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Giorgio, così giovane, ingenuo…e troia – 05.Il prurito di Francesco


di Eriaku
27.08.2023    |    6.906    |    3 9.5
"Di nuovo lui tentò di resistere e di nuovo fallì..."
Torno a scrivere dopo un bel di tempo, causa impegni di varia natura. Ho deciso di sviluppare le richieste di alcuni lettori, che si sono chiesti:" Ma che fine fa Francesco?"

Questa è la mia risposta.

Dopo i fatti avvenuti in seguito al confronto in garage ed al conseguente allontanamento di Giorgio, di cui sappiamo bene la storia, Francesco ebbe una svolta nella vita.

Infatti se nemmeno sapere che sua madre era stata fottuta dallo stesso uomo che aveva sessualmente schiavizzato lui, il perdere il suo migliore amico gli diede la forza di spezzare quel rapporto perverso e liberarsi dal giogo di Mattia.

La cosa avvenne come un’illuminazione, un paio di settimane dopo la rottura con l'amico; il caro Fra era steso prono e nudo sulla stessa panca dove era stato sverginato mentre lo stesso uomo della prima volta era sotto la doccia e lui cercava di riprendersi dalla profonda inculata da poco conclusasi, lasciandolo pieno di sborra. La sua sulla pancia, quella di Mattia nel suo intestino.

Se ne stava lì a sentire lo scroscio della doccia, lo sperma che gli colava dall'ano tumefatto, con i pensieri confusi che vagano incerti su cosa fare. Fu così che gli venne in mente la sua situazione con chiarezza: Era diventato la puttana di un porco senza scrupoli, che lo aveva sottomesso col sesso.

Un bastardo che si era scopato sua madre, ora non più la stessa, che per soddisfare le sue voglie aveva finito per fargli perdere il suo migliore amico, e allora prese una decisione. Aspettò che Mattia uscisse dalla doccia e gli vomitò addosso tutto il suo odio e le accuse. Lo minacciò di dire tutto e denunciarlo per abuso su minore se non lo avesse lasciato in pace.

L'istruttore rimase attonito ad ascoltare, voleva prendere quella troia e gonfiarla di botte per poi fotterla di nuovo per dimostrargli chi comandava, ma era abbastanza sveglio per capire di essere dalla parte del torto e in fondo non gliene fregava molto: ne aveva di vacche con cui sollazzarsi nella sua stalla. Fu così che promise di lasciare Francesco e rispettiva mamma in pace.

A seguito di ciò Fra visse un periodo calmo in cui s'impegno con lo studio, fece nuove amicizie, e rinsaldò il rapporto con la madre Agata. Questa accolse di buon grado il cambiamento e fu felice di dimenticare il tutto sebbene per lei quella vicenda portò dei cambiamenti irreversibili. 

Difatti se il figlio visse il resto del liceo come un monaco per lei non fu così. Il torbido rapporto sessuale con l'istruttore le aveva fatto riscoprire la sua femminilità assopitasi con la morte del marito. Cominciò a vestirsi in maniera giovanile, a curarsi e farsi bella come faceva per il suo sposo.

Gioiva degli sguardi avidi dei maschi che incontrava, e si lasciava corteggiare da chiunque le piacesse. Dapprima fu discreta, non voleva intaccare la rinnovata armonia familiare. Si lasciava chiavare solo fuori casa, una volta in macchina, una in un motel e qualche volta in camporella. Poi col passare del tempo si fece via via più spigliata ed esuberante, specie dopo che il figlio andò via di casa per l'università. Spesso invitava i suoi amanti in casa, e quando avvertiva l'ormai familiare prurito alla passera, non esitava a cogliere le occasioni che le si presentavano.

Di questo Francesco rimase più o meno all'oscuro, quando tornava a casa ogni tanto trovava qualche indizio ma lasciava correre pensando che la madre aveva tutto il diritto di vivere come preferiva. Per quanto riguarda lui, una volta all'università si sbloccò e contrariamente alle aspettative, finì per innamorarsi di una bella e dolce ragazza con cui, presa la laurea e trovato un buon lavoro, mise su famiglia.

Il lieto fine insomma. E invece no.

Perché se era vero che amava follemente la moglie e i figli, e che con la consorte aveva una più che soddisfacente vita sessuale, ogni tanto avvertiva un prurito all'ano, che non smetteva di tormentarlo finché non cedeva. Infatti l'unico modo per farlo passare era qualcosa di caldo e duro nel culo. Questo accadeva saltuariamente, lui provava sempre a resistere ma alla fine falliva.

