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Lui & Lei

La Saga di Giuliana -IN UNGHERIA parte prima


di Antolaro
13.12.2021    |    4.297    |    0 9.3
"Due mesi dopo… GIULIANA 3: IN UNGHERIA (prima parte) Sono passati solo un paio di mesi dalla partenza di Lucas, il caro professore ungherese e di ‘sua..."
LA SAGA DI GIULIANA
Capitolo 3

Continuano i racconti della mia amica Giuliana e, sempre per comodità letteraria, continuo a raccontarla come fosse lei che parla in prima persona.
Due mesi dopo…



GIULIANA 3: IN UNGHERIA (prima parte)
Sono passati solo un paio di mesi dalla partenza di Lucas, il caro professore ungherese e di ‘sua moglie’ Marie e sia io che Gabriele sentiamo davvero molto la nostalgia per quei giorni spregiudicati ma così tanto eccitanti.
Certo quella situazione aveva provocato dei rischi seri per la mia carriera universitaria, visto che sono stata costretta da un odioso ricatto a dover accondiscendere alle voglie di certi ragazzi che avevano in mano alcune foto scattate al mare mentre mi lasciavo andare con Lucas, Gabriele e Marie.
Alla fine quell’esperienza si era conclusa senza gravi conseguenze, al di fuori dell’aver dovuto scopare con quattro ragazzi: devo riconoscere che, se non fosse stato per l’odioso pensiero di essere stata costretta a farlo e che l’essere stato oggetto di un ricatto mi faceva ribrezzo e mi fa stare ancora male, probabilmente oggi direi che quell’esperienza di dover soddisfare più persone contemporaneamente, era stata anche piacevole, avevo provato sensazioni mai vissute, piene, intense, mai più ripetute.
I preparativi per ricambiare la visita in Ungheria sono ormai divenuti febbrili: Gabriele, lo so anche se non me lo dice apertamente, ha un’incredibile voglia di accarezzare di nuovo quello splendido corpo di Marie e di sperimentare ancora una volta le sue abilissime capacità amatorie.
Io, dal canto mio sono terribilmente eccitata solo dall’idea di rivedere il mio bel ricercatore ungherese che, lo confesso, è riuscito a farmi perdere la testa, ma sono contemporaneamente atterrita dall’idea che mio marito possa scoprire che in realtà Lucas non è affatto sposato e che Marie, grazie alla bellezza della quale lui ha accettato che io fossi scopata da Lucas, è solo un’entreneuse.
Sono certa che Lucas farà in modo che Gabriele continui a non sospettare nulla, però mio marito potrebbe scoprirlo lo stesso in qualche modo: in fondo a Budapest Lucas è un ricercatore universitario molto conosciuto, quindi il pericolo che qualcuno possa raccontare la verità a Gabriele esiste eccome.
Venerdì, il giorno prima dall’agognata e temuta partenza, tutto è pronto: aereo prenotato, bagagli già predisposti, passaporti pronti.
Quando nel pomeriggio torno a casa con le mani piene di buste di vestiti e di biancheria intima, che ho comprato proprio per poterla indossare in Ungheria, e ripassando nella mente di organizzare le ultime cose in vista della partenza di domani, trovo Gabriele molto agitato, che urla e sbraita al telefono con qualche malcapitato funzionario del suo ufficio.
Dopo un po’ posa la cornetta lasciandosi cadere pensieroso sul divano.
Mi avvicino premurosa e con l’aria interrogativa: “Cosa ti è successo?”.
“Niente è che sono circondato da persone deficienti: pensa che finalmente dopo tanto corteggiamento hanno mandato un fax da Singapore con le date degli incontri per concludere quell’affare che tu sai quanto sia importante per tutti noi, e quei deficienti gli avevano risposto che lunedì non potevo esserci perché ero in ferie. Ma ci pensi ho fatto tanto per combinare questi incontri e quegli incapaci stavano mandandomi tutto all’aria!”
“E adesso?” gli chiedo timorosa della risposta che già immaginavo.
“Niente per fortuna sono riuscito a sistemare tutto lo stesso. Ho confermato gli incontri e domani sera parto per Singapore: dovrò starci una decina di giorni”.
“E Budapest?” gli faccio.
“Ho provveduto anche a quello: ho annullato le prenotazioni. Ci andremo più avanti, prima della fine dell’estate, o al massimo entro un paio di mesi in autunno”.
“Che hai fatto? Cosa hai deciso tu? Tu agisci, decidi, annulli senza neanche avere l’accortezza di informarmi: io non conto dunque nulla, sono meno di niente per te”
“No che vuol dire, non potevo però rinunciare a questo affare colossale per andare in vacanza a Budapest”.
“Bene, sappi che tu sei libero di andare dove credi, io ho già la valigia pronta e domani parto per Budapest!”
Così dicendo lascio di stucco mio marito chiudendomi in camera e sbattendo la porta.
Sono furibonda, Gabriele è sicuramente un uomo dolcissimo e pieno di attenzioni nei miei riguardi, ma quando c’è di mezzo il lavoro è un rullo compressore, passa sopra a tutto, me compresa. Ma questa volta ha esagerato.
