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Lui & Lei

Beata la ressa


di boschettomagico
06.03.2024    |    151    |    5 9.5
"Era una stanza di pochi metri quadri, in un angolo c’era una branda con una cassetta della frutta che fungeva da comodino, su una parete un armadietto con..."



Mi Chiamo Elvira, ho 71 anni, da sei pensionata e da quattro sono vedova. Vivo con una modesta pensione ma pur arrabattandomi in certi periodi… riesco a vivere questi miei ultimi anni serenamente. Il costo della vita a Torino è piuttosto alto ma ho la fortuna di vivere in un piccolo alloggetto di un vecchio palazzo che avevo comprato parecchi anni fa con mio marito, sul quale ho terminato di pagare il mutuo; ciò mi permette di risparmiare la spesa dell’affitto e arrivare a fine mese in modo dignitoso, non so infatti come farei dovessi avere quella spesa supplettiva. Nonostante tutto però cerco di eliminare al massimo le spese superflue, così che ho smesso di fumare, ho venduto la macchina di mio marito e affittato il garage rimasto libero, viaggio coi bus cittadini, e frequento settimanalmente i mercatini locali per risparmiare sulla spesa. Ogni mercoledi mi reco così al mercatino della frutta: arrivando di buon’ora posso avere una buona scelta di prodotti di qualità a prezzi molto economici rispetto ai negozi del centro. Mercoledi scorso però prima di andare al mercato sono andata all’ospedale per il prelievo del sangue per delle analisi di controllo e sono arrivata così in piazza dopo le nove. Orario per me inconsueto, che mi ha costretta a sorbire lunghe file e tempi triplicati rispetto al solito per la gran confusione che regnava nel mercato . Me ne sono andata che erano le undici suonate, sudata e incavolata nera. Uscendo dalla piazza ho visto in un angolo un extracomunitario che stava riponendo le sue merci in una borsa di plastica; m’è venuto in mente che l’accendigas di casa da tempo mi faceva tribolare per cui mi sono avvicinata e gli ho chiesto
-Vedo che ha già ritirato la merce, avevo bisogno di un accendigas, me ne può dare uno…
-A quest’ora vado al mercato del pesce, ma se mi da tempo gliene prendo uno…di che colore lo vuole…
-Non ho preferenze basta che funzioni…
Mi ha dato l’accendigas, l’ho pagato e ci siamo diretti insieme alla fermata del bus… c’era una ressa incredibile, tra spinte e pestoni sono riuscita però salire sul mezzo con il chiaro proposito che mai più avrei commesso l’errore di andare al mercato in orari di punta. Sul bus eravamo pigiati come sardine, mi sono spostata sul lato destro del mezzo dove c’erano sei seggiole. Cinque erano occupate da persone della mia età, l’ultima da un giovane immigrato che stava digitando sul cellulare a super velocità. Ho tossito volontariamente un paio di volte per vedere se il ragazzo mi notava e magari mi offriva il suo posto, ma al primo colpo di tosse mi ha guardata con una espressione quasi sprezzante senza battere ciglio, il secondo lo ha letteralmente ignorato. Mi sono spostata allora verso la sbarra verticale di ottone per cercare di ancorarmi e non essere sballottata ad ogni mezza frenata del bus. Mi sono trovata così di nuovo davanti all’extracomunitario che mi aveva venduto l’accendigas e che aveva assistito al mio vano tentativo.
-Cara signora…i giovani d’oggi non sanno nemmeno cosa sia un atto di gentilezza…
Non ho risposto ma guardandolo ho annuito col capo condividendo pienamente la sua frase. Alla fermata successiva sono scese cinque persone ma ne sono salite una ventina per cui ora eravamo tutti a diretto contatto, non era nemmeno più necessario attaccarsi alla sbarra perché rimanevo in piedi sorretta direttamente dagli altri passeggeri. Ho cominciato sudare, cercavo di capire quante fermate mancavano prima di arrivare alla mia, quando mi sono sentita sfiorare all’altezza dell’inguine; ho cercato di capire se qualcuno mi stava toccando. In quella posizione c’era solo l’extracomunitario, sicuramente era stato un contatto casuale e non voluto. Di lì a poco la cosa si è ripetuta al che sono stata attenta, ma il mio dirimpettaio teneva in una mano la borsa in plastica con la sua mercanzia e l’altra alla maniglia salvagente applicata al tetto del mezzo. A questo punto mi è sorto un grosso dubbio che purtroppo al successivo contatto si è rivelato verità, a strofinarsi contro di me era il suo uccello che era in erezione. L’ho guardato male, avrei voluto dirgli di spostarsi ma in realtà era circondato dalla ressa degli altri passeggeri, ho provato anch’io ad arretrare leggermente ma era praticamente impossibile muovere un muscolo. Sono stata lì allora a subire passivamente quel contatto sperando che alla fermata successiva ci fossero stati più passeggeri in uscita che in entrata. Quando lo sentivo pulsare contro di me provavo un senso di disgusto ma pian piano quella mia riluttanza ha cominciato a scemare dandomi sempre meno fastidio e incuriosendomi sempre più. Ora non facevo più nulla per arretrare e quando la sua pulsazione si faceva sentire sentivo crescere in me un certo qual desiderio, dettato dal fatto che mi sembrava impossibile che una ultrasettantenne come me potesse eccitare un uomo molto più giovane. Sono arrivata così al punto di attendere fremendo la sua pulsazione e quando arrivava spingermi contro di lui il più possibile. Mi sentivo dentro il fuoco, mi sentivo un insistente