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Lui & Lei

LUDOPATIA


di Antolaro
06.01.2023    |    10.326    |    7 9.8
"Un po’ mi fa senso leccare quell’uccello adesso che è così pregno dei miei umori, visto che sono venuta copiosamente, però non vedo l’ora di averlo..."
Non avrei dovuto, lo so.
Maledetta smania di fare soldi facili e adesso davvero non so proprio come fare.
Ah, sì scusate, non mi sono presentata, sono Giuliana 34 anni, bella presenza, non appariscente, ma a detta di tutti molto carina, sono sposata e lavoro come segretaria in una piccola azienda.
Perché capiate ciò che mi è successo, devo fare un piccolo passo indietro.
Più di due mesi fa, comprando un gratta e vinci in una tabaccheria con l’euro che mi avevano dato di resto, ho vinto 1.000 euro.
Sono andata immediatamente in un negozio e li ho spessi tutti con grandissima soddisfazione, comprando un completo intimo molto sexy e due borse.
Ero così eccitata che, quando mio marito rientrò a casa, mi feci trovare con indosso solo quel completino sexy appena acquistato.
Lui era, oltre ad essere molto affamato e preoccupato per la cena, era stanco come sempre e senza alcuna voglia di novità, per mi chiese brusco significasse quella mia trovata.
Io però, incurante del suo cattivo umore, diedi comunque vita ad un piccolo spogliarello togliendomi le mutandine e il reggiseno, poi, nuda come ero, cominciai a strusciarmi addosso a lui, infine, mentre lui continuava a rimanere in piedi, mi inginocchiai, gli slacciai i pantaloni e glielo presi in bocca.
Malgrado la sorpresa per il mio comportamento assolutamente anomalo, a questa mia mossa gli andò via la stanchezza e la poca voglia e il suo uccello cominciò a reagire.
Quando arrivò al suo massimo fulgore, lo spinsi sul divano e mi sedetti su di lui facendo scivolare quel cazzo dentro la mia passera che era già completamente bagnata.
Quindi cominciai a cavalcarlo accelerando e rallentando al momento giusto per evitare che venisse troppo presto, ma malgrado ciò, lui non riuscì a trattenersi e dopo poco venne comunque, lasciandomi così insoddisfatta.
Allora, mentre lui andava di là a pulirsi, mi sedetti sul divano mettendomi più comoda possibile, e con le mani trovai quel piacere che lui non aveva saputo darmi.
Più tardi, quando tutto rientrò nella normalità, lui mi chiese conto di quell'atteggiamento decisamente fuori dalle righe per me, ma io risposi semplicemente che avevo avuto voglia di lui, senza raccontargli nulla della vincita.
Sembrerebbe una storia carina, se non fosse che quella euforia provata disponendo di quella somma, tutto sommato modesta, ma piovuta dal cielo, mi ha condizionato la vita futura.
Da quel momento infatti ho iniziato a spendere cifre sempre crescenti per provare a vincere soldi facili, ampliando anche la tipologia dei giochi.
Per farla breve, nel giro di poco tempo, sono arrivata a spendere oltre 1500 euro in una sola settimana, senza riuscire mai ad andare oltre vincite di €20 e cadendo nel vortice di una ludopatia sfrenata.
Per capire la portata della mia follia, basti pensare che il mio stipendio di impiegata, arriva a malapena a €1350 mensili.
Ho cominciato a prendere soldi dal portafoglio di mio marito, finché lui, accortosi che gli mancavano costantemente soldi, ha cominciato a controllarli ripetutamente,impossibile così impossibile continuare quella pratica.
Allora ho cominciato a chiedere piccoli prestiti alle mie amiche, ma dopo un po’, essendomi indebitata con tutte, ognuna di loro si è rifiutata di concedermi ulteriori prestiti.
