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La sorella di mia moglie.


di Blacknoble
18.01.2022    |    34.355    |    4 9.3
"Le contrazioni della sua figa si facevano piu fitte ed intense..."
"Noi andiamo, fate i bravi, ciao!".
Salutammo mia moglie e mia suocera che andavano a trovare il figlio di famiglia che si era trasferito in America con la famiglia. Mia moglie era molto impegnata con la madre, la amava tanto e cercava sempre di procurarle emozioni nuove, di renderla felice, e quindi le aveva regalato questo viaggio per l'America. Ma i soldi non bastavano per tutta la famiglia, e dunque rimanevo io, e la sorella di mia moglie, Anna, venuta per "darmi la mano".
Avevo insistito per rimanere da sola ma mia moglie non volle. "Anna ti farà trovare la casa pulita e sono sicuro che con lei almeno non mangerai solo porcherie". Già... non le avremmo mangiate le porcherie...
Il tassi se ne andò ed io ed Anna tornammo in casa. Fece un caffè e chiacchierammo un pò prima che salissi in stanza a guardare la TV. Anna era una donna di trent'anni non esattamente "alla moda". Afflitta da problemi psicologici, non era mai realmente riuscita a lavorare con costanza. Con i psicofarmaci, sembrava sempre assente, lontana, ma piu di tutt'altro, era sciatta. Non che si guarda la sorella della propria moglie, ma gli occhi non si chiudono nemmeno quando lei c'è. Il genere di persone che incontri e di cui non ti ricordi cinque minuti dopo. Conversare con lei era pressoché impossibile per i suoi momenti di vuoto e quindi non avevamo mai avuto il modo per legare. La domenica era noiosa. Guardai un pò di calcio e mi addormentai. Quando mi svegliai ad ora di cena, imprecai capendo che non mi sarei riaddormentato facilmente quella notte. Pensai che se mia moglie ci fosse mi avrebbe svegliato dopo un ora. Fu allora che sentii il tintinnio delle pentole in cucina. Ah. Ricordai di non essere solo. Andai in bagno e mi sciacquai la faccia dopo aver fatto la pipi e scesi la scala per andare giù.
Era strano, la luce era spenta. Anche giù, si indovinava un chiarore ma non era vera luce. Accesi la luce e scesi. Mi accingeva ad accendere la luce in cucina quando vidi Anna. Era girata verso i fornelli. Indossava dei tacchi vertiginosi e nient'altro. Per la prima volta, notai la curva perfetta della sua schiena. Morbidosa, vellutata, due glutei meravigliosi poggiati su delle cosce non immaginavo fossero cosi sode. Era perfettamente depilata anche se la luce era poca. Non sembrò accorgersi di me. Feci un passo indietro. Il mio cazzo si era drizzato e tendeva il tessuto del pigiama che avevo indossato tutta la giornata. Fu una frazione di secondo, non ebbi nemmeno il tempo di pensarci, successe e basta. Il desiderio pulsava e spingeva in tutto il mio corpo, pregava di uscire per andare incontro ad un destino di goduria, tentava di abbattere il muro della lealtà, della fiducia, della famiglia, della fedeltà, per la circostanza. Forse, pensai, pensavo che dormissi.
Tornai silenziosamente su camminando sulla pianta dei piedi e feci più rumore che poté scendendo. La trovai questa volta girata, e sorridente. Mi venne un altro colpo.
Anna non si truccava mai. Lo aveva fatto. Ed i suoi cappelli erano lavati, sistemati, e luccicavano attorno al suo viso che scoprivo bello per la prima volta. I suoi seni lasciati liberi non penzolavano, anzi, benché grandi, sfidano la gravita ed erano perfettamente eretti puntando verso di me. Le gambe mi tremavano. Un ciuffo nero tra le sue gambe contrastava sul biancore del suo corpo. Amavo le donne bianche, facevano contrasto con la mia pelle nera. Le amavo prima del mio matrimonio, prima di amare ia moglie per quel che era oltre la pelle. L'amore indubbiamente mi aveva colpito, e ne ero rimasto prigioniero. Ma il desiderio non é esclusività dell'amore. Riesce a sfuggire alle sue maglie ed a aggirare la siccità stessa con i suoi valori e culti. Il cazzo e la figa non dipendono da Dio, ma l'un dall'altro, l'un con l'latro, l'un per l'altro. Anna era l'altare della divinità più potente che sia mai esistita. Il Dio sesso che ci ha regalato otto miliardi di fratelli e sorelle nel mondo, della sua moglie la Dea goduria che ha provocato guerre per amori ed amori da guerre.
