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Massaggio alla prostata


di Honeymark
22.11.2019    |    31.524    |    14 9.6
"Poi Stafano si ritirò in bagno..."
Prima di raccontare cosa mi è successo, desidero ringraziare i lettori che hanno apprezzato i miei racconti e quelli che mi hanno invitato nel loro letto. Si tratta perlopiù di coppie, che spero di poter esaudire tutte un po’ alla volta.
La mia passione è proprio quella di essere desiderato da marito e moglie. E di incularmi una mentre l’altro mi lecca le palle. E, all’occorrenza, anche viceversa.
Scusate la franchezza.
Anche una coppia di gay mi ha chiesto di entrare nel suo letto: vorrebbero penetrarmi in due... analmente e oralmente. Io sono etero e lo sanno, ma questo li intriga di più. E confesso che la loro richiesta ha intrigato non poco anche me.
Misteri della psiche…
Sono rimasto un po’ indietro con i racconti che devo scrivere, ma alla fine esaudirò tutti anche dal punto di vista letterario.
Oggi racconterò l’avventura avvenuta con Marzia e Stefano, che ho intitolato «Massaggio alla prostata».
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Stefano mi aveva parlato tanto della moglie, Marzia, una massaggiatrice irreprensibile, che secondo lui aveva un culo strepitoso e due tette da esposizione.
Di solito i coniugi tendono a vedere le cose più belle di quanto non lo siano in realtà, ma quando mi ha mandato le foto di sua moglie - col viso coperto - mi è sfuggito un fischio di ammirazione. Magari era di 10 anni prima… he he
- È bellissima, – gli confermai. – Pensi che sia disponibile a farmi un massaggio erotico?
- Non credo proprio, – aveva risposto. – Ho provato più volte a spingerla a farli, ma… niente. In cosa consisterebbe quello che vorrersti?
- Vorrei un massaggio alla prostata.
- Un massaggio curativo, dunque?
- Beh, non proprio... – Risposi. – Cioè sì. Non solo, volevo dire. Se mi lasci, parlo direttamente con lei.
- Forse è meglio, – ammise.
E mi diede il cellulare.

- Sono Matteo, – mi presentai, chiamandola quella sera. – Sono un amico di suo marito e...
- Sì, me ne ha parlato. – Rispose. – Ma non è riuscito a spiegarmi che massaggio vuole.
- Un massaggio alla prostata. – Risposi.
- E cos’è? – Domandò. – Non ne ho mai sentito parlare.
GliIelo spiegai.
- Cosa? – Disse appena capì cosa volevo. – Sta scherzando? Io sono una massaggiatrice ireprensibile!
- Lo credo bene! – Risposi. – Ovviamente la pago. – Aggiunsi.
- Vorrei vedere... – Commentò irritata.
Le dissi quanto ero disposto a darle.
- Anche questa è una battuta? – Domandò, sarcastica.
- No, – dissi. – È la mia offerta.
Ci pensò su.
- Beh, per il doppio ci starei. – Rispose poi.
Dalla sua voce capii che le bastava meno.
- Sono disposto al darle la mancia che mi chiede se poi la sera mi lascia venire a letto con lei e suo marito.
- Ma è impazzito? – Protestò. – Io non faccio cose del genere!
- Lei no, ma suo marito sì. – Risposi. – Ne parli con lui e ci risentiamo domani.
Mi sbatté il telefono. Amen, non tutti i buchi riescono con le ciambelle...

Invece quella stessa sera mi telefonò il marito.
- Cose le hai detto? – Esclamò prima ancora di salutarmi. – Sembrava felice come una pasqua.
- Felice? Scusa, ma lei non ti ha detto nulla?
- Sì, che si è messa d’accordo con te. – Rispose. – Non so in cosa consista il massaggio che le hai chiesto, ma te lo farà.
- Bene, – commentai. – Ma non ti ha chiesto altro?
- Sì, ma è stata vaga. Non ho capito bene. Vorrebbe che uscissimo a cena inieme a te. Cosa mi consigli di fare?
- Dille che se le piaccio la autorizzi a giocare con me.
- Mi risponderà che se non ci sarò anch’io non farà nulla.
