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Lui & Lei

Un gioco inaspettato.


di FleurDamande
04.02.2024    |    6.236    |    13 9.7
"D'un tratto, vidi un puntino arancione avanzare nella notte..."
La mia vita continuava tranquilla, almeno in superficie, ma fuori dalla scuola e la famiglia, mi dedicavo con dedizione all'esplorazione del sesso.
Le mie compagne di scuola mi invitavano ad uscire per fare passeggiate al parco e a mangiare il gelato, ma io rifiutavo sempre, perché non potevo perdere neanche un minuto nella mia ricerca del piacere.
Queste occupazioni da bambinetta non mi attraevano minimamente, io cercavo ben altre occupazioni.
Continuavo ad andare a casa di Fulvio, e lui sapeva che volevo essere continuamente sorpresa. Comprava per me lingerie sexy, oppure pretendeva che mi presentassi da lui senza biancheria.
Mi piaceva essere ogni volta diversa, provare cose nuove, e lui mi accompagnava nella mia folle sperimentazione.
Un giorno mi chiese di farmi trovare da lui per le 19, e di comunicare a casa che avrei dormito da un'amica.
Arrivata suonai il campanello, ma lui mi precedette uscendo di casa, e chiedendomi di seguirlo alla macchina.
Entrammo nell'auto, e gli chiesi dove saremmo andati, ma Fulvio si era chiuso in uno strano silenzio, per cui fui abbandonata alle mie congetture.
L'auto si diresse fuori dalla città, e i palazzi lasciarono il posto alla campagna. I fari dell'auto illuminavano la strada tutta curve che si inoltrava nel buio più totale, ed io mi interrogavo su cosa mi attendesse.
Fulvio mi toccó in mezzo alle gambe, arrivando facilmente alle mutandine, dato che indossavo una minigonna. Mi scostó le mutandine, e cominció a massaggiarmi il clitoride. Mi abbandonai con la testa sul sedile, godendo del suo tocco, mentre l'aria fresca della sera, penetrando dal finestrino, mi sfiorava il viso e i capezzoli.
Il mio respiro si fece più affannoso, e sentendo che mi stavo surriscaldando, Fulvio si fermò. Si ripulì le dita sporche di umori nella mia bocca sorridendo compiaciuto, e tornò a guidare.
Ora che mi ero bagnata non mi importava più cosa mi avrebbe fatto fare. Quando l'eccitazione cominciava a salire, io diventavo capace di farmi fare qualsiasi cosa, mi trasformavo in un'animale selvaggio, priva di pensiero.
Arrivammo finalmente in una località di mare, e dopo aver imboccato una stradina che si inoltrava nella pineta, Fulvio parcheggiò sotto un lampione che emetteva una luce fioca e spettrale.
Non riuscivo a spiegarmi cosa ci facessimo lì, eravamo dispersi nel nulla, e sinceramente ero anche un po' ansiosa per il fatto di trovarmi in quel luogo sperduto.
Fulvio si avvicinò a me, tirò fuori i miei seni dalla canottiera, e iniziò a succhiarmeli e a mordermeli come piaceva a me, sfiorando quasi la soglia del dolore.
Pian piano mi lasciai andare, e dopo un po' cercai con la mano il suo cazzo, già duro e pronto.
Tra un bacio e l'altro, Fulvio cominciò a darmi istruzioni a riguardo di ciò che stava per accadere: qualsiasi cosa accadesse, lui starebbe stato l'unico a venirmi venirmi in bocca e nella figa, e che poteva scoparmi senza preservativo.
Non avrei potuto rifiutarmi di far nulla, al massimo potevo chiedere a lui di valutare, ed eventualmente esonerarmi da qualche compito che ritenevo sgradevole.
Io continuavo a chiedergli cosa stesse per succedere, ma lui si limitò a rispondere che sarei stata contenta.
Uscimmo dalla vettura, e lui si sedette sul cofano della macchina, tirandosi fuori il cazzo. Mi fece posizionare davanti a lui, con le gambe divaricate e la gonna sollevata sui reni per prenderglielo in bocca, e io gli obbedii. Non avevo le mutandine, e mentre mi impegnavo a compiacerlo con le mie labbra, esponevo il culo alla brezza marina, che mi sfiorava i glutei e soffiava dolce sulla mia figa, facendo sventolare quel poco pelo che la ricopriva.