La situazione mi era proprio sfuggita di mano, dopo due mesi, infatti, avevo dato fondo a quei piccoli risparmi che avevo accumulato negli anni come una formichina, e avevo contratto debiti con le mie amiche che assommati tutti quanti, cominciavano ad essere cifre importanti.
Il brutto però doveva ancora arrivare.
Ieri infatti, quando ero nel culmine della disperazione, perché le mie amiche cominciavano a chiedermi con insistenza di avere i loro soldi indietro, il mio capo mi ha chiesto di andare in banca a versare 20.000 euro che si trovavano in cassa.
Non era certamente la prima volta che venivo adibita a queste incombenze, visto il rapporto di grande fiducia che il proprietario dell'azienda nutre nei miei confronti, ma questa volta ho perso letteralmente il senno.
Trovandomi tutti quei soldi contanti nelle mani, anziché andare in banca a versarli, decisi di restituire parte dei soldi alle mie amiche e, in preda al demone del gioco, di investire i quasi €8000 che mi avanzavano, andando in giro nei vari locali per giocare alle macchinette e per acquistare un’infinità di schede gratta e vinci.
Pensavo che statisticamente sarebbe stato impossibile non vincere, ed ero davvero convinta che così facendo alla fine sarei riuscita, non solo ad andare a fare il versamento in banca, ma che sicuramente mi sarebbero rimasti anche altri soldi.
Inutile dire che, purtroppo le cose non sono andate esattamente così.
Malgrado qualche piccola e illusoria vittoria, nel giro di un solo pomeriggio ho perso tutti i 20.000 euro!
Così adesso, dopo una notte insonne, sono qui davanti a questo computer spento, che aspetto che il capo arrivi a lavoro e dovrò dirgli che ho perso i suoi ventimila euro al gioco.
Non posso neanche inventare una scusa, tipo che ieri pomeriggio andando in banca ho subito un furto, perché chiaramente in quel caso lo avrei chiamato subito e sarei anche dovuta andare alla polizia a sporgere denuncia, cosa che ovviamente non ho fatto.
Farlo questa mattina non sarebbe assolutamente credibile.
Cosa succederà adesso?
Oltre a licenziarmi, mi denuncerà anche?
Dio che situazione terribile.
Di certo mio marito, moralista com’è, appena saprà ciò che ho combinato, mi caccerà subito di casa, per cui, sempre che non mi sbattano in galera, dovrò trovare anche dove andare a stare, ma senza lavoro come potrò fare mai?
Appena si apre la porta e il mio capo entra in ufficio, mentre gli altri lo salutano, io corro chiudermi in bagno e mi metto a piangere.
Non posso passare tutta la mattinata qui dentro, quindi, dopo essermi calmata, esco e me lo trovo davanti.
“Cosa c’è Giuliana, perché quella faccia, non ti senti bene?”
“No, signor Anto, non mi sento molto bene”.
“Mi dispiace, se vuoi vai pure a casa. Prima però ricordati di lasciarmi la ricevuta del versamento di ieri”.
Ecco ci siamo.
“Ehm… È questo il motivo per cui non mi sento bene, il versamento ieri non l'ho fatto…”
“Va beh, non preoccuparti vedi di organizzarti, se rimani in ufficio ci vai prima della pausa pranzo, altrimenti, se invece preferisci andartene a casa, passaci adesso.”
“Temo non sia possibile. Signor Anto è successo una cosa grave”.
“Mi fai preoccupare. Andiamo nella mia stanza e dimmi tutto”.
Nella sua stanza, bevendo le mie lacrime salate che scendono copiosamente, gli racconto tutto.
“Non so se ti rendi conto di quello che hai fatto. Questo si chiama furto: mi hai derubato”.
“Non so cosa dirle, ha ragione, sono stata una folle sconsiderata, qualsiasi cosa farà avrà tutte le ragioni per farlo. Io so solo che sono una persona finita. Mio marito appena verrà a sapere ciò che ho fatto mi sbatterá fuori casa e, come sa, io qui non ho nessuno, per cui mi troverò letteralmente in mezzo a una strada. Ma me lo merito”.