L’aria in casa la sera rimane elettrica, nessuno dei due fa alcun passo per avvicinare l’altro.
Io non ci penso proprio dopo quello che mi ha combinato.
Solo l’indomani prima di chiamare il taxi per l’aeroporto, Gabriele tenta un recupero verso di me, promettendomi che saremmo andati in Ungheria dopo il suo ritorno, non appena avesse sistemato le cose. Io rimango fredda, ma mi lascio salutare prima della partenza.
Rimasta sola, riprendo a pensare con nostalgia a Lucas, così decido e d’impulso prendo il telefono e provo a chiamare all’agenzia di viaggi per riprenotare il volo: poi se Gabriele mi ci vorrà riportare, ci saremmo andati di nuovo, così impara quello stupido a mettere il suo lavoro prima di me e delle mie esigenze.
Chiamo l’agenzia, ma – accidenti! – è già tutto prenotato, così anche l’indomani e il giorno dopo ancora.
Delusa metto giù il telefono.
Tutto sembra congiurare contro di me.
Mi spoglio e mi infilo sotto la doccia; l’acqua calda risveglia le mie voglie di Lucas ed immagino le sue dita sfiorarmi la pelle; così mi trovo ad accarezzarmi il seno.
I capezzoli immediatamente reagiscono e diventano duri e ritti. Poi faccio scivolare le dita verso il basso. Immagino che siano le dita di Lucas a sfiorarmi mentre scendono sempre più verso il mio sesso già gonfio di desiderio. Sento il mio respiro che accelera, diventa sempre più affannoso. Quando le dita incontrano il centro del mio piacere, mi sfugge un piccolo gemito. Infilo un dito dentro, mentre con l’altra mano continuo ad accarezzarmi il seno. Ora i movimenti si fanno scomposti, ma prima di giungere al punto di non ritorno, sento il telefono che si mette a squillare senza sosta e con crescente impazienza.
Vorrei lasciarlo squillare, ma ormai l’incantesimo è rotto e allora prendo il portatile lì vicino e rispondo.
“Ciao, sono Lucas. Allora a che ora è l’aereo e a che ora arrivate qui a Budapest?”.
La voce inconfondibile nel suo italiano tutto particolare, mi fa venire un tuffo al cuore.
Adesso che ci penso, nella concitazione della litigata della sera prima, ci siamo dimenticati di avvertire Lucas.
Rapidamente gli spiego la situazione, dicendogli anche che mi manca tanto (vorrei tanto raccontargli cosa stavo facendo quando lui mi ha interrotta, ma per telefono mi sembra troppo).
“Se ti manco tanto, come tu manchi a me, perché non vieni lo stesso da sola: così non avremo neanche il problema che tuo marito possa scoprire la bugia sul mio matrimonio e il vero lavoro di Marie”.
“Ci ho provato anche, ma purtroppo gli aerei sono tutti pieni”.
“Vieni col treno” risponde pacifico Lucas.
Già col treno, non ci avevo pensato.
Certo è lunga col treno, ma sentire la voce di Lucas mi ha dato una spinta alla quale non è facile resistere.
Decido di provarci.
“Ti richiamo più tardi”.
Richiamo l’agenzia e prenoto un vagon-lit per Budapest, partenza oggi pomeriggio stesso.
Mi si pone davanti un viaggio infinito, quasi diciotto ore di treno!
In compenso per il ritorno riesco a prenotare un aereo sei giorni dopo.
Col cuore in gola richiamo Lucas per avvertirlo della prenotazione ed informarlo sull’orario di arrivo, poi finisco di preparare le valigie, mettendo con cura tutta la mia biancheria più sexy che ho a disposizione.
Malgrado sia tutto pronto in largo anticipo, riesco ad arrivare in ritardo alla stazione dove, riesco appena in tempo a trovare il mio treno ancora fermo.
Tutta trafelata, provo a salire e un gentilissimo e distinto signore mi aiuta a salire la valigia divenuta incredibilmente pesante e finalmente sono sul treno.
Sono completamente sudata e il signore, che non mi molla un attimo, mi aiuta anche a sistemare la valigia nel mio posto.
Sto morendo di caldo, così allargo la camicetta per soffiarci dentro e darmi refrigerio e non mi accorgo che questo mio gesto spontaneo attira l’attenzione dell’uomo dentro la mia scollatura.
D’istinto tendo a coprirmi, ma poi il calore accumulato e la gratitudine che debbo a quel signore, mi fanno riprendere a sventolarmi incurante degli sguardi che si posano sulla mia camicetta.
E’ un tipo sui quarant’anni, aspetto ordinato ed elegante.
Ovviamente quel signore non mi mollerebbe più (mi racconta di essere ricco, della sue fabbriche in Ungheria, di viaggi intorno al mondo, di ville al mare, ma io non è che lo ascolti più di tanto), così ad un certo punto gli dico chiaramente che vorrei restar sola per rimettermi un po’ in ordine.
Pronto lui si alza, strappandomi una promessa per la cena.
Io accetto anche perché odio pranzare da sola.
Chissà cosa dirà Gabriele quando gli dirò che sono partita.
