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Lui & Lei

Elena e le storie tese....


di Blacknoble
16.10.2023    |    1.858    |    0 7.6
"Cosi é stato voluto da secoli ed é la ragione per cui la schiavitù ha potuto prendere piede..."
Per essere me, devo essere altri. Nel vero senso del termine. Non nasco con averi, ori e privilegi. Ma la libertà ha lo stesso costo per tutti. In realtà, il costo maggiore. E per molti sulla terra, diventa un traguardo tra i traguardi. Nell’attesa di raggiungere certi traguardi, mi cruccio come tutti nell’illusione di un mondo normale. Vedo, sento, e persino riesco a toccare con mano il dolore che emana da me e dagli altri. La paura che inimica ed erge barriere di cui porte hanno super serrature. Ma non tocca a me giudicare ciò che é. Il creato é “divino”, tutto si spiega, o si spiegherà. Nel frattempo, al di fuori delle vesti di questa società perbenismo, in attesa di raggiungere ciò che mi conferirà “libertà”, vivo una dimensione a pochi conosciuta bene. Perché fatta di sensi, reali, emozionate, con una prevalenza di abbracci, con odori che si incrociano, si legano, si lasciano e si riprendono, umori nati da voglie o amori. Cose sensazionali che sono quasi fuorilegge. Sembrerebbe banale, scontato, da sprovveduti o da perversi, ma non é niente di tutto ciò. Il sesso é espressione di ciò che non si é, e di ciò che si vuole essere. Io voglio essere felice. E le emozioni, le sensazioni, più intense sono, più ti conducono alla felicità. Quel sesso piegato dalle religioni, dalla brutalità del maschilismo, dai valori che differenziano. Senza sesso, si preclude una delle vie più ovvie per la felicità.
Proprio in questo momento, pensavo alla felicità. Le sensazioni che salivano dalla mia verga erano cosi intense da provocarmi brividi lungo la schiena. Ero seduto le gambe aperte a metà a fumavo una sigaretta mentre Elena giocava ad inghiottire piu che poteva del mio cazzo. La tenia luce non impediva il forte contrasto che c’era tra le nostre pelli. Si intestardiva e quasi soffocava a volte per poi tornare a bagnarmi di nuovo il cazzo ed a prenderlo di nuovo in bocca spingendo in gola. Mi faceva un pò male ma ero affascinato dalla sua tenacia e resistevo al leggero fastidio. Avevamo scopato senza sosta da più di due ore. E quando mi ero fermato a bere qualcosa ed a fumare, Elena si era seduta ai miei piedi ed aveva preso il mio cazzo moscio mettendolo in bocca ed fissandomi diritto negli occhi con due occhi grandi. Ci mise poco a renderlo di nuovo duro. Prima che finisse la sigaretta, mi sei addossa quasi urtandomi con i suoi splendidi seni. Era bellissima. Alta e di una pelle chiarissima, slanciata ma avvolta di morbidezza. Credo fosse di origini straniere, slave. Era cosi bagnata che scivolò fino in fondo e rimase seduta, impalata con gli occhi chiusi per almeno un minuto. “Adoro come mi riempi” disse prima di cominciare a muoversi. La sigaretta era finita da un pezzo a la tenevo ancora in mano. La buttai e poggiai le mie due mani sul suo corpo. Ovunque sul suo corpo. Toccavo lei in ogni ovunque. Dagli occhi alle labbra, le spalle, il fondoschiena, il collo. Con tocchi leggeri laddove c’era pesantezza, quasi con forza laddove invece c’era troppa leggerezza. Lei si muoveva sopra di me come se stesse danzando. Il suo viso aveva un espressione differente, di sensazioni ed emozioni, e non lo so descrivere nella vita normale. È risaputo che le cose belle danno bellezza. E diventa un cane che si orde la coda. Sentivo ogni centimetro della sua figa. Da su in giù, ma anche le contrazioni, i brividi. Lei mi baciò. Con gli occhi aperti. Anch’io tenni gli occhi aperti. Mi piace guardare la realtà con i miei occhi. Probabilmente anche a lei. Ad un certo punto, Elena si contrasse. Sentii il mio cazzo stringersi nella sua figa percorsa da convulsioni per parecchi secondi prima che Elena con un lungo sospiro distese le gambe e le braccia che teneva strette attorno a me.
La feci alzare e la portai di nuovo in stanza. Una stanza enorme, con specchi sui tre lati e sul soffittoConosco paesaggi meravigliosi per la loro bellezza, ed ho avuto la fortuna di viaggiare tanto. Ma nulla é più bello di due corpi che producono felicità. Non c’é ballo più sensuale, corteggiamento più intenso, non esiste comunicazione più completa. Feci salire Elena sulla mia verga guardando allo specchio. Spinse la testa all’indietro e cominciò a muoversi con gli occhi chiusi. La sua espressione era paradisiaca. Con le mani sulle sui suoi fianchi e lo sguardo verso l’alto, godevo oltre ai sensi anche di ciò che vedevo. Elena senza cambiare posizione si porta la mano sul pube e cominciò a masturbarsi. Man man che saliva il piacere, si muoveva di meno, fino a rimanere immobile tranne che con la mano che andava su e giù ed il suo corpo percosso da brividi. Gemeva tantissimo e quasi urlò al culmine. Poi si filò, e con naturalezza, mi prese il cazzo in bocca. Ero felicissimo di aver trovato chi come me trovava nel sesso non una ragione ma un perché. Per i sensi, per la vita, per la bellezza. Elena ci mise poco e salii di nuovo sul mio cazzo al contrario. Il suo sedere mi si parava davanti e potevo osservare la mia verga che andava e veniva dentro di lei. Con due mani si manteneva alle mie ginocchio e si osservava sullo specchio laterale. Doveva eccitarla parecchio vedersi perché dopo poco la mia verga si riempii di una spessa crema bianca mentre continuava con più vigore ad andare e venire sopra di me. Misi le mie mani sul suo sedere per allargarla di più. Il suo ano pulsava di piacere allo stesso ritmo della sua figa. Ci misi un dito dentro e lei si paralizzò. Cautamente, spinsi di più il dito massaggiandola in modo circolare. Ritrassi la mano solo per sputarci di nuovo sopra e il dito non trovò resistenza. Solo un lungo gemito di Elena. Poi, mentre era ferma, cominciata ad andare col dito dentro e fuori. Potei sentire nettamente il mio dito stritolato dal suo ano mentre godeva gemendo forte. Mi faceva impazzire che Elena non smetteva mai di godere. Ero anch’io cosi, come lei. Amavo i piaceri che ducevano tanto. Arrivando a rinunciare alla banale scopata di un oretta. In un ora, c’é solo l’inizio del resto. Quel resto che mi fa impazzire perché profuma di vita vera. Ma la verità é che il tempo scarseggia. Lo si impiega in cose che non rendono felici. Ma servono. Tuttavia, se mangiare é una priorità, anzi, una necessità, godere, é un privilegio quando dovrebbe essere una normalità. Tremavamo entrambi in quel momento condividendo brividi e fremiti. L’intensità del momento sembrava magia. La magia esiste. È quando i sensi, tutti, sono convolvi nella stessa direzione. Le mani in testa, Elena rimase cosi per non so quanto tempo. Il mio cazzo dentro di lei lentamente si afflosciò. E poi uscii. In quel preciso momento, squillo. Il cellulare di Elena. Era sul comodino e lei si allungò per rispondere. Parlò brevemente e riagganciò. Poi si girò verso di me e disse “ Ti dispiace che la mia amica mi passi a prendere qui?”. “No” risposi. Un pò mi dispiaceva. Ovviamente non sapevo se avrei rivisto Elena. Il sesso non basta alla realtà. La realtà é più forte. Quando hai il mio colore di pelle, lo sai, perché lo vivi sempre. In mille aspetti. Non si può vivere di sesso. O meglio, si può, si chiama prostituzione, ma non é magia.
Andai in soggiorno a prendere una birra e guardai l’orologio. Non era nemmeno mezzogiorno. Ed era domenica. Mi accesi una sigaretta infilando un paio di shorts ed uscii sul balcone. Guardare in lontananza la città che come ogni domenica si assopiva quasi era rilassante.
Tornai in stanza dopo la sigaretta e non trovai Tania ne li ne in stanza. Il rumore dell’acqua che proveniva dal bagno mi fece capire che si stava facendo una doccia. Istintivamente mi annusai le ascelle… Anch’io necessitavo di una doccia. Che poi molti lo pensano ma pochi lo dicono, il sesso richiede energie e forze. E non poche. Non é esattamente palestra, ma é persistenza nei sensi. Ed i sensi tendono i corpi, stringono le vagine, intostano i cazzi, accelerano i battiti. Il sesso convolve ogni muscolo del corpo compreso quello della faccia. Difatti, ai miei amici dicevo sempre “scherzando” di tenermi in forma per poter godere meglio della magia del sesso.
Elena tornò in stanza avvolta nel mio accappatoio rosso. I suoi cappelli erano bagnati, non aveva trucco, e sorrideva guardandomi con due occhi profondissimi. Risposi al sorriso e mi alzai dicendole che toccava a me la doccia. “Peccato, sai di sesso” disse maliziosamente. Per un quarto d’ora lasciai che l’acqua calda mi scorresse sul corpo ridando normalità al mio essere. Avevo gli occhi chiusi e godevo letteralmente del calore che si diffondeva sulla mia pelle in contrasto con le emozioni intime ancora in me. A malincuore, uscii dalla doccia.
Ancora gocciolante, entrai nella stanza e presi l’accappatoio da Elena che rimase nuda ed al cellulare e mi asciugai in fretta prima di indossare dei semplici pantaloncini leggeri. Avevo sentito dalla conversazione che l’amica stava nei pressi e ne dedussi che la “festa” era finita. “C’é un parcheggio in zona?” Mi chiese Elena. Le dissi dove stesse e lasciai che disse le indicazioni all’amica. Ovviamente, avevo compreso che l’amica sarebbe salita. A che proposito, ancora non lo sapevo. “Fai tu il caffè?” Chiesi a Elena. “Certo” rispose mentre nuda si diresse verso il soggiorno cucina. Indossai una maglietta e rinunciai ad indossare dei slip per nascondere la protuberanza evidente che i pantaloncini non potevano contenere. Entrai in cucina proprio quando il caffè stava salendo e qualcuno bussava al citofono. Rispose Elena e diede le indicazioni all’amica. “Perché ti sei vestito?” Mi disse sorridendo e dandomi un bacio in bocca. Sorrisi e non dissi niente.
L’amica era la fotocopia mora di Elena. Anche lei sui venticinque anni, slanciata, curata nei minimi dettagli. Bocca, seni e forse fianchi rifatti. Figlia a papa anche lei senza alcun dubbio. La classica categoria di persone che cerca di dare un senso alla propria vita in quanto non hanno doveri. Per loro, noi, e per noi intendo neri, siamo un passatempo non indifferente. L’Uomo nero ha una primitività sessuale che farebbe impazzire chiunque. La raffinatezza aggiunta alla potenza rende l’uomo nero un “mago” dell’erotismo. E dunque da qualche anno il “nero” era diventato di “moda”. Una moda che abborravo con tutte le mie forze. Si trattava del “nero”. Senza alcuna identità. Il “nero” divenne sinonimo di cazzo grande e ciò spingeva tantissima gente a “provare”. Ma i modi erano impressi di sufficienza, pieni di arroganza. Atavicamente le persone credono di essere superiori ai neri. Cosi é stato voluto da secoli ed é la ragione per cui la schiavitù ha potuto prendere piede. A differenza dell’uomo bianco avvenente ed in forma fisica che veniva notato e per cui ci si prodigava, il “nero” invece anche se dotato intellettualmente e fisicamente veniva “scelto”. Mille volte rifiutando di concedermi mi sono sentito dire la stessa frase “ Dovrebbe essere un onore per te”. Non si concepisce il No da un nero. Rimangono quasi “scioccati” nel sentire “no, non mi va”. Ma perdersi nella realtà di questo mondo vuol dire arrabbiarsi e non distinguere più consapevolmente. Non posso cambiare le sorti del mondo, delle donne, dei neri, nemmeno dei cani. Ma posso godere, e scegliere con chi. Ed Elena, difatti, ci eravamo scelti con uno sguardo.
L’amica dunque entrò e baciò Elena sulla bocca senza scandalizzarsi che fosse nuda. Poi, venne da me, e baciò anche me sulla bocca chiamandomi “bro”.
Devo dire la verità, non ricordo il nome dell’amica di Elena. Successe tutto in un attimo. Dopo il caffè, l’amica di Elena si spogliò. Venne verso di me, si inginocchiò, mi tirò giù i pantaloni e disse” Ha detto Elena che sei notevole su più punti di vista…. Permetti?”. “Prego” risposi e guardai Elena che sorrideva. Poi, si avvicinò all’amica, ed entrambi, mi amministrarono una fellazione davvero fantastica. Per tutto il pomeriggio e gran parte della sera, non facemmo altro che godere. Una baraonda che ho del male a descrivere. I miei sensi erano cosi sconvolti che non ricordavo una tale cosa. Il feeling tra le due donne era pazzesco. Era come stare con una sola donna. Era evidente che erano amanti, abituate a tal tipo di situazione. Non importava ciò a cui erano o a meno abituate. Erano qui, con me, ed era una continua meraviglia.
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