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Lui & Lei

LUDOPATIA parte 3


di Antolaro
26.01.2024    |    1.659    |    0 9.2
"Continua ad abusare del mio culo senza staccare li sguardo fai miei occhi e la cosa mi eccita particolarmente come mi era mai capitato prima..."
La sera, come mi aveva chiesto lui, mi vesto elegante, metto su un bellissimo abito verde lungo, davvero molto chic, scollato, senza maniche, stretto in vita da una cintura firmata e con un spacco profondo che mette in mostra le mie gambe, oggettivamente belle.
Sotto ho messo la lingerie bianca con mutandine di pizzo e reggiseno abbinato, anch’esso di pizzo, che sostiene molto bene le mie tette, conferendogli una forma ed una misura che oggettivamente non hanno, ma che fanno una bella figura nella scollatura.
Decido di lasciare che i miei lunghi capelli castano scuri mi scendano liberi sulle spalle.
Mi guardo allo specchio e, cosa che mi succede davvero di rado, mi sento davvero una gran figa.
Sarà che sono contenta per ciò che è successo oggi pomeriggio su questo letto, sarà che mi eccita l’idea di uscire per la prima volta a cena con lui, anche se so che sarà una cena di lavoro alla quale parteciperà anche il presidente della società con cui dobbiamo chiudere l’affare, però fatto sta che stasera mi sento davvero leggera e quasi felice.
Penso a quanto sia strana la vita, il vortice di perdizione che mi aveva fatto precipitare nella ludopatia e che mi ha condotto a sperperare i miei risparmi e a rubare i soldi all’azienda, hanno avuto come conseguenza l’apertura di un mondo fatto di piaceri e la scoperta di una Giuliana che non conoscevo, benché tutto ciò sia frutto del ricatto e della minaccia di una denuncia per il mio furto.
Se penso alla tristezza delle mie serate casalinghe con mio marito che neanche mi guarda, e che quelle poche volte che decide di prendermi lo fa in modo veloce e pensando esclusivamente al suo piacere…
Mentre sto concludendo il mio maquillage, sento aprire la porta di comunicazione tra le nostre stanze e dopo qualche istante vedo Anto affacciarsi al bagno dove sto dando gli ultimi ritocchi al trucco.
“Sei pronta?”
È elegantissimo, fisico appena appesantito dall’età, ma curatissimo in tutti i particolari.
Mi brillano gli occhi vedendolo e non faccio nulla per nasconderlo, mi alzo, prendo uno scialle di seta bianca, lo metto sulle spalle e usciamo.
Il ristorante è molto bello, gli ospiti sono già arrivati e lui mi presenta per quello che sono, cioè la sua segretaria; al tavolo con noi ci sono il signor Gregorio, italiano e titolare dell’azienda lì a Monaco, accompagnato anch’egli da un suo collaboratore, che si chiama Marco, come mio marito.
La serata è improntata sulle questioni di lavoro da affrontare, che fanno passare in secondo piano anche la bontà delle portate che ci vengono servite al tavolo.
La mia inusuale sicurezza di me stessa, che stasera mi pervade, deve rendermi ancora più affascinante, visto che anche il signor Gregorio non disdegna di lanciare occhiate interessate verso di me.
La serata si conclude, dopo la richiesta di modifica di alcune clausole contrattuali, con l’impegno di vederci domani in tarda mattinata per la formalizzazione della nostra proposta che, se verrà accettata dal sig. Gregorio, porterà poi nei giorni successivi alla stipula del contratto definitivo.
L’albergo è vicino ed Anto mi propone di andare a piedi, approfittando della piacevole serata, cosa che io assecondo molto volentieri, prendendolo sotto braccio come se fossimo una vera coppia.
Finiamo in camera sua dove lui, dopo avermi sfilato il vestito ed ammirato come se mi vedesse per la prima volta, mi prende con foga, avventandosi sul mio corpo con una voglia quasi famelica, ingiustificata visto che l’avevamo fatto appena nel pomeriggio.
Riesce a far vibrare ogni parte di me, con le mani, con la bocca e infine col suo uccello, facendomi raggiungere vette di piacere mai provate prima.

Mi prende in tutti i modi, sembra insaziabile ed io mi lascio possedere godendo senza limiti.

Il suo enorme cazzo entra dentro di me ed inizia a spingere con foga, poi si ferma e lo fa uscire per prolungare il gioco ed io per ringraziarlo delle sensazioni che mi sta regalando, lo faccio stendere sulla schiena e prendo a leccargli quella meravigliosa asta che si ritrova, scendendo fino alle sue palle, poi, mentre continuo a far scorrere la mia mano sul suo cazzo, scendo ancora più giù e con la lingua gli solletico il buchetto.