- Meglio ancora, – riposi. – A quel punto le confermi che usciremo a cena in tre e che dopo, se combiniamo, ci divertiamo insieme.
Ci pensò.
- Sai che stavolta potrebbe starci? – Disse poi soddisfatto.
- Lo penso anch’io. – Conclusi.
Lo pensavo davvero.

L’indomani chiamai sua moglie e le chiesi se ci aveva pensato.
- Accetto di farle il massaggio, – rispose. – Ma non so se poi mio marito... Non so neanche come chiederglielo.
- Gli ho chiesto se la sera dopo quella del massaggio volete uscire a cena con me. – Le spiegai.
- Omiodio, e cosa ha risposo?
- Che accetta ben volenieri.
- Questo perché non pensa che... che lei voglia fare sesso con noi.
- Ci penserò io quella sera, – conclusi, conoscendo il parere del marito. – Mi dica che giorno posso venire nella sua città a farmi fare il masaggio. Starò in un albergo di lusso del centro e lei mi massaggerà la sera di venerdì, così verrete a cena da me la sera dell’indomani, sabato.
Ci aggiornammo.

Un venerdì andai all’Hotel Excelsior, dove avevo prenotato una suite. Feci il check in, presi la chiave magnetica e mi rivolsi alla receptionist.
- Salgo in camera, – dissi. – Potrebbe mandarmi qualcuno a farmi un clistere?
La signorina alla reception non fece una piega e prese il telefono.
- Preferisce un infermiere maschio, – domandò. – O è lo stesso?
- È lo stesso. – Risposi. – Non ho pregiudizi.
Giunto in camera, aprii la borsa e mi tolsi giacca e cravatta. Stavo andando in bagno, quando bussarono alla porta. Andai a vedere. Era già l’infermiera. Aprii la porta.
- Prego signorina, – dissi. – Grazie per essere venuta così in fretta.
- Siamo sempre a disposizione, – disse con umiltà.
- Vado in bagno, mi spoglio e torno. – Le dissi.
Quando uscii, aveva preparato il tutto su un tavolino.
- Come lo preferisce? – Domandò. – Canna rigida o flessibile?
- Rigida, ma ben lubificata. Stasera devo sottopormi a una visita particolare.
- Che liquido vuole? Camomilla? Tè? Altro?
- Semplice acqua tiepida, – precisai. – Devo solo fare solo un ultimo sforzo di pulizia.
Prese il clistere con la punta nera e rigida e andò in bagno. Fece scorrere l’acqua e, quando fu a temperatura giusta, riempì la pera. Tornò in camera.
- Sono pronta, – Disse, con il clistere minaccioso con la punta all’insu.
Mi slacciai l’accappatoio e lo gettai sulla poltroncina. Poi salii sul letto e mi misi a quattro zampe, con la testa in giù. Si avvicinò.
- Che bello che è, – le sfuggì di dire.
- La ringrazio, – risposi. – Se le fa piacere, mi accarezzi pure. Facilita le cose.
Finse di non accarezzarmi, ma con la scusa di trovare l’ano mi aveva toccato un po’ dappertutto. Alla fine appoggiò la cannula al buco del culo e, facendo molta attenzione, la inserì. Sentii il fresco della cannula accarezzarmi l’ano, finché non fu dentro del tutto.
Poi iniziò a premere la pera per iniettarmi il liquido tiepido nel retto. Provai la sensazione di un piacevole carezza interna. Muovendolo, poi, mi faceva provare un piacere che cercavo di nascondere. Alla fine prese una salvietta, me la appoggiò ai coglioni con una certa attenzione e mi sfilò la cannula. Poi mi asciugò il buco del culo.
- Ecco finito, – disse. – Fatto male?
- No no, è stata bravissima, – le dissi.
Mi alzai e mi infilai nuovamente l’accappatoio.
- Quanto le devo? – Domandai.
- Nulla, le verrà caricato sulla camera dell’albergo.
- Allora mi lasci darle la mancia, – Dissi.
Presi il portafoglio, sfilai 20 euro e glieli diedi. Ringraziò.
- Pensa di avere ancora bisogno di me? – Mi domandò, mettendo via la roba.
- Potrebbe tornare domattina alle 10?
- Sempre con il clistere?
