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Lui & Lei

FAMILY MAN - Cap. 7 - Stefania la ragazzina


di Lionello75
05.07.2023    |    5.059    |    3 9.6
"Ma sono sicuro che quella prima portata ha solo stuzzicato ancora di più il mio appetito..."
Dopo l’estenuante cavalcata ci fiondiamo nel letto per riposarci.
Il sonno incombe su entrambi ed io mi addormento accucciato sul seno della mia fiera amazzone.
Sogno di essere tornato a scuola. L’insegnante è proprio lei, Luisa. Mi sovrasta e mi sgrida perché al suono della campanella ero saltato su dal banco cercando di fiondarmi fuori dalla classe. E lei severa sta in piedi davanti a me, rimproverandomi.
Ma non è un vero e proprio sogno.
Ora sono sveglio e sento effettivamente una campanella. È la suoneria dei messaggi del telefono di mia moglie.
E lei mi sta scrollando la spalla: “Marco. Marco. Sono le dieci e mezza! Anna (nostra figlia) ha già mandato cinque messaggi. Avresti dovuto andare a prenderla da Stefania alle nove e mezza!”
Già, è vero! Ma abbiamo dormito come sassi.
Mi alzo malvolentieri. Avrei preferito rimanere a letto con Luisa, magari per un bis della sera prima.
Ma il dovere chiama.
Una doccia veloce, mi vesto e sono giù in macchina diretto a casa di Stefania pe recuperare mia figlia.
Incontrerò di nuovo Stefania, ma non ci penso più di tanto. Dopo avere scoperto di avere una cotanta femmina come sposa, il pensiero della ragazzina impertinente è poco più che sbiadito.
Arrivo a casa di Stefania. Suono e mi apre lei.
“Marco!”, mi fa, “Abbiamo fatto le ore piccole ieri! Anna si è stancata di aspettare ed è andata via cinque minuti fa. A piedi!”
“Cavolo!”, dico io, “E adesso come la trovo? Che strada avrà fatto?”
“Tranquillo”, ribatte la ragazza, “E’ un bel pezzo di strada fino a casa vostra. Ma il tempo che torni, la troverai già lì”.
Poi aggiunge: “Perché non entri. Mi stavo preparando un caffè. Ne vuoi uno anche tu?”
Vorrei rifiutare, sinceramente, ma l’odore del caffè è invitante ed io non mi sono ancora ripreso del tutto, dopo essere stato strappato dal letto. “Ok. Un caffè non si rifiuta mai”. E la seguo in cucina.
Non posso fare a meno di notare il pigiamino aderente che indossa (pantaloncini e maglietta), senza reggiseno e probabilmente (io almeno non intravedo nessun segno) senza mutandine.
Mi fa sedere su uno sgabello dell’isola della cucina e dopo mi porta un caffè fumante.
Nel mettermi il caffè davanti, non so se accidentalmente o con intenzione, il suo morbido seno libero accarezza la mia spalla.
Faccio fatica a non formulare pensieri sconci, anche se davvero mi sto impegnando in tal senso.
Lei avvicina uno sgabello e si siede davanti a me.
Gioca con le sue gambe aprendole e chiudendole leggermente. Un gioco apparentemente innocente. Senonché i suoi pantaloncini, nel sedersi, sono saliti fino all’inguine, disegnando perfettamente la forma della sua passerina, visibile ad ogni apertura delle gambe.
Il giochino le serve anche per strusciare la sua gamba contro le mia. Per stuzzicarmi. Con il suo solito sorrisetto malizioso stampato sul viso.
Per un po’ sto’ al suo gioco, divertito. Poi decido che devo proprio fare un discorsetto a Stefania per toglierle definitivamente questi grilli dalla testa.
“Senti Stefania”, inizio io, “Dovremmo un attimo parlare noi due. La sera della festa, si sono verificati degli eventi che, dato il nostro tasso alcolico, in un normale contesto non si sarebbero mai realizzati”.
