Racconti Erotici > Gay & Bisex > 03. Zio Lucio - Il silenzio assenso
Gay & Bisex

03. Zio Lucio - Il silenzio assenso


di acheronte2
03.12.2020    |    11.856    |    17 9.6
"Andrea, che dei due era il maggiore - aveva da poco compiuto 16 anni, ovvero tre più di me – andava assumendo anno dopo anno comportamenti sempre più..."
[Segue da “Mio zio Lucio – Il segnale della resa”]

A tredici anni non è facile gestire sentimenti contrastanti: da un lato estasiato dal mio primo pompino praticato con tanto d’ingoio – da sentirmi già uomo navigato - dall’altro, invece, fui pervaso da un’infinita vergogna per l’aver consumato - proprio con zio Lucio, seducendolo - un rapporto che è considerato da ogni ragazzino gay il “kick-off” della propria vita sessuale. Attenzione: non provai sensi di colpa inquantoché felice e orgoglioso di ciò che feci di mia sponte, piuttosto, perché ritenni nella mia testa di aver regalato un quarto d’ora di felicità allo zione marinaio.
Il vero nodo gordiano da sciogliere sarebbe stato, invece, il riuscire a guardarlo in faccia, mal tollerando l’idea sbagliata che io temetti si fosse potuto fare di me. Ma ancorché maturata - quale che fosse - sarebbe stata poi così profondamente sbagliata?
Non si può negare la natura incestuosa di quel rapporto avviatosi, aggravato dalla lampante diversità delle due generazioni alle quali appartenevamo, ma quella mia cupidigia splendidamente dimostrata non avrebbe dovuto in alcun modo trasformare zio Lucio in quel mostro che con me non fu mai.
Più per codardia che per senso di responsabilità, trovai qualsiasi scusa per limitare i contatti con casa di nonna nei giorni immediatamente successivi, cosicché riuscii a non vederlo per niente, facendo in modo che quelle prime sensazioni “a caldo” decantassero in qualche modo da sole da ambe le parti.
Ma non potette durare a lungo: la seconda domenica seguente mia nonna ci volle a pranzo e dovetti affrontare il momento in cui l’avrei rivisto. Inaspettatamente, mi tranquillizzò la naturalezza con cui conversó con mia madre, raccontandole gli aneddoti della settimana, talvolta indicando il mio nome mentre scherzava con Lorenzo. In qualche modo capii che intendesse coinvolgermi, vedendomi troppo taciturno. Io, infatti, l’osservavo in silenzio, orgoglioso del seme che custodivo gelosamente in pancia. Venne il momento in cui mi chiese se volessi dividere con lui l’ultima delle celeberrime e gigantesche cotolette alla palermitana di nonna Angela, per cui m’armai di coraggio ed affrontai impavido il primo incrocio dei nostri sguardi da quando mi fece scoppiare il suo orgasmo nella bocca.
«Zio, lo sai bene che non rifiuto mai le cotolette della nonna» dissi con il sapore vivido di quel sale amaro ancora nella bocca – non di certo per via del pecorino pepato delle cotolette.
«Tu sì che sai come “arruffinarti” la nonna e non solo…!» strizzandomi l’occhio con una complicità a cui diedi parecchio peso.
Il segnale di pace definitivo mi fu dato da zio Lucio quando fui invitato a vedere al cinema “Johnny Stecchino” di Benigni assieme ai suoi figli Andrea e Francesco, che vivevano abitualmente con la loro madre. Andrea, che dei due era il maggiore - aveva da poco compiuto 16 anni, ovvero tre più di me – andava assumendo anno dopo anno comportamenti sempre più manifestamente effemminati, al punto da suscitare benevola ilarità nel resto della grande famiglia, ma sempre prontamente biasimata da parte di mio fratello Lorenzo. In tutto questo io assumevo la parte del mesto spettatore.