“Beh, mi dispiace, ma non mi lascio commuovere da una che mi ha appena rubato 20.000 euro”.
“Non voglio commuoverla, le ho detto che ho sbagliato lo so e se ho rovinato la mia vita, è solo colpa mia”.
“Che rabbia che mi fai, avevo tanta fiducia in te! Adesso, va' di là non voglio vederti, devo decidere quello che devo fare. Ma ti rendi conto, dopo tanti anni tradirmi così. Non dire niente agli altri, non te lo meriti proprio, però fammi pensare se può esserci una soluzione”.
“Dio mio, se c'è qualcosa che si può fare la prego la faccia. Farò quello che vuole, ma mi aiuti, la imploro”.
Seduta sulla mia scrivania senza far nulla, in attesa della sentenza, continuo a vedere nero nel mio futuro e, quando dopo più di un’ora, il capo mi chiama nel suo ufficio, mi sento quasi sollevata, pur sapendo di andare incontro ad una sentenza che rovinerà per sempre la mia vita.
“Senti sono davvero incazzato nero e non te lo meriteresti, ma forse una soluzione potrebbe esserci, però non voglio parlarne qui davanti agli altri. Di' che te ne devi andare e fatti trovare sotto al portone. Io scendo tra poco e andiamo a parlare a casa mia che è più tranquillo”.
Non credo alle mie orecchie, sono felice come probabilmente non ricordo di essere mai stata mentre raccolgo le mie cose, poi saluto i colleghi e scendo le scale.
Dopo un quarto d’ora per me lunghissimo, lo vedo arrivare col suo passo deciso.
Non è un bell’uomo, anche se l’eleganza dei suoi gesti e dei suoi vestiti, lo rende un uomo decisamente interessante.
Montiamo in macchina e, senza scambiare una parola, andiamo a casa sua.
“Senti Giuliana, ci conosciamo da quasi dieci anni e quello che mi hai fatto è davvero una cosa terribile. Non solo perché 20.000 sono una bella una cifra, ma soprattutto, e questa è la cosa più brutta, è che soprattutto mi hai deluso, mi hai pugnalato alle spalle”.
“Lo so, mi sento terribilmente in colpa anche per questo. Cosa darei per non averlo fatto. Però le prometto che se non mi denuncerà farò di tutto per restituirglieli”.
“Firma questa dichiarazione che ho preparato in ufficio, dove confessi di avermi rubato i soldi. È una sorta di garanzia per me”
“Sì certo, lo capisco. Ma cosa ha deciso di fare allora, mi denuncerà, o no?”.
“Cosa sei disposta a fare se non ti denuncerò?”
“Faro quello che vuole, perché se mi dovesse denunciare la mia vita sarebbe finita”.
“Allora, forse qualcosa si può fare Come sai, da quando quella arpia della mia ex moglie se n'è andata, sono da solo e sono troppo occupato per pensare ad altre donne. Se non vuoi che ti denunci, da oggi tu sarai la mia donna e farai tutto quello che io ti chiederò di fare”.
“Ma è impazzito? Ma come le salta in mente, io sono una donna per bene e poi sono sposata”.
“Non ti voglio mica sposare. Tu continuerai a fare la tua vita, ma sarai a mia completa disposizione ogni volta che te lo chiederò. Dirai a tuo marito che c’è odore di promozione, per cui dovrai essere molto più elastica con gli orari e, quando lo riterrò opportuno, verrai con me anche nelle trasferte di lavoro. Ovviamente non avrai nessuna promozione, è già un miracolo se dovessi decidermi a continuare a farti lavorare. Già solo per questo, dovresti baciare i piedi dove cammino”.
Resto basita, da lui non mi aspettavo questo tipo di proposta.