prurito, ora ero addirittura io che cercavo quel contatto e quando lo trovavo arcuavo il bacino per potermi fregare la passera contro. Pian piano ho sentito che la mia figa si stava bagnando, una sensazione che da anni non sentivo, ora i nostri sguardi a tratti si incrociavano e senza abbassare lo sguardo ci fissavamo coscienti che ormai quel contatto non era casuale. Alla fermata successiva l’affollamento è leggermente diminuito ma noi non abbiamo fatto nulla per allontanare i nostri corpi, anzi io mi sono parata la vista del fianco con le borse di plastica della frutta per coprire la visuale ad eventuali curiosi e ho cominciato a sfiorare la passera contro la sua patta dei pantaloni completamente gonfia di cazzo. La mia sudorazione è aumentata ma ora non era portata dalla ressa ma dal piacere che si stava facendo strada in me con quell’ambigua situazione; il prurito nella mia figa era ora molto accentuato e fregandomene del rischio di farmi scorgere ho cominciato a sfregarmi in modo osceno contro il sesso impazzito dell’extracomunitario. Il rubinetto in mezzo alle mie gambe si è aperto, mi sono sentita invasa dagli umori che han cominciato e defluire dalla mia passera eccitata come non mai, era una impressione strana come se stessi per pisciarmi addosso, non potevo più frenarmi così ho dato due spinte particolarmente decise contro il suo corpo e sono scivolata verso un fantastico orgasmo. Ho dovuto trattenere a fatica l’urlo liberatorio con cui avrei voluto accompagnare la mia sborrata, ho abbassato il capo per nascondere l’eccessivo rossore del mio viso, goccioloni di sudore mi cadevano dalla fronte e rimbalzavano sulle borse della spesa. Mi sono sentita girare la testa, un leggero capogiro mi ha fatta quasi barcollare e mi sono ancorata saldamente con le mani al paletto di ottone per evitare di cadere. Ero arrivata alla mia fermata, con estrema cautela mi sono staccata dal palo e mi sono diretta al portello di uscita, ho guardato lui di soppiatto, al contrario mio era bianco cadaverico, molti stavano scendendo e ora era ben visibile in tutta la sua persona, la sua camicia era inzuppata di sudore, indossava un paio di pantaloni di cotone azzurri, all’altezza del suo inguine la patta dei pantaloni era bagnata, come se si fosse pisciato addosso…cazzo si era sborrato nelle mutande!!! Come sono scesa ho risentito ancora il capogiro, mi sono guardata attorno e a una decina di metri ho visto che c’era una panchina libera, sono corsa temendo che qualcuno mi precedesse, mi sono seduta sulla metà all’ombra, ho posato le borse al mio fianco e ho socchiuso gli occhi cercando di respirare molto intensamente per ossigenarmi il sangue. Mi ci sono voluti dieci minuti per riprendermi, poi pian piano con passo leggermente barcollante mi sono diretta verso casa. Come sono entrata in casa ho riempito un bicchiere d’acqua e l’ho letteralmente trangugiato…mi ha dato forza… quell’orgasmo e l’affollamento che mi avevano fatta sudare mi avevano disidratata. Mi sono seduta sul divano riprendendo i miei respiri profondi riempiendomi totalmente i polmoni. Quando ho cominciato a riprendermi sono andata in bagno, ho dovuto lottare per togliermi il vestito che si era praticamente incollato per il sudore, mi sono poi spogliata completamente, le mutande erano fradice, ho aperto l’acqua fredda del bidet e mi sono seduta. Mi sono riempita la mano di detergente intimo e ho cominciato a lavarmi la patacca, la mano per l’eccessiva schiuma scivolava dolcemente contro la mia fessura e a contatto con le mie dita la figa ha ricominciato incredibilmente ad eccitarsi e son tornata a sentire il prurito di mezz’ora prima; ero stupita, choccata da quel fatto, ma non ho potuto farne a meno di accarezzarmela con le dita. Con indice e medio ho cominciato a sfiorami le grandi labbra che a quel contatto vibravano quasi dal piacere, sentivo che il clitoride si era gonfiato così che senza interrompere le carezze con due dita con l’anulare ho cominciato a strofinarmi il bottoncino, ero di nuovo alla ricerca del piacere… ho abbandonato i movimenti dolci e sono passata all’azione, ora due dita penetravano decisamente il pertugio eccitato e l’indice ormai torturava il clitoride impazzito. In quattro anni di vedovanza mi ero toccata cinque o sei volte senza mai raggiungere il piacere estremo, ora invece mi stavo sditalinando come una forsennata dopo aver sborrato mezz’ora prima addirittura in mezzo alla gente in un bus affollato. Ho cominciato a rantolare accompagnando con i gemiti ogni affondo delle mie dita dentro di me, sempre più forte, sempre più insistentemente; sentivo che un secondo orgasmo si stava di nuovo facendo strada dentro di me, non ho fatto nulla per fermarlo e mordendomi le labbra fino a farmi male ho goduto per la seconda volta in meno di un’ora. Stavolta non mi sono trattenuta e ho accompagnato il mio bis cacciando fuori un urlo quasi disumano. Ero distrutta ma appagata, mi sono asciugata e sono andata a letto, ho scostato il copriletto e mi sono avvolta nel lenzuolo. Il campanile cominciava a battere il mezzogiorno, prima del dodicesimo tocco ero già caduta in un sonno profondo al limite dello svenimento. Quando mi sono risvegliata pensavo di aver dormito una mezz’oretta ma come ho guardato la sveglia ho sgranato gli occhi, erano le quindici… avevo dormito tre ore difilate. Avevo