"Ho fatto solo il secondo" disse sorridendo Anna e riempiendomi un calice di vino. Il suo era già pieno. Come un automa, presi il bicchiere e brindammo a non ricordo più cosa. La mano penzolante davanti ai pantaloni per evidente ragioni, mi sedetti ancora stordito e mi guardai attorno. Candele accese ovunque. Avevo difficoltà a riconoscere la mia cucina. Il servizio migliore a tavola per due, con l'argenteria ereditata dalla loro madre. Il mio cervello lavorava a cento all'ora. Il mio cuore pulsava alla stessa velocità, insieme al mio cazzo.
Anna si muoveva con disinvoltura. Parlava ma non sentivo. Trangugiai il vino e me ne servi un altro. "Parli poco" disse. Che avrei potuto dire. I sensi quando sono stuzzicati prendono il sopravvento sul resto. Pensavo e non pensavo. Ero e basta. Un leone attorno ad una gazzella, un martello che sta per battere sull'incudine, un pesce che ha un pesce nelle fauci.
Non mangiammo. Non era possibile andare oltre i sensi. Non so lei, ma ero chiuso a tutto tranne a lei. La guardavo muoversi con una sensualità che non avrei mai immaginato. La mia voce quando rispondevo, per quelle poche volte in cui apri la bocca, era cosi rauca da essere irriconoscibile.Aprimmo un altra bottiglia di vino. La presi io. Lei notò il rigonfio del pantalone, e quando appoggiai la bottiglia sul tavolo, venne dietro di di me, e mi infilò un braccio nei pantaloni arrivando diritto a prendere il mio cazzo, e l'altra mano sul mio petto accarezzandolo. La sua mano sussultava ogni volta che il pio cazzo pulsava. "Wow" fece. Mentre versavo il vino concentrandomi per non sporcare il tavolo, mi massaggiò le pale ed il petto mentre mi baciava sul collo. Piccole scariche elettriche partivano dal mio corpo, da ogni suo tocco. Poi, con naturalezza, si stacco. Mi sedetti e lei si sedette sulle mie gambe di traverso prendendo il mio bicchiere e porgendomelo. Poi, prese il suo e brindammo. Immediatamente dopo, allontanò i due bicchieri, sali sul tavolo proprio di fronte a me, appoggiò i tacchi sul tavolo aprendo le gambe larghe ma rimanendo col culo a filo del tavolo, e disse " Vieni".
Ed io andai. Feci scivolare il pantalone ed entrai in lei senza tergiversare. Era un vulcano. Ogni centimetro in lei aggiungeva ai gradi, sembrava di scottarsi, di affogare ed annegare insieme, ma ciò nei brividi. Appoggia le mani sui suoi ginocchi e cominciai a penetrarla con regolarità. C'era un silenzio solo rotto dai nostri ansimare e dal rumore del mio cazzo che entrava ed usciva tra muri bianchi. "Guarda" le dissi. Il mio cazzo nero era completamente ricoperto da una spessa crema bianca che continuava a colare sulle mie palle striandole. Lei si mise sui gomiti rimanendo nella stessa posizione e poggiò lo sguardo sul mio cazzo che le entrava ed usciva dalla figa. Senti distintamente sul mio membro la sua eccitazione alla vista della scena. Le contrazioni della sua figa si facevano piu fitte ed intense. Non ci mise molto a venire. E mentre veniva, sentivo il mio cazzo dolere talmente la pressione era forte nella sua vagina. Tuttavia le misi un dito sul clitoride che cominciai a massaggiare. Lei andò in estasi. In quel preciso momento, provavo dolore per la stretta della sua figa. Un dolore nel piacere. Spingevo per scartare le pareti della sua figa, e lottavo per uscirne. Una battaglia di sensi. Anna soffocò il grido che le usciva quasi non riuscendo piu a respirare. Le mancava l'aria ed i suoi singhiozzo si sentivano nella vagina di cui non volevo andare via. Rimasi fermo ed aspettai un paio di minuti che si riprendesse. Poi, dopo il suo ultimo sussulto, mi guardò con degli occhi soddisfatti, pieni, veri, lucenti. Occhi che non le avevo mai visto finora.
