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La cartella nascosta sul suo Pc - Parte 4


di Hank1980
19.07.2022    |    16.779    |    9 9.3
"Uscì dalla porta, e vidi Giuseppe seguirla fuori, avevano un’intesa mai avuta prima, non capivo, avevo solo una brutta sensazione, Giuseppe rientrò in..."
Ero distrutto, avevo passato tutta la notte davanti al monitor sperando di non sentire alcun gemito, di non sentire nulla che mi facesse pensare che Simona stesse avendo un rapporto con Giuseppe. Li sapevo nello stesso letto, ma la situazione era molto diversa, questa volta non ero parte del gioco. Non volevo continuare con l’assecondare il mio folle desiderio, quel desiderio che mi aveva portato a questo punto. Ero sicuro che quella notte non fosse accaduto nulla, pensavo avessero dormito insieme per evitare la videocamera di sicurezza, o semplicemente per farmi ingelosire e farmela pagare. Pensavo che Simona era troppo sconvolta per pensare al sesso, la conoscevo, stava probabilmente soffrendo, ora non doveva più cedere ad alcun ricatto, era libera di dire di no, e poi Giuseppe era un mio amico, ok, quello che era successo tra di loro era successo con il mio benestare, anzi, su mia richiesta, adesso invece era tutto diverso, Giuseppe non mi avrebbe fatto questo.
Finalmente qualcosa successe. A casa di Giuseppe suonò il citofono, sentii una porta riaprirsi, in video vidi passare Simona, rispose lei al citofono. Simona era ancora con la camicia indosso, ed ero sicuro che indossasse gli slip, attese alla porta, suonarono, aprì.
Era un fattorino probabilmente di un bar, consegnò del cappuccino e dei cornetti, Simona andò verso il divano, si chinò leggermente per prendere la borsa, vidi chiaramente che indossava gli slip. Tirai un sospiro di sollievo, adesso ero convinto che non fosse successo nulla tra lei e Giuseppe. Notai il fattorino guardarla dalla testa ai piedi, anche lui le aveva notato gli slip, Simona era scalza e con la camicia maschile con la quale aveva dormito che le andava larga. Gli pagò il conto, il fattorino le disse qualcosa che non riuscii a capire, lei sorrise, lo salutò e richiuse la porta, attese che il fattorino andasse via e disse a voce alta:
"Indovina? Il ragazzo del Bar mi ha chiesto il numero”, rise, sentii ridere dall’altra stanza anche Giuseppe che disse:
“E’ un bravo ragazzo, glielo hai dato?”
“Ma scherzi? Non do il numero a tutti”.
Lei prese quanto portato dal ragazzo del Bar e scomparve dalla visuale.
Questo mi dette molto fastidio, sembrava serena, e soprattutto sembrava a suo agio con Giuseppe, non capivo come fosse possibile, ok, erano amici, però dato quello che era successo non mi sarei aspettato che facessero colazione a letto insieme. Passarono diversi minuti, iniziai a sentire chiaramente porte che si aprivano e richiudevano, vidi passare in video solo Giuseppe, per poi allontanarsi, capii che Simona era sotto la doccia, per fortuna da sola. Dopo una ventina di minuti li vidi ricomparire, lei si era rivestita e lui, come sempre aveva dei jeans e una maglia, parlarono di cose banali, poi lei disse:
“Grazie ancora dell’ospitalità, ancora un paio di giorni e poi non mi avrai più intorno”
“Mica mi dispiace averti intorno” disse lui.
Lei prese la borsa e disse:
“Vado a prendere qualche cambio, a dopo”.
Uscì dalla porta, e vidi Giuseppe seguirla fuori, avevano un’intesa mai avuta prima, non capivo, avevo solo una brutta sensazione, Giuseppe rientrò in casa dopo pochi secondi, si sedette sul divano, fissò la videocamera, era come se mi stesse guardando dritto negli occhi, poi si avvicinò con il viso, il suo viso riempiva tutta l’inquadratura e disse:
“Gioco finito amico mio. Senza rancore” e lo schermo si fece nero.

Staccò la telecamera di sorveglianza, la buttò in un cassetto, si accese una sigaretta e si lasciò cadere sul divano. Giuseppe si sentiva strano, non capiva, generalmente non vedeva l’ora che le donne andassero via, ma con Simona era diverso, quasi non vedeva l’ora che ritornasse. Ripensò a quanto successo la notte precedente, a quanto fosse riuscita Simona a trascinarlo nel suo mondo, fatto di dolcezza, ma allo stesso tempo di erotismo puro, più di quanto lui fosse riuscito a portarla nel suo mondo di perversione. Tirò una boccata profonda alla sigaretta, la spense quasi a metà, e poi decise di fare una doccia calda, lunga, così lunga che sarebbe durata tutta la mattinata.
Era chiaro che Giuseppe avesse staccato la videocamera. Ero sconvolto, tirai giù un po' di saliva, avevo la gola secca, era ormai tardi, dovevo essere a lavoro, avvisai che avrei fatto tardi. Sentii un messaggio sul mio cellulare, era Simona. Il messaggio diceva:
“Sto venendo a casa a prendere le mie robe, non voglio trovarti”
Risposi al messaggio
“Abbiamo bisogno di parlare, ti spiegherò tutto. Non voglio perderti” scrissi io.
Lei rispose:
“So che non sei abituato a portarmi rispetto, ma questa volta lo esigo. Non voglio trovarti a casa, prenderò le mie robe e andrò subito via”
“Da Giuseppe?”
“Dove mi pare” rispose
“Cosa è successo questa notte?” scrissi.

