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Gay & Bisex

Un incontro a tre. O più.


di zap13
19.05.2021    |    7.935    |    7 6.5
"Terza di seno, pelle chiara senza imperfezioni, occhi azzurri a risalto sui capelli nerissimi, fisico marmoreo..."
Un incontro a tre. O più.
Racconto lunghetto, spero piaccia. Ogni commento è gradito come sempre, buona lettura.


«Quindi voi sareste bisessuali» Chiese il quarantenne Marco, seduto sul divano di casa sua, rivolto ai due ragazzi poco più che ventenni seduti accanto a lui, che aveva conosciuto su un sito d’incontri.
«Si!» Rispose Carlo, ventitreenne. «Direi che possiamo definirci così. Siamo fidanzati entrambi con belle ragazze, ma sai… Ci divertiamo insieme da tanto tempo» Ridendo.
«Proprio così» Aggiunse Paolo, il suo amico di un anno più giovane.
«è un piacere avervi qui, siete due bei ragazzi, e sembrate anche simpatici. Vi capita spesso di incontrare?»
«Non è da tanto che abbiamo aggiunto un po’ di pepe alla nostra, se vogliamo chiamarla così…»
«Relazione clandestina» Carlo, sempre sorridendo, completò la frase di Paolo.
«A quanto pare siete affiatati» Affermò Marco, affabile come dall’inizio del loro incontro.
«Ci conosciamo da tanto» Rispose con tranquillità Carlo, mentre Paolo stava osservando quella ampia sala dove si stavano rilassando, guardando alcune porte che separavano da chissà quali stanze, la bella televisione ampia e i molti oggetti raffinati posti nei mobili in legno perfettamente lucido.
«Penso che potreste farmi vedere cosa sapete fare» Disse Marco, appoggiando una mano sulla coscia di Carlo, il più vicino dei due.
«Sei diretto, eh» Rispose Paolo, notando che Marco, così come lui, si accorse del rigonfiamento nei pantaloni dell’amico.
«Iniziate voi, poi se vi va mi aggiungo. Guardate, mi metto qua in mutande di fianco a voi» Così disse e così fece. Si alzò e si sfilò i pantaloni, dando le spalle ai due, e si tolse anche la maglietta. Non si accorse, però, che non si fecero attendere e nello stesso tempo anche loro si misero in mutande, ognuno sfiorando le mutande dell’altro sul davanti. Li beccò con gli occhi puntati sui suoi glutei quando si girò verso di loro, che sgranarono gli occhi alla vista dell’altro lato di quest’omaccione di media statura e dal fisico atletico, che mostrava una vistosa erezione non così nascosta nei boxer marroni che indossava.
Marco si sedette sorridendo, accompagnando la mano libera di Carlo sul suo basso ventre.
«Beh, che dire…» Fu ciò che riuscì ad esclamare il ragazzo, senza parole. Aveva da un po’ una mano impegnata sulle mutande di Paolo, il cui contenuto ormai conosceva a memoria. Quante volte aveva passato la lingua attorno al glande quasi appuntito e rossastro del suo socio, quanto spesso aveva sentito i suoi diciassette centimetri entrargli dentro! Ora però l’altra mano sentiva la temperatura tiepida di quello spesso bastone che i boxer sembravano quasi risaltare e, con leggere pressioni delle dita, cercava si saggiarne quanti più centimetri possibili, spingendosi con le punte fino alle palle, queste si meno in risalto.
Carlo quasi non si accorse che Paolo, ammiccando a Marco, si era già abbassato verso i suoi slip e stava per tirare fuori il suo non lunghissimo ma molto largo membro. Solo sentendo la lingua dell’amico sulla sua asta, che quasi non sapeva essere già così dura, si decise di abbassarsi alla sua destra, regalando lo stesso trattamento a Paolo.