“Signor Anto non so davvero cosa dirle, mi sembra una proposta così assurda, oltre che oscena, che mi chiedo se ho capito davvero ciò che mi ha proposto: mi sta dicendo che devo diventare la sua puttana?”
“Hai capito perfettamente. Diventerai la mia puttana, anzi la mia schiava sessuale. Questo ti salverà dalla denuncia penale, ma ovviamente i miei soldi li voglio indietro. Ma questo è un problema secondario che vedremo come risolvere”.
“Che vuol dire schiava sessuale?”
Chiedo sempre più allarmata.
“Vuol dire che tu dovrai essere pronta a fare ogni volta quello che ti chiederò senza mai metterlo in discussione. Sei d’accordo?”
“Ma mi chiederà cosa?” chiedo con un filo di voce.
“Tutto. Tutto quello che mi verrà in mente di far fare ad una schiava”.
Sono senza parole, se prima vedevo tutto nero nel mio futuro, ora mi sento distrutta e completamente stordita per un altro motivo.
Tuttavia non voglio che la mia vita finisca a gambe per aria, quindi abbasso il capo.
“Temo di non avere scelta”.
“Bene, firma qui e poi spogliati”.
Mentre firmo, comincio a chiedermi che biancheria ho indossato questa mattina, se mi sono depilata e se lì sotto è tutto a posto.
Noi donne siamo strane: sto per diventare una puttana, anzi una schiava sessuale come ha detto lui, ma mi preoccupo di che mutandine e reggiseno ho indosso.
Dopo aver firmato quel documento con il quale confesso la mia colpa e che mi terrà vincolata a lui, mi giro e vedo che si è seduto sul divano di fronte a me.
“Dai, su che aspetti, togliti quella roba da dosso”.
Il porco vuole anche lo spogliarello.
Mi tolgo la camicia e la gonna rimanendo in mutandine e reggiseno, lui col capo mi fa cenno di continuare, così tolgo tutto, provando a coprirmi il seno e la passera con le mani.
“Via quelle mani, fammi vedere. Cazzo, niente male, le tette sono anche più belle di come le ho sempre immaginate. Lo sai che è da un po’ che faccio pensieri su di te? Girati, fammi vedere il culo: che meraviglia! Vieni, avvicinati e fammi sentire quanto è sodo”.
Rassegnata mi avvicino, mentre lui rimane seduto sulla poltrona.
Lo agguanta con entrambe le mani e palpa a lungo indugiando sui particolari, quindi mi tira verso di sé e avvicina la faccia proprio lì sul mio ventre.
“Uhm, la tua figa profuma di buono, mi sa che faremo grandi cose insieme. Inginocchiati e spogliami”.
Eseguo e gli tolgo i pantaloni, quindi dopo averlo liberato dalle mutande, mi trovo davanti un cazzo di grosse dimensioni: però – penso tra me e me – un coso così grande non l'avevo mai visto, forse la mia punizione potrà essere meno terribile di quanto immaginassi.
Ma che pensieri mi vengono, è vero che mi ha chiesto di fare la puttana ma non devo mica pensare da troia.
Lo prendo tra le mani e lui si erge ancora più imperioso.
Faccio scorrere la mano lungo l’asta, quindi avvicino alla bocca e tiro fuori la lingua, assaggiandone il sapore.
Provo a farlo entrare nella bocca, ma è davvero grosso e faccio fatica.
Mi aiuto con la lingua ed è una strana sensazione quella che mi assale, nel pensare che tra poco quel coso sarà dentro di me, così inizio a bagnarmi solo all’idea.
Devo essere proprio troia dentro.
Mentre io continuo a occuparmi di quella meraviglia, lui toglie la giacca e la camicia quindi, finalmente nudo, butta la testa all’indietro godendosi quel momento.
Beh, non sarà Alain Delon, ma, oltre ad essere messo molto bene lì, ha anche un fisico niente male.