Giunsero le sospirate vacanze estive, con conseguente trasferimento nella grande casa al mare della nonna. Andrea e Francesco ci raggiungevano soltanto in occasione del giorno settimanale che passavano con il padre.
Da un anno all’altro il corpo di un adolescente cambia notevolmente e non posso negare il fatto che madre natura, dopo l’errore di essersi concentrata troppo sulla gamba centrale di mio fratello - a discapito di quella destra - sia stata particolarmente benevola con me, regalandomi un fisichetto armonico e ben fatto, aiutato anche dall’aver praticato il nuoto fin dalla tenera età. Seppur ancora acerbi, a tredici anni certi tratti iniziano a delinearsi, inoltre, in fatto di cazzo posso dire di non essermi mai potuto lamentare.
Ormai smaliziato, da quell’estate notai un certo tipo di attenzioni da parte di mio cugino Andrea: lo beccai sempre ad osservarmi il culo e soprattutto il pacco, messi in risalto dal costumino a slip da nuotatore che usavo abitualmente. Notai che lo stesso atteggiamento si ripeteva quando vedeva scendere in spiaggia Lorenzo – confesso che in quel frangente non era il solo ad ammirarlo.
Feci anche caso al fatto che in acqua si offrisse sempre di farmi fare i tuffi da sopra le sue spalle o mi tenesse le imboscate passandomi sotto le gambe. Ogni scusa fu buona per sfiorarmi il pacco o tastarmi il culo e la cosa non mi dispiacque, provocandomi delle erezioni fulminee.
Ricordo di essermelo sistemato alla buona dentro il costume prima di uscire per ultimo dall’acqua. Lui era già sotto l’ombrellone a mangiare “Pan di Stelle” quando, nel vedermi arrivare, constatò: «ti sta facendo bene il nuoto, sai?»
«In che senso?» risposi.
«Stai tirando su un bel fisico». Non risposi per imbarazzo, o forse perché, allora come adesso, adorassi già ricevere complimenti, gongolando intimamente. Fu istantaneo risistemarmi la bestia. Lui posò gli occhi e continuò.
«Anche se c’è molto di tuo, secondo me, o sbaglio?»
«I geni sono buoni» risposi fingendo disinteresse ai suoi complimenti.
«Ti sei scelto i migliori a quanto pare. Le ragazze faranno a gara per aprirti le loro cosce e farti divertire. Bastardo, t'invidio!»
«Beh speriamo… magari poi te ne passo qualcuna» facendogli l’occhiolino.
Continuò ad ingurgitare compulsivamente biscotti, fissando il vuoto, come se il suo argomento d’interesse fosse qualcos’altro.
«Quanti anni hai fatto, ora, Gianluca?»
«Tredici» gli scandii con orgoglio.
«Ormai ti si sarà sviluppato anche l'uccello o no? Sborri di già? Te le fai le seghe, no?»
Avrei voluto dirgli: “cazzo se sborro... ed ho anche fatto sborrare tuo padre! Mentre tu, nonostante il tuo ancheggiare e sculettare, sei ancora qui a sbavarmi addosso senza concludere nulla!”. Gli risposi invece con altre parole, ma con analoga spavalderia: «Si, ormai da un bel po’… faccio dei getti che arrivano da qui alla battigia!»
«Buffoncello… per crederti dovresti provarmelo!»
«Tu sfidami e poi vediamo…» gli risposi serafico, mentre lui non fu capace di prendere la palla al balzo. Ma tant’è.
Ormai mi fu chiaro che Andrea condividesse con me i miei stessi gusti sessuali ma mi ripromisi di non esternargli assolutamente i miei turbamenti. Non potevo non pensare ai commenti dei miei familiari riguardo alla sua personalità.
Tuttavia quel suo tastarmi in acqua e quei suoi discorsi della mattina mi fecero entrare in una sorta di stato di eccitamento “ a basso dosaggio”. Fui cosciente che Andrea avrebbe ripreso prima o poi l’argomento ed io mi sarei trovato nuovamente costretto a soffocare le mie pulsioni.