D'un tratto, vidi un puntino arancione avanzare nella notte. Mi sollevai di scatto spaventata, ma Fulvio, dopo una rapida occhiata, mi riabbassò la testa dicendomi:"Tranquilla cagna, vedrai che ti diverti."
Capii che quella persona era lì per noi, e mi rilassai. Ero stata posizionata così perché qualcuno usufruisse di me...
Poco dopo, udii la voce di un'uomo di mezza età salutarci, e poi più nulla.
Finita la sua sigaretta mi prese per i fianchi: due mani calde e rivide mi toccarono dappertutto, e un fremito mi pervase.
Mentre l'ignoto avventore mi strizzava un seno e io continuavo a fare sesso orale a Fulvio, accompagnandosi con mano l'uomo mi infilò il pene nella vagina, cominciando a scoparmi.
Ero eccitata, e quella scopata al buio accese la frenesia della mia lingua e delle mie labbra, che si muovevano affamate sul glande di Fulvio.
La vena sul suo basso ventre si mise a pulsare, e capii che si preparava a venire. Allora smisi di spompinarlo, per ricambiare il favore che mi aveva fatto in macchina.
Mentre il mio oscuro avventore veniva scopandomi, Fulvio mi apostrofò con un "Puttana!", sussurrato con un tono tra il divertito e il seccato.
Poco dopo, un'altro paio di mani si apprestarono a toccarmi, e venni scopata di nuovo.
Intorno a me sentii il rumore di altri passi. L'uomo che ora mi stava penetrando aveva un andamento lento e flemmatico, non lo sentivo. Ero comunque elettrizzata, intorno a me c'erano forse una decina di maschi eccitati. Un'altra mano ancora si chiuse sul seno. Parlavano di me chiamandomi "bella troia", si tiravano giù i pantaloni per segarsi guardando lo spettacolo che offrivo sotto la debole luce lattiginosa del lampione.
Ripresi a succhiare Fulvio, anche lui pareva eccitato per la situazione, il suo pene se possibile aveva preso ancora più vigore.
Ancora un altro uomo. Questa volta infilò il pene nella mia vagina solo per lubrificarsi e potermi entrare nel culo. Questo mi accese di lussuria: presi fino in gola il cazzo di Fulvio, che non poté resistere. Mentre venivo inculata, Fulvio mi riempì la bocca di sborra, gemendo eccitato, e rompendo il brusio sommesso che ci attorniava. Questo fu una specie di segnale, perché la selva di maschi arrapati si avvicinò tutta insieme.
D'un tratto mi sembrava di essere toccata da mille mani. Un dito mi frugava la bocca, qualcuno mi toccava la schiena, eccitandosi nel sentirla andare su e giù; altre mani cercavano i miei seni. L'uomo sconosciuto venne godendo moltissimo: io no, ma quella scopata mi era piaciuta moltissimo, quindi manifestai il mio piacere godendo a voce alta, e invitando gli altri avventori a prendermi.
Subito qualcun altro mi capovolse sul cofano, mettendomi stesa sulla schiena, e infilandosi tra le mie gambe cominciò a scoparmi nella figa.
Qualcun altro si avvicinò alla mia testa, e arrampicandosi sul cofano con un ginocchio, mi infilò il pene in bocca.
Dall'altra parte qualcuno guidava la mia mano sul suo cazzo, invitandomi a segarlo.
Il gruppo cominciò a chiamarmi troia, puttana, cavalla da monta.
Io, in estasi, prendevo tutti quei cazzi, e mi eccitavo all'idea che ne avrei presi altri.
Un orgasmo mi percorse tutto il corpo, e nel mentre anche l'uomo a cui stavo succhiando il pene godette, sborrando sui miei seni, che sballonzolavano mentre il mio partner mi scopava con foga. Molti cazzi vennero soddisfatti dalla mia lingua e dalla mia bocca: alcuni venivano subito, altri richiedevano più impegno. Qualcuno si faceva leccare per poi scoparmi nel culo o nella figa. A me non importava quanto duravano, mi eccitava la quantità, mi faceva impazzire il fatto di prendere continuamente cazzi, concentrata sul mio godimento, concentrata sull'immagine di me stessa che venivo penetrata senza pietà.
