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La cartella nascosta sul suo Pc - Parte 3


di Hank1980
26.05.2022    |    20.857    |    7 9.7
"Il fatto che indossasse gli slip..."
Rientrai in casa verso sera, era stata una giornata di lavoro molto stancante, ero stato completamente assorbito dal bilancio e dai revisori che erano arrivati per i soliti controlli annuali. Ma ero rientrato a casa, quindi finalmente potevo rilassarmi, stappai una bottiglia di vino, riempii un calice e cercai Simona, la chiamai, ma sembrava non essere in casa. La casa era in disordine, specie in camera da letto, oddio, il letto era in ordine, ma l’armadio era aperto, qualche vestito era buttato sul letto, cassetti aperti, era tutto molto strano, lei è sempre stata una maniaca dell’ordine e tutto questo era molto strano, cercai nelle altre stanze, ma era tutto in ordine, cucina tutto ok, fino ad arrivare nello studio, una sedia era per terra, quasi come se fosse stata scaraventata e il mio PC portatile aperto.
Accesi il portatile, apparve subito una schermata che conoscevo molto bene, infatti era aperta la cartella in cui custodivo i video che ritraevano Simona sia alla festa, sia con Giuseppe, e nella cronologia era chiaro che fossero stati visualizzati.

Capii subito cosa fosse successo, Simona per qualche ragione aveva utilizzato il mio portatile e non so come era finita in quella cartella e… aveva visto tutto. Ero in panico, pensavo a lei, a come si fosse sentita, a come stesse. Non sapevo cosa dirle, come affrontare la situazione. Ci pensai un pò, mi versai altro vino, e poi decisi di chiamarla, di incontrarci e dirle tutta la verità, alla fine era partito tutto da lei, da quel maledetto addio al nubilato. Provai a chiamarla, ma mi venne rifiutata la chiamata, le mandai dei messaggi su whatsapp, ma non ricevetti alcuna risposta. Non sapevo più cosa fare. Lei ora sapeva che io sapevo e sicuramente le era oramai chiaro anche come Giuseppe avesse fatto a sapere del video dell’addio al nubilato, e che quindi, in qualche modo, il suo tradimento con Giuseppe era stato anche indotto da me. Era chiaro che in quel momento io avessi tradito la sua fiducia più di quanto lei avesse fatto con me e questo era esattamente quello che pensava Simona al volante della sua auto.

Piangeva, a momenti era confusa, a momenti delusa, poi gridava di rabbia. Simona non poteva credere a quanto avesse visto sul mio portatile. Lei non avrebbe voluto tradirmi, aveva ceduto a Giuseppe solo per riparare ad un errore che non sarebbe mai dovuto accadere alla festa, e né tanto meno sarebbe dovuto venire a galla, e invece, era chiaro che io l’avessi trovato sul suo PC e avessi passato il video o quanto meno l’informazione a Giuseppe che, facendo leva su questo, aveva approfittato di lei. Ma quello che era ancora peggiore era che il suo uomo ne era stato complice.
Il fatto che con Giuseppe lei avesse goduto, le aveva creato un fortissimo senso di colpa, si era sentita sbagliata, sporca, puttana, si era sentita una traditrice, sentiva di non meritarmi, e invece era adesso chiaro che io fossi dietro tutto questo. Le scendevano le lacrime sul viso mentre guidava, dei rivoli di trucco le segnavano il viso, tra tutti questi pensieri urlò.

Guidava senza una meta.
I sentimenti si erano impossessati di lei, ma quello che si faceva sempre più strada era la rabbia. Si era sentita un’adultera, una puttana, una persona che non era, si era sentita usata, alla festa uno sconosciute le aveva fatto sentire il suo sapore, e con Giuseppe, un tradimento completo, aveva goduto, ma sempre attanagliata da un senso di colpa, da un senso di essere usata. Ed io? Chi era quella persona al suo fianco, quella persona che credeva di conoscere perfettamente? Un guardone? Un depravato che godeva nel vedere la sua compagna usata, ricattata e scopata da altri uomini? Pensò ai nostri progetti e a quanto io avessi finto per tutto quel tempo, le avessi mentito e nascosto quello che facevo per un mio perverso tornaconto. Iniziò anche a pensare che non l’amassi, che tra tutti gli uomini che l’avevano presa in giro ed usata, io fossi di sicuro il peggiore.
Questa era la rabbia che montava dentro di lei, non capiva come fosse possibile per un cornuto godere dell'adulterio della compagna.

Io ero a casa, non sapevo come uscire dal casino che si era creato, amavo Simona e non volevo perderla, quello che era successo era stato semplicemente dovuto a coincidenze ed emozioni che si erano sviluppate man mano che i giorni e i mesi andavano avanti. Ma credevo sicuramente che si potesse risolvere tutto. Se avessimo parlato, avremmo potuto chiarire, mettere sul tavolo i rispettivi errori e parlandoci sinceramente avremmo potuto ricucire lo strappo, e magari essere più forti di prima. Adesso eravamo tutti a carte scoperte.

Se io facevo questi ragionamenti, Simona era cieca dalla rabbia, continuava a rimuginare quello che io avevo messo su, continuava ad urlare in auto, finchè non le arrivò la mia ennesima chiamata. Non rispose, lanciò il telefono sulla parte posteriore dell’abitacolo, frenò di colpo e fece una inversione a U. Finalmente aveva una meta.