fame e sono andata in cucina a farmi un piatto di spaghetti, mentre cuoceva la pasta pensavo alla mia avventura erotica, mi stupivo di come una donna sempre compassata e lineare come me avesse potuto degenerare di colpo riducendosi a fregarsi la passera contro uno sconosciuto in un bus pieno di gente…la cosa che più mi colpiva era però il fatto che non me ne stavo vergognando minimamente e mi sentivo appagata e serena con me stessa e con il mio corpo. Nei mercoledi seguenti sono tornata regolarmente al mercatino della frutta e ogni volta sbirciavo nell’angolo dove avevo comprato l’accendigas per vedere se notavo la presenza dell’extracomunitario, ma di lui non c’era mai la minima traccia. Un giorno ero andata fino al mercato del pesce dove aveva detto che andava quel famoso giorno ma anche là non l’avevo trovato. Alla fine ho desistito pensando che forse quel giorno era lì per caso, o forse aveva cambiato città, in fin dei conti quegli ambulanti abusivi vivono sempre senza dimora gironzolando in lungo e in largo tutta la regione. Mi ero così rassegnata e ormai non ci pensavo quasi più quando improvvisamente dopo oltre un mese dal nostro incontro, l’ho rivisto nella sua vecchia postazione. Era in arrivo un temporale settembrino, e aveva cominciato a gocciolare, lui stava facendo su armi e bagagli quando mi sono avvicinata e gli ho chiesto
-Mi da un accendino…?
Quando ha visto che ero io mi ha guardato con uno sguardo sorpreso, e dandomi l’accendino mi ha detto
-Finalmente la rivedo, ho pensato molto a lei…
-Veramente io sono venuta tutti i mercoledi ma non l’ho mai vista…
-Ma a che ora?
-Arrivavo alle otto e fatta la spesa me ne andavo
-Io vengo sempre dopo le dieci, faccio sempre prima un paio di ore al mercatino delle pulci, e pensavo che il suo orario fosse quello anche per lei…
-No quel giorno è stato un caso…evito quelle ore proprio perché odio il caos e la confusione che c’erano quel giorno…
Lui ha sorriso perché nel dire quello ero improvvisamente arrossita, e con gentilezza mi ha detto
-Comunque sono contento di averla rincontrata…
In quel momento un tremendo tuono ha squarciato il brusio della piazza e si è scatenato il temporale che stava avvicinandosi un quarto d’ora prima…
-Non ha l’ombrello?
-No e lei?
-Purtroppo no
-Peccato dovrebbe venderli…
-Infatti vendo anche quelli ma non in estate…se vuole può venire a casa mia ad asciugarsi, abito qui vicino…
Ormai ero mezza fradicia e impulsivamente ho subito accettato, lui ha preso le sue borse e mi ha detto
-Mi segua sono solo trecento metri.
Mentre lo seguivo nelle stradine storiche del rione, rasentando i muri per cercare di bagnarmi il meno possibile ho pensato che ero stata una irresponsabile ad accettare la sua offerta, ero una avventata stupida che stava andando in casa di un extracomunitario che conoscevo a malapena, tutte le notizie di stupri che si sentivano regolarmente ogni giorno ora mi martellavano la testa e mi davano un senso di paura estrema…avrei voluto girarmi e tornare indietro ma lui mi ha detto improvvisamente
-Ecco siamo arrivati…
Si è fermato davanti ad un edificio fatiscente ed è sceso di quattro gradini prima di infilare la chiave in una porta che si sarebbe potuta aprire con una spallata; praticamente era uno scantinato sotto il livello della strada. Era una stanza di pochi metri quadri, in un angolo c’era una branda con una cassetta della frutta che fungeva da comodino, su una parete un armadietto con sopra un fornello collegato a una bombola a gas, un lavandino e un minifrigo; su un’altra un tavolinetto con due sedie diverse tra di loro, un piccolo armadio e un vecchio porta tv degli anni cinquanta con sopra una radio che non so nemmeno se funzionava. In un angolo c’era una parigina e una arrugginita stufetta elettrica. In fondo c’era una porticina con un bagnetto dove c’era un cesso alla turca e un piccolo lavabo. Non c’erano finestre ma solo una grata che dava sul piano della strada con l’apertura a vasistas. Nel vedere quella specie di tugurio la paura che mi stava assalendo si è trasformata in terrore e ho cominciato a tremare; lui se ne è accorto, ha pensato che il mio tremore fosse dovuto al freddo dell’abito bagnato, ha preso un asciugamano e me l’ha porto gentilmente
-Prenda si asciughi che è tutta bagnata, prendersi un malanno è un attimo…
Quel piccolo gesto pieno di gentilezza mi ha rasserenata un pochino, ma stavo sempre sul chi va là e cercavo di localizzare in quale parte della borsa avevo il cellulare…ho cominciato ad asciugarmi senza perderlo di vista, lui ha alzato improvvisamente le braccia, stavo quasi per mettermi ad urlare ma invece ha preso un secondo asciugamano e ha cominciato ad asciugarmi i capelli con degli energici sfregamenti. Poi ha aggiunto
-La vedo agitata, forse si è spaventata nel vedere la mia orribile abitazione, stia tranquilla, sono una persona a modo, le faccio un caffè così calma quel tremore…
Dopo qualche minuto mi offriva una tazzina con dentro un intruglio nerastro che con il caffè non aveva nulla da spartire, come abbiamo posato sul tavolino le tazzine vuote ha allungato la mano e si è presentato
-Mi chiamo Amhed, ho 39 anni, sono marocchino ma sono in Italia da quindici anni
I suoi modi gentili avevano allontanato la paura che mi aveva aggredita, gli ho dato anch’io la mano
-Io mi chiamo Elvira… in Marocco hai una famiglia?