Se penso a mio marito, alla sua pancetta prominente, alla sua eterna stanchezza e alla sua poca voglia di prendersi cura di me e di dedicarmi attenzioni, comincio a pensare sempre di più che questa punizione mi piacerà.
Mi ferma, mi fa alzare, alzandosi a sua volta, mi fa sedere sulla poltrona e mi ordina di masturbarmi.
Mi vergogno di toccarmi davanti a lui, mi è anche capitato di farlo, ma davvero rarissimamente e solo davanti a mio marito con il quale scopo da più di 10 anni.
Lui si piazza davanti a me con il suo arnese bello in tiro, così io mi concentro solo su quello, lo guardo e comincio a toccarmi bagnandomi sempre di più.
Lui si gode lo spettacolo, dopo un po’ si avvicina e me lo piazza vicino la bocca che io apro provando ad accoglierlo.
Finalmente mi dice di smetterla, mi fa stendere sul tappeto e si sdraia su di me, provando ad infilarmelo, cosa che, con mio grande stupore, riesce a fare senza eccessiva fatica, tanto io sono bagnata.
Finalmente è dentro di me, sta fermo, godendo e facendomi godere di quel momento tanto atteso.
Comincia a spingere il piacere si moltiplica.
Sono così eccitata che non ci metto molto a venire, mentre per fortuna lui, che contrariamente a mio marito, ha molta più resistenza, continua a spingere senza smettere quel gioco meraviglioso.
Vengo gridando e lui, forse anche per godersi l’espressione del mio viso stravolto ed estasiato allo stesso tempo, si ferma tenendo però il suo cazzo dentro di me.
È una sensazione incredibile, voglio di nuovo sentirlo, più duro che mai, muoversi dentro di me e lui, quasi mi avesse letto nel pensiero, riprende a spingere.
Poi, con mio grande disappunto, si sfila, mi fa alzare e, dopo aver bevuto dell’acqua, mi prende per mano e andiamo di là nella sua stanza.
Si sdraia sul letto e, visto che l’uccello non è più completamente in tiro, mi dice di prenderglielo in bocca e di farlo tornare al massimo splendore.
Un po’ mi fa senso leccare quell’uccello adesso che è così pregno dei miei umori, visto che sono venuta copiosamente, però non vedo l’ora di averlo nuovamente dentro di me, così lo assecondo.
Non ci mette molto a riprendere il suo vigore e quando è al massimo, a un suo cenno mi sposto, mi siedo su di lui e lo faccio entrare dentro di me.
Dio che meraviglia!
Lui sembra instancabile ed è immediato il confronto con mio marito, non solo per le dimensioni del cazzo, ma anche per la durata del rapporto a cui da anni non sono più abituata.
Riesce a farmi godere ancora senza che lui venga.
Si sfila ancora una volta, mi fa stendere sulla schiena, si mette vicino a me e tuffa la sua faccia sulla mia figa completamente bagnata come non ricordo sia mai stata.
Mentre con la lingua gioca con il mio clitoride, con le dita massaggia e stimola il buchetto dietro, fino a infilare prima uno, poi due dita dentro, allo stesso tempo io con la mano continuo a massaggiare il suo uccello.
Il piacere è così grande per quello che fa con la lingua, che neanche avverto quasi il fastidio per quella violazione nel mio buchetto.
Vorrei non smettesse mai e invece si ferma, sistema un cuscino sotto di me alzandomi il bacino, mi tira su le gambe e posiziona il suo enorme cazzo, verso il buco del mio culo.
“No Anto, fermo, è troppo grosso, mi fai male!”.
“Non mi pare di averti autorizzato a darmi del tu. Continua a darmi del lei e non ti opporre alle cose che ti chiedo di fare”.
La secchezza della risposta che non mi aspettavo assolutamente, gela tutti i miei bollori, ma non riesco ad oppormi ai suoi voleri.
Poi riprende con un tono più dolce.
