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Gay & Bisex

La palestra, la doccia e la… 2


di Megaciccio
29.03.2020    |    9.553    |    9 9.6
"Nudo, bellissimo, con il suo corpo tonico e tondo, la peluria delicata ma folta, i suoi capezzoli appuntiti e duri e le chiappe generose..."
Rassegnato non posso far altro che sedermi su una panca ad asciugarmi e finire di cambiarmi.
Che peccato. Il ragazzotto se n’è andato senza scambiare una parola.
Almeno sapere come si chiama.
Passo il rientro a casa ed i giorni successivi a pensare all’orsetto disinibito che mi ha regalato quel bello spettacolo sotto la doccia.
Provo a tornare nella palestra negli stessi orari, ma nulla, sembra sparito.
Va beh, è stata una bella esperienza.

Si susseguono le settimane ed anche i mesi.
Lavoro, vita privata, viaggi. Le solite cose, ma ogni tanto riaffiora il ricordo di quel ragazzotto tondo e peloso che non mi abbandona.
Anche gli incontri hot con la mia compagnia, che comunque a letto non si risparmia, sono solo passeggeri e meno persistenti di una semplice sega inaspettata ricevuta durante una doccia in palestra.

Poi, una sera, come in un remake, tutto sembra ripetersi. Un contrattempo in ufficio, una seduta di palestra ad un orario che non avevo programmato per quel giorno e lui che appare all’improvviso dal corridoio.
Lo noto subito e inizio a seguirlo con lo sguardo attraverso il riflesso dei numerosi specchi disseminati per la sala attrezzi. Qualcosa nei miei short si agita.
Passa qualche minuto poi anche lui mi nota, ma io faccio finta di nulla.
Da quel momento è tutto un gioco di sguardi: io lo scruto mentre si allena, immaginandolo senza quei pochi indumenti che gli fasciano il corpo giunonico.
Lui mi cerca con gli occhi ogni tanto, distogliendo velocemente lo sguardo.
Lo osservo e mi mette tenerezza. Le cosciotte pelose che gli tirano i pantaloncini mentre si esercita alla pressa. Le braccia robuste che si gonfiano mentre allena i bicipiti.
Non mostra più la sicurezza che sfoggiava quella sera nella doccia, quando ha gestito una situazione potenzialmente esplosiva con un uomo molto più grande di lui.
Del resto avrei anche potuto reagire male, invece di lasciarmi abbindolare come un verginello alla prima esperienza.
Quasi mi sfugge, arrossisce, si vergogna. Che sia pentito?
La tira per le lunghe. O spera che me ne vada prima di lui o che restiamo soli.
Comunque sia non me lo lascerò sfuggire.
Passano i minuti e le ore. Anche stavolta la palestra sta per chiudere.
Lui si guarda attorno un po’ spaesato e si accorge che nuovamente siamo rimasti solo io e lui.
Io l’avevo già notato…
Mi dirigo verso lo spogliatoio. Mi siedo su una panca e con molta calma inizio a slacciarmi le scarpe e togliermi il resto.
Finalmente arriva, con aria quasi sconfitta. Sembra un cucciolo d’orso smarrito.
Ci fissiamo per un istante che sembra infinito, ma come lui non dice nulla a me, io non dico nulla a lui.
Finisco di svestirmi. Mostro senza pudore le mie nudità e lo slip rivela un cazzo già un po’ barzotto all’idea di quello che può succedere.
Vedo che lo nota e lo osserva. Per un attimo noto un’espressione di apprezzamento nei suoi occhi: forse si sta convincendo. E così come mamma mi ha fatto mi dirigo alle docce, posizionandomi esattamente in quella della volta precedente.
Apro l’acqua, strizzo la boccetta del sapone e inizio a lavarmi.
Spero non ci ripensi e se na vada senza sciacquarsi.
L’idea di rivivere l’esperienza passata mi fa salire i livelli di eccitazione e il mio cazzo è già duro. Gli scrosci d’acqua scorrono sul mio petto e si infrangono sull’asta dura che ne blocca il deflusso.
Poi, finalmente arriva lui.
Nudo, bellissimo, con il suo corpo tonico e tondo, la peluria delicata ma folta, i suoi capezzoli appuntiti e duri e le chiappe generose.
Mi fissa l’uccello e si passa istintivamente la lingua sulle labbra, poi si gira porgendomi le spalle e inizia la sua doccia. Lo osservo da dietro: le sue spalle robuste ed i fianchi larghi mi mandano il sangue alla testa.
Poi si volta e finalmente il suo sguardo è cambiato. Il suo pene è duro, gli occhi fissi su di me. Riconosco i modi sicuri di qualche mese fa e capisco che il gioco ricomincia.
Inizia ad insaponarsi lentamente su tutto il petto, strizzandosi le piccole tette sode.
Poi scende con la mano e si afferra il cazzo. Lo stringe riempiendolo di schiuma ma il vero intento è menarselo lentamente. Lo afferra deciso mentre socchiude gli occhi e con l’altra mano si massaggia le palle. Guardo la sua bocca aperta immaginando i gemiti coperti dallo scrosciare dell’acqua mentre anche io mi martello il cazzo la cui cappella è ormai enorme e violacea per la quantità di sangue che vi sta affluendo. Me lo sento scoppiare. Questa situazione voyeuristica mi intriga come fossi alla mia prima esperienza sessuale.
Poi lui si rigira. Inizia ad insaponarsi la schiena e poi il sedere, che agita lascivamente.
Sporgendo il culo all’indietro, si strofina le chiappe e piano piano arriva ad aprirsi lo spacco passandoci la mano piena di schiuma. Tra i ruscelli di bolle che scorrono giù intravedo la sua rosellina, piccola, rosa e rotonda che lui sfiora per lavare a fondo.
Non capisco più nulla: la situazione, l’eccitamento, la carica sessuale tra me ed il giovane orso che in silenzio ci scambiamo momenti di piacere in un luogo riparato ma allo stesso tempo così esposto a chiunque possa arrivare.
