'uomo appena conosciuto. La sua signora intanto aveva aumentato il ritmo e masturbandosi con foga si sditalinava con la mano sinistra, producendo un rumore simile a quello delle ciabatte infradito quando si cammina sul bagnato.

Per me non esistevano più il tempo né lo spazio, in quel misto di eccitazione ed imbarazzo che rapiva i miei sensi. Protesi il culo in direzione del viso di quell’uomo, nell’intento di mostrare cosa nascondessi proprio lì in mezzo. Uno sguardo di assenso di Luca a quel signore fu più efficace di mille parole e spiegazioni: appoggiando i suoi palmi sul mio culetto, lo divaricò con decisione, costringendomi a scoprire meglio la mia rosellina e le labbra grondanti di umori. Mi tolse il perizoma con decisione e, con la lingua, carnosa e calda, cominciò a leccarmi furiosamente la fica, infilando la punta sulla porta del piacere, tormentando il clitoride ed indugiando anche sul mio buchetto del culo, che pian piano, si dischiudeva, grato delle carezze ricevute. Continuavo a toccarmi il bottoncino, ormai tutto rosso per il continuo sfregamento, fino a che un orgasmo intensissimo mi ha sorpreso, fino quasi a farmi perdere l'equilibrio sulle gambe. In quello stesso momento Luca mi sborrò tutta la sue eccitazione in faccia e sui capelli.

Ormai preda della libidine avrei voluto spompinare quel signore, assieme a quella donna tanto carina ed educata, mentre luca mi squassava la figa a colpi di cappella. Cominciai stringendo i coglioni gonfi di quell'uomo nella mia mano, ma quando stavo per avvicinare la testa alla sua cappella, lui schizzò dei copiosi fiotti di caldo seme negli occhi e nel naso della sua compagna, che, distratta, e probabilmente eccitata, dalle mie iniziative, se era fatta sorprendere dall'eruzione di piacere. Lui non perse tempo, girò sua moglie a 90 gradi e cominciò a farsi strada con le dita in quella bella passerina, mettendo in mostra quel culo pallido e tornito incoronato da un buco del culo perfettamente simmetrico e leggermente dilatato delle tante battaglie combattute a colpi di spada. Intanto Luca mi porse una salvietta. Mi ripulii approssimativamente e subito presi in mano quel bel salame stagionato. Lo masturbai lentamente, per qualche minuto, giocando con i suoi testicoli. Ripreso vigore, il nostro nuovo amico infilzò in un colpo la sua signora, che accolse quella dilatazione improvvisa con un breve gemito di dolore misto a piacere. In un attimo ebbe un orgasmo squassante dopo il quale dovette sedersi su una delle panche della torretta. Intanto luca aveva nuovamente riempito la mia bocca di sborra calda, che avevo avidamente ingoiato. Ci ricomponemmo e dopo alcuni convenevoli ci rendemmo conto che era scesa la notte. Camminando verso il parcheggio ci scambiammo alcune battute ed i numeri di telefono. Salutammo i nostri nuovi amici con rinnovato affetto e ripartimmo verso casa.

Sulla strada del ritorno continuavo a pensare a quanto era successo. Ora avevo ripreso a masturbarmi, con la mano nei leggings. Luca se ne accorse e facendo finta di niente, sulla strada di casa, si infilò in una stradina bianca che lambisce il bosco di uno dei parchi cittadini. "Scendi", mi disse. Mi prese per mano e, percorsi pochi passi dentro alla vegetazione, mi abbassò i pantaloni, e mi infilzò la fica con un colpo deciso. Mi aveva afferrata per le tette, scostando il reggiseno senza complimenti e mi tirava a sé, in degli affondi sempre più decisi. Due minuti di quel trattamento animalesco bastarono per farmi avere un orgasmo profondissimo. Luca venne qualche secondo dopo, dentro di me. Alzai i leggings in vita e sistemai il reggiseno sulle mie mammelle, doloranti per quella presa così decisa. Grondante del suo piacere, risalii in macchina, ancora ubriaca delle emozioni che mi avevano percorsa quel pomeriggio.

Non potevo crederci! Mi ero comportata come una vera troia, grazie a quel porco di Luca... Ed ero fiera di me, tanto che, a pensarci, avevo ancora voglia di uccello e porcate. Avevo soltanto il rammarico di avevo desistito da ben altre porcate, a causa dell'imbarazzo di quella sborrrata, che mi colava in faccia, al pudore della mia prima volta, ed alla velocità con cui tutto si era svolto. Ero fiera del mio luca, sicura del suo amore. Non solo mi aveva scopata a dovere, con quel piglio un po' rude che, in alcune situazioni, mi piace tanto. Ma, per vedermi godere, aveva messo da parte ogni pudore e gelosia, permettendo a quell'uomo di infilare la sua lingua nella mia intimità e regalandomi un momento di eccitazione e godimento che ancor oggi, mentre lo racconto, mi fa impazzire di desiderio.

Soltanto qualche mese dopo, una sera, dopo cena, Luca mi confessò, con un sorriso soddisfatto, di aver organizzato quell'incontro nei minimi dettagli, scegliendo di contattare, tra tante, proprio quella coppia tanto carina e complice. In cuor mio lo avevo sospettato dall'inizio. Mi limitai a stringerlo in un abbraccio, senza parlare. Da tempo stavo escogitando il modo di giungere ad un altro incontro “casuale”. Presto sarei stata io a regalargli nuovi indimenticabili momenti...

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