Non ricevetti più alcuna risposta. Simona era la donna più ragionevole del mondo, ma quando era decisa non c’era verso di spuntarla. Non avevo altra alternativa che andare via. Farmi trovare in casa sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Avremmo solo litigato peggiorando la situazione. Decisi di assecondarla, mi sistemai e andai a lavoro con il cuore a pezzi e con un senso di incompiutezza terribile. Sapevo che sarebbe ritornata da Giuseppe e non avrei in alcun modo potuto sapere cosa sarebbe accaduto una volta lì, se avrebbe continuato a respingerlo. Ma a questo punto non avevo alternative. Richiusi la porta alle mie spalle.

Simona una volta inviato l’ultimo messaggio, tirò un sospiro, quasi di sollievo, ripose il telefono in borsa e mise in moto. Ripensò alla nottata, a quanto fosse stato eccitante. Dentro di sé si sentiva single, anche se sapeva che prima o poi avrebbe dovuto affrontare la situazione, ma non adesso, non nei prossimi giorni, aveva bisogno di chiarirsi le idee, riappropriarsi del suo essere donna, non oggetto del desiderio maschile, ma una donna con desideri tutti suoi, legittimi. Doveva a se stessa questo momento di libertà, al momento opportuno avrebbe affrontato la situazione con me. Questo la tranquillizzò, accese l’auto e si diresse verso casa nostra. Una volta arrivata, entrò, verificò che non ci fossi, sapeva che non sarei rientrato prima delle 18:00. Riempì una borsa con le sue robe, prese una valigetta nella quale mise alcune scarpe, per lo più scarpe alte, mangiò qualcosa per pranzo e poi andò via. Anche se aveva avvisato che non sarebbe passata, andò in ufficio a sistemare alcune cose. e ricevette un messaggio. Era Giuseppe:
“Che ne dici se ci vediamo a cena? Conosco un bel posticino”
“Cos’è? Un appuntamento?” rispose lei ironicamente.
“Non ci vedo nulla di sbagliato ad offrire una cena ad una vecchia amica, ti mando l’indirizzo, ci vediamo lì alle 21:00”
Simona lasciò l’ufficio e decise di dirigersi verso il centro estetico di cui era cliente, lei era sempre in ordine, ma decise comunque di darsi una sistemata, ripensò a Giuseppe, e decise di fare pedicure e manicure, oltre ad una sistemata generale. Uscì di lì, e si sentiva bella, si sentiva libera, agitata, come quando da ragazzina aveva un appuntamento. Simona non era solita concedere nulla al di fuori di un bacio al primo appuntamento, ma con Giuseppe era successo già tutto, era andata oltre. Non aveva alcun piano, non sapeva cosa sarebbe accaduto, ma di certo, dopo quanto successo la mattina, non sarebbe rimasta sorpresa se con Giuseppe fosse successo nuovamente qualcosa. Pensò a tutte le nuove sensazioni provate, e che quella ritrovata sicurezza e voglia di libertà avrebbe anche potuto far cadere gli ultimi freni, ma andava bene così. Simona non era abituata ad avere storie da una notte e via, certo, era capitato, ma non per sua scelta, e anche con Giuseppe viveva quello che stava succedendo come una piccola storia, Si era concessa la notte scorsa, quindi ora, per qualche giorno, avrebbe vissuto liberamente quel rapporto.

Simona si presentò sul posto dell’appuntamento alle 21.15, quel ritardo non snervante, ma che fa crescere il pathos, Giuseppe era già nel locale, parlava in maniera amichevole con un uomo sui 65 anni, probabilmente il proprietario del posto.
Era bellissima, aveva una canotta con una bella scollatura, una gonna leggera e delle scarpe alte mozzafiato che valorizzavano ulteriormente le sue caviglie e i suoi piedi, era senza collant.
Giuseppe e Fausto, il proprietario del posto, rimasero lì a guardarla avvicinarsi a loro.
Giuseppe le andò incontro, la salutò con un bacino sulla guancia e le presentò Fausto, uomo curato, nonostante la sua età, elegante, non troppo alto, robusto, capelli brizzolati lunghi legati in un codino, barba bianca. Giuseppe le presentò anche altra gente che era nel locale, tra cui una coppia di ragazzi giovani, sui 25 anni, lui si chiamava Carlo, lei Sara. Nel locale c’era altra gente, forse altre tre coppie, coppie che si scambiavano sguardi e che fissavano Simona. Lei non ci fece molto caso, era abituata ad essere notata, soprattutto quando vestiva in maniera attraente.