Arrivò nei pressi di un palazzo elegante. Non perse tempo a cercare posto, mise la macchina al primo passo carrabile, a spina, nemmeno cercò di parcheggiarla. Chiuse violentemente la portiera dell’auto, fece qualche passo, poi ritornò indietro, riaprì la portiera posteriore, prese il telefono. Richiuse violentemente lo sportello, mise l’allarme, e si diresse verso un citofono. Prima di citofonare sentì un brivido sotto tutta quella rabbia, ma andò avanti, spedita come un treno. Dal citofono rispose una voce femminile.
“Chi è?” fece la voce femminile, a questo punto Simona rimase spiazzata, non le era chiaro cosa stesse facendo, o quale fosse il suo obiettivo, ma continuò.
“E’ in casa Giuseppe?” disse Simona
“Si, chi è?”
“Sono sua sorella” mentì Simona affinchè le venisse aperto il portone. Si diresse verso l’ascensore, l’attesa la innervosiva, era furiosa di rabbia. Si aprirono le porte dell’ascensore, era piano di specchi, Simona ebbe modo di specchiarsi, nonostante la giornata di lavoro, l’essersi messa comoda una volta a casa, e l’essersi rivestita di corsa non era messa così male, il trucco era un pò sbavato, così cercò di sistemare le sbavature con l’esterno del mignolo, il suo viso era splendido, pulito, i suoi occhi grandi, indossava una canotta, la prima che aveva trovato nel cassetto, si rese conto di non aver messo il reggiseno, e quindi il suo seno si muoveva libero in quella canotta di cotone leggero, per fortuna che aveva su un giubottino in pelle che, per quanto sfiancato, era pur sempre una copertura, insomma, non rendeva la canotta oscena. Indossava dei jeans e uno dei suoi tanti stivaletti con un tacco comodo che aggiungeva qualche centimetro alla sua statura minuta, anche senza troppi fronzoli era comunque attraente.
Giunse alla porta, suonó il campanello e le apri una ragazza, molto carina, era chiaro che si fosse rivestita in fretta e furia, dietro questa ragazza apparve Giuseppe, semi nudo, che guardò Simona con sorpresa.
Simona entró di forza in casa, si girò verso la ragazza e con tono deciso disse:
“La festa è finita ragazzina, ora torni a casa!”
La ragazza non capiva, guardò Giuseppe che le fece cenno di stare tranquilla e di andare, avrebbero parlato dopo. Nel silenzio la ragazza prese la borsa, infilò la giacca e andò via urtando Simona che chiuse la porta le sue spalle.
Giuseppe si rese conto che Simona era fuori di sé, ne intuiva il motivo, ma volle provocarla ugualmente:
“Guarda, se sei venuta per divertirti, devo avvisarti che sono abbastanza scarico, ti toccherà aspettare qualche minuto”
“Non mi frega un cazzo di chi tu ti sia sbattuto fino a due minuti fa, voglio sapere se mi hai registrata, e soprattutto perché!"
“Non ho mai registrato nessuna, senza consenso per lo meno…”
“E allora come ti spieghi che ho trovato un video che riporta quanto successo tra noi sul PC di casa?”
Giuseppe continuò a provocarla “Tra noi? Wow”
“Smettila, voglio la verità, perché Lui si è ritrovato quei video sul suo Pc, e perché ha fatto finta di nulla?”
Giuseppe rispose un pò più seriamente, capì che mentire o coprirmi, a questo punto, era ormai inutile, la guardò e disse:
“Non ti ho mai ripresa, ho una telecamera di sorveglianza di fronte al divano, magari QUALCUNO può aver visto da lì e registrato!”
“E perchè questo QUALCUNO avrebbe dovuto farlo?” Dicendo questo, Simona vide chiaramente la telecamera che si nascondeva tra le cianfrusaglie su una mensola del mobile di fronte al divano”
“Forse perché ha trovato un tuo video in cui fai la biricchina ad una festa e da quel giorno ha scoperto che la cosa lo arrapa e non poco, comunque, basta, da me non saprai altro, sono problemi vostri, che dovete risolverli voi”.
Simona ebbe la conferma di quello che sospettava, ma l’atteggiamento di Giuseppe aggiunse benzina sul fuoco e disse:
“Tu, pezzo di merda, mi hai usata, scopata sotto ricatto, tu e il tuo amico mia avete umiliata, trattata come una puttana, tu mi hai fatto fare cose che non avrei mai fatto altrimenti, e mi dici che dall’altra parte c’era Lui a guardare? Siete malati”. Si girò per andar via.
Prima che uscisse di casa Giuseppe disse “Però non ti è tanto dispiaciuto, anzi..”.
Simona si sentì colpita, con la maniglia ancora in mano per andar via, si girò verso Giuseppe per replicare, ma lui non le lasciò il tempo di parlare, richiuse la porta, la tirò a se, le mise una mano sopra il fianco, quasi sotto l’ascella, era lì lì per toccarle un seno, ma questa volta Simona lo respinse con forza, gli dette uno schiaffo e disse “Toccami ancora e te ne pentirai!”.
Giuseppe si allontanò, capì che non era aria, la guardò con un sorrisetto beffardo e disse “Allora, quando vuoi sai dire di no, eh?”.
Lei disse solo “Stronzo” e andò via chiudendo con forza la porta alle sue spalle.

Fece le scale a piedi, senza aspettare l’ascensore. Era scossa, aveva avuto la conferma di quanto sospettava, ma la cosa peggiore era stata l’ultima frase di Giuseppe: “Allora quando vuoi sai dire di no”. Questa frase le portò alla mente una serie di ricordi, di sensazioni che sono sempre state dentro di lei. Simona era sempre stata compiacente nei confronti degli uomini, non era una che si tirava indietro una volta che la situazione si faceva piccante, non per lussuria, semplicemente non ci riusciva. Intendetemi, non era una che andava con chiunque ci provasse, infatti, non aveva mai tradito prima di quella festa, negli anni aveva capito come evitare, come respingere un uomo, ma soprattutto come non arrivare a quel livello in cui le risultava difficile dire di no, quel punto in cui si sentiva quasi in dovere di compiacere un uomo, quel punto in cui le sue insicurezza la portavano a cercare di essere all’altezza delle aspettative dell’uomo che aveva di fronte cercando di soddisfarlo il più possibile, di non deluderlo. Entrò in auto, mise in moto e partì, senza una meta precisa.

