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Pochi preamboli, luis all'azione


di zap13
20.07.2014    |    2.994    |    0 9.8
"La sua età era almeno dieci anni più della mia, il giusto..."
Il racconto che segue è frutto di pura fantasia, derivato da quei viaggi mentali che tutti ci facciamo ogni tanto, io per primo. In questo, racconto il protagonista sono io, che un giorno mi misi in contatto con un utente di a69 che mi scrisse sul sito. Guardando le foto non scorgevo il viso ma vedevo un uomo di carnagione più scura della mia, sudamericano alla vista e così si rivelò essere in seguito. Dalle diverse immagini presenti sul suo profilo si notava nettamente un fisico nella norma, senza pregi o difetti, che culminava con un pene piuttosto grosso, che sicuramente sarebbe stato un buon calibro per un piccolo inesperto come me. La sua età era almeno dieci anni più della mia, il giusto.
Tra una foto e l’altra continuavano ad esserci messaggi, allusioni, fantasie, con poco interesse riguardo le nostre vite o chessò io, volevamo concretizzare tutti e due. Lui più deciso, io comunque più tentennante. Luis mi sapeva coinvolgere e nello scambio di messaggi apprezzavo davvero tanto la sua pazienza nei miei confronti, dal momento che ero un po’ frenato e timoroso. Questa pazienza appunto fu di certo un fattore determinante per quanto riguarda la concretizzazione delle nostre voglie. Dopo un po’ infatti fissammo un appuntamento. Lui viveva solo e per questo mi invitò da lui. Io ero lontano da casa sua e muovendomi coi mezzi non avevo tutto il tempo a disposizione ma questo lo sapeva. Fu così che, non senza un po’ di nervosismo, mi presentai a casa sua, in un anonimo palazzo come tanti in una zona della città. Quando mi aprii la porta ed ebbi il coraggio di guardarlo bene, vidi un volto che, di per sé, già era un ossimoro: se è vero che di primo achito sembrava amichevole, è anche vero che contemporaneamente sembrava un bruto, il mix giusto per una persona che si sarebbe poi rivelata cordiale e decisa, il cui scopo era uno (lo stesso mio), che avrebbe raggiunto anche grazie a quel poco di “bon ton”. Partendo dai lineamenti sudamericani la cui impressione ho appena descritto, i miei occhi scendevano verso il basso e dopo il suo torso nudo potevo vedere delle gambe abbastanza possenti nascoste da una tuta. Ciò che questa conteneva era segreto. Stretta di mano senza neanche dirci i nostri nomi (solo alla fine scoprii il suo per caso) e facendo due o tre domande di rito mi invitò a sedermi sul divano. Rifiutai la sua offerta per qualcosa da bere perché stavo bene ed una volta accomodati, si vedeva che sia io che lui eravamo a corto di argomenti, forse per disinteresse, sicuramente non più per imbarazzo. Così, notando un momento di silenzio troppo lungo, con nonchalance lo vidi premere play per un video che aveva preventivamente preparato su un portatile appoggiato sul tavolino lì davanti. Lo avrà certo fatto per creare atmosfera in quella casa le cui luci erano soffuse e i rumori sembravano quasi non entrare, ma a poco servì perché appena il video partì si diresse con decisione verso di me slacciandomi i pantaloni ed aiutandomi a rimanere solo in mutande, così come si mise lui, potendo notare il mio pene in erezione. Subito iniziò a menarmelo prima da sopra i boxer poi scansandoli. Fu proprio nel momento in cui vide il mio pene che probabilmente la sua eccitazione aumentò, tant’è che diresse la mia mano verso i suoi slip, consentendomi di toccare il suo arnese. Fantastico! Sentivo un pene di buone proporzioni già duro e caldo dentro una gabbia dalla quale non vedevo l’ora di liberarlo. Fu così che anch’io scansai le sue mutante e, senza le troppe “coccole” che io detesto (e lo sapeva) iniziai a segare la sua verga, con molta voglia. Presi dalla situazione ci coricammo sul divano sfilandoci gli ultimi indumenti ormai inutili che i nostri corpi caldi nella