Dalla sua reazione non ho dubbi che la cosa gli stia piacendo.

Dopo averlo bagnato, gli infilo un dito nel culo, facendogli provare vagamente la sensazione che lui mi provoca, e nel frattempo con la lingua riprendo ad occuparmi delle sue palle.

Non dice nulla e continua a godersi quel momento che indubbiamente deve eccitarlo tantissimo, a giudicare da come il suo cazzo è duro e teso più che mai.

Al culmine del piacere mi ferma, mi butta sul letto mi guarda, poi mi alza le gambe quasi fin sopra la testa e inizia a infilarmi il suo enorme arnese nel culo e lo fa guardandomi negli occhi.

Il mio piccolo dito era niente al confronto con quel cazzo che mi sta sconquassando il culo facendomi male e piacere allo stesso tempo.

Continua ad abusare del mio culo senza staccare li sguardo fai miei occhi e la cosa mi eccita particolarmente come mi era mai capitato prima.
Ci scambiamo umori, sapori, diventiamo un’unica cosa, fin quando stremati crolliamo senza fiato, ma felici di ciò che ognuno ha dato all’altra.
Quando dopo essermi ripresa mi alzo, lui mi blocca immediatamente.
“Dove vai?”
“Sto andando nella mia stanza a togliermi il trucco non ce la faccio a stare così”.
“Lascia la porta aperta e quando hai finito di fare le tue cose, torna di qua, stanotte voglio che tu dorma con me”.
Dormiamo nudi, quasi uno attaccato all’altra ed è una sensazione piacevolissima e stranissima, perché non mi succedeva dai primissimi tempi del mio matrimonio.
La luce del mattino ci trova ancora vicini e quando mi sveglio, mi inebrio del suo profumo mentre lui continua a dormire.
È voltato verso di me e vedo il suo bell’uccello invitante ed è davvero forte la tentazione di toccarlo per sentirlo diventare ancora una volta duro nelle mie mani, però lo vedo riposare così bene e non voglio disturbarlo.
Dopo un po’ però viene svegliato dal trillo del suo cellulare.
Lo sento rispondere a monosillabi e fare una faccia sempre più preoccupata.
Quando chiude mi dice:
“Devo rientrare subito, mia madre è caduta, si è rotta una gamba e la devono operare oggi stesso. A mezzogiorno dobbiamo portare la nostra proposta al signor Gregorio, dovrai farlo tu. Scusami con lui, spiegagli la situazione e digli che purtroppo non avevo scelta”.
“Ma come faccio, non sono capace di sostituirla io…”.
“Non possiamo fare diversamente, è troppo importante per noi questo contratto”.
“Ma se non gli va bene, se fa obiezioni? Ieri sera non era convinto di ogni passaggio, mi dica almeno come mi devo comportare”.
“Deve andare bene per forza, non abbiamo alternative, ne va del nostro futuro. Devi essere convincente, inventati qualcosa, ho visto come ti guardava ieri sera, se è necessario fatti scopare, ma non tornare senza la sua approvazione della nostra proposta”.
“Ma per chi mi hai preso, io non faccio la puttana!” gli urlo dandogli per la prima volta del tu.
“Non mi costringere a ricordarti quello che hai fatto e che io ho una tua dichiarazione firmata…”.
Lo guardo incredula, sento che il mondo mi è crollato addosso, l’atmosfera magica che si era creata ieri sera e per tutta la notte, è svanita improvvisamente e rimango lì zitta mentre lo vedo che prepara velocemente la sua valigia.
Quando ha finito, viene da me che sono ancora completamente nuda, mentre lui è vestito di tutto punto; ha lo sguardo di chi si è pentito di ciò che ha detto poco fa e nel darmi l’incartamento la sua voce mi sembra quasi incrinata.
“Devo scappare in aeroporto. Giuliana, sono nelle tue mani, siamo tutti nelle tue mani, dipende davvero tutto da te. Scusami”.
Lo guardo senza dire nulla, lui mi fa una carezza, prende la valigia ed esce dalla stanza.
Mi preparo lentamente con un senso di vuoto nello stomaco, non ho neanche voglia di pensare a cosa indossare, alla fine per la mia mise mattutina scelgo una via di mezzo: non sembro propriamente una suora, ma il vestito non è neanche eccessivamente provocante.
L’appuntamento è nel suo albergo ed io alle 12,00 in punto entro cercandolo nella hall senza però trovarlo.
Dopo qualche minuto decido di rivolgermi alla receptionist, la quale evidentemente era a conoscenza del mio arrivo e mi dice che il signor Gregorio mi sta aspettando nella sua stanza.