“Fai come ti dico e vedrai andrà tutto bene. Rilassati e non opporre resistenza così non ti farò male. Ascolta me, toccati, così ti rilasserai al massimo e non lo sentirai quasi quando entrerà”.
Ciò detto, allunga una mano verso il comodino e prende una boccettina che immagino fosse gel lubrificante, lo spalma sulle dita che mi infila nuovamente nel buchetto facendole andare su e giù.
Quando vedo che mi sono un po'rilassata, ne spalma un altro bel po’ sul suo enorme uccello che avvicina sempre più deciso al mio culo.
Decido di seguire il suo consiglio prendendo a toccarmi provando a ricreare quel clima di eccitazione che la sua affermazione di prima aveva raffreddato.
Non ci riesco fino in fondo sono fortemente preoccupata per quello che può succedere quando comincerà a infilare quell’enorme cazzo che si ritrova, nel buco del mio culo.
So di non avere alternative e allora faccio ogni sforzo per provare a rilassare il corpo e la mente.
“La prego, signor Anto, faccia attenzione, ho davvero paura di farmi male”.
“Non ti preoccupare starò attento. Tu continua a toccarti, vedrai che andrà tutto bene”.
Detto ciò, appoggia il suo uccello sul mio buchetto e comincia a spingere.
Io provo a concentrarmi sul piacere che comincio a sentire per i tocchi della mia mano e a rilassare al massimo il mio sfintere, fin quando non sento che sta entrando.
Piano piano, lentamente, ma inesorabilmente, lo sento entrare dentro di me. La lubrificazione che ha usato aiuta, ma il dolore è comunque tanto.
Quando un bel pezzo del suo uccello è dentro di me, comincia a spingere, mentre io sento che, grazie alla mia masturbazione, mi sto bagnando nuovamente.
Adesso il dolore non è più così forte e lui deve essere accorto, visto che ne sta approfittando per cui ad ogni spinta il suo cazzo un po’ alla volta entra di più, fino a quando ad un certo punto le sue palle sbattono sul mio culo e capisco che quel uccello così grande, che mai pensavo potesse starci, è invece entrato completamente dentro di me.
Il solo pensarci mi appare sconvolgente ed eccitante allo stesso tempo, non pensavo potesse piacermi, ma devo confessare che invece è così.
Lui continua a spingere sempre più deciso, mentre io vedo sul suo viso disegnarsi una smorfia per la fatica e per il piacere che probabilmente sta montando in lui.
È così infatti e dopo qualche altro colpo, finalmente viene, riempiendomi il culo del suo piacere, proprio mentre, quasi nello stesso istante, anch’io mi lascio travolgere da un ennesimo sconvolgente orgasmo.
Non mi capitava da una vita di avere più orgasmi, anzi così tanti insieme credo di non averne mai avuti prima.
Esausto, lui si accascia su di me mentre io sento nel mio culo il suo cazzo che, molto lentamente sta perdendo la sua forza.
Lo stringo in un abbraccio che vuole essere un ringraziamento per ciò che mi ha fatto provare.
“La ringrazio per quello che sta facendo per me per non avermi denunciato e per avermi dato la possibilità di sdebitarmi con lei in questo modo. Da oggi sarò la sua schiava sessuale e farò tutto ciò che mi chiederà di fare”.
“Sì, sei stata brava, vedremo adesso come ti comporterai per il futuro, non pensare che ti abbia perdonata. Ricordati che non finisce qui, che sei la mia schiava sessuale e che per il futuro dovrai fare tutto che ti chiedo. Non dimenticarlo mai, ti piaccia o non ti piaccia”.
Un po' mi preoccupa questa minaccia e il fatto che, pur essendomi dichiarata grata per avermi concesso di sdebitarmi in quel modo, lui mi abbia voluto ricordare che io sono la sua schiava.
Però in questo momento non voglio pensarci, non so cosa mi riserverà il futuro, ma se questa è la punizione alla quale sono stata condannata, penso che sarà davvero un piacere per me scontare questa pena.
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