“Che parolone!”, fa lei interrompendomi.
Poi aggiunge ridacchiando “Ma come mai dici una cosa e ne pensi un’altra” e indica con il dito proprio in mezzo alle mie gambe a sottolineare l’effetto sortitomi dal suo precedente giochino. Effetto evidenziato ancor più da quel maledetto sgabello che mi tira i pantaloni verso l’inguine.
Allora le dico: “Ma che c’entra? Quelle sono cose che capitano agli uomini: Ma non toglie il fatto che tu sei una ragazzina ed io un uomo, per di più sposato!”.
Allora Stefania scende dallo sgabello e appoggiano le mani sulle mie spalle fa scivolare il mio ginocchio proprio lì tra le sue gambe, a contatto diretto con la sua passerina.
Avvicinando poi il suo viso al mio mi sussurra: “Marco, ma come mai sei sempre “ così teso” quando ci sono io. Qualcosa vorrà significare. No?”.
Su una spalla ho un angioletto con il viso di Luisa che mi sta dicendo: “Dalle un ceffone a questa ragazzina scostumata”.
Sull’altra spalla invece un diavoletto mi sta dicendo: “Dalle una bella lezione a sta’ ragazzina. Dalle ciò vuole”.
I due lottano tra di loro per convincermi delle loro ragioni ed alla fine uno di loro vince.
Le afferro le mani e scendo dallo sgabello stringendola contro la cucina. Il mio pube è contro il suo ed i miei occhi dentro i suoi. Le dico: “Lo sai cosa succede a provocare sempre?”.
Lei non si perde d’animo e mi risponde a tono: “Si finisce per prenderl..o”.
“E’ proprio questo che vuoi?”, le dico io.
Lei: “Perché tu non lo vuoi?”
Io: “Ma che te ne fai di me? Sei una bellissima ragazza e puoi avere tutti i ragazzi della tua età che vuoi!”
Lei: “Ma io non voglio un ragazzo. Voglio un uomo, con un cazzo come il tuo. Continuo a pensare a quanto era grosso, caldo, nella mia mano, nella mia bocca…”
Osservo quel visino angelico, i capelli biondi raccolti dietro la nuca, i suoi occhi azzurri, la sua bocca carnosa semiaperta, mi arrendo e mi ci tuffo dentro per baciarla.
Le mie mani bloccano sempre le sue all’altezza dei polsi. A questo punto voglio dominarla e godermela completamente.
Lascio un attimo le sue mani per sfilargli la maglietta. Poi le riafferro e le porto dietro la schiena.
Osservo quello splendido seno di donna adolescente: pieno, sodo con due capezzoli puntuti e rossi ed avvicino il viso per assaggiarlo. Bacio dolcemente quella carne morbida e poi mi dirigo verso i capezzoli che lecco e poi succhio avidamente, facendoli diventare ancora più appuntiti.
Le lascio le mani, per potere usare le mie. Per accarezzarle la schiena, poi i fianchi ed infine il ventre. La mia testa insegue le mani prendendone il posto sul suo pancino. E sposto le mani in un’area più sottostante.
Con indice e medio afferro l’elastico dei pantaloncini facendoli scivolare giù lentamente.
Come avevo pensato, non indossa mutandine.
Il suo respiro diventa sempre più affannoso, mentre i baci cominciano a scendere dalla parte più alta a quella più basse del suo ventre. Me ne accorgo da come si protende verso di me.
In basso un ciuffetto di peli è una piacevole sorpresa. Sono abituato a mia moglie che è sempre depilata ed effettivamente non ricordo quanto tempo è passato da quando ho visto una passerina con il pelo.
Affondo il naso in quel boschetto per inalare l’odore di quella giovane passerina. È la più giovane mai avuta in vita mia, rifletto. La prima fica che ho leccato da ragazzo aveva 20 anni.
