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La figlia della compagna 2


di Membro VIP di Annunci69.it andsic
31.07.2022    |    11.283    |    4 9.8
"Mi alzai per fare una doccia e andai al lavoro..."
Segue il racconto precedente ……
Giulia, la figlia della mia compagna, dopo la laurea trovò una sistemazione lavorativa nell’Italia settentrionale.
Un’occupazione di tutto rispetto che le permetteva di vivere tranquillamente.
Di tanto in tanto ritornava a casa per venire a passare qualche fine settimana con la mamma.
Tutte le volte che ci vedevamo, non c'erano più quello scambio di sguardi che avevamo avuto in precedenza, né tantomeno si erano più create situazioni provocanti.

Arrivò l'estate e Giulia decise di venire a passare parte delle ferie a casa della mamma, per venire a trovare familiari e amici e fare un po’ di mare a costo zero. Abitiamo in riva al mare.
Tutto scorreva normalmente. Nessuna provocazione e nessun abito succinto che lasciava intravedere qualcosa, nessuno sguardo malizioso.
Fin quando una mattina entrai in bagno, pensando non ci fosse nessuno, e me la trovai davanti ... tutta nuda.
"Oh, scusa" le dissi.
Lei non fece alcun movimento per coprirsi, (evidentemente mi aspettava) e mi disse "... non preoccuparti, tanto mi hai già visto nuda, no?".
Feci un passo indietro e uscii senza dire nulla.
Non riuscivo a togliermi l'immagine dalla testa. Lei abbronzata. Le tette tonde bianche. La fighetta con un ciuffetto di pelo scuro, con la pelle bianca non abbronzata attorno.
Mi dispiaceva non averle visto il sedere nudo. Era il mio preferito.
Decisi di non fare nulla. Aspettai che uscisse dal bagno, poi feci una doccia e andai al lavoro.

Qualche mattina dopo, la madre uscì presto per un problema di lavoro. Io restai un po’ di più a letto aspettando l'orario regolare.
Dopo qualche minuto bussò alla porta. Aprì un piccolo spiraglio e disse: "Posso entrare? Ti ho portato il caffè"
"Certo, grazie" le dissi.
Entrò. Indossava una maglietta bianca a coste, larga e lunga. Non aveva il reggiseno, i capezzoli erano già dritti e si vedeva il colore scuro. Non portava nemmeno le mutande, lo capii quando si girò per chiudere la porta.
Il mio cazzo era mezzo duro per l'erezione mattutina e a vederla così, si drizzò ancora di più. Cercai di nasconderlo con il lenzuolo.
Mi diede il caffè, le feci posto, e si sedette accanto a me. Iniziammo a parlare del più e del meno. Del lavoro, della casa, del mare ecc ecc
Poi mi accarezzò il petto. Io le misi una mano sulla gamba.
Chiacchiera e chiacchiera la sua mano iniziò ad accarezzarmi. Prima il petto, poi la pancia.
Con il braccio sfiorò il mio pisello, che nel frattempo era diventato di marmo.
Sorrise.
Io ricambiavo le carezze sulla gamba, ma non andavo oltre.

Poi scese un po' di più. E mentre il braccio toccava senza mezzi termini il mio pisello mi disse: "Ti ho visto come mi hai guardata in bagno l'altro giorno, vuoi guardarmi di nuovo? Stavolta senza fretta"
E prima che io dicessi di si, si alzò e si sfilò la maglietta.
Uno spettacolo.
Si mise in mostra davanti a me, si girò su se stessa. Si mise a tre quarti, mi mostrò il sedere, poi si mise di davanti ed allargò le braccia. Mi disse: "Ti piaccio?"
"Da morire" le risposi
"Spogliati, che mi distendo a fianco a te”.
Levai i pantaloncini del pigiama e le mutande e le feci posto.
Mi accarezzo tutto. Dalla testa ai piedi.
Poi tornò su e iniziò ad accarezzarmi il pisello, i testicoli. Poi iniziò a baciarlo.
Poi se lo mise in bocca e iniziò a succhiarlo.
Lo faceva sapientemente. La cappella in bocca e con la mano alternava un dolcissimo su e giù.
Le leccate partivano dalla cappella fino ad arrivare ai testicoli.
Poi li succhiava e con la lingua li stimolava.
Ero in estasi.

La accarezzavo. Il suo seno era perfetto. I capezzoli irti. Spostai una mano tra le gambe.
Le labbra erano umide. Il clitoride si era ingrossato e appena lo toccai, lei sussultò.
Mi sollevai, la feci distendere, le misi un cuscino sotto il sedere e mi dedicai alla sua splendida figa.
La leccai avidamente. Poi andai sul seno succhiai i capezzoli e ridiscesi tra le gambe.
Ogni tanto scendevo nel buchino. Era tondo. Roseo. Bello.
Lo leccai e introdussi un po’ di lingua dentro.
Poi infilai un dito nella figa e iniziai a masturbarla. Mugugnava. Si contorceva.
Il secondo dito glielo infilai nel culo. Sussultò.
Mentre le dita facevano il loro lavoro, la mia bocca andò a succhiare il clitoride.
Iniziò a sussultare, si muoveva, urlava e a un certo punto un grosso fiotto le uscì dalla figa.
Mi aveva squirtato tra la bocca e la mano.
Mi spinse, si mise sopra di me e infilò il mio cazzo dentro.
A un certo punto si alzò e corse via.
Restai basito.

Ritornò dopo pochi secondi con un fallo di gomma.
Si mise cavalcioni sopra di me e mi disse che lo voleva infilato nel culo mentre la scopavo nella figa.
Obbedii senza dire nulla.
Iniziai a scoparla.
Era una forsennata.
Il suo culo era di nuovo davanti a me. Bello. Tondo.
Le diedi due sculacciate. Poi le bagnai il buchino e le infilai il fallo di plastica.
Credo che lei abbia perso il segno della ragione.
Sembrava un’indemoniata.
Io la scopavo nella figa. Lei cavalcava. Si abbassava. Io le infilavo tutto il dildo nel culo e lei urlava, diceva cose senza senso.
Dopo pochi minuti urlò, iniziò a tremare e un fiotto inondò il letto.
Ancora tremando, si girò e mi disse ... “Sborrami in faccia”.
Ebbe solo il tempo di prenderlo in bocca ... e la inondai di sborra. Ovunque.
Restammo sul letto per un po’ di tempo, sfiniti, ad accarezzarci.
Poi mi disse: "Ora devo ripulire tutto e inventarmi qualcosa sul perché ho cambiato le lenzuola".
"Sei un porco" ... "ma non finisce qua questa estate”.
Mi alzai per fare una doccia e andai al lavoro.
Vedremo cosa succederà
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