penombra indossavano, iniziando subito dopo ad assaporarci reciprocamente, in una 69 dove i nostri corpi erano in continuo contatto grazie ad un divano piuttosto stretto. Ero intento a tenere quanta più asta potessi dentro la mia bocca quando lui, con mossa abile, si bagnò un dito con il quale, senza preavviso, penetrò il mio ano con delicatezza, non avrei mai potuto opporre resistenza. Su e giù, su e giù per un po’ con un dito, saliva, due dita…….”fermo” mi disse. “Vieni con me”. Prendendomi con sé, ma soprattutto prendendomi per la gola mi stava dirigendo in camera da letto. Ambiente la cui luce era spenta illuminato da quella del corridoio che entrava nella giusta quantità ci accomodammo sul letto. Era una situazione intrigante, io avevo sinceramente molta paura di venire presto e così lo feci sdraiare a pancia in su e cominciai la fellatio al meglio delle mie capacità, scendendo poi per l’asta a succhiare le sue palle, bagnandomi prima un dito poi due con il quale penetrarlo mentre ad occhi chiusi si godeva la scena, per poi fermarmi e accomodarmi di fianco a lui. “Vuoi scaldarmi eh!?” mi disse con un forte accendo sudamericano. “Voglio vedere cosa sai farmi” gli risposi per stuzzicarlo. Non servì dirlo. Mi girò a pancia in giù e cominciò a baciarmi il fondo schiena, poi le natiche, aprendole con entrambe le mani e librificando con la sua saliva il mio buco con il quale di nuovo giocò con un dito, con due dita, un terzo molto dolcemente per questa volta finchè un altro stop. Lo vidi allungare un braccio sul comodino e infilarsi subito dopo un preservativo. “Finalmente!” stavo pensando dentro di me, perché sotto sotto per questo andai da lui, per sentire il suo pene entrare dentro di me. Finalmente stava premendo dolcemente con la sua cappella contro il mio buco e io cercavo di rilassarmi, il pene turgido premuto tra la mia pancia e le lenzuola. Centimetro dopo centimetro lo sentivo entrare con grande delicatezza non senza un leggero dolore. Iniziava pian piano ad aumentare il ritmo e così iniziò la cavalcata. Prima da coricato a pancia in giù, poi mi chiese di mettermi a pecora e fu li che sentivo bene tutto il suo bastone entrare dentro di me, le mie chiappe sul suo pube. Ansimavo, non volevo gemere per non sembrare troppo effemminato, amavo la sensazione della sua spinta. Sudavo. Durante la pecorina inoltre era uno spettacolo sentire la sua mano segare il mio uccello sempre in tiro, voglioso di dare via il suo seme.
In tutto questo io ero lì che con quasi tutto me stesso godevo, ma una preoccupazione la avevo: prima o poi sarebbe douto venire, che fare? Non sapevo se farmi venire in bocca, in viso come piaceva a lui o lasciarlo fare nel preservativo. Decise lui. Senza dirmi niente ad un certo punto uscì dal mio buco ormai caldissimo togliendosi il preservativo, dando per scontato che lo avrei fatto venire quantomeno addosso a me. In quella situazione di massima eccitazione così fu. Facendo finta di niente chiusi occhi e bocca e lasciai che mi riversasse il suo fluido in viso, non resistendo però alla tentazione di socchiudere la bocca un minimo, facendo quasi di nascosto finire qualche goccia di quel liquido che rimaneva ormai penzoloni sulle mie labbra, in bocca. Era venuto, era contento ed eccitato. Io però ancora non ero giunto all’orgasmo, avendole provate tutte per arrivare caldo fino alla fine. Lui, sempre attento a tutto allora mi prese, mi rigirò a pancia in su e, dita nel culo, mi comimciò a spompinare finchè non venni….sul mio petto! “peccato, è andata così” stavo già pensando, avendo avuto la speranza di venirgli in bocca, quando lo vidi staccarsi da un’asta ormai esausta per passare con le labbra sul mio ventre per raccogliere alcune gocce del mio seme. “sei eccitantissimo” gli dissi. “anche tu mi sei piaciuto” rispose. “La prossima volta vedremo se saprai accontentare due persone”.
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