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SlaveTotal


di AntonellaTrav6
26.02.2024    |    3.218    |    0 9.5
"So solo che dopo essermi ripulita da quintali di sborra e essermi fatta una doccia mi addormentai sul divano del dermatologo, crollando..."
Una mercedes nera si ferma davanti a me dentro c'è il mio Padrone alla guida e mi fa cenno di salire....
" ORA ANDIAMO A FARTI BELLA ,TROIA!" sogghignò.
Dopo circa dieci minuti ci fermammo davanti un caseggiato. Appena dentro il mio Padrone parlò con un paio di ragazze vestite con un camice rosa.
" Venga" - mi fece cenno una delle ragazze - "Si distenda sul lettino , ora ci occuperemo del suo corpicino rendendolo bello liscio dalla testa ai piedi".
Mi applicarono la ceretta prima sulle gambe poi sul petto intorno al sedere non trattenendo le risate vedendo il mio tatuaggio. Il dolore della ceretta fu nulla a confronto della vergogna per le loro risate e battutine. Ma sopportai, anzi se devo essere sincera mi bagnai pure e lo notarono. Finita l'operazione mi spalmarono il corpo con della crema profumata, si presero cura delle unghie delle mani e dei piedi e, una volta sistemate, chiesero al mio Padrone se potessero smaltarle. Lui rispose che potevano usare lo smalto solo per i piedi. Si dedicarono poi ai capelli: non corti ma nemmeno lunghi ma quanto bastava per dar loro un giro femminile che avrei potuto nascondere usando del gel. Allo stesso tempo l'altra estetista si occupava delle soppraciglia assotigliandole e arricciando le ciglia. Finita l'operazione, mi fu ordinato di vestirmi e di seguire il mio Padrone, che con la macchina mi portò a casa di un suo amico medico dermatologo, Alberto. Non feci a tempo di mettere i piedi in casa che Alberto mi rigirò verso la porta, mi strappò via il perizoma e mi inculò a secco. Piansi come una pazza per il dolore: aveva un cazzo corto ma grosso che sembrava volesse spaccarmi gli intestini. Il mio Padrone riprendeva la scena, ovviamente. Sembrava che tutti volessero un ricordo di quello che mi facevano. Alberto mi scopava, mi sculacciava e Dio solo lo sa quanto fu terribile: mi prese la testa e togliendo il cazzo dal mio sederino, me lo mise in bocca, poi di nuovo in culo e poi nuovamente in bocca. Mi stantuffava la gola e le labbra sembravano ventose. Sentivo che stava per venire e pregavo non volesse farlo in bocca. Infatti non era quello l'obiettivo; lo tirò fuori due secondi prima, appoggiò la cappella sulle mie narici e venne! Mi stava sborrando dentro il naso e la sborra mi finì in gola attraverso il naso: così non solo il gusto ma pure l'odore rimasero in me per un pezzo! Alberto mi guardò, poi mi aprì la bocca e ci sputò dentro.
"Mi sono accorto sai che la schifavi la mia sborra, troia, per questo ti sputo addosso. E ora ti faccio scopare pure da mio nipote"
Non mi ero accorta che un ragazzo di circa 20 anni aveva assistito alla tortura. Si avvicinò, su ordine dello zio, a me e si tirò fuori il cazzo dai pantaloni. Mi guardava mentre si segava e mentre lo faceva il membro cresceva a dismisura. Non potrei dire la misura esatta ma credo che si avvicinasse ai 25-30 cm. Era già duro e lungo, si sputò sulla mano e lo segò, poi si mise dietro di me, tirò su la sottoveste e mi ordinò di aprirmi le natiche. Appoggiò la cappella al buco e la inserì dolcemente: “Avanti inculati, scema!” disse e io spinsi all’indietro piano. Mi sembrava di esser penetrata da un palo. Avevo paura…altro paio di centimetrI, ma non ero nemmeno a metà.
