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Lui & Lei

Lascive follie borghesi e castellane, 1a parte


di sexitraumer
18.03.2020    |    5.625    |    0 9.0
"Ora se permettete vorrei, prima di salutarvi, chiedere al prete se potranno ospitarmi per una notte, fino a domani mattina, quando conto di tornare a..."
Il mondo di Toraldo e Olivina, Terra d’Otranto, XVI secolo


…eccomi di nuovo a raccontarvi quella che fu la mia vita, quella di mia sorella Olivina, e delle persone con le quali avevamo più o meno a che fare, nel nostro tempo, nel nostro villaggio. Già il borgo dove il sottoscritto lavorava ed abitava. Il borgo del comune aveva un servizio di polizia affidato a gente pratica dell’arte militare…gendarmi alabardieri tra i quali potevamo annoverare nientemeno che Edoardo, il baroncino erede… il quale, dopo aver dimostrato la più totale superficialità verso il suo futuro, stante la parziale invalidità fisica del signor Barone mio a causa dell’ictus che l’aveva colpito, e una sua strana passione per gli spadini d’argento, a suo dire pertinenza degli abiti d’un maschio della sua età, è stato coscritto con un sotterfugio – e per ordine del barone e della madre baronessa – tra i gendarmi alabardieri per un periodo minimo di tre anni, nei quali i genitori speravano che il loro giovane erede mettesse la testa a posto, dato che nel suo futuro, più o meno prossimo sarebbe inevitabilmente rimasto solo. La madre signora baronessa era decisa a maritarle entro un paio d’anni le sorelle sue, e il padre sarebbe presto passato a miglior vita. Certo, fino a quando alla madre fossero rimaste le forze, e le finanze, ci sarebbe stato tutto il tempo affinché il ragazzo prossimo uomo del castello si prendesse le sue responsabilità…ormai era passato più o meno un anno, e il viziatissimo baroncino era diventato un soldato regolarmente inquadrato nella gendarmeria…era appena giunto al castello in licenza, ed indossava la divisa d’ordinanza col copricapo, ma senza il cimiero metallico, dato che non era in servizio. Mi capitò di dover salutare il futuro barone incontrandolo per i corridoi…gli feci un inchino garbato, ma non leccaculante…
“Salve altezza, i miei rispetti…era da un po’ che non vi si vedeva qui da noi!”
“Oh…salve…e voi chi sareste di grazia?”
“Messer Toraldo, il contabile di vostro padre…che bella uniforme la vostra! Come v’invidio!”
Il ragazzo per un attimo s’illuminò nello sguardo. Che potenza che ha un complimento inaspettato…poi cercò (senza successo) di ricordarsi chi ero…
“Toraldo ?...uhmmmm…certo, certo…sentite Toraldo, sapreste mica perché mi s’impedisce di vedere il padre mio ? E dove sta adesso? Qui nessuno mi dice niente!”
“Non sapevo che ve lo impedissero altezza, ma certo ultimamente non è stato per niente bene…la settimana scorsa non parea in grado di profferir parola veruna…se vuol qualcosa move gli occhi e bisogna indovinare cosa voglia dire…comunque forse dorme, e non pare il caso di disturbarlo.”
“…sapete Toraldo, nemmeno messer Vezio si è voluto sbilanciare…io però devo tornare in caserma per il tramonto…o sarò punito, nonostante io come nobile dovrei essere esentato da qualunque punizione!”
“Già, già…siete nobile, certo. Provate col mio superiore! Oggi c’è l’avvocato Sanfedele…è uno delli pochi qui che hae la fiducia della vostra augusta madre…ora chiedo venia altezza, ma debbo fare alcune cose, e vi devo salutare…sempre che non abbiate bisogno di me per un’urgenza. Poco tempo fa, poco prima che arrivaste voi una suora, mi riferiscono, chiese di vedermi, dato che sapeva che lavoravo…posso, sì?”
“Certo, certo…avete il mio permesso Toraldo…”
Così me ne andai quel pomeriggio senza sapere se Edoardo, il baroncino erede, fosse riuscito a sapere qualche cosa circa il padre…che ormai si vedeva in giro sempre meno…giunto alla piazza che chiamavamo piazza castello venni fermato da una suora, non giovane, né troppo anziana, con un viso carino e due occhi che catturarono la mia attenzione, dato che sapeva come puntarli…la donna ebbe a dirmi:
“Scusate messere, voi sembrate rispondere alla descrizione che di voi mi fece vostra sorella Olivina…siete per caso messer Toraldo ?”
“Sì. Sono Toraldo, e voi chi sareste, di grazia ?”
“Sono sorella Persefone…e vengo da Martano a portarvi li saluti di vostra sorella Olivina, suo marito il notaro Ranuccio, se mi permettete avrei delle novità per voi…”
La suora aveva un viso regolare, pulito, e lo sguardo da furba, che se fissata negli occhi sembrava evocare intelligenza, e un tantino di superbia, che poteva anche mettere a disagio. Ma se conosceva mia sorella Olivina, da lei non m’aspettavo certo ostilità. Decisi per una risposta prudente.
“Vi ringrazio. Come mai li conoscete? ... se è lecito…”
La suora parlò con sicurezza e fluenza di parole. Sorrideva tranquillizzando ad osservarla:
“Sono amica e confidente di vostra sorella Olivina…mi è stato molto parlato di voi, sapete…e quando dico molto vi prego d’intendere che sono, diciamo a conoscenza, di certe cosette intime e oso dirlo, oscene, tra di voi, e la mia amica Olivina maritata Ranuccio Tresoldini…vi andrebbe di accompagnarmi alla chiesa madre?…”
Che stangata! Come aveva potuto mia sorella Olivina confidarsi fino a questo punto?! Certo, forse l’abito da suora…