- Lei lo porti, – risposi. – Poi vediamo.
Era una proposta bella e buona... Non commentò.
Si girò per andarsene e le guardai il corpo. Aveva un culo da urlo e due tette scultoree. Non conoscevo la moglie dell’amico che la sera avrebbe dovuto farmi il massaggio alla prostata, ma dubitai che fosse bella e avvenente come questa infermiera.
Quando chiuse la porta andai in bagno a liberarmi. Poi feci la doccia e infine la barba.
Mi rivestii e andai a mangiare qualcosa di leggero. Poi andai a fare un giro in città. Infine tornai in albergo, salii in camera e mi misi a lavorare al computer.
Alle 19.30 vennero a montarmi il lettino da massaggi. Alle 20 mi telefonò la receptionist per avvisarmi che sarebbe salita in camera la massaggiatrice. Poco dopo bussò alla porta e andai ad aprire.
Rimasi sbalordito. Era l’infermiera che mi aveva fatto il clistere.
Ci guardammo in faccia imbarazzati.
- MI scusi, – disse alla fine. – Ho saputo adesso che lei era la stessa persona...
- E perché deve scusarsi? – Le domandai riprendendomi. – Va tutto bene, anzi benissimo. Lei è Marzia, vero?
- Sa, l’hotel non ha infermieri a disposizione, semmai deve chiamarli apposta. E allora la receptonist lo ha chiesto a me, che ogni tanto faccio qualche iniezione e altre piccole prestazioni...
- Beh, sei stata brava col clistere. – Commentai. – Scusa, possiamo darci del tu?
- Come? – Arrossì. – Sì, certo...!
- Me lo ero fatto fare per un’ultima pulizia prima di mettermi nelle mani della massaggiatrice... he he... Che è lei.
- Mi scusi... Scusami. Domattina non devo venire allora, vero?
- Perché no? – Risposi. – Domani sera ho prenotato la cena per te e tuo marito qui all’hotel e non sarebbe male socializzare un po’.
- La cena qui al Grand Hotel potrebbe essere un problema, – obiettò. – Qui mi conoscono tutti.
- Ceniamo qui in camera allora, che ne dici?
- Questo è meglio perché dal garage si può salire in ascensore ai piani senza essere visti.
- Perfetto allora. – Conclusi. – Te la senti di cominciare il massaggio?
- Sì, certo. Hai portato l’occorrente?
- Naturale.
Presi il mio borsone e glielo porsi. Poi sfilai l’accappatoio e rimasi nudo e mi mossi con disinvoltura. Lei mi guardava.
- Davvero mi hai trovato bello? – Le chiesi mentre prendevo la roba dal borsone. – O era una frase di circostanza?
- Sì, – rispose sorridendo. – Di solito ho dei vecchi babioni...
- Anche tu sei bellissima. – La lusingai. – Spero proprio che domani sera ci si metta d’accordo.
Le misi in mano un lungo dildo anale fatto a sfere di gomma di diametro crescente, le prime sottilissime, le medie erano di 3 cm e l’ultima di 4 centimetri.
- Questo me lo devi infilare nel culo facendo attenzione, – le spiegai, senza usare mezzi termini. – Non è facile da mettere. Va lubrificato bene e spinto con determinazione. Ma anche l’ultima sfera va infilata nostante il diametro. Te la senti?
- Sì sì, lo so. Lascerò fuori solo l’anello.
- Brava. – Continuai. – Poi mi farai un massaggio normale con il dildo a scomparsa nel culo.
- Però sarebbe bene che per inserirlo ti mettessi a quattro zampe sul letto.
- Perché?
- Perché devi stare con le gambe allargate al massimo, cosa che sul lettino non puoi fare.
- Hai ragione. – Ammisi. – Poi, una volta infilato, salgo sul lettino.
Salii sul letto e mi misi a quattro zampe come prima, quando mi aveva fatto la pera.
- Accarezzami pure. – Ripetei. Stavolta non era una concessione ma una richiesta.
Contrariamente a prima, porgerle il culo mi generava un senso di piacere intimo. Sordido. Vergognoso. Fantastico. Portai le mani dietro per allargare le natiche.