Iniziarono un sessantanove e Marco non poté pensare altro che fossero molto abituati a farlo, visto che sembravano in perfetta armonia nel succhiarsi i due cazzi ad occhi chiusi. Ogni tanto Paolo, dato che la direzione della testa glielo permetteva, si divertiva a dare qualche occhiata all’uomo, ma con passione si stava dedicando al suo amico. Il quarantenne si girò leggermente verso i due giovani e, sporgendosi appena, iniziò ad esplorare i due corpi che si davano piacere accanto a lui. Accompagnato da qualche verso gutturale ogni tanto, con le mani iniziò a sfiorare la schiena dei due, muovendo le dita in ogni direzione. Poi si mosse verso i glutei, sempre accarezzandoli per un po’ fino a che un’improvvisa vampa nello stomaco gli fece venire voglia di palpare quelle belle chiappe tonde e chiare con più forza. Lo fece, ma i due sembrarono impassibili. In realtà, al sentirsi preso per una natica Paolo sperò che non si limitasse a quello, mentre Carlo si augurò che quelle stesse dita potessero scendere verso l’interno, ma questi pensieri rimasero nella loro intimità.
Il culo di Carlo era il più facile da raggiungere per il padrone di casa, e prendendolo con due mani divaricò le chiappe e impazzì vedendo le minime contrazioni di quella bella rosellina che gli si parava davanti, ogni volta che il ragazzo si muoveva per raggiungere ogni centimetro del cazzo dell’amico. Non resistette: si abbassò ed iniziò a baciarlo, ad annusarlo, a leccarlo. Cominciò roteando la lingua attorno al buco rilassatissimo del giovane, applicando poi sempre più pressione cercando di penetrarlo per quanto possibile. La cosa piacque molto a Carlo. Marco in pochi minuti si accorse che quel buco così saporito aveva cominciato a contrarsi troppo spesso e, apparentemente, anche Paolo si accorse di un particolare piacere provato dall’amico, perché si fermò, uscì con il suo membro dalla bocca di lui, gocciolando un po’ della sua saliva, e lo invitò a sedersi comodo, inginocchiandosi a terra per dedicarsi meglio al sui cazzo ora molto teso, le vene spesse che sembravano scoppiare. Anche Marco si ricompose e, seduto, senza ancora essersi toccato una volta cercò la mano del suo vicino. Non la trovò, però, perché questa già si stava muovendo verso le sue mutande, dove entrò senza chiedere il permesso. Per Carlo, ricevere uno degli ottimi pompini del suo amico, potendo tenere in mano quella grossa mazza che ancora non gli era stato concesso di vedere da Marco, che pur così gentile sembrava essere così deciso e convincente, era la cosa migliore che potesse succedere. Pochi secondi dopo che l’uomo iniziò a stringergli con forza un capezzolo, la sua schiena si inarcò. Gli occhi di Paolo, in ginocchio tra le sue gambe, continuavano a muoversi da quelli del suo amico, come a promettergli di regalargli piacere, a quelli di Marco, come per assicurarsi che tutto questo fosse di suo gradimento. La sua mano si muoveva lentamente su e giù, dato che il suo indice era entrato profondamente dentro Paolo stesso.
Senza tanto rumore ma con un solo grande respiro profondo Carlo iniziò a sborrare copiosamente, con Paolo che cercò il più possibile di non staccarsi dall’asta che conosceva tanto bene, facendolo solo quando non poteva più tenere il suo buon seme in bocca e lasciando che buona parte schizzasse sulla pancia e sul petto dell’altro. Adesso il suo sguardo si incollò a quello di Marco e, senza dire niente, ingoiò l’intero carico che aveva conservato in bocca.
Sembrò tutto così veloce, eppure erano passati diversi minuti e almeno uno dei tre poteva dirsi completamente soddisfatto, anche se per Paolo fare godere l’amico rappresentava comunque una soddisfazione, mentre Marco aveva avuto un assaggio di ciò a cui andava incontro.
Passarono alcuni secondi di silenzio. Marco sorrideva malizioso, mentre il comportamento di Paolo rivelava il suo aspetto più porco, visto che non si era allontanato dal cazzo sempre meno teso di Carlo, ma aveva appoggiato la testa sul ventre e continuava ad osservarlo come un totem da pregare. Lo guardava, si inebriava di odore con profondi respiri e, su invito di Marco che accompagnava delicatamente la sua testa, leccava di tanto in tanto gli schizzi a portata.