Tutto secondo copione, fin troppo scontato, direi quasi banale.
D’altra parte Anto sapeva bene quello che diceva quando mi ha mandato nella tana del lupo, però adesso, arrivata a questo punto, non posso più tirarmi indietro.
Busso alla porta e lui mi apre introducendomi nella sua magnifica suite, spaziosa, luminosa e con una vista magnifica.
Approfittando della bellissima mattinata bavarese, ci accomodiamo fuori sul suo terrazzo ed io, dopo averli spiegato l’impossibilità di Anto ad essere presente, gli consegno l’incartamento.
“Vuol dire che dell’assenza del suo datore di lavoro ce ne faremo una ragione…” dice guardandomi con fare ammiccante.
Mi sento a disagio, non avrei mai pensato di dover vivere una situazione del genere e francamente non ho idea di come comportarmi e di ciò che lui sia aspetta che io faccia o dica, così rimango in silenzio mentre lui scorre rapidamente le carte.
Dopo qualche minuto lui mi ridà il fascicolo.
“Non erano esattamente queste le condizioni di cui abbiamo discusso ieri, avevo parlato di piccole modifiche che non sono state inserite, non va bene…”.
“La prego dottore, non posso… non posso assolutamente tornare indietro senza che la nostra proposta abbia avuto la sua approvazione, mi creda non posso proprio, sarebbe un disastro per me”.
Devo essere parsa disperata in questo mio appello accorato.
“Non faccia così sono sicuro che un accordo lo troveremo…”.
Ecco ci siamo, penso tra me e me.
“Cosa vuole che faccia…”.
“Intanto vorrei che mi faccia un bel sorriso, che si goda questo panorama e che accetti di essere mia ospite a pranzo: ci faremo portare ciò che vuole e mangeremo qui fuori godendo col palato e con gli occhi”.
So non avere scelta per cui acconsento e mi preparo ad affrontare il mio triste destino.
Proprio in quel momento, si apre la porta della zona notte e vedo comparire Marco nel suo accappatoio bianco.
Rimango basita mi vengono in mente i peggiori scenari, compreso quella di essere usata da più uomini contemporaneamente.
“Mi scusi, avevo dimenticato di dirle che non saremo da soli, ma ormai non riesco a fare più neanche un passo senza di lui”.
Ciò detto, avvicina Marco a sé e lo bacia.
Resto senza parole, non so più neanche cosa pensare.
Mi riprendo dallo sbigottimento e rapidamente il clima diventa rilassato e piacevole.
Durante il pranzo Gregorio mi racconta un po’ di sé e di come la sua vita sia cambiata da alcuni mesi a questa parte, da quando ha iniziato la relazione con Marco che gli ha fatto scoprire un mondo fino a quel momento a lui sconosciuto.
Fino a prima di lui infatti non era mai stato gay, né pensava di esserlo, ma adesso non riesce proprio ad immaginare la vita senza il suo amore.
Il tempo scorre piacevolmente Gregorio e Marco sono due persone eccezionali, innamoratissimi, dotati di un profondo senso dell’umorismo ed il cibo che abbiamo ordinato e che abbiamo gustato è di eccellente livello.
Il clima è davvero speciale, ridiamo e scherziamo come se ci fossimo conosciuti da sempre, entriamo talmente in sintonia che il “lei” scompare e così il tempo passa piacevolmente.
Prima di andare via, torniamo seri.
“Guarda Giuliana tornando alla proposta, il tuo capo mi piace, è una persona in gamba, ma se sono arrivato a questo livello è perché per me gli affari sono affari. La vostra proposta ha detto punti di caduta, tuttavia ti devo il favore di avermi fatto trascorrere alcune ore piacevolmente e devo ringraziarti in modo particolare, anche a nome di Marco, per averci fatto sentire una coppia normale e averci fatto stare benissimo”.
Prende la penna, scrive qualcosa di suo pugno consegnandomelo assieme all’incartamento.
“Ho scritto una nota per il signor Anto che ti chiedo di fargli avere. Contravvenendo alle mie regole, accetto la sua proposta così com’è, ma voglio che sappia che per questo mio consenso deve ringraziare quasi esclusivamente te Giuliana. Sei una donna eccezionale, dí al tuo capo che deve saperti valorizzare. Se non lo fa dimmelo, ci penso io”.
Arrossisco, lo ringrazio e sento il bisogno di abbracciarlo con trasporto.
