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IL BOTTONE VIOLA E IL CUCKOLD


di fantastico_scrittore
28.04.2024    |    8.331    |    8 9.6
"Un perizoma di dimensioni microscopiche copriva il suo sesso liscissimo, in mezzo tra sesso e perizoma, c’era il mio bottone..."
Conoscevo Raffaella da qualche mese, e si da subito c’è stata intesa, di quelle chimiche fatte di tanti piccoli dettagli che, messe assieme, generano attrazione. Titolare di una merceria vicino casa, gestiva il negozio che il marito le aveva aperto da sola, ogni tanto lui si faceva vedere, ma si occupava d’altro come mi spiegò lei. Il primo approccio tra noi avvenne mentre cercavo un bottone viola per la mia giacca, sapevo che era totalmente inutile ma mi recai da lei con il mio bottone di campione tra le dita, volevo vederla. La trovai avvolta da una magliettina aderente bianca e pantaloni neri, con scarpe con tacco pronunciato. La maglietta marcava i prosperosi seni, molto ben rifatti, sotto la quale due capezzoli lievemente accennati facevano la propria comparsa. Le posi il problema, lei recuperò una scatola zeppa di bottoni, e lasciò il bancone per mettersi al mio fianco, a quella distanza ravvicinata potei percepire la fragranza del suo profumo e mi venne spontaneo cercare un contatto, solo con il dorso della mano, ma che servì a capire che non rifiutò quel gesto, anzi lo ricambiò in maniera ‘accidentale’ pochi istanti dopo. Non aveva quello che mi serviva, ma promise di cercarlo, e mi chiese il telefono per aggiornami non appena avesse avuto notizie. Pochi istanti dopo la porta a pochi metri dal bancone si aprì, era il marito che passando baciò sul collo la moglie, lasciandomi di fatto tra il perplesso e l’imbarazzato.
Iniziammo a scambiarci messaggi, con la scusa del bottone entrando in una certa intimità, scherzammo su varie cose e, cosa che compresi nel dettaglio solo più avanti, mi accennò delle passioni del marito ribadendomi che lui amava la si guardasse, ma fu un solo passaggio veloce.
Verso gli inizi di aprile mi arrivò un messaggio; “Ho trovato il tuo bottone, lo tengo al sicuro per te, vieni alle 1730 in negozio”
Avevo un impegno piuttosto importante ma naturalmente mi liberai.
La raggiunsi con largo anticipo, ed aspettai un buon quarto d’ora in auto prima di entrare. Quando aprii la port ami sorrise, e mi chiese di spostarmi in fondo al corridoio, girando il cartello con scritto ‘chiuso’, per poi dare due giri di chiave alla serratura. Non disse nulla, ma con l’indice all’altezza del suo naso, mi fece cenno di seguirla lungo una scala a chiocciola che portava al magazzino. Era fantastica, un vestitino bianco svolazzante a fiori esaltava il suo fisico, oltre ad un bel seno prosperoso aveva fianchi arrotondati, e gambe molto belle, avvolte da calze bianche e poi quel profumo... Si mise in piedi davanti ad un banchetto, penso utilizzato per il taglio delle stoffe, aprì leggermente le gambe ed allargò le braccia:
“Cercalo!”.
Ero imbarazzato, e mi bloccai.
“Avanti! E’ su di me, devi solo scoprire dove!”
Sempre molto imbarazzato mi avvicinai, sfiorandole i fianchi.
“Acqua”
Passai ai seni, Raffaella si morse il labbro ma fece no con le dita, li constatai due capezzoli incredibilmente turgidi sui quali mi sarei tuffato immediatamente, ma continuai il gioco.
Lo sguardo di Raffaella si volse verso il basso, intuii.
Mi avvicinai, e con una mano le cinsi il collo fissandola, con l’altra dal ginocchio risalii in mezzo alle gambe. Un perizoma di dimensioni microscopiche copriva il suo sesso liscissimo, in mezzo tra sesso e perizoma, c’era il mio bottone. Sorrise, facendo roteare gli occhi, con due dita spostai il perizoma facendo attenzione a non farlo cadere. Misi il bottone in verticale, giocando con il suo clitoride, appena smisi la pressione lei si avvicinò col bacino, chiedendomi di continuare. Cominciai a baciarla, passando la mia lingua sulle sue labbra, per discendere verso i seni e finalmente avvolgere quei capezzoli turgidi, mordicchiando e leccando entrambi. Con la mano tornai tra le sue cosce, dove il perizoma aveva trovato il suo posto originale, ma ora era totalmente fradicio del suo stupendo sapore, che d’istinto andare a gustare con la mia lingua. Le abbassai l’indumento sino alle ginocchia, mi eccitava vedere il suo intimo esteso dalle sue gambe sempre più aperte, per non perdersi il piacere della mia lingua che le leccava il clitoride, affondando di tanto in tanto tra le sue grandi labbra.