«Ti è piaciuto eh» Disse a voce bassa Marco a Carlo, ansimante.
«Tantissimo. Paolo è bravissimo»
«Infatti credo che sia piaciuto quasi più a te» Continuò il primo, sussurrando.
«Beh, diciamo che faccio del mio meglio»
«Ma si è visto che ti piace»
«Sai, ci divertiamo…»
«Dillo che ti piace» Impose allora Marco a Paolo, del tutto pacatamente, ma a in un modo quanto mai perentorio.
Una scossa scorse lungo la schiena di Paolo, che alzò di poco la testa dal ventre di Carlo, subito riabbassata accompagnato dal padrone di casa che lo portò a pulire alcune altre gocce.
«Mi è piaciuto tantissimo» Disse Paolo, la lingua impastata.
Si zittirono. In casa si sentiva solo tanto silenzio, il fruscio delle mani di entrambi i ragazzi sul pacco dell’uomo e il respiro dell’abile pompinaro finché…
Click!
La maniglia di una porta appena davanti al divano, in fondo alla sala, si mosse, e la porta si aprì.
Carlo, si tirò a sedere qualche cm più in su, Paolo restò sempre in ginocchio ma con il busto teso in alto. Marco, invece, sorrise maliziosamente, i peli lungo le sue braccia si rizzarono.
Una donna entrò a passo lento e deciso. Fece un passo e diede loro le spalle vistosamente per chiudere la porta alle sue spalle, lasciando scorgere un plug anale già inserito, nascosto per pochi millimetri dalla striscia nera del perizoma che stava indossando. Un reggiseno di pizzo era l’unico altro indumento addosso a lei. Terza di seno, pelle chiara senza imperfezioni, occhi azzurri a risalto sui capelli nerissimi, fisico marmoreo.
«Vi presento Sara, mia moglie». Disse Marco, per poi aggiungere: «Spero che per voi non sia una brutta sorpresa. Anche lei vuole giocare con noi»
Nel tempo necessario a dire queste poche parole la donna si fece avanti, avvicinandosi a loro. Si fermò vicinissima al trio, le mutande a forse due centimetri dal volto di Paolo, sempre in ginocchio, e abbastanza vicina a Carlo per raccogliere con un movimento del tutto naturale uno degli ultimi getti dal petto di Carlo, portandolo con l’indice alle labbra del ragazzo. Il tutto, mentre nel modo più naturale possibile, come se fosse solita a queste cose, affermò: «Dai amore diglielo che non mordo!»
«A meno che non piaccia» Rispose Marco, lei rise.
«Non mi aspettavate forse?» Disse lei già sapendo la risposta.
«Beh, noi…» Disse Carlo
«Avanti!» Incalzò Marco, che sembrava quasi spazientito, pur sorridendo. «Non è mica venuta qua per niente! Forza, dammi sta mano. Anche tu, dammene una». E portò i ragazzi a palpare una natica ognuno di quella bellissima donna.
La reazione di entrambi, seppur increduli, fu inequivocabile. Pur spiazzati, al tocco di quel culo marmoreo ebbero entrambi una tenue erezione, che nel caso di Carlo crebbe velocemente quando, scorrendo con la mano verso l’interno delle cosce di lei, che comunque era in piedi faccia a faccia con lui, diede un’ulteriore occhiata alle mutande dell’uomo, ancora in erezione. Sara se ne accorse.
«Ma guardatevi! Specialmente te, che sei appena venuto! Bel maiale eh!» disse lei.
Paolo guardò l’amico per capire, si accorse dell’erezione ed anche la sua crebbe.
«Vi ho spiati dal buco della serratura. Sarà anche banale, ma è stato divertente»
«Ci hai visti?» Dissero praticamente in coro.
«Vi ho visti eccome. Si vede che siete due porci, evidentemente il mio bel maritino sceglie bene». Rispose lei. Poi, sempre in piedi, piegò in busto in avanti. Marco prese la base del plug anale e la iniziò a muovere blandamente, ma lei era concentrata su qualcos’altro.