Si sedettero ad una tavolo, si avvicinò Fausto, presentò il menu, e ordinarono da mangiare e da bere.
Il vino arrivò subito, Giuseppe propose un brindisi, sapeva che Simona non beveva, ma in quella situazione sperava che si sarebbe lasciata andare. Lei, lo sorprese iniziando a sorseggiare il vino e disse:
“E’ un posto in cui vieni spesso? Sembra tu conosca tutti”
“Si, conosco tutti qui, anche i clienti, spero ti piaccia, qui sono a casa.”
“Certo, è un bel posto”
Lui disse:
“Sei stupenda.”
“Sono solo un pò più sistemata del solito, e poi ci tengo ad essere carina dato che sei così gentile da ospitarmi”
Giuseppe decise di portarla alla realtà e disse:
“E con lui? Come siete messi?”
Lei cambiò espressione, costretta a parlarne non si tirò indietro e in maniera seriosa rispose:
“Cosa vuoi che ti dica? Che siete stati due stronzi? Ok, posso capire che tu non ti sia fatto sfuggire l’occasione, da maschio hai approfittato, ma non posso capire lui, perchè? Perchè spingermi tra le braccia di un altro, non è il mio uomo, non è quell’uomo che ho conosciuto e se ci tieni a saperlo non so cosa ne sarà. Ieri dopo che sono andata via da casa tua in quel modo, ho pensato che non era con te che dovevo prendermela, ma con lui, e così come tu hai sfruttato la situazione con me, così ho deciso di fare io con te, ritornando e chiedendoti di restare, ma dato che non so come finirà questa storia, non ne voglio più parlare e voglio godermi la serata.”
“Questa serata cambierà il vostro rapporto per sempre, sia che rimaniate insieme, sia che non vi rivediate mai più, sei pronta?” disse Giuseppe altrettanto seriamente.
Simona rispose “Non voglio pensare a quello che sarà” smise di essere seria, sorrise e aggiunse “Come mai dopo questa serata? Cos’hai in mente?” riprese a flirtare
“Lo scoprirai, adesso brindiamo”
Simona era al secondo bicchiere di vino, erano le 21.30, quanto detto da Giuseppe l’aveva eccitata, faceva finta di nulla, ma non vedeva l’ora di essere nuda con lui, di godere e dargli piacere, di sentire il suo sapore ancora una volta, in realtà sospettava quello che volesse fare Giuseppe, ovvero dare seguito a quell’approccio anale avuto la sera prima. Per Simona era stata la prima volta ad essere stimolata analmente, le era piaciuto e ci sarebbe stata a provare ad avere un rapporto anale completo, era un momento in cui le andava di essere libera, e con Giuseppe si sentiva esattamente così, allo stesso tempo però era preoccupata, aveva paura di non esserne all’altezza, di provare dolore date le dimensioni di Giuseppe, sentiva salire l’ansia, ma allo stesso tempo il vino la tranquillizzava.

Era sera, erano le 23:00 quando ricevetti un messaggio da parte di Giuseppe, diceva:
“Vieni allo Studio 69, sono qui con Simona”
Mi sentii mancare, tirai giù un po’ di saliva, raccolsi le mie cose in tutta fretta, presi le chiavi dell’auto e mi fiondai fuori di casa.

Simona era ormai brilla, a fine cena, attendeva il dolce, sorrideva e si guardava intorno, disse a Giuseppe:
“Ma è una mia impressione o ci guardano e ci sorridono tutti?”
Lui rispose “Forse non vedono l’ora di fare la tua conoscenza, specie Fausto, Carlo e Sara”
“Ma ci siamo già presentati prima, e siamo quasi al dolce, a breve andremo via”
Giuseppe capì che Simona si aspettava di stare con lui, di fare del gran sesso quella notte, sapeva che era eccitata, così avvicino la sua sedia, mettendosi di finaco a lei, e iniziò ad farsi più vicino, le mise una mano sulla coscia mentre scherzava, vedeva Simona sorridere e starci, aveva capito che l’alcol stava rendendo le cose più semplici, così le sussurrò all’orecchio, muovendo una mano verso l’interno coscia di lei:
“Sei sicura che vuoi aspettare il dolce?”
Lei sospirò, non si sarebbe mai immaginata di farsi toccare in un locale pieno di gente, ma in quel momento era esattamente quello che desiderava. Desiderava che la mano di Giuseppe non si fermasse, desiderava che continuasse a sussurrarle all’orecchio, chiuse gli occhi e sentì la mano di Giuseppe farsi finalmente strada verso la vagina, già grondante di umori, sentì giuseppe baciarle il collo e finalmente arrivare sul clitoride con due dita, sopra gli slip, allo stesso modo senti:
“Ecco il dolce”. Riaprì gli occhi, era Fausto che con un sorriso malizioso porgeva il dolce sul tavolo, Simona sentiva Giuseppe continuare a baciarle il collo e a toccarla, così, prima ancora di avere il tempo di reagire sentì Fausto dire:
“Stai tranquilla, qui puoi fare tutto ciò che vuoi” e si allontanò. Simona sentiva i brividi allo stomaco, quei brividi che si provano in una situazione assurda, o ad un esame, dove non sai se sarai all’altezza, dove non sai cosa avverrà, dove si è in una situazione sconosciuta e non si sa come gestirla, era eccitata e Giuseppe continuava a toccarla, lei disse ansimando:
“Oddio, credo che Fausto abbia capito cosa stai facendo”
Lui smise di baciarle il collo, ma continuò a toccarla, e le disse:
“Fausto sa perfettamente cosa sta per succedere, Fausto, come tutti in questo posto, sono qui solo per te.
Simona si guardò attorno e vide i presenti scambiarsi effusioni, sapeva che Giuseppe fosse abbastanza libertino, ma quella situazione non l’avrebbe mai immaginata, iniziò a capire che non era in un normale ristorante, ma in qualcosa di privato, tipo un club, non capiva, guardò Giuseppe, gli tolse la mano che era tra le sue cosce e disse:
“Cosa significa? Cosa sta per succedere?
Giuseppe si alzò in piedi, le porse la mano e rispose “Lasciati andare e fidati di me, sarà una serata che non dimenticherai facilmente”
Simona un pò per la sorpresa, un pò per il vino, un pò per la sua voglia di libertà e un pò con la ritrovata familiarità a spingersi al limite prese la mano di Giuseppe, si alzò e con lui si avviarono verso il retro del locale, si guardò intorno e notò che, allo stesso modo, Fausto, Carlo, Sara e gli altri presenti nel locale si alzarono i iniziarono a seguirli.

Simona strinse la mano di Giuseppe e gli chiese:
“Dove mi porti? cosa sta succedendo”
Giuseppe non rispose, passarono per una porticina e si ritrovarono in un locale diverso, fatto di divanetti, poltrone, tavolini, l’atmosfera era soffusa, musica d’ascolto piacevole, dietro un bancone c’era un ragazzo che stava preparando dei lute di prosecco per i presenti. Giuseppe e Simona furono raggiunti dagli altri che iniziarono in maniera molto amichevole a mettere Simona a suo agio, Fausto prese dei calici e da buon padrone di casa propose un brindisi per Simona, la nuova arrivata. Simona era ancora confusa, così Giuseppe le riprese la mano e la portò verso il centro della sala, dove c’era un divano basso, quasi un futon, rotondo, come un letto tondo, fece un cenno a tutti, come a richiedere un po’ di privacy e si sedette con Simona e disse:
“Cosa provi?”
Simona sorrise e rispose “Ma che posto è?”
“E’ un posto dove tutto è concesso, dove nessuno giudica, dove non ci sono regole, non c’è nulla di sbagliato e sei libera di fare tutto ciò che vuoi”
Era esattamente lo stato d’animo che ricercava Simona, ma non davanti a tutti, solo qualche giorno prima, se qualcuno le avesse detto dove si sarebbe trovata quella sera, non ci avrebbe mai creduto.
Simona capì dove si trovava e disse, tra il divertito e il rassegnato:
“Vuoi farlo qui? davanti a tutti?”
Giuseppe disse:
“Non succederà nulla che tu non voglia” si alzò, la tirò a se, la strinse e iniziarono a ballare, avvinghiandosi sempre di più. Lei dava le spalle al resto della gente, lui la baciò, lei sentiva quel bacio profondo, si sentiva una ragazzina alla prima cotta, alla prima esperienza, sentì quella sensazione che non provava da anni, un trasporto che annullava tutto quello che era intorno, prese a baciarlo sempre con più passione, sentì le mani di Giuseppe iniziare a muoversi, arrivare ai seni, stringerli, Simona emise un gemito, era eccitatissima, non ne poteva più, aveva voglia di Giuseppe, così, questa volta, si lasciò cadere, decise di fregarsede della gente e di tutto, sedette sul divano rotondo, Giuseppe era ancora in piedi, lei lo prese per la cintura e lo tirò verso di sé, gli slacciò la cintura, abbassò la patta del pantalone, infilò una mano e tirò fuori il suo uccello, era quasi pronto, non completamente duro, così lo scappellò e, dolcemente, prese la cappella in bocca e iniziò a pompare.
Complice l’alcol, Simona non badava più alla situazione che la circondava, chiuse gli occhi e iniziò a gustare il cazzo di Giuseppe, a stimolarlo con la lingua, a sentirlo diventare duro nella sua bocca. Giuseppe la lasciò fare, da come succhiava, sentiva che Simona era eccitata al punto giusto, era pronta, godette ancora un pò di quel pompino, affondò i cazzo nella sua gola e poi la fermò, lo tirò fuori dalla bocca di lei, che quasi non voleva lasciarlo andare, scese su di lei, la baciò con passione, e poi la spinse all’indietro, fino a farla sdraiare completamente sul divano rotondo.
Simona era stesa, era pronta. Giuseppe le si sedette affianco si chinò su di lei e iniziò a baciarla e a toccarla, dolcemente, senza cercare di farla venire, Simona era in estasi, cercò nuovamente i pene in erezione di Giuseppe che sedeva al lato del suo viso, così aprì gli occhi e ……. con sua sorpresa vide di fronte a sé Fausto avvicinarsi, ebbe un sussulto, timore, quasi provò vergogna per quello che stava facendo davanti ad un uomo maturo.
Giuseppe intervenne subito e disse:
“Stai tranquilla, va tutto bene, lascialo fare”. Nel frattempo si mise di lato e le rimise il pene vicino le labbra, come a chiederle di continuare quel pompino”
Questa volta era diverso, Simona sapeva che c’era un uomo di fronte a lei, lei che aveva il il cazzo di Giuseppe sul viso, di fronte ad altra gente che guardava, stava avvenendo tutto così in fretta da non lasciarle il tempo di mettere a fuoco, e mentre Giuseppe si avvicinava alla sua bocca, sentì le mani di Fausto accarezzarle le gambe, sfilarle i tacchi e aprirle le cosce. A quel punto Simona vide chiaramente Fausto tirare fuori il cazzo e inginocchiarsi per arrivare a mettersi su di lei.
Fausto aveva un pene molto grosso, non lungo, ma molto, molto largo, tozzo e ricurvo, Simona non ne aveva mai visto uno così largo e con quella forma così ricurva, Fausto era in piena erezione, le chiuse le cosce e le sfilò gli slip e poi fece per riaprirle le cosce, ma Simona ebbe un attimo di tentennamento, così, per ritardare il momento e prendere ancora qualche istante per raccogliere le idee respinse Fausto, rendendogli impossibile avvicinarsi facendo leva con i piedi, a cosce strette, contro il suo petto.
Simona vide i suoi piedi curati, lo smalto rosso, messo quel pomeriggio, ripensò al pedicure, a quanto si fosse preparata per la serata con Giuseppe, serata che sarebbe dovuta essere solo loro, per poi fare l’amore come due ragazzini, si era preparata per quello, e adesso, con gli stessi piedi che Giuseppe adorava, stava bloccando un uomo di sessantacinque anni, scuro di carnagione, che non aveva mai visto prima di quella sera, cercando di impedirgli di farsi prendere completamente nella sua intimità.
Allo stesso tempo sentì Giuseppe accarezzarle il viso, per tranquillizzarla. Fausto la prese dalle caviglie e le aprì le gambe, Simona a questo punto capì che non sarebbe servito a nulla continuare a frenarsi, lo lasciò fare. Lui le si mise sopra, l’aveva notata per tutta la sera, non si sarebbe fatto sfuggire nulla, nemmeno quel seno, così le sollevò la canotta, sollevò anche il reggiseno, liberò i suoi seni, li prese in bocca, inziò a leccare i capezzoli, Simona sentiva la saliva di Fausto bagnarle il seno, poi sentì quell’uomo puntarle l’uccello ed entrare dentro di lei affondando il colpo.
Simona, nonostante fosse completamente bagnata sentì entrare il cazzo di Fausto in tutta la sua larghezza, le faceva quasi male, in più, data la forma, il cazzo di Fausto la stimolava come non era mai accaduto prima, si sentì completamente riempita e stimolata su tutta la parete vaginale, Fausto lo mise tutto dentro, le si butto addosso e iniziò ad affondare i colpi.
Simona essendo minuta, si ritrovava a cosce completamente aperte data la robustezza di Fausto, che godeva del suo corpo, Simona non era abituata ad essere così allargata,
iniziò presto ad avere dolore nel tenere le cosce così in tensione così, automaticamente, incrociò i piedi sulla schiena di Fausto che prese a montarla con più vigore, iniziò a pompare sempre con più forza, sempre più veloce, mentre le pesava addosso.
Simona sentiva quell’uomo su di se, poteva essere abbondantemente suo padre, non era mai stata toccata da un uomo di quell’età, un uomo che fino a qualche momento prima era composto e maturo, adesso invece era tra le sue cosce in preda alla libido, come un ragazzino arrapato che cerca di soddisfare i suoi istinti senza curarsi di altro, come una bestia in calore. Simona, realizzò che il suo essere padrona della situazione, come la sera prima, era nuovamente svanito, e decise di non frenarsi e di lasciarsi andare comunque, complice l’eccitazione dovuta alla situazione generale, e complice anche quello che iniziava a provare fisicamente stimolata come non le era mai accaduto prima data la larghezza del pene di Fausto.
I seni di Simona si muovevano sotto i colpi di Fausto, Simona, in preda alla libido di quell’uomo iniziò a gemere, stava per venire, ma sentiva una venuta strana, mai provata, non stava per venire di clitoride, come era solita fare, ma di vagina, sentì come un forte e piacevole bruciore, come se le venisse da urinare e poi iniziò strillare e a godere come non le era mai capitato. Fausto sentì le contrazioni vaginali stringergli il pene, come in una morsa, non riuscì a resistere, aveva il viso tra i seni di Simona che gemeva godendosi quell’orgasmo mai provato, Fausto sentì a sua volta arrivare l’orgasmo, raccolse tutte le forze e spinse quel cazzo enorme tutto dentro di lei, sentì arrivare i brividi così tirò fuori il cazzo ed esplose in una venuta liberatoria. Simona sentì schizzi di caldo sperma sul suo corpo, sulla pancia, sui seni e ad ogni successivo grugnito di Fausto, ne arrivava ancora. Fausto dopo aver finito, si tirò via, tirò su i pantaloni e si ricompose, Simona era ancora stesa, sentì finalmente il peso di Fausto scomparire e la zona pelvica rilassarsi dopo quell’orgasmo. Per quanto in situazioni normali non sarebbe mai stata con un uomo così avanti negli anni, e per quanto fosse stata scopata in maniera animalesca e finalizzata solo al raggiungimento dell’orgasmo da parte di lui, doveva ammettere che il suo uccello era riuscito a darle un orgasmo mai provato in precedenza.
Finalmente potè chiudere le cosce, mettendo i talloni sul bordo del divano rotondo, sentì Giuseppe avvicinarsi chiederle:
“Come va?”
Simona non aveva mai avuto un rapporto in pubblico, specie davanti alla persona con cui usciva, era in un vortice di eventi mai accaduti prima, che non sapeva gestire, quasi si sentiva in colpa di essere stata posseduta da Fausto di fronte a Giuseppe che in quel momento era il suo appuntamento. Rispose
“Non lo so, è stato strano, mi dispiace, ma tu..”
Giuseppe la interruppe:
“Tranquilla, ti ho detto che questa serata è solo per te” le si fece più vicino “Fausto è un esperto, anche se non si direbbe dal suo modo rude di scopare, ma sa come far godere una donna e pare che ti sia piaciuto no?, ma non è finita..”
“Oddio, non lo so.. mi sento fuori luogo” disse lei.
“Dopo questa serata avrai le idee più chiare su tutto, su quelli che sono i tuoi desideri, su quanto viviamo privandoci di soddisfare noi stessi, di quanto viviamo i rapporti come gabbie, anziché condividere la strada insieme. Stasera è la tua serata, pensa solo a divertirti. Una volta finita, saprai cosa fare” La baciò e si alzò in piedi, lei si mise seduta sul divano, cercò di ricomporsi, rimettendo al suo posto il reggiseno e la canotta, ma sentì delle mani dietro di lei e qualcuno baciarle il collo da dietro. Non sapeva chi fosse, la sua prima reazione fu quella di allontanare lo sconosciuto, ma subito Giuseppe la tranquillizzò le disse:
“Va tutto bene, fidati e lasciati andare”
Quelle mani presero ad accarezzarle i seni e a liberarla nuovamente dalla canotta e dal reggiseno, Simona chiuse gli occhi, godette di quel bacio sul collo che le dava dei brividi su tutta la schiena, mentre Giuseppe era qualche passo indietro, la guardava e la tranquillizzava, intanto le mani di quello sconosciuto alle sue spalle scendevano verso la vagina, soffermandosi sul clitoride, sfiornadolo dolcemente, dandole piacere ma senza volerla portare necessariamente ad un orgasmo. Simona era in estasi, era bellissima, i suoi seni perfetti, sodi e generosi, la sua carnagione candida che contrastava con i suoi capelli e occhi scuri, tutto di lei era sensuale. Finalmente riconobbe nell’uomo alle sue spalle Carlo, che senza dire nulla la fece voltare, Simona se lo ritrovò di fronte, Carlo era molto giovane, aveva la camicia aperta, era magro, bel fisico, ma la camicia era l’unico indumento che aveva indosso. Simona abbassò lo sguardo e notò che Carlo aveva il pene in erezione, a differenza di Fausto, era un pene di dimensioni più normali, ma abbastanza stretto. A questo punto Simona non sapeva più come comportarsi, era in preda agli eventi, era eccitata, sporca dello sperma di Fausto, e aveva davanti a se un ragazzo eccitato e pronto a darle piacere, Carlo cercò di baciarla, ma Simona voltò la testa ed evitò quel bacio, così Carlo prese l’iniziativa, la girò di spalle, le spinse dolcemente la schiena in modo tale che Simona fosse piegata a 90 gradi. Giuseppe era sempre in disparte, le cose stavano andando come desiderava, come Fausto era stato l’uomo giusto per sbloccarle l’orgasmo vaginale, Carlo era ben conosciuto come l’uomo giusto, per via delle sue dimensioni particolari, per portare una donna in territori inesplorati. Simona era nuda, esposta a tutti, in una posizione molto particolare, pensò di avere due strade davanti se, andare via, e finalmente porre fine a quel turbine di emozioni che ancora non sapeva come gestire e quali strascichi avrebbero lasciato, oppure restare e non porsi più limiti. Decise di andar via, ma ancor prima che riuscisse a trasformare quei pensieri in azione sentì un calore profondo sulla vagina, capì che Carlo la stava baciando da dietro, come se stesso dando il bacio più appassionato della sua vita, Simona iniziò subito a gemere, concedendosi ancora qualche minuto alla sua decisione di andar via. Carlo passò a leccarle e riempirle di saliva l’ano, Simona vedeva difronte a se gente avere rapporti sessuali, uomini soli masturbarsi, coppie scambiarsi i partner, e poi sentì Carlo che le disse con voce calda e tono deciso:
“Inarca la schiena”
Simona tra mille dubbi, voglia di continuare e voglia di andar via, fece la cosa più semplice da fare in quella situazione, non prendere alcuna decisione. Semplicemente obbedì, inarcò la schiena portando il suo sedere verso l’alto. Davanti a sé scorse anche Giuseppe, che era in disparte, quest’ultimo guardò l’orario, erano le 23.15.

Guidavo come un pazzo, conoscevo quel locale, non ci ero mai stato, ma lo conoscevo bene attraverso i racconti di Giuseppe, non era posto per Simona, anche se adesso non avevo più certezze, ma li dentro succedeva di tutto, e Simona era ancora la mia donna, non avrei permesso che la situazione degenerasse più di quanto già non fosse già degenerata. Prima avremmo dovuto parlare, chiarire, mollarci nel caso, e solo dopo avrebbe potuto fare ciò che le pareva, ma al momento la sentivo ancora la mia donna, Vedevo le luci del locale. Arrivai al parcheggio, lasciai l’auto e mi fiondai all’interno.
Non vidi nessuno, ma sentivo della musica sul retro, mi diressi verso la musica ma mi trovai di fronte un uomo mai visto. Era Fausto.
Mi salutò e mi disse che erano tutti in attesa che arrivassi. Questo mi tranquillizzò. Chiesi:
“Dov’è Simona”
Lui sorrise e rispose:
“Simona è una donna stupenda, è nel retro ed è quasi pronta per te, vieni, ti offro da bere”.
“Ora voglio vederla”
“La vedrai tra poco, sei nervoso e hai bisogno di calmarti, siediti e bevi qualcosa”
Avevo l’ansia, non sapevo cosa stesse succedendo, Fausto però mi tranquillizzò così decisi di bere qualcosa e sentire cosa aveva da dirmi.
“Giuseppe mi ha detto che hai avuto qualche guaio con Simona, tu volevi vederla con altri uomini e lei era all'oscuro di questo tuo desiderio giusto?”
“Sai proprio tutto, vero Fausto?” dissi sarcasticamente e scolai il bicchiere di rum.
“Si, accetta un consiglio” mi riempì nuovamente il bicchiere “parla sempre di tutto con la tua donna, siete partiti con il piede sbagliato, ma stasera, se capirai, potrai sistemare tutto”
Scolai l’altro bicchiere, ero a stomaco vuoto, sentivo l’alcol salire.
“Ok, adesso devo vederla”
“Bene, Vieni con me”.

…..e poi sentì carlo che le disse con voce calda e tono deciso:
“Inarca la schiena”
Simona obbedì, inarcò la schiena, portando il suo sedere verso l’alto. Sentì le mani di Carlo prenderle le natiche, aprirle. Simona sentì una pressione contro l’ano zuppo di saliva, Carlo le disse:
“Ora stai tranquilla e spingi verso fuori”
Simona era in preda al panico, Carlo pareva molto deciso e stava per entrare, lei era un pò impaurita da questa nuova esperienza, ma allo stesso tempo sentiva nuovamente quella sensazione di non volersi tirare indietro per non deludere le aspettative, oramai non riusciva più a dare corpo alla decisione di andar via, riuscì solo ad ingoiare della saliva e ad fare come Carlo le diceva. Spinse verso fuori e sentì la pressione sul suo ano aumentare, sentì aprirsi e qualcuno farsi strada dentro di lei, Carlo iniziava ad entrare lentamente, ma inesorabilmente, senza fermarsi, stava per entrare con tutto il glande, Simona sentiva dolore, aveva gli occhi chiusi, stava succedendo davvero, qualcuno la stava prendendo da dietro, stava concedendo ad un ragazzo mai visto prima ciò che non aveva mai concesso a nessuno. Aprì gli occhi per un istante e vide… mi vide entrare in compagnia di Fausto.

Entrai nel retro, era buio, non ero ancora abituato a quella bassa luminosità, ma vidi molta gente e l’inconfondibile odore del sesso. Tutti stavano avendo rapporti, cercai con lo sguardo Simona, non era facile, c’era molta gente.

Appena Simona mi vide, trasalì, era nuda, sporca di sperma e con un ragazzo che si faceva strada da dietro, le venne istintivo di tirarsi via, sentì uscire quel poco di cappella dal suo ano, e cercò qualcosa per coprirsi, trovò la sua canotta, la infilò velocemente, Carlo cercò di riprovarci, ma lei lo fermò bruscamente.

Iniziavo ad abituarmi alla luce bassa, e finalmente la vidi, era inginocchiata su un divano basso, dietro di lei c’era un ragazzo semi nudo, mi fiondai verso di lei, le dissi:
“Cosa hai fatto”
Lei rispose, quasi felice di vedermi “Cosa ci fai qui”
“Sono venuto a prenderti, cosa è successo?”
Notai che Simona aveva l’affanno, era solo in canotta, non aveva gli slip..
In quel momento Fausto mi si fece vicino con una ragazza bellissima, si chiamava Sara e mi disse:
“Adesso dovete rilassarvi entrambi, vieni con me e Sara”
Non sapevo cosa fare, Fausto mi portò via da Simona e mi fece sedere su una sedia, ma avevo lo sguardo fisso su Simona che fu subito circondata da diversi uomini che presero a masturbarsi, uno in particolare la sdraiò e iniziò a leccarla li tra le cosce, la scena mi lasciò di sasso, non sapevo cosa fare, Simona mi guardava esattamente come io guardavo lei. Sentii Sara sbottonarmi i jeans, tirarmi fuori il cazzo e prenderlo in bocca, e vidi il ragazzo che era dietro Simona, Carlo, allontanarsi da lei che era ormai circondata da uomini, e guardarci.