Lei indugiò a lungo con le carezze prima e con il dildo poi. Sapeva come accrescere il mio desiderio in modo che il dildo venisse accettato in culo facilmente. Evidentemente lei lo sapeva anche prendere nel culo. D’altronde, con il culo che aveva, vorrei vedere quale moroso non ne avrebbe approfittato.
Poi, finalmente, appoggiò la punta sottile del dildo al buco del culo, che scivolò dentro per un paio di centimetri e mi parve di sentire i brividi. Desiderai di essere penetrato subito, ma lei prima accarezzò i coglioni. Poi, tenendosi per di là, spinse dentro le sfere più grosse. Mi stava inculando con raffinatezza, con femminilità, con erotismo. Sentii il buco del culo che si allargava e si stringeva al passaggio delle sfere e l’ingombro che scivolava dentro di me. Il cazzo si gonfiò in un baleno. Poteva fare di me quello che voleva. E lei voleva fare di me quello che le avevo detto di fare.
Spinse con devozione l’intero dildo sferico nel culo e arrivò alla grossa sfera finale. L’ano si sarebbe richiuso subito dopo. Non fu facile. Io continuavo a tenere le chiappe allargate con le mani, anche se lo facevo solo perché mi piaceva darle il culo. Mi accarezzò per farmi rilassare di più lo sfintere, poi trattenne il fiato e spinse dentro la penultima sfera. Sentii forzare l’ano, che poi si chiuse a trattenere il dildo tra l’ultima sfera e l’anello.
Lei, soddifatta, mise la mano sul dildo che fuorusciva, lo accarezzò e, senza staccare la mano, venne a sussurrarmi qualcosa nell’orecchio.
- Va tutto bene? – Domandò.
- Alla perfezione, – risposi sorrdendo. – Mi hai impalato deliziosamente.
Mi sdraiai e lasciai che lei accarezzasse un po’ tutto.
- Credo che tu sia pronto, – disse alla fine, tenendo la mano sulla fessura del culo premendo sull’anello. – Vuoi salire sul lettino?
Con calma scesi dal letto e mi portai al lettino dei massaggi. Lei mi teneva devotamente una mano sul culo. Chi massaggia deve sempre mantenere il contatto con il corpo del paziente.
Io mi sentivo impalato, ma provai piacere a salire sul lettino perché i movimenti mi sistemavano il dildo nel retto. Mi sdraiai pancia sotto, incominciando a rovescio di quello che si fa di solito.
Lei cominciò il massaggio classico, partendo dai piedi per arrivare alle cosce e al culo. Quando iniziò a «impastarmi» le natiche, sentii muovere il dildo dentro di me. Anche il retto si stava andando a sistemare attorno a lui e, quel che più conta, le sfere andavano a prendere posizione a contatto della prostata, che è lì attaccata al retto. Provavo anche piacere, ma lo scopo del massaggio era un altro.
Quando finì il massaggio di schiena, mi disse di voltarmi pania in su.
Mi girai e l’uccello stava riposando alla grande.
- È giù, – osservò. – Devo fare qualcosa?
- Tu avvicianti e me che ti accarezzo sotto il camice. Vedrai come si sveglia.
Si avvicinò a portata di mano e io infilai la mano su per la coscia, fino ad arrivare alla rotondità del culo. Del suo culo. Portava delle mutandine leggere, ma non a tanga. Si mosse sulle gambe per facilitare le mie palpatine. Il pene si trasformò velocemente in cazzo e lei allora cominciò a massaggiarmi, iniziando dai piedi.
Ovviamente adesso era fuori portata dalle mie mani. Però, man mano che con i massaggi si avvicinava agli inguini, l’uccello si faceva più guardingo. Quando arrivò al punto giusto, il cazzo si trovava nella sua piena estensione.
- Sei pronto? – Domandò.
- Sì, – risposi lasciandomi andare alle sue cure.
- Avvicinati, – disse tirandomi verso di lei.
Io mi spostai in giù e raccolsi le gambe per impedie che uscissero dal lettino. Allora se le caricò sulle spalle e si mise comoda, con il viso molto vicino all’uccello.
- Pronto? – Ripeté.
Non risposi e lei proseguì.