Un altro orgasmo arrivò subito dopo l'altro, facendomi contorcere per il piacere. Avrei voluto fermarmi un attimo per una pausa, ma ormai avevo perso il controllo della situazione. Durante il momento di annebbiamento dell'orgasmo, qualcuno, eccitato dal mio piacere, aveva aumentato la velocità con cui mi pompava in bocca, e approfittando della mia momentanea distrazione mi aveva preso la testa, tenendomela ferma per penetrarmi la bocca ancora più forte. Io, inerme, mi lasciavo sfondare la gola, sentendo la sua smania selvaggia, mentre la saliva mi usciva dagli angoli della bocca.
Poco dopo, godendo con un urlo strozzato, veniva sulla mia faccia, dandomi degli schiaffetti sulla guancia e sulla bocca, apostrofandomi in modo volgare, con la voce interrotta dal fiatone.
Mi piacque moltissimo, ero di nuovo eccitata.
Arrivò poi il momento di un uomo enorme, che troneggiando su di me quasi nascose la luce del lampione. Il suo pene enorme penetrò la mia figa e la riempì tutta. Si muoveva con cautela, ma era già profondamente eccitato. Non avevo mai sentito un cazzo così enorme, quasi mostruoso, occupare tutto lo spazio che avevo. Io accompagnavo il suo movimento col bacino, e nel frattempo cercavo con le mani altri cazzi. Ne succhiai un altro, questa volta piccolissimo, ma gli dedicai lo stesso tutta la mia passione, e forse per tenerezza me lo lasciai venire in bocca.
D'un tratto l'omone che mi penetrava mi prese per i capelli e mi mise in ginocchio davanti a lui, spostandomi come un fuscello.
Si sfilò il preservativo e mi venne in faccia tenendo i miei capelli sollevati nel pugno, con un verso gutturale e profondo.
Rivoli di sborra calda mi scendevano dalle guance e dal mento sullo sterno; arrivando sul seno, e colando dai capezzoli sulla mia pancia. Mentre il suo cazzo, ancora eretto, entrava e usciva dalla mia bocca, le mie ginocchia premevano dolorosamente sulla brecciolina del terreno, ma il piacere mi vietava di occuparmi di questioni così superficiali. Subito dopo gli ultimi cazzi della sera mi riempirono la bocca. La mia testa veniva continuamente presa per essere spostata da un pube all'altro, mentre le mie mani continuavano a segare instancabili. Pian piano tutti si svuotarono sul mio viso o sul mio seno, e in qualche minuto il posto ritornò tranquillo e silenzioso.
Respiravo a fondo l'aria notturna, in lontananza sentivo la risacca tranquilla delle onde. Non potevo aprire gli occhi, avendo la faccia imbrattata di sperma, così attendevo che Fulvio mi guidasse. Le sue mani non tardarono a rialzarmi.
"Hai goduto, sei soddisfatta?"
"Moltissimo."
Cominciò a pulirmi con un asciugamano umido, con delicatezza, come si farebbe con un bambino.
"Eri bellissima stasera."
"Ma se non si vedeva niente!?" replicai divertita.
"Eri bellissima lo stesso."
Non dissi niente, continuando a farmi pulire le braccia e il viso.
D'un tratto ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra, in silenzio, e Fulvio mi baciò sulle lebbra. Io ricambiai. Ci abbracciammo continuando a darci piccoli baci lenti, le sue mani mi strizzavano il sedere freneticamente, e poi aprimmo le bocche per giocare con le nostre lingue. Eravamo di nuovo eccitati, i miei capezzoli induriti premevano sul suo petto. Fulvio mi poggiò di nuovo sul cofano, aprendomi le gambe. La mia schiena scivolava sugli umori dei vari avventori, ma non avevamo tempo di occuparci di questo. Dovevamo scopare in quel momento, a qualsiasi costo.
Fulvio si muoveva con lentezza su di me, chiedendomi "Mi vuoi? Dimmelo."
Io guardandolo negli occhi gli rispondevo di sí, e lui si caricava di energia.
L'emozione forse troppo intensa a momenti si impossessava di lui, che smettendo di guardarmi nascondeva la testa nell'incavo tra il mio orecchio e la clavicola.
Anch'io mi sentivo strana, eccitata ma dolcemente immersa in un tepore mai sperimentato.
Infine Fulvio e io insieme, sulla sborra, sotto la luce stanca del palo: io avevo le ginocchia doloranti e sporche, le scarpe da tennis imbrattate e umide.
Da qualche parte un grillo cantava solitario, e qualcosa di mosse velocemente in un cespuglio.
I nostri respiri si erano si erano fusi, incontrandosi all'uscita delle nostre bocche, aperte ed ansimanti, e unite in un bacio eccitato.
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