Vagò per un pò, e mentre guidava pensava al fatto di essere riuscita ad essere perentoria con Giuseppe, e quest'ultimo ai suoi occhi aveva perso potere, ora il potere era suo, non doveva più coprire un tradimento, non doveva più agire di nascosto, non era più in debito nei miei confronti per avermi tradito. Tornò in sé, girovagava per la città, si stava facendo tardi, erano le 22:00. Non sarebbe mai tornata a casa da me, da Grazia? No, la riteneva in qualche modo responsabile di quanto accaduto? Da qualche altra amica? No, sarebbero partiti pettegolezzi che in quel momento non avrebbe potuto sopportare. Andare dai suoi genitori? Nemmeno, avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni e creare preoccupazioni in loro. Non aveva molte chances, o meglio, non le vedeva, sarebbe potuta andare in albergo, ma si sentiva forte, sicura come non si sentiva oramai da mesi, e questa sensazione le piaceva, così prese il telefono, compose il numero. Dopo tre squilli qualcuno rispose dall’altro capo:

“Si?” Era Giuseppe.
“Ho bisogno di un posto dove trascorrere la notte” Disse Simona con tono deciso, come se le fosse dovuto.
“Non mi aspettavo questa chiamata, ad ogni modo, mi casa es tu casa” Rispose ironicamente Giuseppe.
Lei chiuse la chiamata e si diresse verso casa di Giuseppe. In quel momento le sembrava la cosa più ragionevole, era lui che aveva contribuito a fare quel casino e quindi lui che avrebbe dovuto in qualche modo risolverlo, in più la sua ritrovata sicurezza le dava forza, di una cosa Simona era certa, pur nella tana del lupo, non sarebbe successo nulla che lei non volesse. Guidò verso casa di Giuseppe, arrivò, parcheggiò l’auto non distante dal portone, si diresse verso il citofono, suonò, sentì il portone aprirsi, si diresse verso l’ascensore, attese qualche secondo che arrivasse al piano terra, entrò, spinse il bottone del sesto piano, si guardò ancora allo specchio dell’ascensore. L’ascensore arrivò al piano, la porta era aperta, entrò. Giuseppe era in piedi vicino al divano, la guardò come una vecchia amica e disse: “Ti va una pizza?”.

Ricevetti un messaggio, era Giuseppe, il messaggio diceva “è passata Simona da casa, sa tutto, poi è andata via, ma adesso sta tornando, le serve un posto dove stare questa notte”.
Non potevo crederci, come era possibile che Simona, tra tutte le possibili soluzioni avesse deciso di andare proprio da Giuseppe, era strano, li avevo visti insieme, ma non riuscivo ad accettare questa cosa, sentivo che mi stava sfuggendo tutto di mano, non ero in me, decisi di prendere l’auto e andare da Giuseppe, parlare con Simona e riportarla a casa prima che succedesse qualcosa di irreparabile. Guidai come un pazzo, arrivai da Giuseppe in un tempo interminabile, non facevo altro che pensare di dover fare in fretta, evitare che Simona si vendicasse, questo non era più il mio gioco, non ero io a controllarlo e la cosa mi infastidiva, il pensiero di loro due insieme mi eccitava ancora, ma prevaleva la gelosia, il dolore. Arrivai sotto casa di Giuseppe, il portone era aperto, salii a piedi i sei piani e giunsi alla porta, inaspettatamente era aperta, c’era un ragazzo sulla soglia che aspettava, vidi Giuseppe che gli dava dei soldi e ritirava due pizze. Giuseppe mi vide, congedò il ragazzo delle pizze e mi disse “Cosa ci fai qui?”
“Voglio vederla” mi affacciai dentro casa e la vidi seduta sul divano, bellissima, con le gambe accavallate. Appena Simona mi vide scattò in piedi e con alto tono di voce disse :
“Cosa vuoi? Vuoi controllarmi? Vuoi guardare? Sei un verme, fai schifo”
Le dissi “Vieni a casa con me, sistemiamo tutto”
Lei rispose “Resto qui, e tu levati dalle palle, VAI VIAAAAA” urlando mi spinse fuori , cercai lo sguardo di Giuseppe che alzò le spalle e la lasciò fare, rimasi fuori guardando Giuseppe che chiudendo la porta mi disse “Mi dispiace”.