«Siete ben piazzati qua sotto» Disse impugnando i membri di tutti e due e dando due colpetti, per poi smettere di colpo. Si abbassò ancora un pochino, leccò il cazzo di Carlo ed esclamò: «Peccato, lo hai già pulito te» guardando negli occhi Paolo.
Lei si alzò in piedi nuovamente, e chiede al marito: «e tu perché non hai fatto niente ancora?»
«Non è esatto, me li sono un po’ gustati, ma aspettavo di esserci tutti» Rispose lui. Non sorrise, non era più in grado di prendere le cose in elggerezza dato che ormai stava impazzendo di voglia e il suo cazzo era in tiro più che mai. Si portò una mano alle mutande per abbassarle e nello stesso tempo i due ragazzi si scambiarono una occhiata indecisa, come se volessero decidere cosa fare, se andarsene o sfruttare la situazione. La decisione non fu facile ma la presero quando Paolo accompagnò le mani di Marco e lo aiutò a sfilarsi le mutande, mentre Carlo si sporse verso Sara, palpandole le tette e appoggiando la bocca al perizoma, appena sopra la figa già bagnata, visto l’alone sulla mutandine.
«Bravi» Disse lei
«Fatele vedere come siete porci» li invitò Marco.
Paolo, alla vista del grosso cazzo pulsante di Marco, impazzì all’idea di averlo tutto per sé, fece per avvicinarsi, ma l’uomo si divertì a bloccarlo a un paio di centimetri dall’asta. Gli indicò invece di guardare gli altri due, facendogli capire che avrebbe deciso lui quando concedergli di succhiare. Accanto a loro Carlo stava cercando si stuzzicare Sara, sapendo anche di essere un buon leccatore, e di spogliarla, ma questa a sua volta si divertiva a non lasciargli nessuna libertà.
«Fermo» Gli disse. «Adesso vi faccio vedere come si fa»
«Guarda bene» disse Marco, tenendo per i capelli Paolo e mettendogli davanti alla faccia il cazzo, senza permettergli di sfiorarlo.
Lei a quel punto si abbassò, leccò brevemente i capezzoli del ragazzo e si dedicò presto alla sua asta. Lentamente, avvicinò il volto e senza usare minimamente le mani l’affondò nella sua bocca quasi fino in fondo, delicatamente e con passione. In pochissimi secondi, la cappella ancora sensibile del giovane già fremeva. Quando iniziò a ruotarvi la lingua attorno l’eccitazione crebbe sempre di più e quando finalmente inserì il gioco delle mani il sorriso sul volto della donna rivelò quanto dovesse essersi ulteriormente indurito. Una mano si occupò per molti minuti alle palle, che bagnava di tanto in tanto succhiandole avidamente, mentre l’altra dava rari colpi all’asta ma passava la maggior parte del tempo giocando con il buco di lui, dove fece entrare, delicatamente e con calma, fino a tre dita.
Lungo tutti quei minuti Marco continuò a menarsi il cazzo davanti alla faccia di Carlo, che ormai senza vergogna ogni tanto tirava fuori la lingua, ma al quale sempre venne negato di godersi il bel cazzone.
Tolti dopo poco anche gli indumenti addosso a Sara, il modo in cui Carlo iniziò a stringerle i seni rivelò che stava per venire nuovamente, e così accadde. Le due dita rimaste dentro al suo culo vennero strette come in una morsa e, in un attimo, anche la bocca di Sara si riempì di sborra. Lei ne tenne più di Paolo. Sorrise.
Si mosse, sempre in ginocchio e con la bocca piena, e andò a prendere il bocca il bel cazzo di Marco, davanti ad un Paolo al quale tutto veniva negato e che pian piano perdeva l’erezione. Dopo poche pompate si tolse e lasciò il cazzo del marito coperto dal miscuglio di saliva e sborra del ragazzo.
«Adesso si che puoi» Disse Marco rivolto a Paolo. «Anzi, devi» aggiunse.
Sembrò avere un meccanismo a comando: il cazzo del ragazzo crebbe in una manciata di secondi e, senza nessun freno inibitore, iniziò a succhiare e ripulire l’uccello di Marco, che a fatica riusciva a tenere in bocca a lungo.