La prima volta gli capitò proprio il giorno delle nozze. Aveva 26 anni allora e stava per sposare la sua Carolina già incinta del loro primo figlio. Fu durante il pranzo che avvenne il fatto. C'era un bel cameriere, che serviva ai tavoli del ricevimento. Francesco lo vide, un adone con la divisa che lasciava intendere un bel pacco, ed iniziò ad avvertire il prurito.

Dapprima fece finta di niente, scambiando sguardi involontari col cameriere palesemente interessato. Poi quando la sensazione all'ano divenne insopportabile si diresse in bagno, sperando che con un po' d'acqua la cosa sarebbe passata. Stava sbottonandosi i pantaloni e sentì la porta aprirsi. Voltatosi in preda al panico, vide il cameriere. Questi lo aveva seguito e ora lo fissava massaggiandosi il pacco.

Non ci fu bisogno di altro.

Due minuti dopo aveva il cazzo in fiamme, i pantaloni calati e una grossa cappella inguainata in un preservativo magnum che gli premeva sulla rosellina. Bisognava essere veloci ed entrambi lo sapevano.

Il randello del cameriere gli fece male, erano anni che non ne prendeva uno, così grande poi, ma appena fu tutto dentro i gemiti di dolore divennero sospiri di piacere. Finalmente qualcosa aveva raggiunto la fonte del prurito!

L'adone, aggrappato alle sue spalle, lo pompava veloce e gli ansimava all'orecchio insulti fantasiosi come:" Checca sposata" o "Maritino troia", lui li accettava di buon grado obnubilato dal piacere, stringeva i muscoletti anali intorno a quel palo turgido che gli rimestava le viscere.

Il tutto si concluse in meno di un quarto d'ora. L'orgasmo di Francesco che affrescò la parete del gabinetto dove erano infilati e quello del cameriere che riempì il preservativo. In quel momento poté giurare di sentirlo gonfiarsi di crema calda. Il cameriere rimase piantato dentro di lui fino a che l'ultima contrazione non si fu dissipata.

Così come si erano presi, si lasciarono ognuno tornando con discrezione al proprio ruolo. Trascorse la giornata e gli sposini partirono in viaggio di nozze per l’Europa. Al ritorno le cose sembravano normali e felici. Il povero Fra era convito che tutto fosse tornato alla normalità. Così no fu.

Circa un mese dopo il prurito venne di nuovo. Di nuovo lui tentò di resistere e di nuovo fallì.

Accade stavolta in un fine settimana in una località agreste dove erano andati con una coppia di amici. I suoi amici e consorte erano andati a fare una gita coi cavalli, e lui improvvisando un malessere non si unì al gruppo, avendo così l'opportunità di farsi cavalcare da un virgulto garzone che si dimostrò ben disposto a soddisfare il suo bisogno. Si trattava di un bel ragazzone biondo, abituato alle voglie dei e delle clienti nei confronti del suo fisicaccio.

Francesco passò il pomeriggio nudo ed a quattro zampe nella stalla, sul fieno, incassando le spinte frenetiche. Si sentiva una giumenta in calore, montata dallo stallone.

Il garzone aveva un pisellone bello largo, tozzo, e lo sapeva usare bene. Spingeva e spingeva, alle spalle di Fra, le palle gonfie che sbattevano sulle terga: "Che bel culo, mmh, toh, toh! Senti com'è caldo, senza guanto!"

Francesco, lo aveva infatti pregato di darglielo senza barriere, sperando che potesse aiutare con il prurito. Di sicuro, sentirlo a pelle lo faceva godere molto di più.

"Lo senti? Adesso ti insemino, come le bestie! Carne da monta, questo meriti! Toh!, Sborro! Vengoooo!" Il garzone, raggiunto il limite, scaricò in fiotti densi tutto quello che aveva accumulato nei coglioni. Fosse stato con una femmina, l'avrebbe certamente ingravidata.

Dopo anni, venir riempito di nuovo fece uscire Francesco di testa. Liberò il suo piacere, copiosamente, sulla paglia.

Pensando che una bella scorpacciata avrebbe risolto il problema definitivamente, trovò ogni scusa durante quel fine settimana per farsi tappare ed in effetti per molti mesi successivi le cose rimasero tranquille.
Ma un bel giorno il maledetto prurito tornò.

Francesco stavolta era deciso a non cedere. Il parto era vicino e voleva stare accanto alla moglie, resistette e resistette finché cedette ancora.

La notte del parto mentre moglie e figlia appena venuta al mondo riposavano, venne scoperto mentre cercava di fermare il prurito, di nuovo in un bagno. Per il giovane specializzando, sovraccarico di lavoro, fu come una visione. Un culo bello morbido, con tre dita affondate dentro. Poco importava che fosse di un uomo.