Scesi in strada, ero disperato, non sapevo cosa fare, non avrei potuto accettare che Simona passasse la notte con Giuseppe, così, dopo aver girato per più di un’ora per la città, ricordai di avere ancora la password del sistema di sicurezza di Giuseppe, per lo meno avrei potuto sapere, vedere quello che succedeva, mi precipitai a casa, accesi il PC e effettuai l’accesso al sistema di sorveglianza di Giuseppe, tremavo dal nervosismo. Eccolo, il divano. Era buio, non si vedeva nessuno, non si sentiva nulla, sembrava non esserci nessuno in casa, alzai il volume, nulla, solo un lontano brusio ogni tanto, ma niente, rimasi a guardare quel monitor per ore, chiedendomi cosa stesse succedendo, non sentivo nulla, vedevo una stanza vuota e buia, poi, dopo circa un paio d’ore sentii un rumore, un rumore di una porta che si apriva, la voce inconfondibile di Giuseppe che diceva “Sei una stronza lo sai?” Si chiuse un’altra porta. Giuseppe era probabilmente andato in bagno, poi vidi qualcosa, era Simona, nel buio della stanza passò davanti alla telecamera con indosso una camicia maschile, abbottonata per coprirle il seno, ma abbastanza sbottonata da essere comoda, le andava comoda, abbastanza lunga da arrivarle a metà coscia, Simona girò il divano, arrivò al frigo, lo aprì, si piegò, indossava gli slip, grazie a Dio, dopo il sesso Simona non rimetteva mai gli slip, prese una bottiglia d’acqua e la portò via, fino a scomparire dalla visuale della camera. Poi nulla. Rimasi sveglio tutta la notte, domandandomi cosa stesse succedendo. Casa di Giuseppe non era grande, se il divano era vuoto, vuol dire che stavano passando la notte in camera da letto, restai li, davanti al monitor cercando di captare il minimo suono, ma nulla. Speravo non stesse succedendo nulla, anzi, il fatto che Giuseppe avesse detto “Sei una stronza lo sai?” con quel tono insoddisfatto fosse stato a seguito ad un rifiuto di Simona. Il fatto che indossasse gli slip. Era sicuramente così. Speravo fosse così, speravo di continuare a non sentire nulla, a non sentire gemiti, rimasi sveglio fino alla mattina, ma grazie a Dio nulla. Verso le 8 sentii nuovamente una porta aprirsi, probabilmente qualcuno che andava in bagno, e poi nulla. Mi sentivo sollevato, ero sicuro che non fosse successo nulla. Simona quando godeva gemeva in maniera incontrollata, e Giuseppe, da quanto visto, non era da meno, se uno dei due avesse goduto, l’avrei sentito.

Simona vide Giuseppe chiudere la porta lasciandomi fuori. Non voleva assolutamente vedermi, voleva essere padrona di se stessa, padrona della situazione. In quella casa era stata quasi costretta ad agire come due uomini volevano, sentiva di aver perso un pò di dignità in quella casa, ed era lì per riprendersela. Il suo atteggiamento nei confronti di Giuseppe non era più ostile, non ne vedeva più il bisogno, mangiarono la pizza, Simona ne lasciò metà, la sentiva troppo salata. Per lei era stata una giornata dura sia fisicamente che emotivamente, chiamò la sua collega e le comunicò che l’indomani non sarebbe andata in ufficio perchè stava poco bene. Decise che era ora di andare a letto, guardò Giuseppe e disse: “Mi serve qualcosa per dormire”
“Sai, sono a corto di pigiamoni femminili” disse ironicamente lui. Giuseppe era molto attratto da Simona e dopo quello che era successo, di tanto in tanto ci pensava, ma in quella occasione preferì aspettare a fare il primo passo, aveva tutto il tempo per vedere come si sarebbero messe le cose, in fin dei conti era stata lei a voler restare.
Simona replicò: “Anche una camicia va bene”.
Giuseppe le passò una sua camicia, Simona la prese e andò in bagno, tolse i tacchi, i jeans, la canotta, sfilò le calze, si rinfrescò con acqua e un pò di sapone, rimase nuda per un pò, essere nuda a casa di Giuseppe iniziò ad eccitarla, cacciò via i pensieri, mise la camicia di Giuseppe che le copriva gli slip e uscì dopo circa 15 minuti. Aprì la porta del bagno, scalza, in punta di piedi dato che il pavimento era freddo, incrociò Giuseppe che la guardò dalla testa ai piedi, lei fece finta di nulla, lui disse:
“Dove vuoi dormire? Se vuoi ti cedo il letto, io dormo sul divano? Per me è indifferente” Simona non si aspettava questo gesto di galanteria da parte di Giuseppe, ne rimase sorpresa, e allo stesso modo spiazzò Giuseppe dicendo:
“Dormo nel letto, non ci penso nemmeno a stare davanti a quella telecamera, e vorrei che non ci stessi nemmeno tu, se qualcuno dovesse spiare, vedrà un divano vuoto”. Giuseppe sorrise, e si diressero verso la camera da letto. Una volta dentro Simona chiuse la porta e
disse “Non deve sentire nulla da quella camera, non ce la faccio a sentirmi spiata, è ok per te se chiudo la porta? Mi sento più tranquilla”, Giuseppe annuì, lei si sedette sul letto, scostò il lenzuolo e ci si mise dentro, di lato, dalla parte sinistra del letto con il viso dalla parte opposta a quella di Giuseppe, lo sentì spogliarsi, girò la testa e lo vide togliere anche i boxer e disse “Devi proprio dormire nudo?”
Giuseppe rispose “Io dormo sempre nudo, dovresti seguire il mio esempio, si sta benissimo”
Simona si rigirò prima che Giuseppe si mostrasse completamente nudo a lei e disse “Fai come vuoi, basta che non ti avvicini troppo” e si rigirò verso l’esterno del letto.
Giuseppe aprì il lenzuolo dal suo lato e si stese sul letto, Simona si girò verso di lui e gli disse: “Grazie per l’ospitalità” Dicendo questo lo vide completamente nudo, con il pene esposto che gli cadeva sulla pancia, verso l'ombelico, anche non in erezione era di dimensioni notevoli, sentì crescere l’eccitazione, le faceva effetto essere sotto le coperte con lui, nudo, e lei solo con camicia e slip. Giuseppe rispose “Figurati, è il minimo”.