Anna mi fece sedere sulla sedia e si inginocchiò di fronte a me. La vista sulla sua schiena che fina sul sedere era splendida. La sua bocca, avvolgente. Sembrava che parlasse col mio cazzo, che scrivesse le lettere del piacere con la lingua sul mio membro. Le prendeva e lo amava, lo custodiva, lo coccolava, lo inghiottiva. Il mio cazzo le ubbidiva. E con piacere. Anna cominciò a masturbarsi mentre mi succhiava. Di tanto in tanto, raccoglieva i suoi umori nel palmo e lo spalmava sul mio cazzo per lubrificarlo. La senti venire quando spinse il mio cazzo nella sua gola quasi soffocando e toccandosi freneticamente. Poi, senza aspettare, si alzò, e mi sali sopra. Il mio sedere scivolava sulla sedia piena di saliva e di muori mentre mi cavalcava. Dovetti aggrapparmi alla sdia a due mani per evitare di cadere. Anna andava su e giu come un indemoniata sul mio cazzo. Sapevo che si faceva male, il mio cazzo era di notevole dimensioni e sentivo il fondo della sua figa martellarmi la cappella. Ma in quel momento le piaceva. Sembrava una leonessa con la criniera. Dopo dieci minuti, sembrò calmarsi. Non aveva goduto, si era liberata. Rimase cosi sul mio cazzo senza muoversi, abbracciata a me, per cinque minuti, poi si alzò ed andò in bagno.
Mi guardai attorno quando spari dietro la porta. Non era un sogno. Guardai il mio cazzo ancora eretto, percepivo l'odore diffuso del piacere nell'aria, i brividi che ancora non avevano lasciato la stanza. Anna tornò. Si era aggiustata il trucco, ed era ancora sui tacchi. Senza parlare, andò verso i fuochi dove si appoggiò aprendo le gambe in un chiaro invito. Non me lo feci ripetere. Appoggiai le mani sul suo sedere, e la presi spingendo piano fino in fondo. Lei arcuò di piu la schiena. Allungai una mano sul suo pube, e lentamente la scopavo mentre la masturbavo. Non c'era fretta. La felicità non ne conosce. La goduria é strada diritta verso la felicità. Di nuovo, il mio cazzo ridiventava bianco. Il miracolo del sesso, non ci sono colori. Anna godette spingendo il culo verso il mio cazzo con decisione. Rimasi fermo in lei fino all'ultimo sussulto. Poi, allungò una mano dietro di lei, raccolse un po della sua crema sulle dita, e cominciò a penetrarsi il culo. Io ripresi a muovermi piano guardando quel dito che mi apriva altre prospettive... Il dito diventò un paio di dita, e poi si trasformò in un mano che sfilato il mio cazzo nella figa lo guidò piano in un culo altrettanto caldo, stretto, ed accogliente. Poi Anna prese le mie mani e li mise sui suoi seni. "Lascia che mi muovo io" disse. Ero sulla giostra dei sensi. Sentivo il mio cazzo scivolare dentro di lei con chiarezza. Piccoli aghi di piacere che ci percorrevano entrambi. Fu infinito, ed esplosivo. Venni in lei mentre lei reprimeva un urlo e rimasi in lei fino a quando non smisi di sussultare. Non finiva mai perche anche lei sussultava e ciò alimentava il mio che a sua volta alimentava il suo. Quando usci da lei, ero ancora duro. Andai in bagno. Quando tornai, lei non c'era. La aspettai per un pò, poi decisi di andare in stanza. Forse, mi dissi, il modo strano in cui era successo, spiegava il modo strano in cui finiva. Invece, la trovai sul mio letto. Aveva indossato la vestaglia sexy di mia moglie. Glielo avevo regalato io. Anche i suoi gioielli. Nella penombra, avrei potuto scambiarla con mia moglie.
Fu una notte infinita. Che sfoggiò nove mesi dopo in un bellissimo bambino mulatto. Ovviamente, mia moglie mi lasciò. Anna anche. Vive con la madre, e con la sorella, non si parlano.
Io ero sceso solo per la cena.
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