”M’hai rotto i coglioni me lo fai ammosciare!” Mi prese per i fianchi e spinse il cazzo interamente nel mio intestino. “Nooooooo ti pregoooooo mi rompiiiiiiiii” fu il mio unico grido di dolore.
Risero tutti e tre mentre dal sedere mi uscivano dei rigoli di sangue. Mi prendeva come un ossesso, mi pizzicava i seni, mi scullacciava  mi tirava i capelli e mi metteva le dita in bocca, ma soprattutto mi inculava senza alcuna pietà o gesto di riguardo. Ad un certo punto dopo mezz'ora che pompava cominciai a divincolarmi da quella tortura infame. Fu allora che il Padrone e il suo amico Alberto mi presero mani e piedi per tenermi ferma e consentire al nipotino di finire l'opera. Il ragazzino si calmò da quella furia solo dopo che mi ebbe sbottato due litri di sborra in culo. Liberarono il mio corpo, a quel punto, completamente disfatto. Suonarono alla porta, ma non guardai chi era entrato. Non ne avevo la forza. Quel cazzone mi aveva sventrato e tolta ogni energia. Pochi minuti e li avevo tutti addosso a me, i nuovi ospiti. I tre aguzzini di prima lasciarono il posto ad altri 5 giovani ragazzi, uno più muscoloso dell'altro. Un branco di porci, amici del nipote di Alberto il dermatologo, tutti componenti di una squadra di basket cittadino. Uno fu subito in bocca, uno nel culo arroventato, uno si faceva segare con la mano mentre un'altro si segava dentro uno dei miei orecchi e l’ultimo lo strusciava tra i miei piedi velati di nero. Il ragazzo che mi stava scopando mi venne nel culo, poi mi prese per un braccio e mi alzò in piedi e a quel punto mi infilò due dita dentro per controllare se ero umida a sufficienza.
“ INIZIA TROIA A DARE IL CULO AGLI ALTRI, ORA!”. Uno dopo l’altro mi impalarono e ho sempre succhiato per tutto il tempo. Il buco del culo era un cratere e la mandibola mi doleva da quanto stavo succhiando grosse minchie giovani. Mi finirono dopo non so quanto tempo. So solo che dopo essermi ripulita da quintali di sborra e essermi fatta una doccia mi addormentai sul divano del dermatologo, crollando. Al risveglio il Padrone mi carica letteralmente nella sua Mercedes, e mentre guidava pretese che gli facessi un pompino. "Il mio cazzo lo devi avere sempre in bocca " disse e
quando fini il mio pompino mi accorsi che eravamo su una strada illuminata e con dei tir in sosta proprio vicino dove il Padrone aveva parcheggiato l'auto, mi accorsi che ero stata notata da qualche autista mentre avevo il mio sedere inarcato e bello in vista a quattro zampe sul sedile. Qualcuno di loro cominciò a lampeggiare e a fare cenno con la mano, a me la cosa eccitò molto e dissi al Padrone di andare un po' più avanti dove sostavano i tir.  Scesi dalla sua auto, mi sistemai e misi un po' a posto mi feci ancora più corta la minigonna che portavo, in modo tale che si potesse vedere mezzo mio culetto e cominciai a camminare passando vicino i camionisti. Era quello che voleva il mio Padrone, che dalla sua auto guardava voglioso e eccitato, contento della sua serva ormai schiava totale. Con i miei tacchi alti facevo di tutto per sculettare il meglio che potevo.
Devo dire che dopo qualche passo scesero tre camionisti tedeschi o olandesi che avvicinandomi iniziarono a dirmi qualcosa che ovviamente io non capii. Ma quando cominciarono a toccarmi il mio culetto ben visibile dalla mini cortissima capì tutto benissimo e chiaramente cosa volevano dirmi. Ni misi in ginocchio facendo capire che li avrei succhiati tutti e tre e cosi fu.
Tempo di succhiarli, che pian piano il gruppo aumentò fino a sette otto autisti e tirai pompini per un ora a tutti quanti, mentre lo sguardo del mio Padrone si accendeva dalla gioia.
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