Non so cosa le prese, Simona aveva un uomo che le stava praticando sesso orale, altri tre uomini che si stavano masturbando vicino al suo viso, erano quasi pronti a venire, ma non riusciva a distoglere lo sguardo da me, e da Sara che mi stava succhiando l’uccello, ormai eccitato. Simona vide Sara alzarsi e venirmi sopra. Questa cosa cambiò tutto e provocò in lei sensazioni mai provate, di profonda gelosia, eccitazione e senso di possesso, così cercò di divincolarsi da quell’uomo che aveva il viso tra le sue cosce e che la teneva per le gambe, mile un piede sulla sua spalla e lo spostò, si tirò su e si fece largo tra gli altri tre uomini e, scalza, semi-nuda, con solo indosso una canotta, venne verso di me, mi raggiunse, chiese a Sara di spostarsi. Sara non lo aveva ancora messo dentro, si fece da parte.
Guardai Simona negli occhi, lei guardò me intensamente, sembrava chiedere la mia ocmplicità, mi salì sopra, prese il mio uccello con una mano e lo portò dentro di sé, spinsi, entrai, finalmente, dentro la mia donna.
Non dicevamo una parola, lei prese a montarmi, mi guardava fisso, e la gente guardava noi e poi, finalmente mi disse sottovoce:
“Come siamo arrivati a tutto questo?”
“Abbiamo commesso degli sbagli” risposi “Tornerà tutto come prima”
“Non potrà mai tornare tutto come prima” disse ansimando “sono successe delle cose”
Io ero in estasi, tra tutte le donne del mondo, Simona era quella che mi eccitava di più, in tutto ciò che faceva, le avevo solo nascosto un mio desiderio, un taboo, ma adesso non c’erano più segreti. Così le chiesi:
“Quali cose?” la sentii accelerare il ritmo, si stava eccitando molto.
“Hai presente quel signore con cui sei entrato? Prima che tu arrivassi mi ha presa e poi mi ha goduto addosso”
Oramai ero eccitatissimo “Dove ti è venuto, fammi vedere”
Simona sfilò la canotta, liberò il seno davanti al mio viso, mi prese la testa e le premette tra i suoi seni e disse:
“Qui, mi è venuto tutto qui”
Sentivo l’odore di un altro uomo sulla mia donna, le strinsi i seni e le presi comunque i capezzoli in bocca. Simona continuò:
“E quel ragazzo, mi stava per prendere da dietro, e poi sei entrato tu…”
“Te l’ha messo dietro”
“No, stava per entrare, poi sei arrivato tu e sono corsa via, ma se non fossi arrivato tu non sarei riuscita a tirarmi indietro, mi stava anche piacendo”
Rimasi molto colpito dalla cosa, ero ancora su quella sedia, la presi per le natiche e iniziai a spingere con più forza, sapere che lo stava per prendere in culo, da un lato mi eccitò ulteriormente, dall’altro fui sollevato che la cosa non fosse arrivata fino in fondo, ma con la mano, mentre la spingevo a me, cercai il suo buchetto, era bagnatissimo, saliva? forse, iniziai a giocarci, entrando leggermente con il dito, Simona iniziò a gemere, capii che la cosa la eccitava, l’idea di essere scopata da dietro aveva acceso in lei il desiderio.. Intravidi anche Giuseppe che si avvicinò a noi, Simona lo vide, ma non disse nulla, continuò a montarmi, Giuseppe si sedette vicino a noi e ci disse, “adesso state tranquilli, continuate a fare l’amore” e fece un cenno a Carlo che si avvicinò, potevo vederlo venire verso di noi, Simona era ovviamente di spalle e non poteva vederlo, si avvicinò così tanto che era praticamente dietro Simona. Sapevo cosa voleva fare, e se da un lato avrei voluto, dall’altro no, cosa fare? Non feci nulla, lasciai la decisione a Simona. Scivolai cercando di sdraiarmi il più possibile sulla sedia, in modo tale che anche Simona fosse meno in verticale nel montarmi e quindi potesse portare il sedere verso l’alto.
In quel momento Simona sentì altre mani sul suo corpo, non si girò a guardare chi fosse, ma si fermò e mi guardò fisso.
Simona sentì una voce dire “inarca la schiena”.
Simona sgranò gli occhi, mi fece uno sguardo carico di complicità, timore, paura ed eccitazione estrema, e obbedì. Sentì una pressione sul suo ano e la stessa voce dire spingi verso l’esterno.
Simona mi guardò ancora con uno sguardo timoroso e io le dissi “Puoi smettere se vuoi”
Lei non mi rispose, ma fece una smorfia di dolore, ero ancora dentro di lei, urlò, tutto divenne immobile, vidi Carlo guardare verso il suo cazzo e far colare della saliva, Simona mi strinse forte, e mi disse:
“Sta entrando” e implorò Carlo di fare piano. Sentivo la pressione aumentare, ero piantato nella sua vagina e sentivo qualcosa di strano, sentivo qualcosa che si faceva strada dentro Simona, e per quanto fosse nel suo sedere, potevo sentire qualcosa. Simona iniziò ad emettere dei gemiti, tra il dolore ed il piacere, era ancora tutto immobile fino a quando vidi Carlo raccoglierle i capelli in un pugno, Simona restare senza fiato e guardarmi fisso e poi dirmi:
“E’ tutto dentro”.
In quel momento tutta quella staticità fece spazio ad un movimento sfrenato, Carlo prese ad affondare, ad entrare e ad uscire, a scoparle il culo. Simona iniziò ad urlare, mi rimise il viso tra i suoi seni, iniziai a leccarli in preda all’eccitazione, sentio odori e saporti strani, sentii carlo dire “Cazzo, come sei stretta, adesso ci penso io” e iniziò ad aumentare il ritmo. Io cercavo di muovermi dentro Simona, ma non era facile, era come se non ci fosse abbastanza spazio, per quanto io e Carlo fossimo in due posti diversi, Simona era in estasi, prese a gemere come non aveva mai fatto, né con me, e né con Giuseppe, che nel frattempo era sparito, si muoveva in modo convulso e mi disse:
“Di nuovo……. sta succedendo di nuovo”
“Cosa” chiesi
“Sto per godere come è successo prima con Fausto… Oddio…ecco… arriva….”
Prese a tremare come non aveva mai fatto prima, sembrava non avere più il controllo del suo corpo, pareva in preda a convulsioni, avrei potuto anche spaventarmi se non avessi sentito quelle forti contrazioni. Simona si lasciò andare in urla liberatorie, mi bloccò impedendomi di muovermi così da gestire quel nuovo orgasmo vaginale. Le contrazioni erano molto forti e stavano portando anche a me a venire, ma non ero il solo, Vidi dietro di lei Carlo dire:
“Quanto cazzo stringi?” tirarle i capelli che aveva ancora in un pugno, chiudere gli occhi ed iniziare a godere.
Quello che stava succedendo era Simona godere un orgasmo tutto nuovo e venire quasi contemporaneamente ad uno sconosciuto le le stava riempiendo il culo di sperma mentre io ce l’avevo ancora piantato dentro di lei, era troppo, non riuscii più a trattenermi, affondai il colpo e iniziai a venire dentro la mia donna che oramai stremata e alla fine del suo orgasmo, assecondava con le sue ultime contrazioni la venuta di due uomini che stavano godendo dentro di lei. Fu un orgasmo fortissimo, per tutti e tre, continuammo a muoverci, quasi a non voler smettere di godere, ma poi iniziammo tutti a rallentare
Dopo aver finito restammo così per qualche secondo. Carlo poi si tirò via, Simona fece una smorfia, si sentì svuotare, io sentii colare, probabilmente lo sperma di Carlo sui miei testicoli, ma non mi importava, io e Simona ci baciammo e ci dicemmo che saremmo rimasti insieme per sempre.

Bevemmo qualcosa ai tavolini fuori, la serata era finita, non si parlava più di sesso, eravamo tutti vestiti e puliti, era cambiato nuovamente tutto, Fausto era gentile e un buon padrone di casa, disse che era contento per noi e per il fatto che ci fossimo ritrovati anche grazie al suo locale e che saremmo stati sempre i benvenuti, salutammo tutti, ma prima di andar via Simona si girò verso Fausto e disse:
“Fausto, scusa, ma Giuseppe”.
“Giuseppe è andato via mentre voi due vi stavate ritrovando, alla fine era quello che voleva anche lui”
Andammo via, entrammo in auto, ci baciammo e ci dicemmo che non vedevamo l’ora di vivere la nostra nuova storia, senza limiti e taboo. Ero tranquillo, mi girai verso di lei e le chiesi:
“E con Giuseppe? Cosa è successo?”
Lei rispose:
“Quello che hai visto dalla camera di sicurezza, quello che non hai visto, invece, non è mai successo”
La guardai, le sorrisi e non replicai, quella risposta era una porta aperta sul mio mondo, la nostra era diventata una relazione senza taboo, ma quella porta aperta poteva far bene a me e a lei.
“A proposito di Giuseppe” aggiunse “devo andare da lui per prendere le mie cose e per ringraziarlo, in fondo è grazie a lui se ci siamo ritrovati, mi accompagni?”
Mi diressi verso casa di Giuseppe, ero esausto, parcheggiai, Simona scese dall’auto e disse, faccio subito, la vidi citofonare e sparire dentro quel portone…. IN ARRIVO LA PARTE CONCLUSIVA…


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