Dopo pranzo i cugini tornarono dalla madre e mi ritrovai, per la prima volta dalla separazione di zio Lucio, a condividere la grande stanza degli ospiti con lui e Lorenzo. Era un sabato. Faceva la siesta dopo aver smontato da una notte di guardia.
Io invece non avevo voglia di dormire però il sole era ancora troppo alto per tornare in spiaggia dopo pranzo. Mi diressi da zio Lucio.
La luce del sole filtrava attraverso le persiane, permettendomi di ammirarlo in tutto il suo splendore di esemplare d'uomo adulto a riposo: disteso supino sul lettone, fresco di doccia, aveva le gambe divaricate e le braccia dietro il cuscino, coperto dai soli slip bianchi che riuscivano appena a contenere il suo sesso. La stanza era invasa dal suono scomposto del suo russamento – tanto rozzo quanto maledettamente maschio! - permettendomi di essere più silenzioso di lui mentre mi muovevo per raggiungere l’altro lato del letto. Non appena fui seduto, il cigolio della vecchia rete lo svegliò bruscamente.
«Ah, sei tu, Giannetto?»
«Scusami zio, non volevo svegliarti!»
«Non preoccuparti. Devo mettere un po’ d’olio a queste reti». Non temevo Zio Lucio quanto zio Corrado, che aveva un carattere burbero e scorbutico.
«Mi metto qui vicino a te per riposare un po’. Ti giuro che starò fermo» con fare accomodante.
«Puoi fare quello che vuoi Giannetto, basta che lo fai in silenzio» sistemandosi il pacco.
«Ok, promesso» gli risposi con gli occhi incollati sul suo basso ventre. Nella mia testa erano già ripiombate le immagini di quel pompino…
Qualcosa mi disse che non si sarebbe tirato indietro, neanche quella volta. Lo fissai. Ancora con gli occhi chiusi mi disse: «dicevi che volevi riposare o no?»
«Si, perché?»
«Allora chiudigli gli occhi, a’ zio, altrimenti non prendi sonno»
«Ho detto riposare, non dormire. Se sto fermo, magari mi addormento pure»
«Ecco, bravo!» stavolta grattandosi le palle.
Due minuti dopo già russava come prima.
Decisi che non avrei lasciato perdere l’occasione: ero certo che zio sarebbe rimasto fermo impassibile come l’altra volta.
Mi sporsi e allungai a bruciapelo la mano sul suo pacco. Ebbe un sussulto prendendomi di scatto la mano, ma questa volta, diversamente dalla prima, non fu per bloccarmi ma per premere fortemente sul suo pacco voglioso di attenzioni. Mentre lo faceva incurvò la schiena sollevando il bacino. Quando riportò la mano sotto il cuscino, sospirando, voltò anche il capo completamente dalla parte opposta alla mia ed affondandolo nel cuscino di piume. Iniziai a massaggiargli tenacemente l’uccello attraverso la stoffa degli slip, constatandone l’impressionante circonferenza. L’erezione era evidente in tutta la sua imponenza.
Abbassai gli slip a metà coscia, lasciandolo vibrare in aria, ma lui evidentemente preferì toglierli, aiutandosi col piede, abbandonandoli alla caviglia sinistra.
Ormai eravamo intimi, mentre ogni parola era superflua.
Allargò così tanto le gambe che mi venne in mente di portarmi sotto le sue palle, in ginocchio… come per adorando… cosa che in effetti feci!
Cominciai a leccargli le palle mentre il suo cazzo sussultava come un grattacielo giapponese in pieno terremoto.
Lui simulò una sorta di russamento, ma intuii bene quanto la sua fosse solo una farsa.
Ingaggiai una sfida: desiderai ardentemente sentirlo godere, cosicché escogitai i movimenti più impensabili, ricoprendolo di abbondante saliva. Le vene del cazzo gli stavano per esplodere. La cappella era tesa, rossa come il fuoco.