“Allora buonanotte, sono distrutta, e suppongo lo sia anche tu dopo l’incontro con quella ragazza” Simona capì che aveva in qualche modo portato il discorso verso il sesso, infatti Giuseppe subito replicò “Ma ti ho anche detto che mi sarebbe bastato solo qualche minuto per recuperare”, dicendo questo cercò Simona con una mano sotto le coperta, le arrivò su un finaco, Simona gli spostò la mano dicendo “Non succederà quello che pensi”. Di tutta risposta sentiva che Giuseppe aveva iniziato a toccarsi, le si avvicinò da dietro, Simona sentiva il suo calore, lo sentì sulla schiena, sentì il suo pene oramai in erezione sfiorarle gli slip, le mani di lui scivolarle sulle cosce, accarezzarla, ma lo allontanò, disse:
“Ho bisogno di dormire”
“Anche io, ma la vedo difficile riuscirci, ti confido un segreto, sono completamente eccitato”
Simona accennò un sorriso e disse in modo provocatorio:
“Mi dispiace, ma non hai modo di ricattarmi questa volta”
Giuseppe rispose in modo altrettanto provocatorio:
“Dici? Se resto così eccitato ci proverò per tutta la notte e non ti farò chiudere occhio, dovrai respingermi di continuo, sai che incubo?” disse con tono ironico e anche gentile.
Lei si girò verso di lui e gli disse sempre a bassa voce “Allora fai da solo, vai in bagno, ma
non fare rumore però, non voglio che si senta nulla dalla videocamera di sorveglianza”
Lui replicò:
“Eh non è così semplice, averti qui catalizza su di te tutta la mia attenzione”
Giuseppe questa volta stava flirtando con Simona, era ironico e gentile, continuava a fare battute facendo leva sull’intimità che si era creata nella precedente occasione.
Simona dal canto suo lo aveva provocato portando il discorso sul sesso, e ci stava a quel flirt, si sentiva, come previsto, padrona della situazione, era eccitata, ma più forte dell’eccitazione era qual senso di potere su un uomo dal quale si era sentita schiacciata.
All’ennesimo tentativo provocatorio di Giuseppe, Simona si girò verso di lui, alzò il lenzuolo, lo guardò negli occhi con il suo sguardo intenso e con un accenno di sorriso disse:
“Di cosa hai bisogno? Hai bisogno di eiaculare per calmarti e lasciarmi dormire?”
Lui la guardò negli occhi, sorrise, e la lasciò continuare senza rispondere.
“Ok, dai, vediamo cosa possiamo fare” disse lei.
Simona scoprì entrambi dal lenzuolo, Giuseppe era steso sul letto, con il pene in erezione che gli arrivava all'ombelico, Simona lo guardò, si spostò e si mise a cavalcioni su di lui, ma non sul pene, sulle cosce, in modo tale da avere il suo pene a vista, Giuseppe la prese dal sedere e cercò di portarla a fare peso sul suo uccello, ma Simona rimase lì, gli disse:
“Stai fermo, faccio io” lo disse dolcemente ed in modo molto consapevole gli afferrò il cazzo e lentamente lo scappellò, per poi risalire con la mano lungo l’asta, e poi scendere nuovamente, iniziò a masturbarlo lentamente, con movimenti verticali ma anche circolari una volta all’altezza del glande, vedeva Giuseppe godere, iniziò ad aumentare il ritmo.
Disse: “Devi fare silenzio però, non si deve sentire nulla”.
Sentiva il pene di Giuseppe duro e grosso, Simona adesso si sentiva bene, era in una posizione di comando, stava decidendo lei cosa fare. In quella posizione sembrava stava menando l’uccello di Giuseppe, come se fosse il proprio, infatti, a cavalcioni in quel modo, il pene di Giuseppe le spuntava davanti agli slip. Simona a questo punto era eccitatissima avrebbe voluto cedere, avrebbe voluto concedersi, prenderlo in bocca per poi fare sesso, ma no, in quel momento aveva le idee chiare, doveva mantenere la sua posizione di vantaggio, così continuò a masturbarlo. Giuseppe era altrettanto eccitato, Simona gli stringeva il cazzo, in particolar modo quando arrivava sul glande. Sarebbe venuto in un istante se non fosse stato per il pomeriggio di sesso intenso con la ragazza cacciata da Simona qualche ora prima. Così, per eccitarsi cercò di sbottonare la camicia che indossava Simona per esporre i suoi seni, che ricordava essere stupendi, ricordava che la volta precedente non riuscì ad uscire, venendole dentro, proprio per via dei suoi seni che lo eccitarono oltre modo. Ma Simona lo fermò, disse sempre sottovoce:
“No. Non puoi toccarmi il seno”. Lui le lasciò condurre il gioco e sussurrò: “cos’altro non posso toccare”
Lei rispose “Non puoi toccare il seno, il sedere e non puoi toccarmi lì, tra le cosce, cerca di venire toccando quello che resta”. Continuava a masturbarlo.
Questo lo eccitò ancora di più, decise di assecondarla, mise le mani sulle sue cosce, e scese verso i polpacci continuava ad accarezzarla cercando i piedi, cominciò a toccarli, Simona capì che Giuseppe era uno a cui piacevano i piedi femminili, e glieli lasciò toccare, i suoi piedi erano sempre curatissimi, sapeva che per molti uomini erano una parte del corpo femminile molto eccitante, sentiva Giuseppe accarezzarli, passare le mani tra le dita, allo stesso modo vide Giuseppe irrigidirsi, sentì il suo pene gonfiarsi, iniziava ad ansimare così aumentò il ritmo e la stretta, le contrazioni iniziavano ad arrivare, sentì Giuseppe stingerle i piedi con le mani, come ad aggrapparsi a qualcosa, prepararsi ad un salto nel vuoto, ecco, Simona sentì una forte contrazione e prima che iniziasse a godere tirò la stretta verso i testicoli, esponendo tutto il glande, e si bloccò, smise di masturbarlo e allo stesso tempo gli si buttò addosso, mettendogli una mano sulla bocca, a smorzare i gemiti, Giuseppe iniziò a muoversi per assecondare l’orgasmo, ma Simona tenne la stretta verso il basso, e la mano sulla sua bocca, e con il viso oramai vicino a quello di lui gli sussurrò sorridendo:
“Shhhhhhhhhhhh non fare rumore”
Ecco il primo schizzo, quello che stava aspettando.
Giuseppe sentiva la mano di Simona, piccola, delicata, curata, profumata, sulla sua bocca, che cercava di bloccare i gemiti di un uomo nel suo momento più animalesco.
Non riuscendo a venire in maniera soddisfacente, dopo il primo schizzo, iniziò a colare sperma ad ogni contrazione sulla mano di lei.
Giuseppe gemeva in maniera quasi sofferente non riuscendo ad avere un vero e proprio orgasmo e lei sorridendo continuava a tenergli il pene fermo e con il viso a pochi centimetri gli sussurrava all’orecchio:
“Shhhhhhhh fai piano, tranquillo, a breve avrai finito”.
Aspettò che Giuseppe finisse.
Quando smise di colare sperma e le contrazioni si calmarono, senti calare la stretta sui piedi, Simona lasciò il suo pene, tolse la mano dalla sua bocca gli disse di fare silenzio e aggiunse sorridendo in modo molto sensuale
“Contento? Spero che adesso tu possa lasciarmi dormire”. Lui si alzò, a differenza della volta precedente (vedi parte due) non ce l’avrebbe fatta a ritrovare vigore, così aprì la porta della camera da letto per andare in bagno a ripulirsi e disse, questa con un livello di voce normale:
“Sei una stronza lo sai?”
Entrarono in bagno insieme, lei si lavò le mani sporche di liquido seminale, e poi lo lasciò solo in bagno per andare nella zona dove stava la telecamera di videosorveglianza a prendere una bottiglia d’acqua, aveva sete per via dell’eccitazione e per la pizza salata.. Poi tornò a letto, tornò anche Giuseppe oramai privo di libido, ma insoddisfatto, chiuse la porta, le ripetette a bassa voce:
“Sei davvero stronza”
“Credevo ti piacesse venire in questo modo”
“Notte” fece lui
“Notte” rispose lei.
Simona era eccitatissima, ma il sentimento che prevaleva era la sua ritrovata sicurezza, il riappropriarsi della propria intimità, non voleva pensare a me, non voleva il peso di dover aggiustare le cose, qualora fosse possibile, voleva solo passare del tempo senza pensieri, senza problemi, assecondando una volta solo se stessa, senza pensare a nessun’altro.
si girò di lato e cercò di dormire.

Riaprì gli occhi, erano circa le otto di mattina, era un nuovo giorno, per un attimo non si rese conto di dove fosse, pensò che avrebbe fatto tardi a lavoro, poi, con il passare dei secondi mise insieme i pezzi, ricordò dove fosse, e perchè. Si girò e trovò Giuseppe che dormiva completamente nudo, a pancia sopra, con un braccio sul viso. Guardò il suo corpo, il suo pene poggiato su una coscia, pensò a quanto successo in precedenza, in quel perverso gioco, e poi ripensò a quanto successo la sera prima. Sentì qualcosa dentro, non riuscì però a mettere a fuoco quello che provava. Si alzò dal letto e andò in bagno, fece pipì, si sciacquò, si guardò allo specchio, si dette una sistemata, poi si fermò un momento. Pensò a noi, poi pensò a quella camera da letto a pochi metri da lei e tra la confusione capì che non avrebbe dovuto cercare di mettere a fuoco, ma era in una situazione, in un momento assurdo, di quei momenti che capitano raramente, in cui tutto è concesso, in cui non ci sono conseguenze, in cui si è liberi, liberi di sbagliare. Ripensò a Giuseppe nudo sul letto, a quanto fosse stata stronza e padrona la notte prima, e quasi era intenerita da Giuseppe che aveva subito quella cattiveria, quell’orgasmo rovinato, era quasi in preda ad una sorta di Sindrome di Stoccolma, Giusto? Sbagliato? Non importava. Decise di ritornare a letto, decise che quello che sarebbe successo, non mi riguardava, decise di assecondare i suoi istinti, esattamente come facevamo noi uomini senza mai sentirci in colpa, senza pensare alle conseguenze.
Rientrò in stanza, salì sul letto, si mise in ginocchio e osservò per qualche istante il corpo di Giuseppe che era a sua disposizione e decise che quella mattina l’avrebbe dedicata a se stessa, si piegò in avanti, avvicinò il viso al membro di Giuseppe che dormiva beatamente, ne sentì l’odore, quell’odore di uomo, così, cercando di non toccare altro, avvicinò le labbra al glande, e iniziò a baciarlo con la lingua, come se stesse limonando, Giuseppe ebbe un sussulto, si svegliò, tolse il braccio dal viso e vide Simona, chinata su di lui, di lato, ne vedeva tutto il profilo. Smise di baciarlo e lo prese in bocca. Era la prima volta che lei aveva in bocca un pene moscio, non le dispiaceva, iniziò a succhiare con vigore, senza mani, Giuseppe le disse “Buongiorno, cos’è vuoi farti perdonare per ieri?”.