“Oh, certo…andiamo pure. Gradite il mio braccio?”
“Ben gentile siete Toraldo! Proprio come mi avea anticipato la sorella vostra Olivina! Dite…incroceremo vostra moglie durante il tragitto?”
“No, credo di no. Di solito esce verso la mezza per far la spesa al mercato del borgo; a quest’ora starà già a casa…credo almeno!”
“Sapete, non vorrei arrecarvi disturbo…”
Preso il mio braccio suor Persefone, mi toccò per qualche istante il cazzo, sia pure attraverso i miei pantaloni…pensai non l’avesse fatto apposta, e intanto che c’incamminavamo iniziai una conversazione con questa suora…toccante! Dentro di me lo sapevo: l’aveva fatto apposta…comunque cominciai sulla difensiva:
“Non sapevo che mia sorella avesse una confidente…e quali sarebbero le novità?”
“Vostro nipote Aymone vi sta aspettando presso la chiesa madre, ove l’ho lasciato, fino a quando non fossi riuscita a trovarvi! Hae viaggiato con me in calesse da Martano, e vostra sorella ve lo manda per un po’ di soggiorno presso di voi. Oh, prima che mi dimentico: il viaggio in calesse io da suora, sposa di Dio l’ho ottenuto gratis; mentre Olivina l’ha pagato 3 ducati al contadino che ci prese. Olivina, a suo dire, hae bisogno di cambiare un po’ aria…oh a proposito, ho qui con me una missiva, che vi scrisse di persona la sorella vostra. Vorreste degnarvi di leggerla? Cioè no, chiedo venia. Debbo solo consegnarvela…”
Ci fermammo e la suora mi diede un plico di pergamena arrotolato, che io presi…ma in quel momento non trovavo le lenti da lettura, tuttavia aprii l’involto, e osservai la scrittura da bona distanza di un braccio…pareva proprio quella della sorella mia, ma ero pure ormai piuttosto presbite, per via dell’età; cosicché sapendo che questa suora dagli occhi penetranti molto probabilmente aveva già letto la missiva, dissi a suor Persefone:
“Venite, sediamoci in quella panchina, tanto ormai è libera.”
Ci fermammo in una panchina collettiva presso il tavolone della mensa pubblica pei bisognosi, ad una certa distanza, cinque braccia circa, da un paio di poveri intenti a consumare pasta con le patate, e un po’ di carne. Nessuno venne a chiederci cosa volessimo, tranne un cane che sedutosi sotto la mia gamba aspettava qualcosa. Io l’aspetto trasandato delli poveri non lo avevo, e lei era una suora dalla tonaca pulita. Ci accomodammo seduti l’una accanto all’altra, e nonostante la luce ancora buona la situazione della capacità di leggere mia non migliorò, per cui dissi:
“Vorrei che leggeste voi signora, questa missiva…ora non vedo bene da vicino, e non trovo le lenti…in tasca non le ho!”
Dovevo averle lasciate in ufficio, ma non m’andava di ritornarvi, casomai Edoardo rivedendomi, mi avesse attaccato qualche altro bottone sulla salute del padre…e poi la cosa mi avrebbe permesso d’entrare in confidenza con questa bella donna, anche se suora…
“Ma non trattasi di cosa privata, caro voi?”
“Se già sapete di mia sorella, e di ciò che ci piace fare, specie se osceno, cosa volete che sia una missiva?! Su, mi fido di voi suor Persefone! Ormai siam qui! Leggete, vi prego!”
“…e va bene! Dunque…
…caro fratello ho deciso di mandarvi vostro nipote, poiché io e mio marito abbisogniamo di restar un po’ soli, onde parlare senza che ci oda. Purtroppo mio marito Ranuccio pur avendo smesso di bere, e di giocare alli dadi, con la sua passività di carattere, hae perduto buona copia di clientela. Io interruppi su consiglio del cerusico, li rapporti col notaro di Soleto, mio inconsapevole avvelenatore, il dottor Italo Kalòs, che mi fece assumer pomata allucinogena de’ serpenti, et egli che prima ci mandava clienti pei piccoli atti, manco quelli or ci manda più. E mio malgrado Ranuccio non possiede la bravura del defunto padre suo; Io istessa, ve lo confesso, non mi fido a fargli rogare li contratti coi fornitori della pensione, e lavanderia, che con le mie sole forze mando avanti, e…”
La suora per decenza si fermò, proponendomi di non legger oltre…le confessioni di mia sorella erano imbarazzanti alquanto. Specie se parlava del suo mediocre, et honesto marito…
“Toraldo, non è meglio che continuiate a leggerla voi? La luce qui all’aperto non manca, e codeste cose mi paiono granché intime, non trovate? ”
“Proseguite suor Persefone! Sono senza occhiali, e non posso leggere, tutto qui! Proseguite!”
Tanto in quanto donna, e femmina, prima che suora, l’avea per sicuro già letta, dato che non vidi che un laccetto di corda, e certo verun sigillo da arrotolata…la curiosità sapete…
“…come volete Toraldo!”
“…dunque…ultimamente vidi Aymone che depresso restava, dato che a suo dire, assai ragazze non lo vogliono per il primiero sesso, quello per gioco come li tocchi, visto che han paura che contagi loro l’alcolismo del padre suo, conosciuto da tempo immemore, come avvinazzato, anche se hae smesso di bere da ben quattro li anni. Si tratta chiaramente di figlie più o meno degne delle loro cornute mamme che io, mercé il secondo lavoro mio ho, loro e mio malgrado, reso tali…”
Suor Persefone, seria, si fermò di nuovo per notificarmi una cosa che aveva visto:
“Toraldo ! Qui debbo dirvi mi sembrava cancellato, et invece è sottolineato: cornute è sottolineato, vi avverto…”
Poi riprese:
“Del resto trovai danaro, e vantaggi a far sesso clandestino colli mariti di queste arpie pettegole, che ora si vendicano con mio figlio. Crepino. Per cui vi prego, se poteste tenere lì da voi il nostro Aymone per una settimana, meglio due, et all’uopo Aymone vi darà sedici ducati come contributo del mantenimento suo, calcolato in un ducato al dì…se potete, niente abbiam in contrario che trovi a fidanzarsi lì da voi fratello. Che qui da noi marchiatura tiene, et inutile parmi combatter le troppe malelingue. Esporsi vuol dir dar soddisfazione.”
Suor Persefone voltò il foglio di pergamena, quindi riprese a leggere:
“Anch’io comincio ad esser stanca del posto, e debbo valutar collo marito mio, se non sia il caso che noi ci si trasferisca tutti noi in altro comune, per ricominciare daccapo, più in piccolo, e con meno preoccupazione forse, finché le bone finanze lo consentano. In parole povere debbo vendere la pensione, e la lavanderia annessa, fino a che valgono ancora qualcosa. Venduta l’attività, vorrei trasferirmi in Cavallino Castromediano, et ivi aspettar la vecchiaia con gente nova, et auspichiamo maggior serenitate. Qui in Martano a niuno mai confidai questa nostra volontà d’andarcene. Aymone ama dire che tutti li amici sui li terrebbe a Martano; e poca voglia tiene di trasferirsi. Però li amici sui son amici poco o punto. Ranuccio, morta di recente la madre sua, anche lui disposto pare al trasferimento. Quando farete il viaggio di ritorno non confiderete ad Aymone del nostro desìo di recarci presto alla nuova dimora... Un’ultima cosa cui terrei: fatelo divertire nei limiti in cui potete, senza mettervi nelli guai. Vi voglio bene a voi fratello, et alla vostra moglie Francesca, che considero sorella mia. A presto fratel Toraldo.”
“…ecco la lettera è terminata qui, messere!”
Come finì di svolgere quel rotolo un altro rettangolino di pergamena più piccolo, malamente incollato si era staccato, e cadde da dietro di esso; prontamente lo raccolsi, ma siccome era ancor meno nitido della lettera che mi aveva appena letto, mi toccò dare anche questo alla buona vista di suor Persefone.
“Cos’è? Era un post scriptum?…”
“Non saprei, ditemelo voi…vedo che è scritto piccolo…”
“Eh…un attimo, è scritto, parmi, da una mano tremante: è piccolo anche per me…uhmmm…ah ecco che dice…”
“…e che dice?”
“HO-HOH!”
Passò meno d’un minutino forse, e suor Persefone cominciava a preoccuparsi. Io domandai:
“Qualcosa di grave?”
“Oh no! Qualcosa d’intimo! …a me accennò solo qualcosina…volete sempre che ve lo legga?”
“Se conoscete quel che facciamo…io e Olivina, perché lei ve l’avrebbe confidato…su leggete, vi prego!”
“Allora…mio caro fratello, quando ci rivedremo, spero presto, bramo di soddisfare le vostre oscene voglie, che tanto m’hanno sempre intrigata; v’imploro per una volta di soddisfare con molto seme la mia vulva prima; al marito mio Ranuccio è tornato duro, ma è la metà del vostro; concedetemi un vero orgasmo di fica, poscia disporrete, per il tempo che vi piacerà, del vostro pertugio più favorito nel corpo mio, che è anche un po’ vostro. Strappate, vi prego, e se non bastasse bruciate, questo mio poscritto, che ho voluto scrivervi dando retta al cuore, et alli pruriti della sempre poco soddisfatta patacca mia; mi tocco una volta alla settimana in solitudine pensando a voi! Se l’avete letto strappatelo. Se potete bruciatelo.”
Suor Persefone mi rese i fogli svolti. La lettera principale la ripiegai più volte, per poi nasconderla nella camicia. Col tempo e con una lametta l’avrei cancellata, e recuperato la pergamena, che sembrava di quelle buone. In tasca sistemai il poscritto, con il nodo al fazzoletto che lo avrei distrutto quanto prima. Suor Persefone mi porse un sacchetto…
“Questi ducati sono vostri Toraldo, me li ha dati Aymone quando siam andati a mangiare in osteria…che in chiesa il prete non avea niente da offrirci…all’ora in cui arrivammo.”
Ad un primo sguardo dentro li contai a vista, per abitudine, e vidi che ducati ve ne erano non sedici, ma tredici più altre monetine piccole di rame…suor Persefone, avendo intuito, mi disse:
“Ebbi a pagare un pranzo in osteria al ragazzo non appena arrivati, stamattina Toraldo…”
“Va bene, state tranquilla…piuttosto, mi stavate dicendo che conoscereste le intimità tra me e la sorella mia…”
Suor Persefone si rivolse a me guardandomi negli occhi…
“Parlato abbiamo assai. Sono invero al corrente della vostra passione per la sodomia alle femmine; sembra abbiate iniziato proprio con la sorella vostra…sapete mi parlò delle vostre prime leccate all’ano suo, da ragazzi…sempre che Olivina non mi abbia voluto perculare!”
Le sorrisi ostentando sicurezza, e specificandole:
“Non v’ha perculato affatto. Solo mi chiedo perché ve l’abbia detto…trattavasi di confessione come davanti al prete?”
“No, proprio no, ve l’assicuro. Sapete, in veritate di passaggio a Martano, alla sorella vostra stavo facendo discreta e garbata concorrenza, et invece di confrontarci inter nos, siam diventate amiche, e complici. In fondo vostra sorella è così bella, che con lei non potrei avercela!”
“Ma come l’avete conosciuta?”
“A metà pomeriggio, presso il banco della pensione; mi ci ero poggiata, mentre le chiedevo quanto costasse pernottare presso la pensione sua, mi capitava di venire molestata da un ubriaco sopraggiunto improvvisamente da fuori, che prese a sollevarmi la tonaca, per dare una bella presa alla natica mia…