-Si, ho una moglie e tre figli, due maschi di 7 e 5 anni e una femmina di 3; ma li vedo una sola volta all’anno, in inverno; quando c’è il maltempo lavoro poco e vado là e sto un mese intero…Fino a qualche anno fa tornavo anche in estate ma ora si guadagna meno e devo risparmiare. Tutto quello che guadagno qui lo mando a loro, meno male che viviamo in un paese povero, dove il costo della vita è basso altrimenti non so come farei a mantenerli. Vivere qui da solo è però molto triste, specie d’inverno, in questa topaia si muore dal freddo…
-Ma quanto paghi di affitto…
-200 euro al mese…
-Ma è un furto!!!
-Gli affitti delle camere ammobiliate sono questi…
-Camera ammobiliata? Ma hai quattro mobili scalcinati che li avranno recuperati in una discarica…
-Lo so ma la realtà è questa…Elvira, ogni tanto pensi a cosa ci è capitato sul bus affollato?
-Si, e non so giustificarmi…ma anch’io sono sola come te, sono vedova da quattro anni e in quel momento sentivo il bisogno di evadere…ma dovrei vergognarmene, a mente fredda è stato tutto patetico per me…
-Perché dici così…io ci penso tutte le notti quando sono solo, sono nove mesi che non tocco una donna e in quella branda il tuo ricordo mi eccita e con il ricordo di te mi masturbo spesso, ma non me ne vergogno.
-Ma io ho 71 anni…come puoi eccitarti per una vecchia ormai mezza decrepita…
-71 anni? Non ci credo, li porti molto bene e ne dimostri molti di meno, la carica con cui ti fregavi contro di me non la posseggono nemmeno donne con venti o trenta anni meno di te…solo sentire il tuo odore di donna su quel bus mi eccitava, per te sarà strano ma mi manca anche il semplice odore di una donna e ora quell’odore lo sento di nuovo…
Amhed ha abbassato lo sguardo vergognandosi di ciò che aveva detto, l’ho abbassato anch’io ma i miei occhi si sono posati sulla patta dei suoi pantaloni, era gonfia, si muoveva, accidenti quell’uomo non mentiva e la mia presenza lo eccitava a dismisura come era già successo sul bus. Il mio orgoglio di donna ne godeva, alla mia età stavo eccitando un uomo che poteva essere mio figlio…Pian piano sono ritornata in confusione come un mese prima sul bus, e così, automaticamente e senza nemmeno rendermene conto ho allungato la mano e ho palpato il cazzo del marocchino. Nel sentire quella carne che mi pulsava in mano mi son risentita dentro quel fuoco che annullava ogni mio dovere morale, per cui ho continuato a palparlo sempre più appassionatamente. Amhed ha cominciato a gemere
-Si Elvira…si…toccami…senti quanto è duro…ed è la tua smisurata femminilità che me lo manda in orbita.
Ormai non sapevo più staccare la mano, lui ha cominciato a slacciarsi i pantaloni, si è allontanato leggermente da me e se li è fatti scivolare a terra…gli rimaneva addosso solo un paio di boxer di cotone bianco che se li è abbassati con un colpo secco e che hanno permesso al suo uccello di trovarsi finalmente libero senza più nessun ostacolo. Ho puntato immediatamente il mio sguardo sul suo cazzo e ho sbarrato gli occhi per la meraviglia…quell’uccello era di dimensioni mostruose; non riuscivo più a deglutire per la sorpresa, non avevo mai tradito mio marito e avevo visto solo il suo uccello…i casi erano due…o Amhed era super dotato, o mio marito aveva in mezzo alle gambe un insignificante pistolino che per la mia assoluta inesperienza io ritenevo normale. Amhed mi ha spinta fino alla parte finale della branda e ha cominciato a spogliarmi…cercavo di agevolarlo il più possibile in quella sua opera perché avevo maledettamente voglia di vedere come si protraeva quella faccenda. Ora ero completamente nuda davanti a lui, ha ammirato il mio corpo, poi mi ha fatta sedere sul fondo del letto e ha detto
-Elvira sei splendida, assolutamente non dimostri 71 anni, hai due seni sodi, hai dei fianchi ancora snelli e hai una figa giustamente pelosa e invitante…lasciatela leccare, lasciamela odorare, togli quella bramosia che ho di sentire odore di donna.