Mah, forse neanche glielo dirò; dipende da come si comporterà: lui non è il tipo che, quando è fuori per affari, telefona spesso; così se si sentirà in torto e per rimediare mi telefonerà in continuazione (chissà se in Ungheria si prenderà la linea con il cellulare?) può darsi che non glielo dirò nemmeno (perché farlo soffrire, anche se lo meriterebbe); se viceversa mi trascurerà ancora per il lavoro, gli racconterò finanche i particolari e lo farò morire di gelosia.
Nella noia più mortale riesco a sopravvivere fino quasi all’ora di cena.
Mi preparo con cura come se dovessi andare ad un appuntamento importante (mi piaceva, però, lo sguardo di quell’uomo calamitato dalle mie tette).
La cena si svolge in modo tranquillo senza grandi emozioni.
La compagnia di Andrea (così si chiama il mio occasionale commensale) è piacevole, anche se tende un po’ troppo a parlare delle sue proprietà in giro per il mondo e anche se, sempre più insistentemente, il suo sguardo tende a posarsi sulla scollatura del mio vestito, neanche eccessiva, ma sufficiente a far intravedere il pezzo forte del mio corpo.
Ogni volta che si rende conto che mi accorgo del suo interesse, abbassa, però, rapidamente lo sguardo, diventando quasi rosso. Ma poi, attratto da una forza irresistibile, ogni volta riprende a guardare.
Mi piace questa sua timidezza antica, per cui a volte lascio che la scollatura si apra un po’ di più per permettergli una visione migliore.
Il gioco dura per tutta la cena, poi ci spostiamo al bar a bere qualcosa.
Ed ecco che lì, il fato sembra prendere in mano la situazione, e una brusca frenata del treno non solo mi fa quasi cadere tra le sue braccia pronte a sorreggermi, quant’anche mi fa versare lo spumante che ho in mano sul suo vestito.
Sono mortificata e provo a pulirlo con un fazzoletto sulla giacca, ma sono i pantaloni ad essere stati inzuppati di più dal mio spumante.
Gli dico di andare nella mio vagone a levarseli, così avrei potuto pulirglieli con lo smacchiatore che mi porto sempre dietro.
Lui si schernisce, ma poi si lascia guidare fino alla mia carrozza, dove si chiude dentro per togliere i pantaloni, che poi mi porge tenendo la porta semi chiusa.
Ovviamente lo smacchiatore devo cercarlo dentro, a questo non avevo pensato, così gli dico di coprirsi in qualche modo così posso entrare anch’io.
Quando entro non posso fare a meno di scoppiare a ridere vedendolo così buffo con la giacca e cravatta e la mia vestaglia rosa annodata sulla vita.
“Stai proprio bene con questo colore” lo provoco io ridendo a più non posso (non frattempo siamo passati al ‘tu’).
Lui, mi dice di smetterla, ma, visto che io continuo a prenderlo in giro ridendo, toccato nel suo amor proprio, si slaccia la mia vestaglia e la scaraventa sul letto, restando con dei boxer dalla fantasia impossibile.
Non è meno buffo così, quindi non riesco proprio a smettere di ridere.
Poi, però, vederlo così arrabbiato con il viso paonazzo, mi provoca tenerezza, per cui mi sforzo di smettere sia pur con grandi difficoltà.
Mi siedo sul letto con un panno, per pulire finalmente i suoi calzoni, trattenendo a stento accenni di risate, lui si siede al mio fianco, così, mentre continuo ad armeggiare con i pantaloni, d’improvviso sento la sua mano che si posa sulla gamba lasciata scoperta dallo spacco sul vestito.
Mi irrigidisco subito, ma contemporaneamente era come se non aspettassi altro, visto che un lungo brivido mi percorre la schiena.
Gli tolgo la mano dalla mia gamba mentre lui stava provando a farla risalire “Non mi pare proprio il caso” gli dico gelandolo anche con lo sguardo.
Avrò anche provato i brividi a quel tocco, ma non può pensare di trattarmi come una puttana pronta a ad assecondarlo.
Finisco di spruzzare con lo smacchiatore e gli dico che ora avremmo dovuto aspettare un quarto d’ora perché facesse effetto.
Dopo mi alzo per riporre lo spray nelle valigie.
Mentre armeggio, da dietro lui si avvicina, mi cinge la vita ed infila una mano nella scollatura.
Lì per lì non ho la forza di reagire, tanto è il piacere che mi provoca quella mano sulla tetta. Lui ne approfitta e riesce a scostare il reggiseno, arrivando al capezzolo.
Mi sento le gambe tremare, sembra quasi che non abbia davvero più forza né volontà.
Lui ritiene di avere in pugno la situazione e con l’altra mano, senza lasciare la mia tetta, fa risalire il vestito.
Così sento le mie gambe sfiorate dalla mano di Andrea.
Oddio, sento che sono sul punto di lasciarmi andare completamente e non voglio.
Recupero un po’ di lucidità così quando avverto sul mio fondo schiena il suo uccello, attraverso il sottile tessuto del suoi boxer, bello in tiro e la sua mano sempre più audace, arrivare fino al bordo delle mie mutandine, trovo la forza di scostarmi.