“Cosa volete? Bastardo ubriacone ! Fora di qui !...che fate ?! Chiamo li armigeri!...fora di qui delinquente!”
“Spuftuch!”

“L’ubriacone sputò sul tavolino un misto di saliva, catarro, e vomito da alcool; poi si voltò verso di me di fianco per guardarmi meglio, sempre che mi vedesse, dato che tenea gli occhi sporchi, colle croste sulle palpebre, messer Toraldo! Mai vidi in vita mia homo più di schifo di quello!”

“Hoh…burcr…gloomm…che abbiamo qui?!...la diavola nera?...ohhhh…una bella bionda…lo so che vuoi il cazzo! Quanto vuoi!”
“Non son affari vostri!”
“Guarda che glurrgh…grooootc…lo so dove batti, donna! Che c’è ?! Non t’aggradano li denari miei? Li ho! Sentili! E ora la puta del banco mi darà una camera per giacer con te, donna!”
“Non s’affittano camere alli ubriaconi, messere. Uscite subito!”

“Sapete Toraldo, sbattè tre monete, un paio erano scudi e l’altra non ricordo, e mentre Olivina cercava soccorso, si tirò fuori il cazzo, e mi afferrò alle braccia, con evidenti intenzioni…io ero paralizzata, non per il cazzo che son stata donna pria che suora, e so a che serve, ma per quanto era sporco, puzzolente, e crostoso di fangaccio e croste all’occhi…e olezzava di vino a due metri boni…immaginatevi uno di settanta anni che però ne ha solo trenta…coi denti marciti…”

“Vieni qui, bagascia…gluuuurggh…pftuch…biondaaaa…ora te lo faccio sentire…questo s’alza ancora, sapete…”
Mentre ascoltavo il racconto questa strana suora bionda dagli occhi seducenti aveva ripreso a toccarmi i pantaloni, in quella stoffa davanti al cazzo…più che suora direi una ninfomane in astinenza…che però aveva voglia che ascoltassi il racconto suo…

“… naturalmente Olivina cercò d’aiutarmi, andando a chiamar subito li armigeri di ronda, ma non ve ne erano; quell’uomo, intanto che Olivina chiamava aiuto, e niuno volle aiutarla; quell’uomo, stavo dicendo, parecchio più grosso di me, mi mise contro il tavolo all’ingresso, e in quattro e quattr’otto m’infilò il membro suo già duro nella vulva da dietro…
“Ecco! …sentilo !...se non ci dà la camera lo senti qui, donna!”
“AHNNN!...andate via, vi prego! Siete sporco…puzzate messere…uccidetemi, ma risparmiatemi il vostro olezzo!...ahnnnn…vi prego…noooohhhh…ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn, noooohhh!”
“Dici no, ma come tutte le bagascette…ti piace…questo è il mio…ti piace…ti piace…puttana…suor puttana!...prendilo!...ohhhh…ti stai bagnando…si vede che ti piace il cazzo!...e fai la suora…ahnnn…tieni!”
“Ahnnn…state lontano col fiato…puzzate…troppo…ahnnn…ahnnnn…ahhnnn…”
“Certo, cagna…sentilo! AHNNN…HOOOOHHH…spfutch…”

“Quello schifoso mi sputava sull’abito, non gli bastava l’amplesso!”

“Ahnnnn…ahnnnn…ahnnnn lo sento….lo sento…ma state indietro…vi prego…riprendetevi i soldi…ma state indietro…ahnnnnn…ahnnn!”
“…mhmm…glurrrghhh…prooott!...come ti chiami, puta?”
“Perché…me…lo…ahhh…chiedete…ahnnn…ahnnn…pensate a vostra madre! …porto il nome e li modi della madre vostra…schifoso!...ahnnn…ahnnnnn…uscite…bastaaaaa…ahnnn!”
“…uhnnn…moh…moh…vengooohhhh…puttana…ahnnn!!”
“…pensateci bene, bastardo! …ahnnn…puttana era stata vostra mamma!...ahhhnnn!”
“AHHHHHHHH…”
“PAAAATCH!”