Me lo ficcai in bocca e iniziai a stantuffare facendo leva con le ginocchia e puntellandomi con una mano contro il suo bacino. L’altra giocava con il suo scroto.
Dopo due o tre pompate, improvvisamente prese il cuscino e se lo piantò sulla faccia, per non guardarmi. Da lì sotto potevo solo avvertire i suoi lamenti di piacere imbarazzati.
Ciò fece sì che mi scatenassi: gli presi con una mano i coglioni, massaggiandogli il perineo con la nocca del dito indice. Il pollice e l’indice della stessa mano gli stimolavano le radici laterali del cazzo, esercitando la dovuta pressione - come desideravo che facessero a me prima o poi. L’altra mano, massicciamente insalivata, lo masturbava con un movimento rotazionale. La bocca, infine, creava il sottovuoto, leccandogli contemporaneamente il filetto.
Nel fare tutto questo, cercai di immaginare ciò che lui stesse provando in quel momento. Senza dirmi assolutamente nulla, si irrigidì e iniziò a tremare. Non fu necessario avvertirmi: capii cosa stesse di nuovo per accadere non appena iniziai a contare le sue pesanti scariche di sperma che, grazie al risucchio ed in quanto densissime, mi rimasero tutte convogliate in fondo alla lingua, in prossimità della gola. Rallentai il ritmo, svuotandolo per bene con la mano, recuperando attraverso le narici l’aria per deglutire tutto quel carico. Pensai che non si masturbasse da tanto - ammesso che lo facesse.
Lasciai la presa del cazzo e cominciai a massaggiargli i coglioni dolcemente. Lo vidi togliersi il cuscino dalla faccia per prendere aria. Non proferì parola mentre, con la coda dell’occhio, lo colsi mentre si puliva le narici a mani nude. Che rude...
Ad ogni passaggio dei miei polpastrelli sulle sue palle, il suo corpo veniva attraversato da un fremito.
Capii quanto desiderasse che io continuassi a massaggiargli le palle dal fatto che mugugnasse di piacere forse più di prima. Ed io non lesinai al riguardo, anzi, indugiai tantissimo, senza trascurare la zona del perineo. Del resto, si dice che il silenzio sia una forma di assenso.
Nel preciso istante in cui preparavo la mia memoria difensiva nel caso avesse iniziato a chiedermi spiegazioni, deliziando la sua intimità con le labbra umide e la lingua, iniziò a gemere sempre più liberamente, con gli occhi fissi sul soffitto.
Alzò le gambe e mantenne quella posizione tenendosele dall’interno delle ginocchia. Mi offrì il suo culo aperto, svelando la sua preziosa stella, che riuscii ad intravedere attraverso la fitta coltre di peli rossi ancora umidi di piacere. Non esitai ad affondarvi la faccia, non sapendo bene cosa fare esattamente.
Temetti di ritrovarmi circondato da umori strani, ma in verità il deretano dello zio Lucio profumava ancora di sapone, benché madido di sudore.
Sempre senza curarsi di avvertirmi, abbassò le gambe, rivelandomi una nuova erezione, sulla quale mi buttai a capofitto, ma questa volta con ritrovata dolcezza.
Bevvi il suo secondo orgasmo dopo una ventina di minuti di totale relax per entrambi.
Mentre stava per esplodere la sua seconda gioia di maschio, mi scostò la mano premendomi il capo contro il suo ventre. In realtà riuscì a piantarmi nel cranio soltanto metà del suo membro, ciò nonostante, avvertii nettamente le vibrazioni del suo cazzo.
Quando ebbe finito di sfogare il suo piacere, dopo averglielo ripulito con la bocca ed avergli risistemato gli slip, disse come se si fosse appena svegliato: «Devo assolutamente mettere dell’olio a queste reti, fanno troppo rumore!», per poi rigirarsi dall’altro lato, stanco e strafatto di piacere.
[...]
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per 03. Zio Lucio - Il silenzio assenso:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni