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Il vicino di casa. Parte prima


di Trilly70
16.05.2022    |    1.434    |    12 9.9
"Mi aveva già messo la lingua in bocca..."
Curiosità è un aggettivo che si addice bene a noi trav. Esplorare nuove strade, provare nuove sensazioni, perlomeno è quello che mi ha spinta a conoscere questo mondo e far "nascere" Trilly.
Come, ve lo dirò in un altro racconto.
La curiosità, quella sera, mi aveva portata a conoscere un nuovo locale, un club gay, in zona, con serate riservate a noi trav.
Non avevo ancora capito se il posto mi piacesse o no, mentre pensosa mi dirigevo, con una stuzzicante voglia, a curiosare il privé.
Quando, quasi al buio, me lo trovo proprio in fronte, praticamente addosso.
Ci ho messo un attimo a capire, mentre mi guardava fisso, ma non potevo avere dubbi, era l'inquilino del terzo piano che mi salutava con la mano.
Subito ho cercato lo stupore anche nei suoi occhi, ma non ce n'era traccia.
Evidentemente mi aveva già vista e riconosciuta in precedenza.
Ero en femme, in un privé, seminuda, con davanti l'uomo per me più antipatico del condominio.
Un professionista altezzoso, odiato dai miei più cari inquilini, per il suo vizio di "far pesare" i millesimi.
I nostri contatti infatti si limitavano da anni ai saluti, e alle liti nelle assemblee di condominio.
Non c'era una volta che non arrivasse con manciate di deleghe che carpiva alle signore anziane del condominio, intortandole per ore sulle scale. Per portarle dalla sua parte.
Che non coincideva quasi mai con la mia.
Ma quello che mi dava più fastidio di lui era la spocchia, l'arroganza con la quale criticava tutti, e la sua intolleranza verso chiunque lo contraddicesse o gli procurasse il pur minimo fastidio.
Mi ero più volte chiesto come avesse fatto la moglie, una signora, al contrario di lui, graziosa e gentile con tutti, a sposarlo e come il figlio, vivendo con lui, risultasse sempre allegro e sorridente.
Ma questa volta mi aveva davvero colta di sorpresa.
Tre volte.
Primo perché ,lui , Sempre così impettito, sempre così integerrimo, sempre col broncio a fare le pulci agli altri, era l'ultima persona che mi aspettavo di vedere li..
Secondo perché sono fisionomista e attenta e difficilmente non mi accorgo chi c'è dentro un locale.
Terzo per la decisione con cui mi aveva quasi aggredita.
Prima che potessi ragionare, fare qualsiasi cosa, già mi abbracciava e mi accarezzava le spalle. Parlandomi.
"Sei già venuta qui?" "Da molto lo fai?" "Deve rimanere il nostro segreto" ..
Lui parlava, parlava.
Io rispondevo a capocchia mentre cercavo di capire cosa fare. Anzi no. Lui non parlava.
Mi stava già accarezzando il culo e mi spingeva verso uno stanzino.
Anzi no. Mi aveva già messo la lingua in bocca.
Ancora oggi non so perché non mi sono tirata indietro.
Ero come in tranche.
Cercavo di sentire cosa provavo.
Era la prima volta che limonavo con un uomo che conoscevo. Che tutti i miei famigliari conoscevano.
In fondo era una avventura nuova, stimolante, che la mia curiosità immensa voleva provare.
Ma ero con l'uomo sbagliato, nel modo sbagliato, colta di sorpresa, e per questo, con tanta paura delle conseguenze. Limonammo a lungo. Mi spinse e ci chiuse in uno stanzino mentre continuavo ad essere passiva e pensosa.
In fondo ero lì per essere scopata, mi dicevo.
Magari posso approfittarne, pensavo.
Lo saprà sua moglie?, riflettevo.
Ma intanto proseguivo nel rito del sesso.
Il rito che ho così ben imparato, quello che cerco, quando entro in quelle stanze.
Così anche quando mi spinse giù verso il basso, non opposi resistenza.
Si era tolto i pantaloni e lo stavo già masturbando mentre limonavamo
Aveva un cazzo non molto lungo ma corposo.
Molto più eretto di quello che il suo fisico non particolarmente curato mi avesse comunicato. Quando lo presi in bocca al sapore era pulito, ma con la masturbazione aveva secreto un leggero liquido.
Dopo le prime risposte non avevo più proferito parola. Mentre lui parlava ancora.
Ma ora i suoi toni ora erano decisamente diversi.
Mi diceva quanto le piacessi. Che voleva diventassi la sua troia. "Succhiamelo, così, fino in fondo" "lo senti tutto" "ti voglio".
Era davvero eccitatissimo, mi guardava con bramosia.
Non mi piace quando mi apostrofano nel sesso. Tantomeno mi piaceva che a insultarmi fosse proprio lui. Ma ero arrivata fin lì, senza tirarmi indietro, con un fare passivo ma eccitante, da gattina morta, a quel punto era stupido lamentarsi.
Chinarsi, prenderglielo in bocca, era equivalente a una decisione presa.
Lo faccio. Adesso Mi faccio scopare. Del dopo ci penseremo dopo...
Malgrado non riuscissi a cancellare nella mia mente l'antipatia accumulata in anni, nei suoi confronti, e il fatto che neppure lo considerassi in alcun modo un uomo interessante, il sesso seguiva naturale e pareva quasi amassimo le stesse posizioni. Lui era pieno di voglia di me. Lo sentivo.
E lo lasciavo comandare fingendomi una timida sissy alle prime esperienze.
Ruppi il mio silenzio solo quando decisi che era ora:
"scopami" "adesso"
Non dissi altro e lui non aspettava altro.
Non so se fui io a mettermi in posizione o ancora una volta ci fu una irreale sintonia. Ma volle penetrarmi in una delle mie posizioni preferite. Io sdraiata sul bordo del lettino, lui in fronte con le mie gambe liscie sulle sue spalle, quasi ad abbracciargli il collo. Spingeva con vigore e prese a masturbarmi.
Continuando il soliloquio fra complimenti e frasi scurrili. Venimmo entrambi quasi in contemporanea.
Chiusi gli occhi. Attesi un attimo. Lui si scostò e cerco una salvietta per pulirsi le mani dal mio sperma.
Mi ero lasciata andare. Avevo goduto.
Ma ora tutti i miei pensieri, le mie preoccupazioni si riaffacciavano, improvvisamente. E volevo godermi gli ultimi istanti prima di tornare alla realtà.
Mi svegliai alle sue parole: "Voglio rivederti" "ti voglio ancora""dobbiamo vederci e parlare a lungo" "deve rimanere un segreto" "devi darmi il telefono per metterci d'accordo"
L'effetto ipnosi con cui avevo fatto sesso era finito.
La regola di Trilly è : il sesso non deve avere conseguenze, seguito, complicazioni.
Quelle frasi erano peggio di una sveglia alle cinque del mattino.
Balbettai:
"Si si, poi te lo do il telefono, tranquillo, ora devo riassettarmi, tanto ci incontriamo in palazzo...ora devo scappare però....ci devo ragionare, metabolizzare"....
Ciao.
In quell'attimo esatto, quello della fuga, con lui che fino all'ultimo mi dice: "ti cerco io", In quell'attimo, ho capito di aver fatto una grandissima cazzata.....

"Buongiorno signora come sta il cagnolino? Si è ripreso? " É da un po' che non vedo suo marito"
Di aver fatto una stupidata lo avevo capito subito.
Ma la mattina dopo era una certezza....
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