“Adesso basta! Che ti è preso? Pensi che io sia come quelle tue sguardrinelle che, attirate dai tuoi soldi, ti aprono le gambe dopo mezz’ora che le conosci? Prendi il tuo stupido pantalone ed esci immediatamente di qua!”
“Ma come – fa lui raccogliendo il pantalone da terra dove l’avevo scaraventato – prima mi provochi, poi ti lasci toccare e alla fine ti tiri indietro?”
È vero che non mi stava dispiacendo, ma non posso mica farmi scopare da tutti quelli che in vita mia ho provocato.
“Io ti ho provocato? Strano, a me sembrava che tu avessi allungato le mani senza permesso e che mi stessi usando una forma di violenza”.
“Mi dispiace se ti ho dato questa idea, ma adesso come faccio con lui?” continua, abbassandosi improvvisamente i boxer e mostrandomi il suo uccello in tiro.
Meno male che era un timido, penso.
“Ma sei davvero impazzito! Adesso chiamo il Capotreno e vediamo di finire questa storia” gli dico.
“No ti prego. Mi stai facendo impazzire, fa’ qualcosa almeno con lui, altrimenti stanotte con quest’affare che mi scoppia, divento davvero pazzo” mi chiede lamentoso.
“Vuoi un consiglio, fatti una bella sega così poi ti addormenti bello tranquillo” gli faccio io ritornata pienamente padrona della situazione. Mi piace questa posizione di dominio nei suoi confronti, lui che implora ed io che lo tengo sul filo, perciò decido di approfittarne.
Lui non dice nulla e, fraintendendo il mio consiglio, comincia a menarsi l’uccello lì nel mio vagane, davanti a me.
“Ma sei scemo, che fai? Fai nel tuo bagno a fare queste cose, pensi che mi possa davvero interessare godermi questo squallido spettacolo?”
“Non fermarmi, ci metto poco eccitato come sono”.
Non dico più nulla così lui continua e devo riconoscere che mi diverte questo ruolo di ‘spettatrice non pagante’.
Quando capisce che lo lascerò andare fino in fondo, riprende con più vigore guardandomi dritta negli occhi, mentre con piccoli passettini si avvicina a me.
Se continua a venire vicino, mi schizzerà tutto addosso, così per evitare di sporcarmi tutta, mi alzo e mi tolgo il vestito restando in mutandine e reggiseno.
“Togliti tutto, non fermarti, dai fatti vedere almeno nuda”.
“Non ci penso nemmeno a farmi vedere nuda da un porco come te, sbrigati che voglio andare a letto”.
Lui riprende il suo movimento, mangiandomi con gli occhi e cercando di prolungare al massimo quel gioco. Sento l’odore del suo sesso, mentre lo sguardo di lui è adesso implorante.
Allora generosa, metto una mano sulla sua aiutandolo nel movimento mentre con l’altra gli afferro i glutei.
Senza sapere perché, mentre lui gode del contatto con la mia mano, improvvisamente provo ad infilargli un dito dietro.
Lui è sorpreso non credo si aspettasse questa mossa, ma non dice nulla per paura della mia reazione, così decido di infilarne un altro.
Non pensavo potesse farmi questa sensazione sodomizzare un uomo, è eccitante, dà un senso di potere, forse per questo che tutti provano ad infilarmelo lì: fortuna che a me piace.
Chissà lui cosa sta pensando di questa penetrazione.
Piacerà anche a lui o accetta solo per paura che smetta di massaggiarli l’uccello?
Mentre mi perdo dietro queste considerazioni, ho la percezione che stia per esplodere ed infatti dopo solo pochi secondi, schizza il suo seme dappertutto e, ovviamente anche su di me.
Le contrazioni violente tendono a diminuire e con gli ultimi spasmi si svuota completamente.
“Adesso che hai fatto quello volevi, esci subito fuori da questa stanza e lasciami sola”, gli dico mentre provo a pulirmi dagli schizzi.
Rimasta sola, mi preparo per la notte.
Nel letto i pensieri si accavallano, troppe le emozioni in questi ultimi giorni: l’attesa partenza per Budapest, la disdetta del viaggio da parte di Gabriele, la furibonda litigata della ieri sera, la telefonata di Lucas ed infine questo strano incontro sul treno.
Vorrei dormire, ma il pensiero che solo poche ore mi separano da Lucas e quanto successo poco prima con Andrea non mi danno la giusta tranquillità per riposare.
Ripenso a ciò che stavo facendo nella doccia prima di essere interrotta dalla telefonata di Lucas e ripenso anche a quell’uccello che poco fa era eccitato da me, così allungo una mano ed inizio a toccarmi.
Il giorno dopo l’Ungheria è ormai alle porte, proprio per questo, forse, l’impazienza diventa frenesia.
Quando finalmente si intravede la periferia di Budapest, mi preparo per bene, facendo attenzione ad ogni particolare: voglio che Lucas vedendomi, abbia la faccia di chi è rimasto incantato a godersi lo spettacolo più incantevole del mondo.
Penso che se non dovessi scorgere quell’espressione nei suoi occhi resterei delusa.
Il mio compagno di viaggio Andrea non si è fatto più vedere, per cui mi tocca scaricare da sola i miei bagagli: tutti uguali gli uomini, appena avuto ciò che cercano, spariscono.
