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L'abisso - premessa


di Alexposy
16.09.2020    |    5.825    |    9 9.8
"Faccio una breve premessa (che già per me è un ossimoro) questo racconto è un’introduzione ai prossimi..."
Faccio una breve premessa (che già per me è un ossimoro)
questo racconto è un’introduzione ai prossimi. Per come sono fatta non riesco a raccontare di cose successe dopo senza partire dall’inizio.
Chi mi conosce e sa come scrivo spero saprà perdonarmi, per gli altri.. diciamo i più materiali.. passate oltre perchè questo racconto non fa per voi.

Recentemente mi è capitato di ripensare a certi avvenimenti del passato che si collocano in una finestra di pochi anni. Il comune denominatore di quel periodo è stato, mio malgrado, una forte, fortissima propensione alla stupidità.
A pensarci oggi, col senno di poi, è facile non credere di essere stati capaci di certe “sciocchezze” ma da un certo punto di vista l’adolescenza è anche questo.

Già da diversi mesi mi frequentavo con il ragazzo ripetente della classe.. devo dire che non fu un colpo di fulmine, anzi… inizialmente lo presi in fortissima antipatia a causa del suo atteggiamento verso noi compagni e soprattutto verso di me.

Mi aveva presa di mira con battutine, inizialmente sporadiche, poi sempre più insistenti… e a volte anche pesanti.. dal come vestivo a come parlavo o addirittura ridevo.. o peggio.
Io, nella mia infinita stupidità e ingenuità, cominciai a tararmi di conseguenza cercando di non dargli motivo di prendermi di mira. Fu una cosa stupida da parte mia… fui così attenta a cosa non fare o non dire che arrivai al punto, senza rendermene conto, di essermi quasi completamente isolata da tutti i miei compagni interrompendo ogni interazione.
Ma certe volte era davvero impossibile evitare di sentire il suo bisbigliare, sicuramente con delle battutine, anche durante le mie interrogazioni..
Si era già circondato di un paio di ragazzi della classe che negli anni precedenti erano sempre stati simpatici con me o quantomeno normali ma ora lo seguivano fedelmente e gli davano corda alimentando questo suo atteggiamento di superiorità verso di me e gli altri compagni.
Durante gli intervalli sparivano, qualcuno dice per andare a fumare di nascosto, e in effetti si sentiva un odore particolare quando rientravano.

Un giorno, inaspettatamente, durante una pausa a metà mattina lo vidi avvicinarsi e sedersi in corridoio sul muretto vicino a me.. la cosa mi sorprese per due motivi, il primo fu che era da solo… e il secondo.. cosa a cui non avevo mai pensato.. non mi si era mai avvicinato davvero per rivolgermi la parola direttamente. Le sue prese di mira non erano mai dirette ma sempre lanciate nell’etere.. come se potesse sempre negare di avere un obbiettivo specifico per capirci.
Io tendevo a uscire dalla classe per evitare appunto di sentirlo o vederlo quando faceva il suo show ed evitare di dargli ispirazione per fare il gradasso, perchè quando ero presente dava sicuramente il meglio.. (in senso negativo ovviamente)

Quando arrivò da me mi chiese se stavo bene.. perchè ultimamente non mi vedeva più allegra come all’inizio dell’anno… e sorpresa sorpresa… mi chiese se fosse a causa sua.
Io rimasi allibita… a quelle parole voltai lo sguardo per incrociare il suo che mi era accanto e pensando dentro di me “.. ma dico, sei cretino?” potete immaginare la mia espressione.
Mi ritrovai però a guardare il viso di un ragazzo che stava lì.. seduto accanto a me aspettando preoccupato una risposta con un’espressione assolutamente sincera, diversa da quella che mi ero abituata a vedergli normalmente.
Rimasi un attimo interdetta e spiazzata e non sapendo cosa dire sul momento gli rilanciai la palla con un “...secondo te?”

Lui rimase un attimo in silenzio, fece un sospiro e abbassando lo sguardo con i gomiti appoggiati sulle ginocchia si piegò un po’ in avanti portando le mani a coprirsi naso e bocca farfugliò qualcosa tra se e se.
Intuii l’appellativo con cui si era chiamato ma sull’onda di quel momento di incredulità che perdurava e la curiosità che cresceva lo incalzai: “come prego?”
lui aprendo un po’ le mani ma sempre davanti al viso si volta verso di me e senza guardarmi bisbiglia.. “ho detto... che stronzo che sono”

..prosegue nelle poche frasi successive chiedendomi scusa per come si era comportato (al chè io mi guardo intorno sospettosa), la mia reazione gli provoca un sorriso..
“no, non è uno scherzo.. anche se vorrei tanto farti ridere… sai, mi manca il tuo sorriso” poi prosegue con un discorso molto confusionario in cui prova a giustificare banalmente il suo comportamento infantile..

Vengo salvata letteralmente dalla campanella, la pausa è finita.
Mi alzo per tornare in classe decisamente confusa… non ho la minima idea di cosa dirgli.. onestamente mi ha colta completamente alla sprovvista, lo vedo con la coda dell’occhio che resta seduto mentre mi sto incamminando verso l’aula.. non riesco e non voglio voltarmi.. resisto fino all’ultimo con la paura e la certezza che avrei dovuto affrontare il suo sguardo una volta arrivata in aula.

E invece, non rientra dalla pausa saltando così le ultime 2 ore.
Lo aveva già fatto.. e non sorprese più di tanto nessuno che non fosse rientrato.
Tirai un sospiro di sollievo.. non so perchè mi sentissi ancora così agitata, il cuore mi batteva all’impazzata senza un apparente logico motivo.. mi sarei dovuta sentire sollevata e tranquilla per essermi tolta quella spada di damocle, ma il mio cervello ancora non aveva realizzato appieno l’effetto che le sue parole stavano avendo su di me e sul mio corpo che veniva attraversato da impulsi sconosciuti.. tutto questo mi stava mandando in confusione.

Ci fu un brevissimo momento all’uscita della scuola in cui i nostri sguardi si incrociarono, lui era nel parcheggio sul suo motorino e io mi stavo incamminando verso la fermata dell’autobus.. non so perchè, fu un istante… una decisione presa in un battito di ciglia.. gli sorrisi.

Quello fu l’inizio della fine... oppure parafrasando me stessa..
avevo appena scavalcato l’orlo dell’abisso in cui sarei sprofondata da lì a breve..

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