Lei lo tolse dalla bocca, sorrise e disse “Buongiorno, una venuta l’hai rovinata tu, l’altra l’ho rovinata io, questa volta lo si fa per bene, no?” Lo riprese in bocca e iniziò a sentirlo prendere vigore, gonfiarsi. Una volta in erezione prese a lavorarlo anche con le mani.
Adesso il cazzo di Giuseppe le riempiva la bocca, ne sentiva il sapore, come quella volta, iniziò ad eccitarsi, affondava lentamente e sempre più in profondità, fino a quasi sentirlo in gola, Giuseppe cercò di metterle una mano sulla testa per dare il ritmo, ma lei la tolse subito, e disse:
“Faccio io, tu però fai in silenzio, e (sorrise) avvisami quando stai per venire, oppure farai la stessa fine di ieri sera”
Giuseppe rispose “Certo che ti avviso, basta che non smetti”
Giuseppe la sentiva diversa, il fatto che di sua iniziativa si stesse dedicando a lui gli piaceva, Simona gli piaceva, non dormiva spesso con una donna, generalmente dopo il sesso ognuno tornava a casa sua, ma il fatto che Simona restò da lui gli fece piacere, e adesso lei gli stava dando piacere con la bocca, lei così delicata, con il suo uccello dritto, venoso, rude, piantato in bocca, contrastava con quei capelli spostati dietro l’orecchio, quelle mani curate, la sua camicia che in quella posizione lasciava intravedere parte dei seni, le sue cosce, i suoi polpacci e i piedi curati, perfetti, tutta Simona stava per dargli piacere, tra questi pensieri lei continuava a farlgi sesso orale con dedizione, con tanta saliva, con la stretta perfetta sul suo cazzo, in cambio chiedeva solo di essere avvisata e cercare di non fare rumore, Giuseppe decise che ci sarebbe stato, ma sentiva l’orgasmo arrivare, finalmente.
Simona sentiva i sapori nella bocca cambiare, sentiva arrivare le pulsazioni, e si preparava a quella venuta.
Giuseppe disse a voce bassa “Ecco, sto per venire”
Simona lo sentiva, il fatto che l’avessa avvisata era una conferma di quanto la situazione fosse cambiata così decise di continuare, prese la cappella in bocca, con la lingua che si muoveva alla base del frenulo per stimolarlo il più possibile, e con la mano iniziò ad aumentare il ritmo, a masturbarlo molto forte fino a quando Giuseppe non mise il cuscino sulla faccia per soffocare i gemiti, si inarcò ed esplose in bocca di Simona.
Lei sentì il suo cazzo pulsare, il getto di sperma riempirle la bocca, sapeva che ne sarebbero arrivati altri, ne sentì il sapore, ne gustò la consistenza e tirò giù. Assecondò l’orgasmo con movimenti più lenti ma ben coordinati con le sue contrazioni, iniziò a lavorare meno con la mano, ma più con la bocca e la lingua, sentì altri schizzi, Giuseppe era inarrestabile, le stava riempiendo la bocca di sperma più in fretta di quanto lei riuscisse ad ingoiare, poi gli schizzi divennero meno forti, ma sentiva ancora il sapore di Giuseppe finirle in bocca, assecondò le ultime contrazioni e poi rallentò, ma senza toglierlo dalla bocca, iniziò giocarci tenendolo sempre in bocca, Giuseppe tolse il cuscino dal viso, la guardò lei lo tolse dalla bocca e iniziò a leccarlo, tra i sussulti di Giuseppe che dopo quell’orgasmo esplosivo era molto sensibile, si guardarono, lei poggiò il viso sulle cosce di lui, e gli sorrise mentre continuava a giocare con il suo pene che in parte le nascondeva il viso. Lui le disse:
“Mi avevi chiesto di avvisarti, credevo non volessi…”
Simona non lo fece finire e rispose:
“Ti ho chiesto di avvisarmi, non di non venirmi in bocca” e lo riprese in bocca continuando a tenere lo sguardo fisso su Giuseppe. Lo riprese tutto in bocca.
“Wow, si, ok, dammi qualche minuto” disse lui.
Simona gli sorrise, era così indifeso, addrittura le chiedeva una pausa per riprendersi, ma Simona era eccitatissima, aveva il suo sapore in bocca e questo la eccitava oltre modo, così decise di aiutare Giuseppe a ritrovare l’eccitazione e disse:
“Qualche minuto? non c’è nulla che possa fare per evitare questo tempo morto?” mentre disse queste parolo allungò una gamba fino ad arrivare con un piede al viso di Giuseppe, lo accarezzò con il piede mentre riprese a succhiargli il cazzo molto lentamente, Giuseppe prese il piede di Simona con le mani e iniziò a baciarlo, leccarlo, Simona sentiva che Giuseppe stava riprendendo vigore, il suo pene ritornava a crescere nella sua bocca, lo lasciò fare ancora per qualche secondo, dopodichè ritirò il piede, si mise in ginocchio e iniziò a sbottonare lentamente la camicetta, fino a scoprire il seno, Giuseppe lo ricordava molto bene e non ne restò deluso, Simona una volta tolta la camicia sfilò gli slip, e gli si mise sopra, era bagnatissima, prese a strusciarsi sul suo pene che riprese vigore, gli si avvicinò al viso, Giuseppe, che aveva capito come prenderla, le chiese:
“Dici che adesso posso toccarti il seno”
“Adesso puoi” rispose
Lui finalmente le strinse il seno tra le mani, lei emise un leggero gemito di piacere e gli cadde addosso, continuando a strusciarsi, i loro visi erano vicini, quasi istintivamente Giuseppe provò a baciarla, ma lei si scansò. Ancora, Giuseppe oramai nuovamente eccitato provò a penetrarla ma lei lo bloccò, gli accarezzò il viso lo guardò profondamente negli occhi prese il suo pene completamente in erezione con una mano e se lo mise dentro e disse:
“Ora fai il bravo e non ti permettere a venire, non ci metterò molto e poi mi dedicherò ancora a te”
Prese a cavalcarlo da subito a ritmo elevato, Simona era troppo eccitata, sentiva ancora il suo sapore in bocca, vedeva le mani tenerle i seni, poi lui prese a succhiarle i capezzoli, Simona fu di parola, iniziò a strofinare il clitoride sul suo pube, iniziò a tremare con il bacino e in preda ad un forte orgasmo, per strozzare i gemiti si tuffò su Giuseppe e in particolar modo sul suo collo, Giuseppe sentì Simona mordergli il collo e bagnarsi ulteriormente mentre godeva strofinando il clitoride su di lui che continuava ad avere il cazzo ben piantato dentro di lei. I movimenti si fecero sempre più blandi fino a fermarsi completamente.
