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L’Ex (versione italiana)


di Dariosc
13.04.2024    |    214    |    0 9.0
"In due tenevamo un picciotto a terra..."
Sono Alfredo, l’amico di Dario. Il grande amico che ebbe la sfortuna di finire nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, lunedì scorso.

Nel tavolo vicino a dov’ero io, erano seduti due picciotti che parlavano, bevevano e ridevano.

Uomini siamo, e se senti due che parlano di fica alzi le orecchie e io le alzai.

Sentii i picciotti che parlavano di una brunetta, tutta seno e bonazza e, per come parlavano, poco avezza alle avventure “fuori porta”. Tutta casa e fidanzato era.

Capii che non l’avevano ficcata ancora, ma si stavano accordando per farlo passato ieri. Ascoltai la chiamata alla picciotta.

Vidi il biondino prendere il telefonino. Poi:

“Rita, ciao. Sebastiano sono….” andarono avanti ….”Rita, senti. Ma perché non ci fai compagnia, domani?

Il tuo fidanzato sarà al lavoro tutto il giorno, e così torni tutta abbronzata. Ti fai bella per lui. La barca grande è.”

Lei disse qualcosa, perché lui: “ma chi dici? Io e Carmelo un dito di sopra non te lo mettiamo, se vieni.”

La ragazza tutta minne avrà risposto a modo, perché Sebastiano, così disse di chiamarsi, facendole sentire che rideva: “Rita, ma no! Ti dissi un dito, che c’entra che tiri in ballo le nostre minchie? Io ti dissi che un dito di sopra non te lo mettiamo, del dito discutevo. I minchie uccelli sono, loro volano sempre in cerca du nido.”

Sorridevo anch’io. Il ragazzo chiaro era stato, chiaro assai.

Dall’altro lato del telefono, la picciotta aveva afferrato pienamente, perché il biondino proseguì “Rita, così mi piaci! Ma nidi non ne hai uno solo. Io tre ne contai.”

Sorridevo al pensiero che l’indomani “belle minne” avrebbe afferrato due minchie, vogliosa di ficcarseli nei suoi buchi.

Il fulmine mi prese in pieno. Improvviso!

Chiusa la telefonata, i due picciotti proseguirono: “facciamo questo… e facciamo quello…. Poi tu…e poi io. Chi dici? ….Io intra u culu e tu futti? Buono assai è, tu la scopi ed io la inculo, a sandwich, però, tu sotto.”

Cose così, che li ascolti e, da maschio,, ti senti orgoglioso di questi giovani paesani. Picciotti che sanno bene come si usa la minchia.

Il fulmine arrivò in un niente.

“Minchia Carmelo. Ma ci pensi a quel curnutazzu di Dario? A zita gliela sfondiamo. Bocca, fica e culo le facciamo!”

Cazzo! Rita? Certo, Rita è! Quella Rita! Minchia! Che faccio? Rompo il culo a questi due figli di buttana? Chiamo Dario e li facciamo neri si.

Si! Ma?

Il ragionamento volò nel cervello in pochi secondi. Ma se Rita è pulla, pulla rimane. Non lo farà domani, ma lo farà comunque.

No! Il mio compito è triste, ma devo cogliere l’occasione.

Sapevo che ieri l’altro sarebbe stato un giorno triste per Dario. E giorno triste fu.

Dario andò di testa, e io appresso a lui.

Sentire al telefono le voci di quei due figli di buttana era stato troppo e, per noi, organizzarci per inseguirli in mare era una fesseria, con le barche che abbiamo. Così, organizzammo la spedizione per intercettarli e fracchiarli di legnate. Ma tutto è scritto.

Incrociammo il cabinato mentre era trainato da una motovedetta della capitaneria. La picciotta lì era, sulla motovedetta, e rimase muta, sorpresa e impaurita, quando accostammo.

Quei due erano nella loro barca, muti pure loro, con due militari accanto.

A tutti li conosco, quelli della Marina: “Paolè, che fu?”

“Alfredo, sequestro fù! Sprovvisti di tutto. Il biondino, un coglione ha preso la barca al padre e vidi chi manci, nei guai seri è.
E poi ti racconto il resto, l’autri cose. Ora andate via.” e mi indicò la picciotta con gli occhi. Quante cose dicono gli occhi di un siculo.

Rimanemmo al porto ad aspettarli.

La picciotta fu prelevata dalla sorella. Parlarono tra loro e, dopo, Chiara, la sorella, venne da noi.