Quando il treno si ferma cerco con gli occhi di scorgere il mio amore tra la marea di persone che scende o che aspetta che qualcuno arrivi: niente da fare c’è troppa gente e non lo vedo.
Scendo mi avvio all’uscita e d’un tratto eccolo, bello come il sole, forte, pieno, tutto da mangiare; ora mi ha visto anche lui, ecco che mi viene incontro e che mi abbraccia sollevandomi come fossi una piuma.
Dio, quanto l’ho aspettato questo momento!
Vorrei che mi spingesse in un angolo e mi prendesse lì subito, vorrei sentire di nuovo il suo sapore.
Le nostre labbra non si staccano più ed ho la sensazione che gli sguardi di non poche persone, adesso che il binario va svuotandosi, si posano, forse invidiose, su di noi.
“Ho voglia di te, ti voglio subito, non ce la faccio ad aspettare ancora a lun…”.
Mi blocco perché con mia enorme sorpresa vedo più là discretamente in disparte Marie.
Sono sorpresa, pensavo (e speravo) che Lucas fosse venuto a prendermi da solo, perché già pregustavo una giornata di fuoco, tutto sesso.
Però, in fondo, vedo con piacere anche Marie alla quale mi lega un profondo affetto, per cui, malgrado la delusione, le vado incontro e le butto le braccia al collo.
Anche con lei ho in sospeso una storia di sesso solo appena accennata.
Mi è stata molto vicina quando ho dovuto sottostare a quell’odioso ricatto e a lei ho concesso di baciarmi proprio lì, facendomi fare una nuova esperienza con una del mio stesso sesso, non solo, ma, spinta dalle sue carezze, mi stavo lasciando andare anch’io ad avvicinarmi, per la prima volta in vita mia, a baciare il sesso di una donna, alla fine, però, mi è mancato il coraggio.
Dopo gli abbracci, Marie mi dice che è venuta solo per salutarmi, ma che adesso deve andare, anche perché sicuramente io e Lucas avremo ‘tante cose da dirci’.
Io, spinta da un impulso improvviso le dico che ciò che dovevamo ‘dirci’, avremmo potuto anche dirlo insieme a lei.
Il volto di Marie si illumina, anche se prova ancora ad insistere per lasciarci da soli.
Lucas, invece, sembra imperturbabile, è evidente che per lui stare da solo con me o stare anche insieme a Marie non sembra cambiare molto.
Sono un po’ delusa da questo suo comportamento: io ho fatto così tanti chilometri per vederlo che speravo che anche lui avesse voglia di stare un po’ da solo con me.
Allora a questo punto sono io ad insistere così tanto che Marie accetta di venire insieme a noi a casa di Lucas dove sarò, ovviamente, ospite.
In macchina sono seduta davanti e Marie mostra tutto il suo buonumore contagia anche me che mi sono un po’ intristita nel vedere la reazione indifferente di Lucas.
Ma che stupida che sono, mi comporto come una ragazzina, non ho fatto così tanta strada per cercare la mia anima gemella: io ce l’ho già un marito.
Quello che voglio è una settimana di trasgressione e sesso senza limiti, farmi sbattere da Lucas in tutti i modi, quindi niente musi lunghi e niente illusioni.
Così faccio in modo che la spacco della gonna mostri sempre di più.
Infatti dopo pochi minuti, sento la mano di Lucas che si posa sulla mia gamba; sguardo attento alla strada e mano che risale sempre di più.
Io mi sistemo in modo da facilitare l’operazione, mentre Marie, che pure sicuramente si è accorta di tutto, continua a parlare senza sosta, travolgente come sempre, sembra un fiume in piena.
Poi ad certo punto la sento che dice “Certo che fate venire certe voglie voi due”
“Senti Marie, io ho una mano sola perché con l’altra sto guidando; se vuoi aiutarmi tu a far sciogliere la nostra cara Giuliana”.
Non ho bisogno assolutamente di essere sciolta, ma Lucas non aveva neanche finito di parlare che sento già una mano di Marie che scende verso il collo della camicetta, fino ad infilarmi la mano nella scollatura.
Se era sesso puro e scatenato quello che cercavo venendo qui, la premessa devo dire che è proprio incoraggiante.
La mano di Lucas, dopo essere arrivata alle mutandine, le ha scostate, ed ora le sue dita sfiorano le labbra del mio sesso.
Anche Marie ha eliminato l’inconveniente del reggiseno, pizzicandomi adesso i capezzoli.
Le mani di Lucas e di Marie addosso a me contemporaneamente, mi fanno dimenticare di essere in auto esposta alla vista della gente, così in mezzo al traffico che procede lentamente, incurante delle auto che incrociamo, butto la testa all’indietro lasciandomi andare al piacere, senza badare agli altri automobilisti che probabilmente si accorgono di tutto.
Con una decisione improvvisa decido di togliermi le mutandine, cosa che faccio inarcandomi sulla schiena; Lucas approfitta della posizione per infilare due dita dentro di me che mi abbandono al piacere.
Giunti sotto casa (una piccola villetta un po’ fuori mano), mi aggiusto alla bell’e meglio, desiderosa solo di entrare e continuare quel piacevolissimo gioco appena interrotto.
