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04. Zio Lucio - I porci comodi


di acheronte2
06.12.2020    |    13.405    |    15 9.5
"«Alzati, asciugati un po’ e corri subito a farti la doccia» grattandosi la pancia, con il cazzo che mi ballonzolava davanti al viso..."
[Segue da "Zio Lucio - Il silenzio assenso"

Adoravo l’idea di essere ormai diventato lo svuota-palle segreto dello zio. Mi eccitava da impazzire l’idea di dovermi occupare settimanalmente del soddisfacimento dei suoi piaceri più infimi. Constatai giorno dopo giorno quanto non riuscisse a rinunciare ai miei servigi – quasi attendendoli - rendendomi consapevole di averlo in pugno, in qualche modo dominandolo. Controllare i desideri sessuali del mio partner, oserei dire “calmierandoli”, in effetti diventò uno dei caratteri che contraddistinse la mia sessualità.
Imparai presto che non appena avessi avuto voglia del gustoso latte a “km 0” di mio zio, sarebbe bastato poggiargli la mia manina di minorenne capriccioso sul pacco, per massaggiargli quel rocchio di salsiccia paesana che si ritrovava, ottenendo il soddisfacimento delle mie voglie compulsive ed in questo posso affermare che non si risparmiò mai, viziandomi ignobilmente come per riflesso povloviano. Sarei sciocco ed ipocrita se tentassi di minimizzare, infatti, l’immenso “tornaconto carnale” che ne ricavò: ancora oggi penso, visti i rapporti di stima ed affetto – ma non più sessuali - che conserviamo, che non potesse capitargli un nipote più devoto e appassionato di me.
Le occasioni che scelsi furono sempre le più disparate ma si svolsero soprattutto di pomeriggio - generalmente con la scusa dei videogiochi – e quasi tutte seguirono bene o male lo stesso schema: io lo palpeggiavo / lui capiva slacciandosi la cintura / io mi inginocchiavo e gli calavo le brache / lui si rilassava allargando le gambe / io gli insalivavo lo scroto leccandolo a lingua piena / lui si accendeva una sigaretta e guardava la colonna di fumo che mandava in aria nel godere / io iniziavo a fare sul serio tirandogli anche l’anima / lui si alzava in piedi porgendomi il bacino / io ingranavo la quinta, usando su di lui anche le mani, in posti diversi / lui spegneva la sigaretta, abbandonandola per fissare un punto nel vuoto / io lo immergevo il più possibile nella gola per poi estrarlo, mungendolo e succhiandolo più forte che potessi / lui contraeva cosce e addome – stando a ciò che riuscissi a vedere / muovevo freneticamente le dita della mano che gli sorreggeva lo scroto, sollecitandogli il perineo / lui mi eiaculava in bocca dopo aver fatto un balzo, ringhiando come un cane / rallentavo e gli spremevo il budello come quando non vuoi proprio sprecare l’ultima goccia di panna nel sac à poche / lui si rialzava i pantaloni ansimando, accasciandosi stremato sulla sedia come se avesse ultimato la piramide di Cheope / io andavo in bagno per lavarmi i denti.
Rivedo quell’angioletto bruno e lentigginoso osservarsi davanti allo specchio, con la bocca aperta da poco violata, pregna di siero del giovane zio, mentre deglutisce il suo prezioso dono, come in un rito iniziatico riservato agli adolescenti papuani della tribù dei Baruya. E lo vedo raggiungere l’orgasmo, con la mascella protesa e il mento sporco, spargendo il mare di piacere non più innocente che aveva dentro.
Se lo avessi ancora qui davanti mi complimenterei nostalgicamente per il suo coraggio e la sua sfacciataggine; le stesse che, tuttavia, perse definitivamente con lo scorrere degli anni e delle esperienze.
Al mio ritorno in camera in genere lo ritrovavo ricomposto, intento a proseguire ciò che avevo interrotto con il mio palpeggio. Applicai questo protocollo più o meno sempre allo stesso modo per diversi mesi, anche più volte alla settimana.
Una volta, però, avendo voglia del suo sperma ma sapendo di dover andar via presto, mi misi sotto il tavolo mentre consumava da solo il pranzo che gli aveva lasciato mia nonna – essendo lui rientrato nel primo pomeriggio – ed iniziai a sbottonargli i pantaloni della divisa, proprio mentre mangiava.
Come al solito quel farabutto mi lasciò fare con la sua solita finta indifferenza, ma era così forte il suo attaccamento ai piaceri del corpo che non si sarebbe mai allontanato dalla parmigiana di nonna Angela. Forse la mia idea di giocare tra cibo e sesso lo attrasse. Sentii i rumori della consumazione del pasto del mio gladiatore che, seduto sul bordo della sedia, protese il bacino verso di me per darmi tutto il suo sesso che odorava di piscio. Quando non mi dimostrava quanto stesse godendo io in genere rincaravo la dose, risucchiando profondamente, ma quella volta affondai il suo sesso nella gola più in profondo del solito. Continuai con quella pratica che giorno dopo giorno mi veniva sempre più facile, fino a quando non scostò di poco la sedia dal tavolo per poi accendersi la solita sigaretta. Provai a restare con il suo membro conficcato nel cranio per più tempo del solito, respirando col naso, cercando di muovere la testa sbattendo la fronte sui riccioli del suo pube. L’odore di maschio invadeva le mie narici. Tossii e lo sentii gemere di un piacere convulso. A distanza di anni, da uomo, mentre scrivo invidio fottutamente mio zio per i trattamenti che gli riservai.
Per riprendere aria e far riposare il diaframma, cominciai a sperimentare: gli slacciai le scarpe, lo privai dei pantaloni e cominciai a leccargli le possenti gambe, con particolare attenzione per l’interno coscia. Capii quanto stesse apprezzando dal suo ampio divaricare delle gambe. Scesi sempre più giù fino a togliergli i calzini che senza pensarci annusai per curiosità. Avevano un odore inebriante. I suoi occhi brillarono ed io colsi l’attimo: presi uno dei due bianchissimi piedi con le mani e cominciai a leccarlo, infilando la lingua tra le dita e ciucciando l’alluce come fosse il suo cazzo. Zio ebbe un fremito e subito dopo si prese il cazzo con la mano per menarselo, allora io gliela scostai proseguendo da me, continuando il lavoro sull’alluce.
Ma il mio orso diventò impaziente, avendo evidentemente toccato qualche “nervo sensibile”: mi prese la testa e mi costrinse a prendergli di nuovo il cazzo in bocca, cominciando a scoparmi il cranio con una forza ed una violenza inaudita. Ero in estasi per il fatto di essere l'oggetto di sfogo di quel leone in calore, usandomi per i propri porci comodi. Ad un certo punto, forse perché resosi conto della violenza che stava usando su di me, lasciò la presa cercando di togliermelo dalla bocca ma io restai lì, sbattendo sempre più velocemente la testa sul suo ventre. Mi sentivo la faringe esplodere.
Fu allora che, vedendomi così desideroso di latte, mi fece smettere.
«Alzati! Vieni con me» mi disse con voce calma ma fremente, prendendomi per un braccio. Fu la prima ed unica volta in cui mi rivolse la parola durante i nostri rapporti incestuosi.
«Togliti pantaloni e mutandine e stenditi a pancia sotto, dai» con complicità. Lo guardai per la prima volta da lontano, mezzo nudo: era stupendo, col pene completamente eretto e le due enormi uova appese subito al di sotto.
Leggendo la mia sorpresa negli occhi: «Stai tranquillo, non farò niente che ti faccia male! Fidati»
Obbedii perplesso.
Si mise cavalcioni su di me. «Neanche un pelo! Oltre alla boccuccia, hai anche il culetto di femmina, lo sai?»
Non risposi. Non sopportavo il fatto di aver perso il controllo della situazione ma lo assecondai.
Maneggiava le mie natiche come un panettiere col suo impasto. Capii quanto fosse eccitato dai profondi suoni gutturali che emetteva. Le divaricò tirandole a piene mani per poi sentire sputare un paio di volte sul mio piccolo deretano indifeso, via via sempre più umido e bagnato.
«Hai un rosellina bianchissima... è stupenda! Ci fai giocare un po' lo zio? Eh? Che dici?»
«Zio, ma... veramente io...»
«Shhhh» avvicinandosi al mio faccino, portandosi l'indice davanti alle labbra.
«Sei sempre stato silenzioso, cos'è questa parlantina ora?» con dolcezza.
Non fiatai.
Confesso però di aver temuto il peggio, ma poi si stese su di me, pesantissimo, infilando semplicemente il pene fra le mie cosce, raggiungendomi i testicoli. Zio Lucio non avrebbe mai profanato il mio culetto e non lo fece mai: non è quel genere di uomo.
«Stringi le cosce e il culetto il più possibile a’ zio, ok?»
«Ok»
A quel punto si trasformò in un gorilla o forse un lupo mannaro. Cominciò una corsa animalesca in cui sentii tutta la sua potenza e la durezza del fallo che mi stimolava magnificamente il perineo. Mi piacque da morire e glielo strinsi meglio che potessi.
«Più forte zio! E’ bellissimo!» dissi senza alcun ritegno.
Venne tirandomi i capelli ed assentando tre colpi di reni, inondandomi e sporcando da per tutto.
Si accasciò su di me, accarezzandomi il capo, come per scusarsi per l’aggressività di poco prima. Sentivo il suo fiatone sulla guancia. Mentre desideravo che non si rialzasse mai più, mi diete un bacio sulla guancia, staccandosi da me.
«Alzati, asciugati un po’ e corri subito a farti la doccia» grattandosi la pancia, con il cazzo che mi ballonzolava davanti al viso. Non mi perdonai per il fatto di aver perso l'iniziativa.
«No, io ho ancora sete».
Mi stesi sul divano supino, con la testa che penzolava. Aprii le braccia invitandolo a sfogarsi di nuovo, usando la mia gola.
Lui mi guardò scuotendo la testa, mordendosi il labbro, come per dire "che troia 'sto nipotino!"
Non si lasciò scappare l'occasione preziosa. Dubito che la moglie gli avesse mai offerto l'opportunità di una doppietta di quel tipo - con quella frase - permettendogli di esprimere la propria mascolinità più selvaggia senza chiedergli altro tipo di impegno o di attenzioni.
Si avvicinò prendendomi la testa. Introdusse lentamente il suo membro per poi tirarlo fuori, sbattendomelo sulle labbra. Mi appoggiò il perineo sulla faccia ed io cominciai a stimolargli il buco del culo.
Sentii quel pesante batacchio cingermi il collo. Non appena l'erezione fu massima, ricominciò a scoparmi la testa tenendomi fermo per il mento e la nuca fino a quando, eccitato per la novità concessagli, non mi inseminò finalmente la gola come se fosse la sua fica personale.
Poi si alzò lasciandomi lì, mentre mi masturbavo fino a giungere ad un orgasmo potente e copioso come non mai.
Ottenevo sempre ciò che volevo.
[...]
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