“Caro Toraldo, sapeste…come gli nominai la madre, venne! Tirati lui una ventina di colpi in congiunzion forzata, davanti a Olivina esterrefatta, alla fine riuscii io a dargli uno strattone all’indietro, per evitare che dentro mi venisse, e mentre che bagnava le cosce mie con la sborra…

“…eccoloooooo….ahnnnn…ahnnnnn…”
“Hummmhhh…huhmmmm…ahn!”

“…finalmente li armigeri, attratti dalli rumori miei, e dalle grida di Olivina, poterono entrare, arrestarlo mentre ancora mi teneva per li fianchi, e lo riempirono di botte, prima di portarlo in guardina…

“Decamillis ! Di nuovo tu ! Bastardo ! Fermo! Non muoverti punto!”
“…che…che volete…voi?...ho pagato per scopare, sapete! Che volete!...non ho finito!...and…AHIII…ahhhhh!”
“A terra bastardo!”

“Invece di tramortirlo con un colpo dell’alabarda, lo buttarono a terra e lo riempirono di calci dappertutto, poi dopo avergli fatto non poco sangue, lo legarono e lo trassero in arresto…due lo portarono via, l’altro quello che li comandava voleva la deposizione mia. Essendo io donna di chiesa probabilmente, chissà, verrà impiccato, anche se spero di no; era solo un ubriaco, che m’avea già visto prostituirmi colli amici suoi più sobri, e meglio vestiti, quando dovevo metter insieme il pranzo con la cena…li armigeri mi chiesero per un’ora perché denunzia non volessi inoltrare…io dissi loro che era un ubriacone, che non s’era accorto ch’ero suora. Dissi loro che da sobrio non l’avrebbe fatto; m’inventai che lo conoscevo di vista, e che se non beveva era una persona ammodo, che purtroppo era infelice visto che solo stava…essi insistevano per una denunzia, dato che precedenti c’erano che lo riguardavano per le ubriacature passate, ma io rimasi ferma che non volevo farla, convinta com’ero, che colli primi indagamenti potea venir fuori che io stessa usavo prostituirmi, pur indossando la tonaca. L’abito mi serve solo per ottener, anche se a inganno, passaggi gratis quando cambio di comune. Quando Olivina disse che si sarebbe presa cura di me, e che se era il caso, al marito il suo, notaro, avrei dettato un affidavit, finalmente se ne andarono, portandolo via. L’unica volta che avevo messo da parte abbastanza soldi, e volevo passar un paio di notti da signora, mi ero recata dalla pensione della sorella vostra…”
“Pro…pros…proseguite! Mi sta interessando…”
Ovviamente ormai stava proprio cercando l’apertura dei pantaloni per stringere in mano il cazzo mio ormai grossetto…
“…poi sapete ci siam parlate la giornata che restava, come fossimo amiche da tempo immemore, ed invece ci conoscevamo si e no da un’ora. Mi offrì alloggio gratuito, potei lavarmi bene prendendo il bagno in tinozza, e mi fece anche lavar la tonaca, anch’essa a gratis; la notte stessa venne a trovarmi nella camera che mi aveva assegnato, e mi confessò imbarazzata ed un po’ dispiaciuta, che mentre ero sotto il cazzo del mio aggressore, vedendo i miei occhi, et il mio viso in generale, insomma le smorfie mie per li colpi di cazzo del mio aggressore, s’era sentita una correntina interna dalla patacca al basso ventre, e dopo aver represso vista la situazione una certa voglia di toccarsi, venne aggredita da un tremore alle gambe, cioè volevo dire alle cosce, che la paralizzò per dei minuti, già terrorizzata dal fatto che li armigeri quando li aveva chiamati non c’erano, che stavano completando il giro…”
Questa ninfomane ormai mi aveva tirato fuori il cazzo sotto il tavolo, tanto che dovetti tirar fuori di nuovo la missiva, quella lunga di mia sorella, per coprirmelo, o ci avrebbero visto…ormai stava dando manate decise, e lo stringeva con abilità…
“…sapete Toraldo, vostra sorella Olivina era imbarazzatissima, e aveva pure un viso innamorato, come una ragazza adolescente…io gli dissi che era umano provare delle emozioni, meglio poi se intime, non trovate anche voi Toraldo?!”
“Oh…certo…e…e…e poi?”
A quel punto mi stava toccando sulla cappella, continuando a stringere e a valutare la mia durezza, per poi proseguire
“…ecco…e vostra sorella d’abrupto si alzò la gonna, dicendomi a voce tremante” …

“Guardatela, Persefone…se vi guardo si gonfia…non oso chiedervelo, ma se me la toccaste, si bagnerebbe all’istante…non so perché, ma oggi desideravo che l’aggressore vostro lo facesse sentire duro a me, non a voi! …co…come vi ho visto sbarrare gli occhi belli che avete quando deve avervi penetrato all’istante, mi devo esser innamorata di voi…son sicura che siete esperta libertina…come me!”

“Ovviamente, Toraldo, in qualche modo dovevo ricambiar l’ospitalità. Mi spogliai tutta quanta, togliendomi la camicia da notte che m’avea imprestato, e nuda andai verso di lei, che finì di dirmi…

“Fate piano, non svegliamo il marito mio! E nemmeno nostro figlio! ...se volete Persefone, non disdegno li saffici tocchi …e ho imparato a leccarla e baciarla… la vulva!”