Giuseppe adesso era nuovamente pronto a venire, riprese a muoversi, ma Simona lo bloccò, sfilò il suo pene, respirò profondamente e sorridendo disse completamente appagata:
“Ora serve a me qualche minuto”
“Fai pure” rispose lui “aspetto che tu, come detto ti ridedichi a me”
Lei gli sorrise, si girò e gli riprese il pisello in bocca, sentiva tutto il suo sapore i suoi propri umori che in quell’orgasmo gli avevano ricoperto il pube e il membro, leccò i testicoli e poi risalì lungo l’asta fino a riprenderlo in bocca, ma senza cercare di farlo venire, dopo qualche minuto, una volta riprese le forze, Simona gli si mise a cavalcioni, ma all’incontrario, in modo tale che la sua vagina finisse sul viso di lui e lei potesse continuare a succhiarlo, Giuseppe non si tirò indietro.
Simona era con il cazzo di Giuseppe in mano, lo leccava dolcemente, e sapeva che, data la posizione, da un momento all’altro avrebbe risentito quel calore, quella sensazione di bagnato, la lingua di giuseppe ricambiare il piacere, invece sentì le mani di Giuseppe che le accarezzavano le natiche e la lingua partire dal suo ano, per poi arrivare alle grandi labbra ed infine al clitoride, questa sequenza divenne costante, ano, grandi labbra e clitoride, Simona lo lasciò fare, riprese a succhiargli il glande, ma Giuseppe, diversamente da prima era concentrato sul dare piacere a Simona, ed in particolar modo le continuava a leccare e riempire l’ano di saliva, fin quando Simona avvertì una pressione e sentì che mentre Giuseppe le leccava il clitoride con più insistenza, le aveva anche infilato un dito nella vagina e un altro dito premeva dolcemente per farsi strada nel suo ano. Simona disse ansimando:
“Cosa Fai?”
“Stai tranquilla, non c’è nulla di male, vuoi che smetta?”
Simona non aveva mai avuto esperienze anali, non era mai capitato e lei non ci aveva mai pensato, ma questa situazione la stava eccitando, si stava concedendo e liberando completamente da tutte i suoi vincoli così decise di fidarsi ed affidarsi a Giuseppe e rispose”
“Fai pure, ma fai piano”
Giuseppe quindi continuò, mentre le leccava il clitoride, la penetrò con un dito in vagina e uno nell’ano e iniziò ad alternare gli affondi con le dita.
Simona trovò la cosa estremamente eccitante, provava piacere da ogni orifizio, e contrariamente a quanto pensava, essere stimolata da dietro era molto piacevole. Prese a sfogarsi succhiando con più vigore, trasferendo su quella fellatio il ritmo che voleva le dita di Giuseppe avessero, e Giuseppe più Simona succhiava più adattava il ritmo nel leccarla e penetrarla con le dita, sentirono entrambi una connessione, sentirono entrambi arrivare l’orgasmo dalla punta dei piedi, passare per ogni muscolo ed infine, finalmente esplodere nei genitali.
Giuseppe si inarcò, Simona iniziò a tremare per l’orgasmo e sentì il cazzo pulsare tra le sue labbra, così affondò la testa e fece scivolare il cazzo di giuseppe giù fino in gola, Il primo getto di sperma caldo liberò Simona in un orgasmo liberatorio.
Giuseppe sentiva che stava venendo nuovamente nella bocca della donna del suo amico che contemporaneamente stava godendo sulla sua lingua, sentì le contrazioni vaginali e l’ano stringersi attorno al suo dito, Giuseppe sentì gli umori di Simona colargli sul viso e Simona godere tra tremori inondandogli la faccia mentre lui continuava a spruzzare sperma nella gola di Simona.
Godettero insieme, e dopo gli ultimi tremori, le ultime pulsazioni e contrazioni, si fermarono per un momento, Simona sentì le dita di Giuseppe uscire dal suo corpo, fino a svuotarla, ebbe un sussulto, così si sollevò con la vagina dal suo viso, tirò giù quanto aveva in bocca, succhio il suo cazzo per l’ultima volta e raccolse le ultime gocce di sperma che attese a tirar giù. Simona scivolò via, si girò per ritornare ad allinearsi con il viso di lui, aveva la bocca impastata dal suo sperma e lui era bagnato di umori, Simona gli si avvicinò, lo guardò senza dire una parola, gli mise le mani al lato del viso, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò, lei sentì il proprio sapore e lui lo stesso, le lingue si incrociarono, fu un bacio intenso, lungo e passionale. Poi quando sparirono i loro rispettivi sapori e tornò a predominare quello della saliva, si staccarono, si sorrisero e lui disse:
“Ti va se ordiniamo la colazione?”




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