Dentro di me adesso mi sento felice che ci sia anche Marie: si è magicamente ricollegato il filo che ci aveva unite l’altra volta e poi mi piace la delicatezza che ha nel toccare le mie parti più sensibili.
Saliti a casa, Lucas anziché riprendere il gioco, come pensavo, mi aiuta a sistemare le cose negli spazi che ha liberato per me.
Ancora una volta mi pare strano che il suo primo pensiero non sia stato quello di saltarmi addosso e di sbattermi senza sosta, come avevo immaginato e sperato per tutto il viaggio.
Sono decisamente delusa, ma attribuisco alla presenza di Marie questo suo prendere tempo.
Mi indica il bagno, se per caso ho voglia di fare una doccia dopo quel lungo viaggio.
Quello di cui ho voglia è ben altro, ma arrivati a questo punto non mi stupisco di niente, per cui decido di approfittare di quell’invito per chiudermi in bagno sedermi sul water e riflettere un po’ su questa situazione sempre più strana; mi sfiora anche l’idea di ripartire subito.
In bagno, com’era logico attendersi, non ci sono però chiavi, d’altra parte lui abita da solo, che senso avrebbe?
Quindi mi infilo sotto la doccia, apro l’acqua e lascio che scorra sulla mia pelle, più che mai bisognosa di cure e delle attenzione sinora negate.
Mi sento umiliata, così inizia a montarmi una rabbia assurda ed incalzante: farmi tutti questi chilometri per sentirmi così poco desiderata non era quello che mi attendevo certamente.
Chi crede di essere quello?
Probabilmente riprendere il primo treno per l’Italia sarebbe davvero la soluzione migliore e la giusta punizione a tutta quell’arroganza.
Tutta presa da questi pensieri, non mi accorgo neanche che Marie è entrata nel bagno e si è avvicinata dietro di me.
“Posso aiutarti ad insaponare le spalle?” mi dice con una voce assai ammiccante.
Sono le robuste e forti braccia di Lucas che desidererei, ma, in mancanza, accetto quelle dolci e delicate di Marie.
Lei con un intuito che mi lascia sbalordita, capisce il mio stato d’animo e mi dice:
“Non essere triste per l’atteggiamento di Lucas, lui non ha fatto altro che aspettare questo momento sin dalla nostra partenza dall’Italia”.
“Non si direbbe proprio” rispondo piccata.
“No, ti assicuro, credimi è felicissimo che tu sia qui, ma in questi giorni ha un sacco di problemi, e problemi grossi anche, per cui non c’è con la testa”
“Che problemi?”
“Lui da qualche tempo ha preso a giocare a carte e, purtroppo per lui, a perdere cifre sempre più considerevoli. Sinora ha sempre fatto fronte alle perdite: ha persino ipotecato questa villa! Ieri l’altro, però, ha perso una cifra spropositata e con gente anche poco raccomandabile, per cui ora non sa proprio cosa fare per evitare di perdere questa villa e tutto quello che gli è rimasto. Capirai, quindi, che anche se è felicissimo di vederti, lui con te non riesce ad essere come forse avevi immaginato”.
“Povero caro! - rispondo io coinvolta - cosa posso fare per lui?”
“A meno che tu non sia miliardaria, credo che tu possa fare proprio poco; per adesso, però, puoi aiutarlo a rilassarsi, a farlo stare meglio e dimenticare ciò che lo assilla, poi vedremo”.
Nel frattempo le mani di Marie hanno finito di insaponarmi la schiena e sono arrivate sul mio seno.
Anche se preoccupata per ciò che ho appena sentito, non posso fare a meno di sentirmi coinvolta da quei tocchi leggeri e delicati.
Ho abbassato la guardia, affidandomi totalmente alle sue attenzioni.
Fa scivolare le dita verso le mie labbra in basso ed un piccolo spasmo mi attraversa. E’ davvero delicata, perché riesce a giocare con la figa insaponandomi tutto il sesso, ma senza far entrare sapone dentro.
“Dai basta - interrompo io già fortemente eccitata - smettila, potrebbe entrare Lucas”.
“E non credi che vedendoti così, i brutti pensieri che ha gli scivolerebbero via? Anzi, fra un po’ lo chiamiamo anche”.
Rimasta senza argomenti e sempre più coinvolta dal piacere, mi abbandono ai suoi tocchi.
L’acqua calda che mi toglie la schiuma, spazza via anche le mie residue resistenze, per cui mi sistemo in modo che Marie (che ormai ha tutti i vestiti bagnati) possa muoversi meglio.
Lei allora si inginocchia e con la lingua prende a baciarmi.
Maledizione, ci sa decisamente fare, e con le labbra pizzica il mio clitoride, mentre finalmente infila due dita dentro.
Mi reggo sull’asta della tenda della doccia e apro le gambe per non perdere niente di quel piacere che sto provando, mentre l’acqua continua a bagnarmi e a inzuppare i vestiti di Marie.
Poi, lentamente si rialza, continuando a far scorrere la lingua su tutto il mio corpo, mentre le sue mani non abbandonano il mio sesso, quindi sale sul collo ed infine posa le sue labbra sulle mie.