Senza aspettare una mia risposta si è inginocchiato davanti alle mie cosce, io le ho immediatamente allargate dandogli il via libera ad ogni suo desiderio. Ha subito tuffato la testa sniffandomi la figa come un cane da caccia e ripetendo in continuazione “Si…ecco l’odore di donna”… Poi ha affondato la faccia nella mia passera e ha cominciato a leccarmela come un forsennato…anche qui era la prima volta che me la leccavano, mio marito non aveva mai osato…e la sua fantastica lingua ha cominciato a darmi delle splendide sensazioni che mi facevano capire che il mio rapporto nei confronti del sesso in quasi cinquant’anni di matrimonio era sicuramente sempre stato al minimo storico. In un paio di minuti sono sprofondata in uno stato di pseudo ipnosi dove sentivo la mia figa infradiciarsi inarrestabilmente, ma non per la saliva del marocchino ma per i miei umori che sgorgavano incessanti sotto le ripassate di quella morbida lingua che mi pennellava in modo continuo. All’inizio accarezzavo dolcemente il capo mezzo pelato di Amhed, poi sono passata a stringerglielo con maggior decisione per terminare a serrargli poi la nuca come in una morsa e spingergli la faccia dentro la mia pelosa impazzita e sborrargli in faccia il più grosso orgasmo della mia vita. Amhed ha affondato completamente il viso tra i miei peli impiastricciati e ha cominciato a dissetarsi di quel succo di passera che sgorgava. A tratti toglieva la faccia per qualche secondo per prendere aria e non soffocare, ma poi ritornava a nutrirsi dei frutti del mio godimento. Quando si è definitivamente staccato dal mio triangolo peloso l’ho guardato con occhi estasiati, aveva la faccia tutta impiastricciata, con sulle guance rivoli densi di umori vischiosi come resina di pino. Era rosso cianotico, ha lanciato ancora uno sguardo di ammirazione alla mia figa e poi ha cominciato a ripetere all’infinito
-Non resisto più, ti voglio, voglio possederti, voglio farti mia…
Non avevo nemmeno il fiato per rispondergli e come prima ho allargato oscenamente le cosce facendogli intendere che poteva fare di me tutto ciò che voleva. Mi è salito sopra, con la mano ha indirizzato l’uccello tra le mie grandi labbra che si erano ignobilmente slabbrate e mi ha penetrata. Nonostante fossi in astinenza da anni e nonostante le dimensioni del suo uccello che mi avevano prima sconvolta, non ho provato il minimo dolore e mi sono improvvisamente sentita la figa piena di cazzo, altra sensazione completamente nuova ed eccitantissima. Il suo uccello ha cominciato a penetrarmi in modo costante, lo sentivo scivolarmi dentro e toccarmi fino in fondo per poi uscire e ripenetrarmi prima ancora che io desiderassi di riaverlo dentro…quell’uomo era un amante divino; avevo appena goduto di lingua ma sentivo già che un secondo orgasmo questa volta di cazzo, stava bussando dentro la mia patacca. Ho sentito una scossa elettrica partire dalla cervicale, percorrere tutta la spina dorsale ed esplodere in mezzo alla mia figona impazzita. Ho pensato che stessi pisciandomi addosso ma invece era solo sborra…tutta sborra di Elvira che ha cominciato a inondare l’uccello di Amhed che indomito continuava a possedermi. Come mi era successo un mese prima quando mi ero masturbata seduta sul bidet di casa mia ho dovuto accompagnare questo mio secondo orgasmo con un urlo sovrumano che è rimbombato come un boato assordante tra le mura di quella misera stanza. Speravo che il marocchino non smettesse perché questo orgasmo era multiplo, infinito, interminabile, ma in effetti lui continuava come impazzito a pomparmi senza soste; solo dopo parecchi minuti quando io ho cominciato a sentirmi spossata e completamente soddisfatta lui ha rallentato il ritmo e come se stesse compiendo una grave mancanza nei miei confronti mi ha detto
-Elvira non tengo più…non resisto più, devo venire…vuoi che lo tolgo o posso venirti dentro…
-Ma cosa vuoi togliere, riempimi…ho 71 anni…non avrai mica paura di ingravidarmi…
Ha scaricato gli ultimi colpi con una vigoria e una potenza impensabile, mi ha spinto il cazzo tutto dentro e ha cominciato ad inondarmi; ad ogni schizzo sentivo l’uccello contrarsi e poi sputarmi dentro sferzate di sperma che mi riempivano l’utero che vibrava per quel forte calore che mi portava un senso di beatitudine.
-Elvira sei stata fantastica, scusa se sono stato violento ma erano sette mesi che non scopavo, avevo troppa voglia di una donna.