Ad un certo punto mi fermò, sentenziando: “Legami!”
Mi porse alcune strisce di stoffa nera e distendendosi sul tavolo aprì braccia e gambe. Notai che sotto al tavolo erano fissate 4 asole in acciaio, doveva aver già fatto, o sicuramente programmato quel gioco. Legai i polsi e le caviglie, ed affrancai alle 4 asole le estremità, era a gambe aperte col vestito a metà tra seno e vita, ed il perizoma che ora pendeva dalla caviglia destra. Alzò il collo per osservarmi mentre mi abbassavo i pantaloni, estraendo il mio arnese che da qualche minuto implorava spazio.
La presi di forza, sin dal primo colpo, ed inizio a mugugnare di piacere quasi strozzando le grida che le vibravano in corpo, ad ogni colpo alzava leggermente la schiena, quasi a percepire il più possibile ogni singola spinta, godendosi appieno la situazione. Continuai così per una decina di minuti, baciandole il collo e leccando le sue spalle scolpite, poi tornai a prenderle il collo, infilando due dita nella sua bocca. “Leccale”, le sentenziai.
Lei prese a leccare con foga, io recuperai la sua saliva e scesi fino al suo culetto, puntandole le dita nel buchino stretto al centro del suo culetto sodo. Sbarrò gli occhi e mi disse “No, il culetto no ti prego”. La cosa mi eccitò moltissimo, provò a liberarsi ma la stretta era salda. Puntai il mio arnese al centro del suo culetto e iniziai a spingere, per un po’ inarcò la schiena rendendomi difficoltoso il mio movimento, ma poi desistette e di scatto infilai il mio cazzo nel suo culetto stretto… gemette stringendo i denti e poi imprecò… “Me lo sfondi bastardo, lo hai troppo largo!”. La cosa mi eccitò ancor di più e presi ad aumentare il ritmo, lei tirò fuori la lingua quasi da indemoniata, e con le mani si strinse al tavolo per evitare che i colpi la spostassero e sentisse meno quello che le stava entrando, alternando bestemmie a gemiti ripeté per più volte “Si sfondamelo… me lo hai sfondato… sbattimi…”
Scopammo per un altro quarto d’ora e poi raggiunsi il culmine, estrassi il mio membro e salii sul tavolo, all’altezza del suo viso, per venirgli in faccia. Lo accolse tutto, inseguendo con la lingua lo sperma in zona labbra, mentre altro sperma le faceva colare il mascara.
Mi adagiai sulla poltrona alle mie spalle, la osservavo respirare, ancora li legata e con il viso pieno di sperma, che cercava ancora con la punta di quella lingua stupenda…
Ad un tratto sentii il chiavistello della porta muoversi, fui paralizzato dal terrore.
“Cazzo!” gridai… cercando di pensare a qualcosa di intelligente da fare, ma non mi veniva nulla, avevo il cuore a mille mentre provavo a rivestirmi.
Lei alzò il capo osservandomi, con un sorriso luminoso.
Pochi secondi dopo scese dalla stretta scala a chiocciola il marito, io rimasi paralizzato.
Lui sorrise a lei, poggiò una mano su una coscia e poi due dita entrarono nella fica di lei.
È fradicia, l’hai fatta divertire in effetti… ho visto…”
Il mio viso esprimeva stupore, misto a incredulità, mentre il marito indicava 3 telecamere piccole ma in effetti visibili, poste nel magazzino, notai un altro particolare, era sceso con la mano nei pantaloni, ed ora mi mostrava la sua mano piena del suo sperma. Ci aveva osservato da remoto, in auto o da un appartamento vicino.
Lei con l’aiuto di lui si liberò, baciò il marito appassionatamente, prese il bottone che intanto era rotolato nell’angolo del magazzino e me lo mise in mano, congedandomi.

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