Sapevo che l’avrebbe fatto, però non ho né la forza di reagire, né quella di accettare il bacio.
Continuo così a tenere le mie labbra serrate, fino a che lei, dopo vari tentativi riesce a far entrare la sua lingua nella mia bocca.
Decido allora di lasciarmi andare arrendendomi a quella penetrazione, ed apro la bocca rispondendo al suo bacio.
Sento sulla sua lingua ancora il mio sapore, ma, questa volta, anziché provare disgusto, la cosa quasi mi eccita.
Era già successo la volta scorsa che avessimo unito le nostre labbra, però era stato un bacio casuale, fugace; adesso, invece è un bacio pieno, intenso, voluto.
Non riesco a capacitarmi, io che ho sempre avuto ribrezzo per i contatti saffici, adesso sto baciando una donna e la cosa mi eccita da morire: sarà che bacia stupendamente, saranno le sue dita dentro di me
Così fortemente eccitata, prima per i lunghi preliminari in macchina, adesso per i tocchi di Marie, sento salire un orgasmo che mi scuote completamente.
Lei consapevole della mia resa e del mio coinvolgimento e mi afferra una mano, poggiandomela sul suo seno che la camicetta fradicia disegna perfettamente.
Come al solito non porta reggiseno: non ne ha bisogno con quelle tette formidabili che si ritrova e che stanno su splendidamente.
Mi domando incuriosita se, come fa di solito, è anche senza mutandine.
C’è solo un modo per scoprirlo, così faccio scivolare la mano curiosa sotto la gonnellina che indossa e, come immaginavo, le tocco il culo, poi mi sposto e sfioro la sottile peluria che copre il suo sesso.
Soddisfatta la curiosità, faccio per staccarmi, ma, imperiosa, con la sua mano lei tiene ferma la mia, che così forzatamente indugia ancora sul suo sesso.
Non so come staccarmi, da una parte mi dispiace, capisco le sue voglie e avrei piacere di restituire le sue carezze ed i suoi baci, ma non mi sento pronta a fare questo passo, però lei non mi lascia spazio per ritirare la mano.
Sto per scansarmi decisa, quando lei con una dolcissima voce implorante, mi fa: “Per favore, non lasciarmi così”.
Non so cosa mi succede, ma ripenso all’intenso piacere che mi ha dato poco fa e a tutte le volte che, invece, io l’ho abbandonata alle soglie del paradiso, per cui, decido di rilassarmi, di chiudere gli occhi, di non pensare a ciò che sto per fare, ma di abbandonarmi a ciò che la sua voce vellutata mi ha chiesto.
Lascio che sia lei a guidare la mia mano sopra il suo sesso, che sento pulsare per il desiderio.
Poi col dito esploro le labbra ed infilo entro dentro.
Sì, l’ho fatto tante volte in vita mia, ma era mio il sesso, era mio il piacere, adesso è una cosa completamente diversa..
In ogni caso, Marie ha subito una contrazione di piacere, allora io cerco di toccarla come faccio con me stessa nelle lunghe sere senza Gabriele.
Piano piano lei si lascia scivolare mettendosi a sedere per terra, si toglie gli abiti completamente fradici e, nuda com’è, mi attira a sé.
Ci baciamo di nuovo, mentre le mani cercano di riprendere il discorso interrotto e le dita rientrano nel suo sesso.
La sento fremere sotto di me ed è una sensazione strana, un piacere diverso da quello sinora mai provato.
Anche le sue mani, nel frattempo mi cercano toccandomi con una sapienza che solo i tocchi femminili possono avere.
Ad un tratto si scosta e fa stendere me con la schiena a terra, quindi, partendo dalle tette e scendendo verso il basso, prende a baciare tutto il mio corpo, che docile ed ubbidiente risponde con fremiti sempre più intensi.
Infine, arrivata all’altezza del mio sesso, si sistema su di me e si china a baciarlo.
E’ una classica posizione da sessantanove, ma una cosa è toccarla, un’altra è baciarla.
Certo che lei lo ha fatto così tante volte con me che non deve essere una cosa sgradevole, poi sono certa che se non lo facessi, questa volta lei ci rimarrebbe proprio male.
Insomma, dentro di me scatta un meccanismo per cui sto provando a giustificarmi mentre mi accingo a fare una cosa che mai avrei pensato di fare: sesso completo con una donna!
Le metto le mani sul culo, lo avvicino a me e provo a darle un bacio molto veloce.
Non ne ricevo nessuna sensazione particolare (troppo veloce e superficiale), però mi rendo conto che è solo una prevenzione la mia, per cui mi avvicino di nuovo e questa volta provo a far entrare la lingua: la sua reazione è stupefacente, sembra scossa da una scarica elettrica, la cosa mi fa piacere, per cui continuo con più impegno, alternando la bocca alle mani, poi insieme, senza più pudore, né pregiudizi.
I suoi umori iniziano a colarmi sulla mia faccia, ma ormai è tropo tardi per tirarmi indietro.
Lei mi bacia con molta più perizia, quindi all’improvviso mi infila anche un dito nel buchetto del culo.