L’odore è inebriante, sa di cipolla cruda e miele caramellato. E quando il mio naso si è riempito completamente di quel profumo e l’appetito è ormai stato solleticato, passo ad assaporare la portata principale di quel banchetto.
Ho fame. Una fame da lupo. Ma voglio gustarmi con calma tutto quanto.
Quindi bacio e poi lecco ogni singola parte di quella meraviglia, partendo dalle pieghe nascoste del suo inguine, per poi passare alle grandi labbra.
Centimetro per centimetro.
Scendo giù, ove le labbra si aprono per rivelare l’ingresso della giovane fica, già meravigliosamente sgocciolante di zucchero salato.
E non trascuro di andare ancora più giù, passando per il perineo fino al buchetto del culo.
A lingua completamente stesa, risalgo poi molto lentamente facendo il percorso inverso, aprendo le labbra, fino ad arrivare alla clitoride.
Avverto subito il suo turgore.
Mi aiuto con le mani a metterlo nudo perché ho voglia di osservarlo bene.
Sembra una fotocopia dei capezzoli. Un po’ più piccolo ma appuntito e rosso fuoco. Si erge sfacciatamente come la punta di un peperoncino, voglioso di essere assaggiato.
Mi applico con passione a leccarlo e a succhiarlo.
Stefania a quel punto, cerca disperatamente un appoggio, un punto su cui fare leva con le gambe per aprirsi il più possibile.
Piegata all’indietro sul bancone della cucina, si appoggia prima con un piede sullo sgabello.
Poi non bastandogli usa la mia testa come appoggio e leva.
Per spingermi il viso ancor di più dentro le sue cosce ed allo stesso tempo per appoggiarcisi, in un tentativo quasi acrobatico di aprirsi al massimo per meglio ricevere quella sensazione.
Meticolosamente, svolgo con perizia tutte le manovre che conosco per cercare di farla impazzire.
Ed il risultato è un orgasmo squassante, che la scuote da capo a piedi e la colpisce, lasciandola tremante ed a corto di fiato.
Sono ancora in ginocchio, davanti a lei quando mi sbottono i pantaloni e tiro fuori un cazzo durissimo.
Non ho ancora bene idea di come si evolverà la cosa. Ma sono sicuro che quella prima portata ha solo stuzzicato ancora di più il mio appetito.
Mi alzo e lei vedendomi così duro mi tira verso di lei. Tra le sue gambe.
Io dico: “Aspetta Stefania! Non so. Io non ti ho neanche chiesto se sei ancora… capisci?”
Lei mi guarda per un attimo perplessa e poi replica: “Vergine? No. È da un bel po’! Vieni…” e ricomincia a tirarmi verso di lei.
Mi sbarazzo della maglia e dei pantaloni e completamente nudo la metto a sedere sullo sgabello.
Quel maledetto arnese, colpevole in precedenza del precipitare degli eventi, ora risulta perfetto.
Seduta, Stefania ha il pube all’altezza del mio.
Solleva leggermente le gambe permettendomi di entrare agevolmente.
Appena sente la cappella scivolare dentro mi cinge con le gambe dietro la schiena. Ma io voglio allungare i tempi e non lo infilo tutto.
Sono nell’anticamera della sua passerina e giro curioso all’interno, aspettando il momento giusto per entrare.
E quello infine arriva. Stefania cerca con la pressione delle gambe e delle braccia di tirarmi dentro senza riuscirci (essendo io fisicamente più forte, non mi smuove).
E proprio quando meno se lo aspetta con un colpo improvviso la penetro completamente, mozzandole il respiro per un attimo.
Poi la afferro per i fianchi e comincio a pomparla. Lento, un po’ meno lento, veloce.
E quando si sta abituando al ritmo, di nuovo di fermo. Ritorno in anticamera e poi ricomincio la danza tutto da capo.