«è vero che sono stata più brava?» Chiese Sara a Carlo
«è stato formidabile» Rispose lui.
«Ti ho chiesto se sono stata più brava» Continuò lei, lasciandolo spiazzato.
Lui si sentì quasi obbligato a dire quella che, in fondo, era la verità: «Si, sei stata più brava. Molto più brava»
«Hai sentito?» Chiese Sara a Paolo che stava leccando il marito, mentre questo la penetrava con un dito senza incontrare nessuna resistenza. «Sono stata molto più brava»
«Adesso che hai visto come si fa, vedi di farmi godere come lei» Aggiunse Marco.
Non avrebbe saputo come rispondere neanche se avesse voluto, ma la prima cosa che pensò Paolo fu quello di essere bravo come lei, e iniziò subito a fare del suo meglio.
Intanto Sara fece coricare sul divano Carlo, che si trovava con la testa a poca distanza dalle cosce di Marco, e si sedette sul suo volto come se vi fosse di nuovo in atto un sessantanove, ordinandogli di leccargli la figa. Per il ragazzo fu un piacere, perché riempirsi degli umori della donna, con quel gusto così marcato che gli riempiva la bocca, era quasi un sogno.
Così, mentre Carlo leccava lei, Sara lasciava in pace il cazzo ancora moscio di lui ma non il buco del culo sempre più rilassato, Paolo continuava a succhiare quell’enorme mazza le cui palle erano sempre più tese. Per divertirsi, invece, Marco iniziò a togliere e reinserire il plug dal culo della moglie, dando alcune leccate ogni volta che lo ammirava così aperto e bagnato, scontrandosi ogni tanto con la lingua del giovane in basso.
Tutto questo durò non pochi minuti, fino a quando Sara non si stufò di penetrare con le dita il culo di Carlo, dato che ormai non sentiva quasi più resistenza. Si rivolse al marito.
«Marco, occupati tu di questo culetto. Tu siediti Paolo, vediamo quanto duri».
Una volta sedutosi sul divano, lei si fece togliere il plug dal culo dal ragazzo e lo cavalcò per un po’, ma ben presto si voltò e tornò a succhiare anche lui, sorridendo ed affermando: «Oggi ho voglia di questo»
Invece alcuni gemiti arrivavano da lì accanto, perché Marco iniziò a incularsi il ragazzo senza temporeggiare troppo.
«Entra velocemente, voglio sentirti tutto dentro» Fu la frase che Carlo si lasciò scappare, e che portò Sara a guardarlo con la coda degli occhi, quasi a lanciargli un’occhiata dicendo: «Sei proprio un maiale».
Marco, avendo trovato il culo già ben elastico e rilassato, con un colpo rapido poté entrare facilmente e, al contrario, lentamente stava facendo sentire la sua mazza entrare del tutto dentro al culo di lui. E Carlo gemette. Gemette tanto, ma fu raggiunto dai gemiti di Paolo ben presto, che coprivano i suoi, che a sua volta aumentava il tono di voce, per poi essere ancora coperto da Paolo, e da Marco che si lasciava andare, finchè Paolo non esplose nella bocca di Sara, che ancora aveva alla base del naso l’incrostazione della schizzata del ragazzo precedente. La riempì, si mosse come in una crisi, e ancora lei tenne in bocca il più possibile. Ancora un volta si diresse verso il marito, che però non uscì dal culo sempre più aperto dal suo largo uccello. Lo guardò negli occhi e lo baciò. A lungo, dall’alto verso il basso, passando nella bocca di questo gran parte della crema che portava in bocca.
Il marito accolse quel buon liquido con eccitazione, chiuse la bocca e uscì lentamente dal culo di Carlo, dove inserì due dita per tenerlo divaricato. Si abbassò e la sputò direttamente sul buco, cercando di farne entrare la più grande quantità possibile.
Paolo assistette alla scena incredulo.
«Non avevate mai fatto tutto questo?» Chiese lei
«Noi… beh… Non ci abbiamo mai pensato» Rispose lui
«Shhh» Fece Carlo, ancora a pecora, cercando di portare di nuovo a sé Marco, che però non obbedì.
«Bravo, facciamo silenzio» Disse l’uomo
«E lasciatevi andare» Continuò Sara.
La donna a quel punto, i capezzoli turgidi sulla punta delle sue tette dure, prese per un braccio Carlo e lo fece spostare un pochino. Diede poi l’ordine a Paolo di inserirsi in mezzo alle gambe del suo amico. «Leccalo». Gli disse.
«Ma io ho già..» Iniziò a dire Carlo, zittito da un dito di Sara inserito diretto dentro di lui.
Questa, mentre Marco si era sporto per prendere per i capelli Paolo ed obbligarlo a fare quanto voleva sua moglie, si mise a sua volta a quattro zampe, appena dietro a Carlo. Tornò a masturbarlo con alcune dita, con la differenza che adesso colava dalle sue natiche il liquido del suo amico, che non ebbe quasi il tempo di superare la fase refrattaria ma si dovette mettere subito al lavoro.
I movimenti delle dita di Sara erano resi irregolari dalle spinte che le dava Marco, che stava entrando con vigore nella sua figa bagnatissima, da tanto era eccitata vista la situazione.
Passarono i minuti. Ormai Paolo non aveva quasi più niente da leccare, l’uccello di Carlo mollo. Carlo a modo suo continuava a godere, ma i movimenti delle dita di Sara erano sempre minori, perché questa stava concentrnadosi sulla vampa di un orgasmo che non tardava ad arrivare. Iniziarono a vibrarle le braccia, la schiena di induriva, i colpi di Marco aumentavano, tutti e quattro i corpi erano sempre caldissimi e finalmente un copioso getto la invase, facendo urlare quasi allo stesso tempo Marco e Sara, entrambi con gli occhi strizzati dal piacere.
Si accasciarono in avanti. Marco, sfinito, su Sara, la quale si spinse in avanti inserendo fino in fondo le dita in Carlo, che cadde in avanti con la testa sui piedi di Paolo, che iniziò a leccare. Nel protendersi, i seni di Sara finirono all’altezza della bocca di Paolo, e questo iniziò a stimolarli.
Rimasero così alcuni lunghissimi attimi, fino a quando la donna non aprì gli occhi velocemente, quasi ispirata da qualcosa. La calda bocca di Paolo le fece venire in mente il giusto modo di concludere quel loro incontro, che però Marco sembrava aver già pensato.
Sara si alzò e velocemente si sedette sul viso di Paolo, premendolo con forza, quasi obbligandolo a ripulirla.
Convinto dalla sua voglia e dai complimenti maliziosi che gli rivolgeva Marco, iniziò a menare colpi di lingua e a prendere in bocca e in viso la più grande quantità di seme possibile, davanti agli occhi increduli di Carlo che si trovò quasi senza accorgersene il cazzo sempre meno teso di Marco in bocca.
«Ma che bravi che siete» Disse Sara, e alcuni movimenti sospetti si videro nei cazzi rilassati dei due.
«Dimmi» Disse Marco a Carlo, togliendo un attimo il suo cazzo dalla bocca di lui. «Vi è piaciuto?»
«Si, tanto. Non pensavamo che saremmo arrivati a…»
«Lo rifareste?» Continuò Marco, del tutto disinteressato a cosa stesse dicendo il giovane.
«Si, lo rifarei» Disse Carlo
«Si!» Borbottò Paolo
«Zitto e lecca tu» Lo zittì Sara con il sorriso stampato in faccia.
«E allora lo rifaremo. Ad una condizione però» Disse Marco
«Quale?» Chiese Carlo, l’eccitazione in calo.
«Baciatevi»
«Cosa?»
«Baciatevi adesso»
«Ma noi di solito non…»
«Guarda come sta ripulendo Sara. Baciatevi adesso, con la bocca piena. È l’unica condizione»
I due amici si guardarono negli occhi, vi fu un attimo di silenzio.
Ad un tratto parlò Sara, felice, rivolta al marito: «Beh, a quanto pare ci sarà una prossima volta!»
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