Sento che, grazie alle sue attenzioni, sto per venire di nuovo, ma anche lei sembra sul punto di scoppiare, mi lascio andare a questo nuovo piacere, assaporando nella bocca anche il suo.
Quindi lei si abbandona come corpo senza vita su di me, lasciandomi a pochi centimetri dal viso la visione della sua figa. Io mi incanto a guardarla attentamente, è decisamente bella, con pochi peli biondi che ne risaltano la forma armoniosa.
Ed è in questa posizione che ci trova Lucas, il quale, preoccupato per la nostra prolungata assenza, entra all’improvviso nel bagno.
Ha un attimo di perplessità, poi Marie, pronta come sempre, gli dice: “Sai Giuliana stava facendosi bella per te, ma visto che non arrivavi, ho provato nel frattempo a riscaldarla io. Però qui dentro è tutto un lago, quindi se vuoi entrare devi toglierti tutto, ma proprio tutto, vero Giuliana?”
Con movimenti lenti, ma senza farselo dire due volte, Lucas inizia a togliersi i vestiti, mostrando alla fine che la situazione in cui ci aveva trovato lo aveva decisamente eccitato.
Marie mi prende la mano e mi guida, in ginocchio verso di lui.
L’uccello svettante è subito oggetto delle nostre attenzioni: lo prendiamo in bocca entrambe, a turno o insieme e lui sembra non credere a tanta grazia.
Di tanto in tanto le nostre lingue si toccano ed allora lasciamo per qualche istante l’oggetto dei nostri desideri, per avvinghiarci in un bacio profondo.
Poi Lucas mi fa girare si avvicina dietro e, finalmente, lo sento scivolare dentro di me. La mia passerina sembra impazzita per il piacere atteso da così tanto tempo.
I colpi secchi e potenti, mi fanno rapidamente dimenticare i brutti pensieri avuti prima di entrare in bagno.
Marie si mette a gambe aperte davanti a me ed io mi abbasso su di lei buttando la faccia tra quelle gambe.
Poi Lucas si ferma, armeggia un po’ ed io capisco che vuole anche l’altro buchetto: peccato avrei voluto che venisse dov’era.
In ogni caso mi sistemo meglio per accogliere quel ben di dio nel mio culo e Lucas, spingendo piano piano, entra completamente dentro di me; dio come mi piace!
Ripenso a quello che ho fatto al culo di Andrea sul treno e mi eccito ancora di più, quindi allora dico a Marie di stendersi sotto di me, così mentre io continuo a leccarla, lei può occuparsi della mia figa rimasta scoperta. Lei lo fa subito con slancio: orami è un’armonia perfetta tra noi tre.
E’ bello sentire l’uccello di Lucas nel culo e la lingua di Marie nella figa: ripenso all’ultimo giorno in Italia quando ho voluto essere presa contemporaneamente da Gabriele nella figa e da Lucas nel culo: che sensazioni!
Questi pensieri agiscono su di me come una scarica, un calore improvviso precede una lunga serie di brividi e quindi sento un altro orgasmo che mi scuote tutta.
Poi Lucas si sfila, si avvicina a noi due e ci dice che vuole venire nelle nostre bocche. Marie, famelica, fa subito sparire l’uccello nella sua bocca, poi mi unisco anch’io e dopo appena pochi secondi, Lucas scarica tutto sulle nostre facce dentro le nostre bocche.
Quindi Marie si avvicina a me ed inizia a leccarmi per godersi le gocce di seme caldo, e ancora una volta le nostre lingue si incontrano in un bacio profondo.
Più tardi, finalmente rotto l’incantesimo, con la testa appoggiata sulla sua pancia, chiedo a Lucas di spiegarmi bene la sua situazione, lui lancia uno sguardo di rimprovero a Marie, poi, pur riluttante, mi accenna ai debiti di gioco contratti con un ricco industriale arabo ed alle velate minacce ricevute.
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Non lo so ancora devo prendere tempo”.
“Ma quanto hai perso?”
“Quasi 120 milioni di fiorini; oltre 300.000 dei vostri euro”.
“E’ una bella cifra, non c’è nessuno che possa prestarteli? Forse facendo una colletta tra i tuoi amici”
“Già fatto. Ormai non ho più alcun amico disposto a darmi niente. Comunque non preoccuparti, giovedì, fra 4 giorni dovrei pagare, però ho deciso di prendere tempo chiedendo all’arabo di fare un’altra partita: o la va o la spacca. Fino ad allora, però, voglio dimenticare tutto e godere della tua presenza, essere padrone del tuo corpo centimetro per centimetro, averti per tutta la settimana a mia completa disposizione ed essere io stesso a tua disposizione..”.
“E’ per questo che sono venuta per essere tua completamente: sono la tua schiava, approfitta pure di me, farò tutto ciò che mi chiederai” gli dico giocherellando con il suo uccello completamente moscio e tutto appiccicoso.
“Non vedevo l’ora che arrivassi, sai, mi sei mancata moltissimo: scusa se non sono stato troppo espansivo al tuo arrivo, ma stamattina mi avevano appena dato l’ultimatum di pagare entro 5 giorni ed ero abbastanza disperato”.
“Vedrai, in qualche modo farai, no so come, ma ne verrai fuori, ne sono certa”.

Continua...
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