Mi prese il cazzo in mano, lo alzò e abbassò il viso. Aprì la bocca e se lo infilò con delicatezza. Il calore della sua saliva diede il colpo finale alla mia superba erezione.
Cominciò a lavorarmelo con esperienza, accarezzando tutto ciò che stava intorno, inguini, palle, dildo...
- Sei pronta? – Le domandai io.
- Sì, – rispose, distraendosi un attimo.
Poi si dedicò solo al cazzo. Nel giro di un opaio di minuti sentivo che stavo per venire e quando la cappella scivolò oltre la sua gola, cominciai a gemere e poi a esclamare che stavo per venire.
A quel punto si impegnò di più con la bocca e infilò le dita nell’anello del dildo.
Io cominciai a pompare i primi getti di sperma e lei, quando li sentì, attese ancora un paio di secondi e poi estrasse d’un botto il dildo dal culo.
- Ahhhhhhhhh!
Urlai come un matto, sollecitato dal passaggio delle biglie di gomma che massaggaiavano la prostata mentre pompava lo sperma.
Fu una sensazione violenta, frastornante, irripetibile. Le pulsazoini del cazzo erano iperboliche. Mi sembrava di essere a due passi dallo svenimento.
Lei aveva gettato il terra il dildo continuando a pompare al massimo il cazzo, fino a succhiarne l’ultima goccia, fino ad accogliere l’ultima contrazione.
Mi coprì con un asciugamano perché non avessi freddo e, quando le parve il momento, mi accompagnò a letto. Mi sistemò, mi rimboccò le coperte, mi diede un bacio.
- Tutto bene? – Domandò.
Risposi con un sorriso. Ma mi sentivo frastornato e indolenzito.
- Vengo a trovarti domattina. – Aggiunse.
Se ne andò.

La mattina dopo venne alle 10. Avevo fatto colazione da tempo, avevo fatto la doccia e stavo lavorando al computer in accappatoio, quando suonò alla porta.
Andai ad aprile.
- Ciao, – le dissi giulivo. – Come stai?
- Io? – sorrise. – Tu semmai...
- Benissimo, – risposi. – Grazie a te.
Poi mi venne in mente un trucchetto...
- Non so se funziona ancora. – Aggiunsi. – Mi lasci verificare?
La feci avvicinare a me e le infilai la mano sotto al camice.
- Beh, – domandò scherzosa. – Funziona?
- Alla perfezione, – Le risposi.
Sfilai la mano a malincuore.
- Dimmi cosa vuoi fare stasera, – Mi chiese preoccupata.
- Ascolta, – le dissi serenamente. – Tuo marito vorrebbe davvero che io venissi a letto con voi due.
- Mi è difficile crederlo. Ne abbiamo parlato, ma sono fantasie che si fanno a letto…
- Beh, se lui fosse d’accordo ci staresti?
- Ho paura di mettere in crisi la famiglia... – Disse timorosa. – Se scopo con te adesso, rinunceresti al triangolo che vuoi proporci stasera?
- Posso rinunciare a entrambe le cose, – ribattei pacificamente. – È che sia a me che a tuo marito piacerebbe da matti prenderti in due.
- Allora dobbiamo aspettare e vedere come si mettono le cose stasera? – Domandò in conclusione.
- Mai controvolgia, – Ripetei. – Se non ti va, mi ritiro senza rimpianti.
- No, ceniamo insieme e vediamo cosa succede. La cosa intriga anche me. Voglio capire cosa ha per la testa mio marito. Magari c’è un lato oscuro di lui che non conosco.
- Di sicuro ce l’ha un lato che non conosci, – la tranquillizzai. – Ma non sarà oscuro.

Quella sera bussarono alla mia suite poco dopo le 20, come concordato. Avevo fatto preparare la tavola per tre e avremmo ordinato il tutto come da menù. Controllai che tutto fosse a posto e poi aprii la porta. Erano saliti direttamente dal garage e il personale che serviva in camera avrebbe fatto finta di non conoscere Marzia, la massaggiatrice, né Stefano, suo marito.
- Ragazzi, siete i benvenuti!
- Piacere, – disse lui. – Io sono Stefano.
Non ci eravamo mai incontrati. Però ci eravamo scambiati un sacco di messaggi e alcune telefonate.