- Sette mesi? … io erano quattro anni che non prendevo più un cazzo quindi…
Ma dopo aver terminato quella frase avevo capito di aver detto una eresia…la verità era che da una vita aspettavo di capire il vero significato del verbo “scopare”… e lo avevo compreso solo oggi sulla scalcinata branda di una topaia. Siamo rimasti lì immobili, stanchi ma appagati, lui continuava guardarmi con un’aria felice quasi per scoprire se anche io ero felice e non pentita…ho provato tenerezza infinita per quell’uomo che mi aveva amata come mai nessuno mi aveva amata prima, ho avvicinato la mia bocca alla sua, e senza un minimo ripensamento gli ho infilato la lingua in bocca. Amhed ha prontamente risposto al mio bacio e abbiamo cominciato a slinguarci senza ritegno. Baci veri, baci sinceri, baci che diventavano sempre più appassionati ed erotici. Le nostre lingue uscivano dalle bocche e si scontravano in incontri al limite del lecito: quel gioco ci piaceva, ci piaceva tanto e ci ridava di nuovo una nuova eccitazione. Mentre le slinguate diventavano sempre più oscene sentivo che il cazzo di Amhed pian piano riprendeva vita…non l’aveva mai tolto dalla mia patacca, e ora pulsava di nuovo…sentivo che lo avrei voluto ancora, per cui ho accentuato la passione dei miei baci stringendolo a me. Nel sentire le mie mani sulla sua schiena lui ha avuto un brivido, ho capito che involontariamente avevo toccato un suo punto erogeno e ho cominciato a passargli le unghie su quel punto. Avevo visto giusto, le pulsazioni sono riprese ora a ritmo continuo e dopo cinque minuti il suo cazzo era di nuovo in piena erezione e mi riempiva completamente di nuovo la figa. Non sapevo se l’umidità che sentivo dentro la passera era la borra che il mio amante mi aveva riversato prima o se era di nuovo la reazione della mia figa a una ennesima voglia di cazzo; sapevo però che pur sentendo tutto il mio corpo intorpidito volevo godere di nuovo…L’ho quasi graffiato selvaggiamente e lui ha cominciato di nuovo a possedermi risentendosi di nuovo ringalluzzito a dovere. Non c’era più l’intensità di prima ma pur tenendo un ritmo più compassato era pur sempre una deliziosa scopata…le nostre lingue erano sempre avvinghiate e si sono liberate solo quando abbiamo cominciato ad ansimare di nuovo di piacere. Questa volta i nostri orgasmi sono quasi collimati alla perfezione, la mia sborrata gli ha invaso i coglioni e lui al massimo della libidine ha cominciato ad urlare
-Sto venendo di nuovo…sto venendo di nuovo…
-Vienimi sulle tette che voglio vederti sborrare…
Amhed ha prontamente obbedito, ha tolto il cazzo dalla mia fregna, si è seduto sulle mie cosce, e me lo ha puntato alla base dei miei seni. Vedevo il suo uccello in primo piano, la cappella era rossa violacea, maestosa, senza che lui se lo menasse si è gonfiata e ha cominciato a schizzarmi fiotti violenti sui capezzoli che a contatto con quei getti caldi e copiosi han cominciato a inturgidirsi. Non potevo immaginare che nonostante mezz’ora prima mi avesse invasato abbondantemente la figa, quel cazzone potesse inondarmi abbondantemente anche entrambi i seni. Il mio amante era sfinito, si è steso al mio fianco ma con la mano ha cominciato a spalmarmi tutta la sua crema sul ventre e sul decolletè. La branda era di dimensioni ridotte per cui eravamo obbligati a stare stretti e vicini; ma la cosa dava piacere ad entrambi e siamo stati lì a recuperare pian piano le forze. A quel punto un tarlo si è insinuato nella mia mente, un tarlo che volevo subito cacciare via, ho guardato Amhed fisso negli occhi e gli ho chiesto.
-Questi momenti potremo riviverli o sono solo un episodio saltuario che si è verificato per una nostra improvvisa sete di sesso…
-Dipende solo da te…io oggi ho toccato il cielo con un dito…godere con te è fantastico se vuoi ogni settimana potremo rivivere questi momenti.
-Non mi sembra possibile che tu possa dirmi queste cose avendo una moglie sicuramente più giovane e più bella di me…
- Mia moglie è a tremila chilometri da me, qui non c’è, qui ci sei tu e basta. In quanto alla differenza di età certamente lei è più giovane e bella ma quando la scopo è una statua immobile che aspetta solo che io la ingravidi…tu invece sei una furia Elvira, sei calda, appassionata, sai appagare il tuo partner. Si vede che hai avuto molte esperienze…Se vuoi rivivere questi momenti io ci sono, sai dove trovarmi.
-Ma quali esperienze vuoi che io abbia avuto, la mia carica erotica di oggi l’hai tirata fuori solo tu, è tutto merito tuo, forse non ci crederai ma tu sei il secondo uomo che mi ha amata dopo mio marito…quindi io sono disponibilissima a rivivere questi momenti. Ci siamo alzati e siamo andati in bagno per lavarci, ero tutta anchilosata, distrutta e sentivo la mia passera bruciare…ma non più di passione… Naturalmente non c’era bidet, non c’era detergente intimo… ho preso un catino, l’ho riempito di acqua fredda, l’ho messo su uno sgabello e me la sono lavata con un pezzo di sapone di Marsiglia da bucato…la mia passera colava, quel porco mi aveva inondato di sborra. Amhed invece se lo è lavato direttamente nel piccolo lavabo. Siamo usciti in strada, il temporale era finito da tempo e il sole splendeva ora in tutta la sua luminosità. Ho guardato l’orologio della piazza, erano le due, avevamo scopato per quasi tre ore…Giunta a casa mi sentivo completamente spossata, mi sono fatta una doccia per togliermi di dosso il sudore che sembrava avesse assorbito l’odore di muffa che imperversava in quella stamberga; poi mi sono infilata nel letto. Nonostante la stanchezza mi sentivo però totalmente appagata. Ho dormito fino alle nove, continuavo a non aver fame, mi sono messa in poltrona a guardare un po’ di TV ma sentivo le palpebre ancora pesanti per cui sono tornata a letto e mi sono risvegliata alle dieci del mattino finalmente rigenerata da 17 ore di sono quasi ininterrotte. Prima di sentirmi completamente ripresa ci sono voluti due giorni; ma il mercoledi seguente alle 11 ero alla postazione di lavoro di Amhed e dopo dieci minuti eravamo nudi sulla branda a scopare come ricci. A fatica riuscivo a dire basta, ma mi ero ripromessa di limitare lo sperpero di energie, avevo capito che a 71 anni certe maratone di sesso col tempo potevano compromettere la mia resistenza fisica.
Ormai la scopata del mercoledi era diventata un classico, ma con l’arrivo del freddo si sono presentati altri problemi. La topaia era troppo umida e fredda, la parigina e la stufetta elettrica non riuscivano a riscaldare decentemente la stanza e scopare vestita lo trovavo poco appagante e troppo deprimente. Godere però era ormai una priorità per me per cui dovevo trovare una soluzione a quel problema. Mentre uscivamo dalla stanza tutti intirizziti dal freddo ho detto ad Amhed
-La domenica lavori?
-Solo al mattino, vado in Piazza Castello all’ora dell’aperitivo dei vip, c’è parecchio movimento e in quelle due ore raddoppio i prezzi e vendo sempre bene. Al pomeriggio riposo.
-Casa tua è troppo fredda, ne converrai anche tu…potresti venire tu da me la domenica pomeriggio…abito in un palazzo con età media avanzata e non risparmiamo sulla temperatura.
-Per me va bene…
-Domenica quando vieni via dalla Piazza mi fai uno squillo sul cellulare e io vengo prenderti alla fermata nr 16, casa mia è vicinissima.
Così abbiamo fatto, quando ho visto scendere dal bus Amhed ero il ritratto della felicità, finalmente potevo scopare di nuovo come piaceva a me. Arrivata al palazzo ho prestato attenzione affinchè nessuno mi vedesse, le malelingue erano un rischio che non volevo correre. Entrati in casa siamo volati subito nel letto, finalmente potevo avvinghiarmi completamente nuda al corpo del mio amante e rotolare in un comodo letto a due piazze e non in una cigolante branda che con le molle mi pungevano la schiena. Tornavo quindi a farmi delle vere scopate. La domenica pomeriggio è diventata così un appuntamento fisso in cui potevo godere di nuovo alla grande e provare nuove soluzioni che per me priva di esperienze piccanti erano sempre novità assolute. Ho potuto così assaporare i piaceri del sesso orale con il mio primo pompino ad Amhed, ritrovarmi in bocca il suo cannone era stata per me una esperienza fantastica, così come sentire il gusto del suo cazzo che mi pulsava sulla lingua e in seguito deliziarmi con il sapore della sua abbondante sborrata che ho ingoiato senza il minimo senso di repulsione. Cimentarci in certi 69 da sballo dove col tempo avevamo imparato a godere in perfetta simultanea. Scoparlo stando io sopra, scegliendo il ritmo desiderato, scegliendo come infilarmelo in figa e decidendo io stessa quando accelerare di brutto e farlo venire. E infine farmi prendere alla pecorina… la prima volta che mi sono messa a quattro zampe non ero serena, non mi sentivo a mio agio, mi sentivo come una puttana…ma quando il cannolo di Amhed mi è entrato dentro e ho sentito la mia figa riempirsi totalmente di cazzo ho cominciato a sbavare e mi sono sparata una serie di orgasmi multipli a raffica per poi farmi riempire totalmente l’utero dagli schizzi del marocchino letteralmente impazzito dal vedere che l’essere puttana era alla fine una parte che mi attizzava.
Nel frattempo si avvicinava il Natale e un’altra idea mi balenava in mente. Eravamo a letto che avevamo appena finito di scopare quando ho detto al mio amante
-Ti andrebbe di venire a vivere qui con me
-Perché mi fai questa domanda?
-Perché non mi basta averti qui solo la domenica, amerei sentire la vicinanza di un uomo ogni giorno, amerei guardare la TV in compagnia di un uomo la sera, amerei dormire con un uomo la notte e svegliarmi con lui al mio fianco. E quell’uomo potresti essere solo tu.
-Quando vengo qui da te, e succede un pomeriggio alla settimana vedo che la tua principale preoccupazione è che nessuno dei vicini mi veda, me ne sono accorto sai… dovessi venire a vivere con te saresti sulla bocca di tutti; specie per il fatto che sono un extracomunitario…
-Ci ho pensato, e sono disposta ad accettare tutte le maldicenze che le malelingue spareranno su di me…un giorno mi hai detto che stare da soli è brutto…ebbene per me vale la stessa cosa e i pettegoli non mi faranno paura e vadano a fare un culo.
-Accetto ma a una condizione…che ti pagherò l’ affitto, i 200 euro che pago per quell’ignobile camera li darò a te e per me sarà già un vantaggio perché non patirò più il freddo…
-Scordatelo, non ho bisogno dei tuoi 200 euro, mandali alla tua famiglia che ne ha più bisogno.
-No, non posso accettare, ho una moralità di comportamento, a questo punto facciamo una via di mezzo…ti do 100 euro così entrambi avremo un benefit di quella cifra, io li risparmierò sul vecchio affitto e tu ti troverai un centone in più, non navighi nell’oro Elvira e ti faranno comodo…e poi concorrerò nel mio mantenimento.
La voglia di avere un uomo accanto era troppa per cui ho accettato la proposta dicendogli che poteva chiudere immediatamente il rapporto con quell’aguzzino del suo padrone di casa e che volevo passare il Natale con lui. E così è stato…
A gennaio è arrivata la neve, Amhed è rimasto diversi giorni a casa e le previsioni erano pessime e preannunciavano forte maltempo per una quindicina di giorni…una sera è arrivato a casa e mentre cenavamo vedevo che era serio e preoccupato, qualcosa lo rabbuiava. Temevo qualche suo ripensamento sulla nostra convivenza e la cosa mi faceva stare male. Mentre prendevamo il caffè gli ho chiesto
-Devi dirmi qualcosa?
A quella domanda mi è sembrato si rilassasse, che aspettasse solo che io rompessi il ghiaccio…l’ho guardato con apprensione, preparata ormai a una sgradita sorpresa…
-Visto il maltempo, ho deciso di andare in Marocco, ho trovato delle buone offerte e ho fatto il biglietto, parto dopodomani.
Ha piegato il capo sul tavolo pronto a ricevere i miei rimproveri, le mie lamentele, le mie proteste, io però a quella sua rivelazione avevo tirato un sospiro di sollievo, perché mi aspettavo cose ben più gravi
-Me lo avevi sempre detto che d’inverno andavi dai tuoi che problema c’è…
-Sul serio non sei contrariata…
-Perché dovrei essere contrariata, per me l’unica cosa che conta è che tu poi torni ancora con me…quella è la tua famiglia, e sarà sempre al primo posto nel tuo cuore…ti prego però torna!!!
-Certo che tornerò… Elvira sei una grande donna…
- Ma quale grande donna…visto che te ne andrai che ne dici di andare a letto…
-Certo, andiamo…ma vorrei chiederti una cosa. Sei libera di scegliere la risposta e non mi offenderei per un tuo eventuale diniego…
-Dimmi…
Per la seconda volta ho visto di nuovo il mio compagno turbato, cos’altro bolliva in pentola…?
- Vedi…E’ tanto che volevo chiedertelo, ho spesso rinviato ma ora che me ne andrò per qualche settimana mi butto…a noi marocchini piace molto possedere le nostre donne…nel…didietro…per noi è un grosso privilegio…sono rare le donne marocchine con il culo vergine…Non so se tu da sposata avevi concesso questo grosso onore a tuo marito…
-No…non gliel’ho mai concesso…e lui sicuramente non l’avrebbe preteso, era un grande moralista…
-Allora io sarei onorato se tu mi regalassi quella tua verginità, ma devi esserne convinta e se tu rifiutassi questo mio desiderio il mio amore per te sarebbe sempre lo stesso e accetterei il tuo diniego senza il minimo problema…
Ero choccata mai e poi mai mi sarei aspettata una richiesta del genere, quello era un terreno minato e cercavo di rispondere con la massima diplomazia ed essere sincera sulle titubanze che avevo in merito.
-Vedi Amhed…capisco che per te sarebbe un onore e ne sono orgogliosa, ma quando ti vidi nudo per la prima volta rimasi allibita nel vedere le dimensioni del tuo arnese, e sinceramente penso che non so se sarei in grado di prendere un simile attrezzo…in quel posto… tu sei dotatissimo…
-Userei tutte le precauzioni possibili, sarei dolcissimo, fammi provare, se poi tu non ce la facessi a ricevermi mi ritirerei in buon ordine…ma credimi sarebbe un godimento fantastico per te, mia moglie era rimasta entusiasta della cosa, e me lo chiede spesso e volentieri perché dice che è un piacere unico…che ogni donna dovrebbe provare. Ho comprato del gel lubrificante che agevolerebbe la cosa, sono settimane che ce l’ho nel comodino ma non ho mai trovato il coraggio per proportelo.
Rimuginavo dentro di me poco convinta, anche se ammettevo che ogni novità che avevo sperimentato con il mio amante alla fine erano state fonte di piaceri indescrivibili…quella cosa però mi spaventava troppo!!!

P.S. LA MOGLIE DI AHMED AVEVA RAGIONE ! ! !

F I N E


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