La testa non ragiona più, abbandono ogni freno inibitorio e varco le soglie delle nostre docce con due ampie falcate, travolgendolo.
Lo cingo per il petto voluminoso e lo schiaccio con tutta la mia massa contro la parete.
Struscio il mio corpo contro il suo, premendo il mio bacino contro il suo didietro, facendogli sentire la mia virilità.
Gli mordicchio un lobo e gli sussurro all’orecchio “ti voglio”
“No… aspetta… che fai” risponde lui piano.
Non lo ascolto.
Con la bocca gli mordo il collo, succhiandolo e leccandolo, con una mano scendo sul suo bacino spingendolo indietro, mentre con l’altra afferro il mio cazzo puntadoglielo sul buchetto appena scorto.
Sento la cappella incunearsi nella giusta posizione e fare pressione su quel piccolo anello di carne.
“Sono mesi che penso solo a te. Sei bello, mi ecciti. E adesso finalmente ti scopo”
Spingo forte il mio cazzo contro il suo corpo, ma non vuole cedere.
“No, fermo, non l’ho mai fatto. Non pensavo…”
“Sei vergine?”
Allungo un dito verso il suo sfintere. Aiutato dal sapone entra, ma effettivamente è stretto. Si richiude subito attorno al mio dito e sentire quella fascia di muscoli contrarsi attorno alle mie falangi non fa altro che ingrifarmi ancora di più.
“Stai tranquillo e rilassati. Ti piacerà”
Faccio scorrere il dito su e giù per qualche secondo, godendo del poco spazio in cui si muove, poi torno alla carica con la mia mazza.
Rincuneo il mio cazzo tra le chiappe e torno a spingere su quel fiorellino per il quale è arrivato al tempo di sbocciare.
“No, no! Che fai, no!”
Lui parla me le sue parole non arrivano al mio cervello. Sono un animale infoiato travolto dall’istinto di godere.
Spingo e premo, e finalmente sento l’anellino cedere.
Il piccolo fascio di muscoli inizia a lasciare il passo alla mia cappella bollente. Lo sento come se volessi farlo passare attraverso la serratura di una porta.
Proseguo incessante.Ora sento il suo ano richiudersi dietro il mio glande. Sono dentro. Mi stringe, mi comprime. Il calore dentro il suo culo è rovente contro la pelle delicata della mia cappella.
Il mio orsetto geme, ma non lo lascio fuggire.
Spingo dentro l’asta lentamente. Il suo sfintere stretto mi scappella tutto il cazzo, quasi volesse strapparmi la pelle. La sensazione è stupenda.
Arrivo in fondo. Sento sbattere contro la curva del suo intestino.
“Schh. Adesso ti abitui e ti faccio godere” bisbiglio.
Lentamente esco. Estraggo tutta l’asta. Ma poi torno dentro e mi ripianto fermamente nelle sue budella.
Ormai la strada è aperta.
Il suo ano si stringe ancora forte attorno al mio cazzo, regalandomi sensazioni che mi perforano il cervello,ma inizio a scoparlo senza pietà.
Lo sento gemere, lamentarsi, a tratti urlare. Ma non si ritrae. Ormai anche lui sa di essere dentro questa storia e vuole viverla appieno.
Gli tappo la bocca con una mano e inizio a scoparlo.
Cerco di trattenermi per non fargli troppo male, ma la ragione non ha ancora ripreso controllo su di me.
Fotto il culo del mio orsetto, che ho sognato per tanti giorni, afferrandolo per il suo petto generoso.
Lui inizia a trasformare i gemiti in ansimi. Protende il culo verso di me per favorire la penetrazione e si china ulteriormente in avanti per farsi penetrare più a fondo.
Ora lo afferro per i fianchi e lo cavalco selvaggiamente.
“Si, si, ancora, si, dai” mi incita.
Gli martello il culo mentre la sua faccia è ormai schiacciata contro le fredde mattonelle del muro.
“Sii, siiii, ti svergino il culo! Ti sfondo, ti sfondo!!!
I nostri bacini si scontrano a ritmo serrato. Le mie palle dondolano nel vuoto sbattendo contro le sue mentre il mio palo di carne ormai entra senza resistenza nel suo buco spanato.
Con una mano gli afferro una spalla e lo spingo ripetutamente contro di me per arrivare a stimolarlo ancora più nel profondo delle sue viscere, mentre con l’altra gli afferro il cazzo: è duro. Glielo meno.
Sento la sborra risalire dalle palle e prepararsi ad eruttare.
“Oddio, vengo. Vengo! Ti sborro nel culo. Ti sborro in culooo!!!!! AHHHH!!!!!”
Percepisco chiaramente il mio seme spingere per uscire, forzando la strozzatura formata da quell’ano non più vergine ma ancora stretto.
Come su una rampa di lancio lo sento eruttare in potenti getti.
Un gayser bollente che esplode dalla punta del mio cazzo inondando le budella della mia giovane preda. “Oh!! Si!!! Siiii!!!!!”
Continuo ad agitarmi nel suo culo. Il godimento non vuole cessare. Il cervello è esploso. le gambe mi cedono e devo appoggiarmi completamente su di lui infilzandolo ancora di più.
Sento la sua mano afferrare la mia che stringe il suo cazzo e dare un ritmo più veloce.
Pochi colpi e percepisco il suo sfintere contrarsi.
“Ahhh. ahhhhh!!!!!!!” Sta sborrando anche lui. Geme e si agita. Dodola lievemente sul mio cazzo per sentirne ancora la stimolazione interna sulle pareti anali.
I suoi schizzi si schiantano sul pavimento della doccia. Uno, due, tre, quattro.
Il resto della sua sborra fuoriesce come un fiume caldo che scorre sulla mia mano, mentre lo guardo ansimare e fremere per l’orgasmo appena raggiunto.
Il mio cazzo non vuole saperne di tornare moscio ma lentamente esco da lui.
Uno zampillo di sperma esce irruento dal suo buchino prima che riesca a riprenderne il controllo.
Vedo il resto colargli da una gamba.
No, decisamente non è più vergine.