- Noi invece ci conosciamo, – Disse Marzia dandomi la mano.
- Infatti, – affermai rivolto a suo marito. – La signora ha un tocco fantastico. Sei fortunato ad avere una moglie così.
- Ho spiegato a mia moglie la ragione dell’incontro, – cominciò Stefano avvicinandosi alla tavola.
Lo interruppi.
- Cosa volete bere? – Con dell’alcol in corpo si ragiona meglio. – Che ne dici se apro un buon vino bianco?
Andai al secchiello e tirai fuori il Müller Thurgau che avevo ordinato. Lo aprii e versai. Solo dopo un lungo sorso iniziai a parlare.
- È stato tuo marito a convincermi che eri una massaggiatrice perfetta. – Dissi rivolgendomi alla moglie. – E aveva ragione.
- E mi ha detto che sei stato un paziente modello, – aggiunse lui vantandosene. – Di solito tutti ci provano, data l’avvenenza di Marzia.
Non feci un piega.
- Tuttavia mi hai confessato che non ti dispiacerebbe che tua moglie giocasse con il pene del paziente. – Gli ricordai.
- Esatto, – confermò, bevendo un sorso di vino. – Ne ho parlato più volte con lei. La cosa la eccita, ma è sempre restia a passare ai fatti.
- Stavolta però è diverso, vero?
- Sì, – disse guardando la moglie che ci ascoltava stando sulle spine. – Sa che io e te ne ne abbiamo parlato a lungo e sembra che alla fine abbia accettato, ponendo una condizione.
- Una condizione? E quale?
- Che ci sia anch’io.
- Mi pare giusto, era nei patti. – Commentai. Poi mi rivolsi alla moglie. – Marzia, mi confermi che sei d’accordo?
Posò il bichiere sul tavolo.
- Se a Stefano sta bene – disse con una certa difficoltà, – sono pronta a fare qualsiasi cosa.
- Ottimo, – dissi allora sedendomi sulla poltroncina. – Puoi avvicinarti?
Lei guardò il marito che fece un soddisfatto cenno di sì con la testa. E si avvicinò a portata di mano.
Infilai la mano sotto la gonna e risalii la coscia. Sembrava senza mutandine, ma indossava sicuramente un perizoma. Volli controllare.
- Ti sollevi le gonne e mi mostri il culo? – Le chiesi.
Il marito si stava eccitando da morire. Lei era vogliosa ma terrorrizzata.
Le sorrisi e finalmente si girò, poi con calma sollevò la gonna fino a mostrarmi il culo. Era ignudo. E il marito lo sapeva, lo avevano concordato. Fantastico.
Infine, senza che lo chiedessi, allargò un po’ le gambe e si piegò in avanti per mostrarmi il buco del culo e la figa. Anche questo doveva averlo concorato con il marito, ora eccitato come una bottiglia di spumante sbattuta.
Le misi le mani sulle natiche e, eccitato anch’io da morire, avvicinai il viso al culo.
Bussarono alla porta per servire la cena. Lei abbassò la gonna e corse in bagno. Io feci entrare i camerieri e lasciai che inbandissero la tavola. Quando fu tutto pronto, chiamai Marzia e dopo un po’ iniziammo a cenare.
- Quindi – dissi a fine pasto, – la mia proposta è di metterci a letto in tutta libertà e divertirci. Prescrizioni?
- Mia moglie non ha mai fatto un pompino, – disse Stefano. – Mi spiace per te...
Marzia era arrossita. Giustamente, visto il pompino che mi aveva fatto.
- Ci proverò. – Lo rassicurai. – Però, con il culo che ha, come puoi immaginare, vorrei sodomizzarla.
- Sì, – ammise anche lui soddisfatto. – Era quello che pensavo.
- Sei lei è d’accordo, naturalmente.
- È da almeno un anno che Stefano mi racconta il suo sogno, – disse Marzia, iniziando finalmente a parlare in libertà come noi. – Sembrava solo uno dei racconti che si fanno a letto, ma si è rivetato proprio un desiderio concreto.
- Raccontamelo.
- Lui sta sotto, io mi siedo sopra e me l infilo. Mi piego in avanti su di lui. Lui mi allarga le natiche con le mani e mi dice... “Vorrei che un uomo ti inculasse in questa posizione”.
