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Un desiderio per capello


di Membro VIP di Annunci69.it Pulse90
22.04.2024    |    7.363    |    4 9.7
"Pagai il servizio e poi Beatriz mi salutò con la mano..."
Era un po’ che volevo cambiare parrucchiere, quindi un giorno, dopo la solita routine mattutina, presi un appuntamento in uno nuovo sperando fosse finalmente la volta buona.
Dopo due squilli alla cornetta, mi rispose una voce femminile, una ragazza su una trentina pensai, molto gentile che accolse la mia richiesta di taglio e shampoo per il pomeriggio imminente.
- “A più tardi allora! Ti aspettiamo per le 16:00!” - concluse.
Il locale si trovava vicino casa e dato che era una bella giornata, ne approfittai di farmi una bella passeggiata godendo del sole primaverile.
Arrivai con largo anticipo, entrai salutando e vidi due ragazzi giovani sforbiciare con arte i capelli dei due clienti accomodati nelle apposite poltrone con sguardi appagati.
- “Buon pomeriggio! Te hai l’appuntamento alle 16:00, vero? - mi chiese un ragazzo mentre venivo seguito con lo sguardo anche dall’altro, che nel frattempo aveva momentaneamente fermato la sua sforbiciata.
- “Esatto! Alle 16:00…sono un po’ in anticipo.”- risposi sorridendo mentre buttai lo sguardo sull’orologio.
- “Nessun problema, arriviamo subito! Nel frattempo accomodati pure!”
Appena seduto sul divano d’attesa la mia attenzione sul mobilio accurato si spostò sulla musica in sottofondo; solito RAP del momento che personalmente non piace ma in quella circostanza mi quasi gustava.
Mentre cercavo di capire le parole di quello che stavano cantando da una porta di servizio in fondo al locale uscì una ragazza.
La musica andò subito in secondo piano, le orecchie si erano quasi spente e dopo aver interrotto il respiro la seguii con lo sguardo mentre lei si recava verso il bancone. Il nostro sguardo si incontrò per appena un secondo, quasi indifferente da parte sua, mentre io avevo appena avvistato “La Meraviglia”.
Era una ragazza straniera, carnagione poco scura, probabilmente di origine latina; era incantevole. Era quel tipo di ragazza dove devi impegnarti a tenere la bocca serrata per non farla aprire dallo stupore.
Arrivata al bancone lanciò uno sguardo al computer e, essendo l’unico in attesa, si girò verso di me.
- “Ciao! Sei Marco delle 16:00?” - mi chiese con il classico sorriso che si fa ai clienti.
- “Ciao! Si!” - risposi confermando con la testa.
- “Vieni pure, sei con me per il taglio! Io sono Beatriz!” - indicandomi il lavatesta.
Un po’ incredulo e un po’ imbarazzato mi incamminai verso l’apposita poltrona.
Mentre mi mettevo comodo mi accompagnò con le sue mani la testa verso l’adeguata curvatura. Il contatto con lei mi diede una scarica di brividi sul collo, similmente ad una carezza.
Subito dopo attivò il massaggio elettronico sulla poltrona e iniziò a lavarmi i capelli massaggiandomi tutta la testa con lo shampoo. Non era un comune lavaggio da un parrucchiere qualunque.
In quel momento sembrava di volare; i suoi movimenti delicati erano interpretati dai miei sensi come un qualcosa di magico mai percepito prima. Non riuscivo a guardarla, quindi chiusi gli occhi e beneficiai stupito del momento.
Dopo lo shampoo mi fece accomodare su un’altra poltrona e dopo avendomi chiesto che tipo di taglio desiderassi, anche lei, come gli altri, iniziò a sforbiciare.
Iniziammo a parlare delle solite cose che si dicono dai parrucchieri; che lavoro facessi e delle mie passioni sportive.
Nel frattempo, senza farmi scoprire più di tanto, attraverso lo specchio, non facevo altro che osservare i suoi movimenti, il suo modo unico di sfiorarmi la testa con le dita e il suo metodo delicato di usare il pettine senza mai creare fastidio. Scrutai mezzo stordito dalle sensazioni provate ogni singolo gesto che metteva in atto e il modo in cui si muoveva; ci sapeva fare ed era anche molto accurata per i minimi dettagli.
L’ora del taglio passò più veloce dei semplici cinque minuti.
- “Pronto per la serata!” - esordì.
- “Ti piacciono?”- continuò.
- “Sono perfetti!” - le risposi guardandola cercando la profondità dei suoi occhi seguito da un sorriso di gratitudine.
Pagai il servizio e poi Beatriz mi salutò con la mano.
- “É stato un piacere, a presto Marco!”
- “Sicuramente! É stato un piacere anche per me.“ - risposi con un sorriso molto accentuato.
Salutai gli altri due ragazzi che per un’ora si erano praticamente polverizzati dal mio sguardo impegnato su Beatriz e mi incamminai verso casa.
Mentre tornavo verso casa compiaciuto e felice i miei pensieri urlavano ed erano ancora increduli su Beatriz.

Passò quasi un mese che tornai nello stesso locale, chiedendo sempre di farmi fare i capelli da lei. I mesi passarono e arrivò ad un anno abbondante come cliente fisso di Beatriz.
La confidenza aumentava gradualmente senza “passi lunghi”, in maniera molto graduale e spontanea. Le nostre chiacchierate riguardavano sempre le mie news sportive e di come andava il lavoro e, ogni tanto, sui nostri gusti musicali quando sentivo un RAP disastroso dallo stereo.
- “Ma chi comanda sta roba che mettete qui dentro?” - gli chiedevo ogni volta riuscendo a strappargli sempre il suo magnifico sorriso.
Scrutare i suoi movimenti all’opera diventò sempre più un fascino, un momento solo mio, un segreto grande come un macigno che mi portavo dentro sullo stomaco.
Con la bella stagione riuscii ad ammirare meglio i suoi lineamenti perfetti, il suo fondoschiena scolpito, il suo seno invitante da ammirare per ore e, in una giornata soltanto, la sua straordinaria scollatura.
Aumentavano le volte che tagliavo i capelli e insieme anche le volte che venivo sorpreso a fissarla, Beatriz mi sorrideva ma riuscivo a distogliere subito lo sguardo, anche se con un po’ imbarazzo.
Sapevo benissimo che si era accorta dell’effetto che mi facevano le sue mani per via della pelle d’oca sul collo che purtroppo non potevo nascondere.

Un giorno, durante un solito taglio e la solita chiacchierata, mi accorsi di essere rimasto da solo con lei nel locale mentre gli altri due ragazzi, essendosi momentaneamente liberati dai clienti, si apprestavano ad uscire dal locale per fumarsi una sigaretta.
- “Beatriz!” - la chiamai con decisione mentre sforbiciava sempre con accuratezza.
Lei si fermò e distolse il suo sguardo attento, allontanò di poco le sue mani operanti dal mio capo e mi guardò con aria curiosa attraverso lo specchio -“Dimmi Marco, ho sbagliato qualcosa?”
- “Io voglio invitarti a casa mia una sera! Non mi importa se hai un compagno o un ragazzo, io voglio passare una serata con te!”
Non so come mi venne in mente giacché non ero single in quel periodo, stavo rischiando di fare una figura di merda con la mia parrucchiera, stavo rischiando di perdere tutto per una proposta impulsiva al di là delle sensazioni che parlavano chiaro ormai dalla prima volta che misi piede dentro a quel locale.
Dopo un silenzio eterno, Beatriz mi guardò sorpresa e imbarazzata nello stesso tempo. Accentuando un po’ di arrossamento su quel viso lucente che aveva, impostò il suo portamento in maniera dritta e fiera e guardò verso la vetrina del locale probabilmente per accertarsi che gli altri due ragazzi fossero ancora fuori a fumare.
- “Sai? Non ti dico se ho un compagno o no, ma accetto la tua proposta!” - mi rispose con aria maliziosa.
Ricominciò il taglio da dove si era fermata, accentuò qualche carezza in più sulla nuca e dopo nuovi sguardi, da quel momento un po’ più intriganti mi ritrovai sul bancone per pagare ancora una volta il servizio ricevuto.
Beatriz prese una penna e annotò con discrezione il suo numero di telefono nel retro dello scontrino.
- “Saprai benissimo quando scrivermi” - mi disse mentre portava verso di me lo scontrino e la carta con cui avevo pagato.
La salutai con un’altro sorriso che valeva più di mille parole, la guardai per qualche secondo in più rispetto alle solite volte e ritornai a casa carico di scosse elettriche nello stomaco.

Gli scrissi durante il suo orario di lavoro, lei mi rispose dopo un paio d’ore interminabili e infernali a base di agitazione shakerata con l’eccitazione; un cocktail perfetto per mandare in tilt la mente, l’angelo azzurro di quando ero ragazzino.
Organizzammo alla fine una mattinata con pochi messaggi. Beatriz si cambiò il turno con un collega, io uscivo da un turno notturno e la mia compagna era a lavoro; era tutto perfetto.
Ci dammo appuntamento la mattina presto in un parco vicino casa mia. Beatriz mi venne incontro abbastanza vivacemente con il suo meraviglioso sorriso, mi accarezzò come solo lei sapeva fare e la salutai con un bacio sulla guancia.
- “Vieni, ti porto a fare colazione!”- gli dissi.
Il silenzio e l’imbarazzo iniziò a farsi sentire ma i nostri sguardi mentre camminavamo erano profondi come abissi.
Arrivati al bar pagai la consumazione in anticipo e ci sedemmo fuori, avevamo lo sguardo fisso l’uno con ’altra. Ci stavamo scavando e penetrando a vicenda con i nostri occhi; ci stavamo guardando dentro.
Beatriz aveva degli occhi marrone chiaro con sfumature sul verde, semplici quanto immersivi.
- “E ora?” - esclamai con intrigo dopo l’ultimo boccone di brioche.
- “Ora portami dove mi hai proposto!” - rispose Beatriz con malizia seguito da un occhiolino.
Il bar non era molto distante da casa ma la velocità ad arrivare al mio quarto piano fu da record da parte di entrambi.
Chiusi la porta di casa con decisione portando Beatriz verso la camera da letto dove ci fiondammo energicamente.
Ero sopra di lei e, ancora una volta, mi persi nei suoi occhi. Recuperai un po’ di fiato causato dall’emozione e dalle scale e finalmente la baciai. Beatriz ricambiò con passione intrufolando la sua lingua dentro la mia bocca, portò la sua mano dietro la mia nuca causandomi l’ennesimo brivido sensazionale e iniziai a spogliarla preso dall’eccitazione. Anche Beatriz, appena aveva strada libera dalle mie mani impegnate a levargli i vestiti, iniziò a fare lo stesso ma con la solita sua delicatezza e armonia.
Ancora uniti da quei baci passionali ci ritrovammo senza vestiti e in quel momento sbarrai gli occhi per ammirare il suo corpo perfetto come quello di una porno diva americana.
Non persi tempo a leccare e giocare con la lingua sul suo fantastico seno e i suoi capezzoli. Unendo qualche morso provocatorio finii per assaporare la sua figa succosa e bagnata mentre il mio cazzo era diventato grosso e duro come il marmo e sensazionalmente ritto.
Il silenzio di tutta la mattina che padroneggiava il nostro speciale incontro fu interrotto dal suo intenso ansimare. Colpendo il suo clito con la mia lingua notavo come ansimava più forte tanto che portai la mia mano a tappargli la bocca e che Beatriz iniziò a mordere quasi provocandomi dolore. Un dolore piacevole e perverso.
Mentre leccavo la sia figa iniziai a sentire i nostri odori sempre più accesi. La camera era inebriata dal sudore che iniziava ad uscire dai nostri corpi.
Continuai a giocare con il mio frutto della passione preferito fino a quando Beatriz esplose nel suo piacere più grande e strillando in maniera notevole. Si contorse stringendomi energicamente a lei e, quando il suo ansimare diminuì gradualmente, mi guardò con degli occhi sorpresi.
- “Ma cosa sei??” - mi domandò.
Un sorriso provocante e intrigante di entrambi rispose per noi quando d’un tratto mi prese per mano e mi portò in sala, mi fece sedere con decisione sul divano, mi prese per le spalle e continuò - “Ora sono cazzi tuoi!”
Non ebbi il momento di pensare a prendere di corsa un condom che Beatriz mi salì sopra allargando le gambe, prese il mio cazzo, colpì il suo clitoride un po’ di volte con la mia cappella e lo infilò dentro la sua figa bagnata e calda che avevo preparato prima con la mia lingua.
Non riuscii più a muovermi, Beatriz mi dominò in modo determinato strizzandomi i capelli che lei ogni volta curava e tagliava con devozione.
Ero bombardato da colpi decisi dei suoi fianchi e iniziai subito ad ansimare anche io, non passò molto tempo che cercai con le mani di alzarla dalle sue cosce essendo in procinto di sborrare. Beatriz capì la mia mia intenzione prendendomi le mani per portarle verso il suo culo scolpito e diede colpi ancora più decisi saldando ancora di più il suo corpo sul mio. Tra i suoi occhi immensamente provocatori e le sue tette che avevo in faccia e a tratti sul mio petto, mi ritrovai ad urlare di piacere, come aveva fatto lei prima, mentre la mia sperma la inondava dentro.
- “E tu cosa sei?”- gli chiesi con voce ancora godente.
- “Sono il tuo desiderio per capello e io voglio scoparti ancora!”
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