“Andai verso la sorella vostra in piedi, a leccarla sul collo sotto il suo bel viso, e intanto iniziai con li tocchi decisi alla patacca, infatti gonfia, che bagno mi diede su tutta la mano, quindi la baciai in bocca cercando la lingua sua, che pronta trovai…vostra sorella, Toraldo, è lussuria in guisa di gentilezza…”

“AHNNN…ohhhh…uhmmm…sluuuup…flaaaaaap…yuhlmmm”
“Fluuuup….suuuuurp…eccola…ahn!”

“Ci scambiammo parecchi linguamenti, et intanto anche Olivina avea preso a toccarmi il sesso, anche se da meno esperta; tuttavia quando la toccavo io, le facevo anche insegnamento…imitava con timida delicatezza li tocchi miei più esperti! Poi ci baciammo i seni, succhiandoceli, dopo che i nostri capezzoli furono stremati dalle nostre labbra, e dalla saliva e il poco latte emesso, strofinammo a forbice le nostre fiche gonfie e zuppe, provando sottilissimo piacere, e solletico, e quando la tensione fu massima, la sfogammo strette in un sessantanove, che seppur in silenzio, tremar il letto fece, mentre le bocche nostre aderivano con desìo alle nostre fiche in un tutt’una...ci leccammo li sessi fino allo sfinimento…una volta calme e scaricate, col viso umidito dalle nostre vulve, ci scambiammo le nostre esperienze passate parlando abbracciate, da buone amiche. Tra le tante cose mi parlò della vostra voglia per il culo suo. Ad un certo momento si mise a quattro zampe, con me dietro, aprendosi le natiche affinché le vedessi il buchino…e dicendomi…”

“Questo è il buchino preferito da mio fratello, da quando eravamo giovanissimi, da pria che mi sposassi. Vi piace?”
“Solo se assaggio posso dirlo…”
“Hoooohhhhh…spero di non farvi peto…ma se movete bene la lingua, non riesco a dominare lo sfintere…amica mia…prego!”

“Glielo baciai dapprima con le labbra, poi con la lingua…una specie di pennello…m’intendete Toraldo?”
Intesi, intesi…e l’immagine mentale di suor Persefone che nuda deliziava l’ano a mia sorella, che gliel’aveva offerto aperto in postura canina, mi fece venire abbondante sulla sua mano femminile. Non mi godetti a fondo il mio orgasmo dato che, razionalizzando, presi da tasca il fazzoletto, mentre suor Persefone mi stava letteralmente mungendo, con la sua mano esperta di seghe. Questa demoniaca suora mi prese il fazzoletto, dicendomi:
“Datelo a me! Faccio io…”
Mi prese il fazzoletto, e mi disse…
“Son sicura che ne avete ancora…fatevi un pochino indietro, che mi chinerò a pulirvelo io stessa…”
Non era prudente e ci stavamo esponendo, ma poca gente c’era! Che buona sorte sfacciatissima! Suor Persefone si abbassò in un battito di ciglia sulla mia cappella che ancora buttava…la leccò avvolgendola tutta, prendendo sperma, poi armeggiando alla base dell’asta, e succhiando ad un tempo finì di svuotarmi; intanto mentre mi sarebbe andato di stendermi, rimasi eretto, come se niente fosse, sentendo i suoi rumori boccali, e dell’ingoio…
“Sluuurmmmpf…gloooom!”
Poi rapidamente mi mise il cazzo di nuovo dietro i pantaloni, in verità macchiati. Vidi la mia mungitrice cacciarsi in bocca una goccia laterale della mia sborra, che ingoiò con disinvoltura, per poi proseguire con il suo magnifico racconto…intanto pregustavo al mio successivo incontro con mia sorella Olivina di sentire anche la sua versione…
“Sapete Toraldo, mentre le deliziavo l’ano di lingua vostra sorella ebbe a dirmi…”

“AHN ! …ahnnn…mio fratello me lo assaggiò… che avevam…rdici anni! …Vi piace Persefone?”
“Beh Toraldo, ignorai che numero d’anni avesse nominato, ma le dissi…”
“Sì, è buono…aspettate, prendete questa adesso!”
“Le violai il buco con la lingua, la vedete la mia lingua Toraldo?!”
Mi mostrò la lingua che aveva un residuo della mia sborra, che doveva ancora sciogliersi…
“Non vi dico Toraldo! Vostra sorella non se l’aspettava…di venir penetrata di lingua!”

“HOH!...mhmmm! Ahnnnn!”
“Che volete che faccia Olivina?”
“Aspettate, che vado a prendere una cosa…meglio farla bene! Ho proprio voglia d’essere aperta bene! Da voi!”
“Cosa?”
“Vado a prendere un cetriolo, torno subito!”
“Oh Toraldo ! Dovevate vederla…uscì tutta nuda dalla stanza, e tornò dopo un minuto in punta di piedi coll’ortaggio stretto in mano…si mise di nuovo alla pecorina, e mi chiese di penetrarla dopo avermi ceduto l’ortaggio…”

“Questo a quello di mio fratello somiglia abbastanza, dai! Che stanotte ho voglia di porcare…”

“Dapprima le leccai ed insalivai l’ano, poi l’inguine, e poi la fica. All’uopo mi ero piazzata con la testa sotto il morbido e caldo basso ventre di vostra sorella, e linguata su linguata, le feci venir la fica sul mio volto…poi fatta un’altra leccata all’inguine suo, tornai sopra il suo ano, che penetrai nuovamente con la lingua…poi afferrato il cetriolo, la penetrai con una violenza improvvisa, mirando nel lieve chiarore delle due candele della stanza, a colpo certo…”

“AHHNNNNN! …uhi!...ohhhhhhh Persefone!...cos’avete fatto!...ahnnn…ahi!”
“Split !...”
“Ahnnnnn, mhmmm! Colpi di questa durezza, sono…ahn, colpi proibiti, sapete, ahhhhnnn…mi piacciono alla fica…però …ahnnnn…anche questo al culo non è stato male!…ohhhhh…ahnnnn!”

“Come spinsi dentro il culo della sorella vostra, l’altra metà del fallico ortaggio, la sua fica schizzò una volta sola, ma abbondante. Piazzatami di novo sotto la fica sua, vogliosa dei suoi sapori, presi a leccargliela freneticamente finché non mi bagnai tutta…”
“AHNNNN…ahnnnnn…ahnnnn…son venuta amica mia!...fatemi il culo, vi prego! Impazzisco se mi fanno il culo…ahnnn! L’avete solo lasciato dentro…ohhhhh…ohhhhhh!”

“Ed io il culo le ho fatto caro Toraldo, proprio come voleva lei! Quando mi ha sussurrato che età avevate col vostro primo assaggio dell’ano, ho pensato che foste, o dovete esser stati, proprio una coppia di svergognati da patibolo! E se l’avessi saputo prima dell’incontro a letto, me la sarei assaporata tutta di gusto la sorella vostra!”
“…dovrei averne vergogna, se la sorella mia ha sempre avuto il culo bello?”
“Non so Toraldo, ma più s’ha da vergognarsi, più bello è far il sesso galeotto, o d’incesto quando l’occasione si presenta, ma li genitori vostri dormivano?”
“No, ma eravamo abili ad ingannarli! Le poche volte che soli ci lasciavano…”
“Ma voi Toraldo, con vostra madre ci avete mai provato?”
“No, ma la spiai diverse volte, forse otto, poi mi stancai…insomma si facea fotter alla pecorina dal nostro aio, un prete amico di famiglia, che ci ha fatto da precettore, a me e alla sorella mia! Se abbiam cultura il merito va a lui, pace all’anima sua! Ogni tanto la nostra istruzione la pagava in natura…e il padre mio se sapeva, faceva finta di non sapere…ora ditemi di voi: in convento facevate le cose che m’avete testé narrato?”
“Talvolta, e in genere lì dentro era tutta preghiera di giorno, e amor saffico in cella, colle compagne la notte, anche se qualcuna più organizzata, di quelle colli amici fuori, facea finta che la venisse a trovare il fratello o il cugino, poi a questi in parlatorio, se alcuna li guardava glielo prendeva in mano per tenerselo ben stretto, e intanto concordavano l’appuntamento fuori, quando uscivamo per le pubbliche opere di carità…tra l’una e l’altra, o finite quelle, ci si organizzava per scopare…io quando ne ho avuto abbastanza, anche se non ero di clausura, me ne son scappata…e mi mantengo con la prostituzione fatta discretamente, senza troppo attrarre l’attenzione. Farmi sborrar da uomo mi piace, ma insegnato m’hanno ad assaporar li piaceri femminei anche…”
“E dov’era il convento vostro, di grazia?”
“In Toscana, ma non voglio più tornare là…qui da voi in Sallento mi trovo bene, e trovo pure boni denari fino a che riesco ad aprir le gambe…ma non posso divenir stanziale…se scoprissero che uso la tonaca per ingannare, o per non farmi arrestare dalle ronde, mi frusterebbero, e mi metterebbero in carcere sul serio… oppure dovrei sposarmi!”
“…e far cornuto il marito vostro!”
Li occhi intriganti, non il corpo; il suo racconto, non il viso pur bello di questa strana ex suora fecero venirmi voglia di sesso con ella…
“Dite, Persefone…pensate di poter fare del sesso più e più spinto con il sottoscritto? Insomma qualcosa di più d’una manovella sotto al tavolo!”
“Sicuro! Se vorreste farmi il culo posso farvi non meno di otto ducati! Lo apprezzo realmente se vi fate durar duro il cazzo vostro Toraldo…a manovella inaspettata hae reagito bene; quindi, se mi farete goder davanti la patacca m’accontento di due, tre…vostra sorella m’ha detto del vostro grosso membro e ho voluto saggiar di persona! Se durate abbastanza havvi da goder copiosamente suppongo…”
“Dovreste indossare l’abito però…sarebbe eccitante assai!”
“Oh va bene, ma a me piace farlo nuda, sapete. E dovremmo restar soli.”
“Oh va bene. Dite, vi ha dato troppa noia mio nipote?”
“Il nipote vostro mi crede veramente suora…e gli ho fatto passare il viaggio facendogli dire il rosario, nonostante m’abbia toccato il culo in due occasioni in cui mi son dovuta voltare! Piuttosto sveglio con le femmine il nipote vostro è! Sveglio e cafone! Ma poi l’ho calmato con un servizio di mano anche a lui!”
“Schiaffeggiato?”
“No. Il calessino ha fatto una sosta per abbeverar li cavalli, e anche il conducente si è voluto fare un sonnellino sull’erba. Io e Aymone siamo rimasti soli, senza scender dal calesse. Visto che aveva preso a toccarmi minne e culo, per un ducato gli ho offerto di fargli una manovella con la mia mano di donna…lui dapprima esitava, poi dopo un mio sguardo ammiccante, ha accettato…gli dissi:

“Va bene, ho capito…se serve per scaricarti, Aymone, così speriamo che la smetti di toccare quando il conducente ci vede, allora ti faccio una pippa, va bene?!”
“Una pippa sorella?!”