- Sopraffino, – commentai. – È una delle cose che amo di più.
- Lo so, ho letto i tuoi racconti. – Intervenne il marito. – Per questo ho preso contatto con te.
- Ti ringrazio.
- Come procediamo?
- Io e te al momento stiamo vestiti e spogliamo tua moglie.
- Ottima idea. – Rispose. – Marzia vieni qui.
Sapevo per esperienza che in questi casi è bene attivare i preliminari in modo che la donna arrivi a desiderare la monta a tre. E Marzia attese un po’, ma venne a mettersi tra me e Stefano. Iniziammo a spogliarla. Lui era un po’ frettoloso, ma io ero ponderato; cercavo di caricare Marzia. Ma non ci volle molto a spogliarla perché non portava neanche il reggiseno.
Era bellissima. Una quarta di seno soda, un culo ovale da statua greca, un pelo tagliato con cura. Il marito era fiero di lei.
- Marzia – suggerii, – allarga leggermente le gambe e metti le mani sopra la testa.
Lei obbedì lentamente.
La scena di due uomini vestiti e una donna nuda era di un erotismo inebriante, Un pittore di classe sarebbe riuscito a fare una scena da urlo. Mi ricordava un’opera di un impressionista francese di fine Ottocento
Ovviamente, io e suo marito iniziammo a palparla con desiderio. Se era naturale che a me lo facesse rizzare all’inverosimile, il fatto che suo marito si eccitasse come e più di me era meno scontato. Ma era evidente che ostentare sua moglie nuda, così bella, al mio cospetto, lo intrigava da morire. Infatti la palpava anche lui con la mia stessa avidità. Tra culo e figa la palpavamo a quattro mani. E la cosa non dispiaceva affatto a Marzia...
- Spogliamoci. – Suggerii a Stefano.
In un baleno eravamo ignudi con la fava che invocava il cielo. Ci apoggiammo a Marzia in modo che sentisse i due cazzi. Le piaceva moltissimo, lo aveva sognato spesso anche lei. Era giunto il momento.
- Saltate sul letto. – Ordinai.
I due obbedirono, probabilmente seguendo l’ordine abituale di quando vanno a letto la sera: lui a destra e lei a sinistra.
Io feci cenno a Marzia di farmi posto perché volevo lei in mezzo. Nei triangoli sta in mezzo la persona per così dire «privilegiata», ovvero quella che avrà maggiori attenzioni dagli altri due. Il più delle volte il cuck sta addirittura fuori dal letto a guardare, magari a masturbarsi, ma spesso sto in mezzo io, amato da entrambi i coniugi, che è l situzioone che mi piace di più. In questo caso io e Stefano avevamo le idee chiare: avremmo montato entrambi sua moglie.
La quale si girò, forse istintivamente, verso di lui e io ne approfittai per appoggiare il mio corpo nudo alla schiena di lei. Il calore che mi infondeva era impagabile e io palesai la presenza del mio cazzo gonfio e tronfio strofinandolo nel solco del suo culo, godendomi quell’atto come giusto preliminare.
Marzia obbedì ai movimenti del marito e presto salì su di lui, armeggiando di bacino per infilarsi il cazzo in fica. A quel punto mi mossi anch’io per portarmi diero di lei, continuando a strofinare il cazzo sul suo culo.
Attesi che si fosse sistemata bene il cazzo del marito, poi andai a cercare l’ano con il diro medio. Lo spinsi e vi scivolai dentro senza difficoltà. Anzi, le piaceva. Perfetto.
Mi gustai l’ano attorno al dito cercando di farlo rilassare di più e prepararlo alla sodomia. Lei aveva iniziato a gustarsi il cazzo del marito e il dito veniva piacevolmente manipolato dal suo retto.
Quando Stefano le mise le mani alle chiappe per allargarle a mio uso e consumo, capii che toccava a me. Sistemai bene le mie ginocchia attorno alle gambe di lui e cercai il buco del culo dirigendovi il cazzo. Marzia mi aiutò armeggiando con il bacino come aveva fatto per infilarsi davanti quello del marito e in breve la cappella entrò quasi da sola.
Marzia rallentò la sua attività e attese che la inculassi. Spinsi un po’, immaginando il piacere che stava provando Stefano che realizzava così il suo sogno della doppia penetrazione di sua moglie.
Poi lo affondai nel culo, deciso a godermela io. Il modo migliore di far godere una donna è di cercare il proprio piacere. Ma stavolta la situazione sfuggi di mano sia a me che a suo marito perché Marzia inziò quasi subito a dare colpi di bacino incontrollati, tanto che io e Stefano restammo fermi per lasciare che lei sbattesse i due cazzi da sola.
Fu un tripudio. Una masturbazione a tre senza precedenti.
Venimmo insieme, urlando come facoceri con polluzioni a profusione.

E insieme ci separammo subito per riprendere fiato.
- Quando ti fai fare il prossimo massaggio alla prostata? – Chiese Stefano un quarto d’ora dopo.
- Non si possono fare più di una volta all’anno, – gli risposi. – Sono massaggi piuttosto invasivi.
- Fatti fare i massaggi normali, – disse alzandosi per andare in bagno. – Posso fare la doccia?
- Certo, ma allora aspetta che facciamo la pipì.
Andai in bagno più a lavarmi l’uccello che altro. E, quando uscii, anche Marzia andò a farsi un bidè.
Poi Stafano si ritirò in bagno. Quando chiuse la porta, Marzia si appoggiò a me.
- Domani qando parti?
- Farò il check-out alle 11.
- Lo vorresti un massaggio, diciamo… normale alle 9?
- Per normale intendi il solo... pompino?
- Esatto. – Rispose mettendomi la guancia sul petto.
- Tuo marito crede che non ti piaccia farli.
- Lasciamolo credere. – Bisbigiò. – Non mi spiace l’idea di farli solo a te.
- Allora comincia subito. – Le dissi, mettendomi a sedere comodo con due cuscini diero la schiena.
- Così, senza nulla qui? – Mi domandò sorridendo dopo avermi toccato il buco del culo.
- Ti è piaciuto, eh? – Sorrisi anch’io. – Allora mettimi il dito nel culo. Che ne dici?
Non rispose. Cercò il buco del culo con maggiore attezione e, quando lo rovò, si limitò a fare pressione col medio. Mi rilassai, così riuscì a penetrarmi senza difficoltà.
Mi visitò un po’ per sentire come era l’alloggiamento del retto, provocandomi una nuova erezione più che soddisfacente.
- Pronto? – Disse.
Una domanda che ho sentito pronunciare da più di una donna in questi frangenti.
- Pronto, – confermai.
Iniziò a lavorare col dito e con la bocca con un impegno davvero encomiabile. Il cazzo e il buco del culo sembravano essersi accordati per generarmi una piacevolissima sensazione d’insieme. Mi alargai fino a sbracarmi, pronto per una nuova polluzione finale, quando il marito uscì dal bagno e ci vide mentre lei mi sbocchinava.
- Oibò! – Esclamò. – Da quando in qua fai i pompini?
Gli feci segno con la mano di lasciarla finire. Guai se la interrompeva.
Lo capì e restò a guardarci, come ipnotizzato. Eccitato come se il pompino stesse facendolo a lui.
Venendo, cominciai a urlare come se mi si stesse aprendo il cazzo e lei continuò a pomparmi finché non sentì che si era riportato in posizione di riposo. Poi mi leccò gli inguini, sfilò il dito dal culo, si passò la mano sulle labbra e si rivolse al marito.
- Da oggi. – Gli rispose, mentendo.
Quantomeno me ne aveva fatto uno mastodontico la sera prima.
- Lo vuoi anche tu? – Gli domandò accomodante.
- No no! – Esclamò. – Però ti avrei chiavata volentieri da dietro mentre glielo facevi... Eri super erotica in quel frangente. Una bomba.
- Allora torna domattina, – gi suggerii. – Faccio il check out alle 11. – Se venite alle 9, abbiamo tutto il tempo.
Lui guardò Marzia, che era soddisfatta come un gatto che si era mangiato un topo.
- D’accodo, – disse, tronfio di gioia. – Domattina veniamo a fare colazione da te.
- Preferenze?
- La monto mentre ti fa un pompino.
- Perfetto.

Fine
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