Un uomo, che con tono disperato, gli chiedeva di aiutarlo. E lui lo fece.

Ben volentieri affondò il suo uccello duro in quella caverna pulsante, assicurandogli che fosse la miglior cura possibile. Sfogò tutto lo stress, fottendo con ferocia Francesco, aggrappato ai suoi fianchi. Dimentico di qualunque precauzione, razzolava fra quelle carni calde.

Il povero Fra, tratteneva i gemiti, il cazzo del dottore era curvo e gli dava sensazioni del tutto nuove. I pantaloni alle caviglie, andava incontro alle spinte del dottore, la famiglia del tutto passata in secondo piano.

***

Poco più di dieci minuti dopo, le sue viscere momentaneamente calmate dalla sborra lenitiva del dottore, già dileguatosi, si arrese all'evidenza. Tuttavia per non mettere ancora a rischio la sua amata vita privata e familiare decise di fare le cose per bene.

Si iscrisse ad un sito di annunci, pensando che ogni volta il prurito si fosse manifestato avrebbe potuto trovare qualcuno di discreto con cui soddisfarlo. Un piano perfetto, se non fosse che non sempre si trovava con la possibilità di organizzare un incontro. Così se di solito riusciva a farsi montare da qualche maschio contattato sul sito, nel corso degli anni gli capitò qualche avventura.

Una volta ci fu un magrebino in spiaggia. Il prurito riapparso d'improvviso, dopo un paio di mesi. Pregò che l'acqua lo aiutasse, ma immergersi fu inutile. L'arabo li approcciò all'ombrellone, con le classiche cose da vendere. Fu provvidenziale. Francesco disse alla moglie che avrebbe comprato al ragazzo qualche cosa al bar, perché gli dispiaceva per lui.

In realtà i suoi occhi attenti, avevano notato il grosso bozzo fra le gambe dell'immigrato, gonfiatosi alla vista della sua bella mogliettina. Doveva essere in astinenza, da parecchio. Pensò che potesse bastargli il suo, di buco da scopare.

Ebbe ragione.

L'arabo fu ben felice di seguirlo nello spogliatoio affittato per la famiglia. E lo fu ancor adi più, quando Francesco iniziò a lavorarsi il suo bastone turgido.

"Tua bocca, mmh meglio di donna...Ooh...Tu non fermare!"

Fra gustava quel pisello ambrato, affascinato dal sapore muschiato misto a salsedine. Lo lappava a lingua piena, scorrendo le labbra intorno al tronco. Non era un fan dei pompini, ma bisognava intostarli per bene gli uccelli per far si che fossero in grado di soddisfare il prurito!

Quando fu duro come il ferro, Francesco tirò fuori un preservativo. Gli stava a malapena. Ne mise uno anche lui, non bisognava lasciar tracce.

Si girò, inumidendosi l'ano con della saliva. Inconsapevole di agitare il culo come in un invito. L'arabo non aspettò oltre. Abbrancato Fra per i fianchi lo infilzò con forza, dando il via ad un rude inculata. Finalmente scopava!

Francesco incassava le botte del maschio inarcando la schiena, incitandolo a togliersi ogni sfizio.

"Così, finalmente! Ahhh, come lo sento, fallo più forte! Dai, dai!"

Che ironia, La moglie, oggetto del desiderio dell'ambulante, in acqua con i figli e lui in uno stanzino con quella sberla di cazzo color caramello che gli slabbrava il retto.

"Tu meglio di donna...argh! Stringi come mano, io sborrare, ora, ora, siii!"

L'arabo diede fondo ad ogni energia, martellando le budella di Francesco con foga animale, ululando il proprio orgasmo, i testicoli pulsanti a ritmo delle bordate di sperma sprecate nel preservativo.

Poco minuti dopo riprese il suo giro in spiaggia più felice, lasciando Francesco a riprendersi. Quest'ultimo, dopo aver fatto sparire i preservativi pieni, si ricongiunse di nuovo sereno alla famiglia, sperando che almeno l'acqua sarebbe stata utile con il bruciore da culo spaccato.

Negli anni, grazie o per meglio dire per colpa del prurito, sempre riuscendo miracolosamente a salvaguardare l'armonia di casa, Francesco collezionò molte esperienze.

Tuttavia quella che gli rimase più impressa fu la prima e unica volta che ne prese due insieme, da due gemelli, uno dei quali si chiamava Ivan, ad una convention di lavoro.

Se lo trombarono in coppia, con i loro inesauribili cazzi, per tutte e tre le giornate. Non li rivide più, ma il suo culo li ricordò per molto tempo.



Nota dell'Autore: Riedizione, riveduta ed ampliata, della saga di Giorgio, eroe dei nostri tempi.
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