La sera il rientro a casa avviene quasi nell’indifferenza di mio marito, che appena appena mi chiede come sia andata, ma poi, mentre sto provando a raccontargli qualcosa, si tuffa davanti ad un programma sportivo borbottando che ha fame e che vuole che gli prepari la cena.
Sul mio cellulare ci sono le tante chiamate che Anto ha provato a fare durante tutto il giorno, anche stamattina stessa dopo essere partito, per parlare con me, ma io arrabbiata non gli ho mai risposto.
La mattina successiva, malgrado l’ora, quando metto piede in ufficio lui stranamente è già là.
Appena si accorge che io sono arrivata esce dalla sua stanza, viene vicino la mia scrivania, mi saluta velocemente e mi dice: “Giuliana, vieni di là per favore”.
“Certo dottore, prendo le carte e sono subito da lei”.
Chiudo la porta alle mie spalle appena in tempo, prima che lui mi travolga come un fiume in piena.
“È da ieri che sto provando a chiamarti, mi hai fatto preoccupare, perché non hai risposto?”
“Sa com’è, ero impegnata ad eseguire gli ordini del mio capo: mi ha detto che dovevo dare tutta me stessa, perché il lavoro è il lavoro”.
Gli rispondo con gelida perfidia mentre gli porgo la lettera scritta da Gregorio.
La legge, poi si mette le mani davanti al viso scuotendo il capo quasi fosse inconsolabile.
“Abbiamo il contratto Anto, non è contento?”
Non smette di scuotere il capo nascosto tra le mani, poi alla fine mi dice.
“Che cosa ti ho costretto a fare, che persona meschina sono…”.
“Facile adesso con l’accordo in mano, forse avresti dovuto pensarci prima”.
Lo incalzo tornando al tu.
“Ti ho chiamato un sacco di volte proprio per dirti di dimenticare quelle parole sciagurate che mi erano uscite dalla bocca, ma tu non mi hai risposto mai. So che non servirà a nulla, ma voglio dirti che stamattina sono venuto presto in ufficio e la prima cosa che ho fatto è stata quella di strappare quella tua dichiarazione, è li in mille pezzi guarda, non voglio continuare ad essere così meschino con te”.
Le telefonate che ha provato a farmi, il pentimento che sta mostrando e il gesto che mi ha appena confessato di aver fatto, mi inteneriscono e vorrei dirgli che non ho dovuto fare ciò che lui sta immaginando, che non è stato necessario.
Però poi mi trattengo, voglio fargli comprendersi fino in fondo la gravità di ciò che ha fatto, perché se io ho commesso una grave mancanza rubando quei soldi, lui ne ha commessa una cento volte peggiore ricattandomi e costringendomi a fare ciò che lui pensa che io abbia fatto.
Mi viene in mente anche a ciò che mi ha detto Gregorio.
“Non mi basta! Quell’aria di promozione che ho dovuto inventare a mio marito per essere più libera con te, voglio che adesso si realizzi davvero. D’altra parte se abbiamo avuto questo contratto lo abbiamo avuto grazie a me, quindi ho già dato molto per l’azienda ed è giusto che l’azienda mi ripaghi”.
“Va bene’ dice semplicemente, senza obiettare nulla
Alza il telefono e dice ad uno dei miei colleghi di prepararmi il nuovo contratto con la qualifica di funzionario.
Mi sento soddisfatta.
“… Se non c’è altro…” e faccio per alzarmi.
La sua voce mi ferma.
“Giuliana, scusami se puoi…”.
Non gli rispondo e mi avvicino alla porta, quando sento ancora la sua voce.
“Ma adesso che… non so come dire, insomma che non sei più obbligata a farlo… pensi che sia possibile che io e te…”.
Vorrei rispondergli di getto che certamente vorrò scopare ancora con lui, che non voglio davvero fare a meno di quel cazzo maestoso e delle sue abilità amatorie.
Però taccio, in questo momento voglio solo godermi il trionfo e poi mi eccita vedere questo ribaltamento dei ruoli con lui che quasi mi supplica ed io che mi sento potente nel farmi implorare.
Mi volto, lo guardo con un sorriso sornione e ancora una volta scelgo di non rispondergli lasciandolo nel dubbio, sospeso nel suo desiderio.
Poi, prima di chiudermi la porta alle spalle, mi giro, infilo la testa dentro e gli dico: “… A proposito, dimenticavo di dirti che Gregorio è gay e non gli piacciono le donne…”.

F i n e

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