Questa cosa la sta facendo impazzire. La sua giovane passerina è allagata. Me ne accorgo quando accelerando il ritmo, sento un rumore di sciacquettio provenire dal basso: sono tutti i suoi umori grondanti dalla fichetta.
Provo a non farmi prendere troppo la mano, un po’ per gustarmi il più a lungo possibile quel frutto proibito. Ma un po’anche per vendicarmi di tutti quei giochini imbarazzanti di cui è stata protagonista con me e mia moglie.
Ma i piani vanno presto in fumo. Perché lei è così sexy, arrapante che risulta difficile contenersi ed evitare che il sangue vada alla testa.
E quando anch’io non ce la faccio a trattenere l’eccitazione, la faccio scendere dallo sgabello e girandola di schiena, la faccio appoggiare sullo stesso sgabello.
Mettendomi dietro di lei la prendo da dietro, questa volta senza troppi complimenti.
Con botte profonde e veloci.
Ora ho anche una migliore visuale del suo corpo e più libertà di azione con le mani.
Posso accarezzarla sulla schiena, sui fianchi e poi farle scendere sotto ad afferrarmi al suo seno, mentre la riempio.
Ho fame delle sue carni sode, che stringo quasi che volessi strapparle e mangiarle.
Ho fame delle carni piene del suo culo, ove le mie mani ora sono dirette a palpare, strizzare. Ad aprirlo per entrare ancora più dentro.
Lei in punta di piedi riceve beata tutto tutti i miei colpi, fin quando il mio piacere diventa così incontenibile che (a malincuore) devo tirarlo fuori e stringendolo tra le sue natiche burrose (a godermi l’ultimo massaggio di quelle carni) esplodo.
Il primo schizzo, per la tanta pressione accumulata, la colpisce sulla spalla. Il resto si deposita in modo disordinato su tutta la sua schiena.
Completamente svuotato mi appoggio su di lei, andando ad accarezzarle ancora una volta il seno di cui sono diventato pazzo.
Le bacio il collo e avvicino la bocca all’orecchio sussurrandole: “Devo dirti due cose. Una non ti piacerà”.
Lei a questo punto si gira e mi guarda. Non ha più il sorrisetto malizioso ma uno sguardo dolcissimo sul viso e mi fa: “Cosa mi devi dire?”
Io: “Per primo che è stato bellissimo fare l’amore con te. E che se avessi venti anni in meno, non ti mollerei un secondo”.
Dopo una breve pausa riprendo: “La seconda cosa è che invece sono sposato ed ho il doppio della tua età. Quindi questa cosa, seppur è stata fantastica, finisce qui. Oggi. E devi promettermi che non proseguirai con i tuoi giochini imbarazzanti con me e soprattutto con Luisa”
Lei ora si è fatta seria ma reagisce sorprendendomi da persona adulta: “Si. Capisco. Lo prometto!”
Ma poi un secondo dopo, fa saltare di nuovo fuori la sua vena sbarazzina aggiungendo: “E tu promettimi che se ci ripensi me lo farai subito sapere”.
Scoppiamo entrambi a ridere e la abbraccio proprio mentre il mio telefono comincia a squillare.
È Luisa!
Me ne ero completamente dimenticato! Ero andato lì per prendere mia figlia ed invece le cose avevano preso tutt’altra piega!
Io: “Pronto… Si, sono venuto da Stefania per prendere Anna, ma lei era già andata via!”
Luisa: “Si. Questo lo so. Anna è qui. Ma tu, dove cavolo sei?”
Io: “Guarda ho fatto un incidente con la macchina mentre tornavo… No, niente di grave… Ma stiamo compilando i documenti… Non mi sono fatto niente… No, neanche la macchina. No neppure l’altra si è fatta granché. Ma il tipo è un tale pignolo. Comunque abbiamo finito… Sto rientrando!”
Stefania se la sta ridendo sotto i baffi. Le stampo un bacio al volo sulla guancia. Raccolgo lo zaino di Anna e volo fuori per tornare a casa.

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