“Per eccitarlo, mentre quel tontolone del conducente dormiva sull’erba morbida, mi sono tirata sull’ombelico la veste gonna, e gli ho mostrato la patacca mia, intimandogli a bassa voce…”
“Guardate qui!...ecco! Se vi piace baciatela, o leccatela! Ma piano piano, se no si sveglia quello scemo sull’erba…”

“E poi che è successo?”
“Si è precipitato a baciarmela, e leccarmela…tutta e del pelo, che invero c’è abbondante sembrava non importargliene…gliel’ho lasciato fare per un po’…poi una volta che gli è venuto duro, gliel’ho preso in mano, e ho fatto avanti e indietro…gli ho lasciato guardare il pelo, e subito dopo mi ha sparato lo schizzo sulla veste rimboccata…ce l’ho dalla parte interna la macchia del seme di vostro nipote, sapete…”
“E poi si è calmato?”
“Essendo venuto sì…poi mentre mi stava chiedendo se potevamo organizzare qualcosa in più, il conducente s’era svegliato. Io allora gli dissi…”

“Ricordatevi che mi dovete un ducato all’arrivo…ora riprenderemo con il rosario!”

“E lui?”
“Obbediente e scarico, ma vorrebbe portarmi al letto adesso! …all’arrivo abbiamo mangiato ad una taverna, e mi sono preso anche il ducato per la pippa…”
“Sentite suor Persefone vi prego! Avviamoci che dobbiamo andar a prenderlo, non vorrei sviluppi rapporti poco chiari collo prete…ce ne è uno nuovo, gentile e timorato di Dio, ma piuttosto effeminato…ma immagino l’abbiate conosciuto se venite dalla chiesa matrice…”
“Sì, et in veritate brava persona mi sembrò quando arrivammo in tarda mattinata!”
“Se lo dite voi…”
Cari moderni, ci alzammo, e affrettammo il passo decisi a recuperar prima possibile mio nipote. Il cane sperando in un po’ di carne, mi seguì per un tratto, poi visto che non gli davo niente, se n’è tornato indietro. Arrivato alla chiesa vidi che Aymone stava parlando con un coetaneo forse povero, non tanto ben vestito nelle vicinanze dell’ingresso della chiesa. Hai visto Aymone! Aveva già iniziato a far una nuova amicizia, e mia sorella che aveva paura che non volesse lasciar Martano…
“Salve Aymone…vedo che vi siete già ambientato, qui da noi!”
Il ragazzo mi venne incontro abbracciandomi…ignorando il nuovo amico, che a sua volta s’allontanò...
“Ohhhhh salve zio Toraldo, come state ?”
“Sto bene Aymone…ditemi…avete fame ?”
“Oh no, la suora mi ha portato in una trattoria, e abbiam mangiato abbondante…”
“Ricordate quanto pagaste per caso?”
“Non so zio. Ha regolato tutto lei…con l’oste…face le somme a mente, pare brava a far di conto. Ma due ducati e spicci era il conto!”
“Certo, certo…ditemi, vostra madre vi diede qualcosa?”
“Sedici ducati, che ho affidato a suor Persefone affinché pagasse il conto del pranzo…e poi gliene toccava anche uno per ella… a parte…”
“Dovevate darle solo il danaro necessario. Non tutto il sacchetto!”
“Ma è amica a mamma mia! Si parlano assai, zio!”
“Crescendo imparerete che col denaro non esistono amici!”
Nel frattempo, suor Persefone, che se n’era rimasta un po’ in disparte, aveva anche un udito abbastanza fino, perché ebbe a dirmi:
“…pensavate che vi avessi derubato?”
“No, no…insomma…”
“Io la missione mia l’ho finita Toraldo. Qui mi trattengo solo fino a domattina. Ora se permettete vorrei, prima di salutarvi, chiedere al prete se potranno ospitarmi per una notte, fino a domani mattina, quando conto di tornare a Martano…mi aspettereste?”
“Oh certo, fate pure suor Persefone!”
Ci volle circa un quarto d’ora, nel quale io e Aymone, oltre che della sega di metà viaggio, parlammo del più e del meno per fargli capire che non sta bene far cambiare di mano o tasca il proprio denaro, anche se con una femmina cordiale di fronte. La donna uscì contrariata dalla sagrestia.
“Il prete m’ha detto che posso dormir sulle panche della parrocchia se voglio, che in verità mi paiono fredde la notte. Ho declinato l’invito dopo che mi ha detto che in sagrestia il posto non c’è, che lo spazio lo divide già con un altro prete. M’è parso un prete poco avvezzo alle donne, ancorché suore, dacché son bionda chissà che s’è creduto!…e una pensione m’avrebbe a costare, mannaggia!”
Intervenni:
“Dato che siete suora, posso chiedere al castello, lì stanze calde ne hanno. Certo non dovreste raffermarvi più d’una notte. La castellana invero è donna generosa con chi è in difficoltà, ma non troppo buona con chi s’approfitta per un secondo fine! Il vostro soggiornare dovrebbe essere molto discreto…e perdonate l’ardire durar poco…”
“Messer Toraldo, io m’adatto anche nel fienile!”
“Meglio quattro mura…venite con noi Persefone.”

- continua -

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