Si volta spaesato.
Lo afferro e lo stringo forte mentre lo bacio appassionatamente sulla bocca.
“Tutto bene? Ti è piaciuto?”
Scuote velocemente la testa su e giù con movimenti corti. Credo sia ancora in stato confusionale.
Non si aspettava un orgasmo così intenso e probabilmente neanche di venire scopato.
Lascia scorrere ancora un po’ d’acqua sul suo corpo, si passa le mani tra i glutei e le cosce per pulirsi dal mio sperma, e come la prima volta mi lascia da solo sotto la doccia.

Sento dei passi in lontananza. “Stiamo per chiudere!” urla la voce dell’istruttore di turno.
“Si, ho fatto anche io” urlo per farmi sentire.

Esco anche io dalla zona docce indossando il mio accappatoio.
Il ragazzo è ancora lì che si asciuga frettolosamente.
“Ehi, è tutto a posto? Non agitarti”
Ha lo sguardo perso e preoccupato. Sembra un piccolo cucciolo sperduto e vorrei abbracciarlo per calmarlo e coccolarlo.
Ma non sembra intenzionato a rispondermi.
“Ne vuoi parlare? Ci vogliamo rivedere? Non aver paura.”
Non risponde nè mi guarda.
Si mette la giacca, afferra il borsone e se ne va, dandomi un ultimo sguardo prima di andarsene.
Mentre io, con ancora tutto bagnato, con l’accappatoio aperto e il cazzo gocciolante, sto seminando acqua dappertutto.



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