Pregò e ripregò Dario perché incontrasse Rita. E Rita, quaranta metri più in lì, inviava messaggi e messaggini a Dario dicendo di perdonarla.

Dissi a Dario che doveva essere uomo e un uomo avrebbe acconsentito all’incontro.

Quelli furono portati via dai carabinieri. Cazzi arrustuti per quella sera per quei due.

Dario tornò dall’incontro con le sorelle e mi telefonò. Tralascio le minchiate che Rita gli raccontò e vado al dunque.

“Alfredo, amico mio, assai ti chiedo ma io devo sapere, anche se so cos’è successo., Alfredo mio, ma devo sapere.”

Concetto chiaro è: io lo so che andò così, ma tu, buttana, neghi e io ti porto le prove di quanto sei buttana. Non solo sei buttana, ma pure farfante e cacaruna sei, se neghi l’evidenza. Si, sei bugiarda e scantulina, hai paura di essere sputtanata in tutto il paese.

“Dario. Affare mio è. Ora sguinzagliò i nostri e li prendiamo a questi che, davanti a due birre, tutto ci dicono. Tranquillo stai.”

E così andò.

Peppe e Tonino li trovarono, quattro ore fa, al bar arcobaleno.

“Picciotti, come fu? …Come non fu?”, “la barca, ancora sequestrata è?”.. “minchia! E tuo padre niente ti fece?”

Poi, “amunì, vi offriamo un’altra birra, ma…” Tonino è bravo, e pure i morti farebbe parlare: “tutto mi dovete a cuntare di sta picciotta. Raccontatemi. Sanguigna è, vero? ….U ciauro da minchia tua l’ha sentito? A tastò buona? Tutto in bocca lo prese?”

Loro, pavoni e coglioni, raccontavano e Peppe registrava. Pure le fotografie fecero vedere e Peppe, come fece lo sa lui, fotografò le fotografie.

Pure filmini avevano e Peppe pure l’audio troppo bene fece venire nei suoi video.

Minchia! Che Mala jurnata. La capitaneria arrivò tardi e io guardai nei filmini quello che fecero sti figli di buttana a quella ragazza.

Guardai le loro minchie gustarsi il primo, il secondo e il terzo buco e li guardai salire insieme sopra la picciotta, e che si scambiavano la fica e la bocca…. E poi uno c’ha ficcava ‘nta fica e all’altro quella buttana gliela sucava.

E se la fecero insieme. Il biondino sdraiato, da buttana su di lui, cavallerizza, e l’altro che le apriva il culo come un melone

Arrivò la motovedetta che gli impedì la seconda sborrata, ma Rita tutto si era fatta fare, e assai felice apparve. Pure la sborra in faccia, chiese quella buttana.

Ma quelli, due grandissimi figli di buttana sono.

Per iniziare a scoparsela, e questo sgarbo fu fatto appositamente, aspettarono che lei fosse al telefono con Dario. E questo sgarbo imperdonabile è. Uno sgarbo così non si può sopportare.

Ti vuoi fottere la mia ragazza? E già si un pezzo di merda.

Lo fai mentre ci sono io al telefono? E questa è mancanza di rispetto. Non si può accettare.

Così fu che i due picciotti, alle 20.42, usciti dal bar. la sorpresa trovarono.

Sei eravamo, con Peppe e Tanino, e i picciotti salirono malvolentieri su una delle due macchine.
No! Non siamo delinquenti. Non ci furono legnate, ieri.

La “salatina”, quella ci fu.Antica tradizione è.

In due tenevamo un picciotto a terra. Gli altri due tenevano il biondino. Peppe e Tanino ci calarono mutande e pantaloni a queste merde e si divertirono con quello che avevano portato.

Sale! Limone, il pepe calabrese, e stricavano, e assai stricavano.

E presero zucchero e miele, e stricarono.

E presero i barattoli, e mille formiche calarono su quelle minchie di minchie.

Li lasciammo lì, che s’agitavano tutti e che ci bruciava tutta la minchia, e senza un pezzo di stoffa.

Sulla schiena Tanino ci scrisse: “toccamo la femmina di un paesano.”

A quella puttana, scrivemmo nello stradone, davanti la sua casa: “Rita, gran buttana si.”

Dario non c’era con noi, perché noi pamici siamo. Lui al bar era, con tutti gli altri.

A quei due i Carabinieri gli chiesero “chi fu?”

“No! Cose tra amici furono. Si scherzava.”
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