Racconti Erotici > Gay & Bisex > E ADESSO?... (3)
Gay & Bisex

E ADESSO?... (3)


di jeepster
07.08.2019    |    9.047    |    8 8.8
"«OK, hai ragione, perdonami…» «L’ho frequentato per tre anni, ci vedevamo due o tre volte al mese; è stato il mio punto di riferimento, se non la mia..."


[PREMESSA: la prima metà di questo capitolo della storia è priva di aspetti “erotici” però la ritengo necessaria per la comprensione dei successivi sviluppi]

«…Don Bruno invece l’ho rivisto il pomeriggio seguente. Mi ha invitato a fare una passeggiata nel grande parco che si estende dietro al convento. Abbiamo imboccato un lungo viale coperto da un pergolato di piante rampicanti che ne assicuravano la frescura ma non così fitte da renderlo buio; sui lati, di tanto in tanto c’erano delle panchine. Lo abbiamo percorso fino in fondo, portava a un piccolo spiazzo in cui, seminascosta da alcuni alberi, c’è una casetta che viene utilizzata per gli esercizi spirituali.
Mentre percorrevamo il viale il Don mi ha fatto un sacco di domande sulla nostra famiglia, a cui ho risposto con totale sincerità; ormai avevo deciso che con lui potevo confidarmi apertamente ed era una bella sensazione sapere che c’era un uomo adulto, l’unico per la verità, che fosse davvero disposto ad ascoltarmi e con cui potevo parlare di qualsiasi cosa, anche la più intima. Quando mi ha chiesto come andassero le cose tra i miei genitori, glielo dissi che il clima in famiglia era invivibile, avevo già capito anch’io che presto ci sarebbe stata la separazione. Gli parlai delle interminabili, nonché furiose liti tra di voi, di come te ne stavi sempre chiuso nel tuo studio, che da tempo stavamo pochissimo insieme e non parlavamo mai tra di noi, di come mi sentissi ormai un estraneo nei tuoi confronti…»
“Diamine, queste parole mi fanno male come se avessi ricevuto una coltellata in pieno petto; mi fanno capire quanto sia stato in difetto nei tuoi confronti; certo ero particolarmente incasinato in quel periodo, ero ai ferri corti con tua madre e chiaramente ne hai risentito anche tu, non ci sono comunque giustificazioni per il dolore che ti ho procurato, posso solo sperare di trovare il modo di riparare e di farmi perdonare”.
«Naturalmente lui provò a confortarmi e a rassicurarmi, esortandomi a confidare nella bontà del Signore, che presto avrebbe portato la luce in questa buia situazione; a volte bisogna vivere certe brutte esperienze per poi uscirne fortificati e più maturi.
Quando siamo entrati nella casetta ho notato subito che era arredata in modo, a dir poco, spartano. In mezzo all’unica stanza c’era solo un piccolo tavolo dall’aspetto un po’ malandato e due sedie; poi un letto e in un angolo c’era un inginocchiatoio sotto a una specie di altarino, con un quadro raffigurante Gesù con un’espressione sofferente e lo sguardo rivolto verso il cielo.
Dopo aver acceso le due candele sull’altarino, ha richiuso la porta e mi ha invitato a inginocchiarmi con lui per pregare.
L’inginocchiatoio andava bene a malapena per due persone ma essendo il Don piuttosto corpulento e io ormai un ragazzo già cresciuto, per starci tutt’e due abbiamo dovuto necessariamente rimanere accostati l’uno a fianco dell’altro.
Il contatto prolungato col suo corpo lo trovavo assai piacevole, rafforzava ancor di più quel senso d’intimità e confidenza. Sentivo che mano a mano la mia considerazione di lui come prete si andava affievolendo e iniziavo a vederlo più come un amico o come un uomo e basta – un gran bell’uomo, tra l’altro.
Dopo una ventina di minuti abbiamo smesso, ha acceso la lampadina al centro del soffitto, spento le due candele e quindi si è andato a sedere sul letto.
A quel punto gli ho chiesto a cosa servisse questa casetta e lui mi ha spiegato brevemente cosa fossero gli esercizi spirituali e in cosa consistessero e allora mi è sembrato che quel posto fosse particolarmente adatto per un’attività simile.
Ho chiesto dov’era il bagno e se potevo usarlo. Benché pienamente in tono con lo stile un po’ dimesso di tutto l’ambiente, era ben pulito.
Appena uscii, Don Bruno mi disse che veniva di frequente qua, perché – e questa affermazione mi colpì tantissimo – ormai era quasi l’unico modo per tenersi lontano dalle tentazioni e dai peccati.
Oltre al contenuto in sé, mi colpì il tono confidenziale di quell’affermazione, come se avesse anche lui qualcosa da confessare. Allora gli ho detto che non riuscivo proprio a immaginare da quali peccati o tentazioni dovesse tenersi alla larga uno come lui.
Mi ha risposto che ce n’erano ma non è bene che un adulto mostri ad un giovane le proprie debolezze: è altamente diseducativo; poi mi ha esortato a non dargli più del lei ma del tu – ormai eravamo amici, no? – potevo rivolgermi a lui come a un amico, appunto… o uno zio o… un padre…»
“Eh no, non mi piace affatto l’atteggiamento di questo prete, sembra un ragno che sta tessendo la sua ragnatela, voglia Iddio che Davide non ci sia rimasto impigliato”.
«…a tal proposito mi ha domandato se mi pesava molto la situazione che si era venuta a creare con mio padre e ovviamente la mia risposta è stata: “sì, tantissimo”, poi mi ha chiesto cos’era di preciso ciò di cui sentivo la mancanza? Allora gli ho risposto che non avrei saputo dirlo ma che mi sarei accontentato anche solo di una manciata di minuti in cui stare con lui, anche senza dirci niente, ma sapendo che lui aveva voluto fortemente passare quel breve tempo con me; che aveva ancora della considerazione nei miei confronti… e poi mi mancava tanto anche il contatto fisico con lui, quel suo mettermi sempre il braccio sulle spalle, tenermi le mani quando gli dicevo qualcosa o lui la diceva a me, abbracciarmi forte e in continuazione… appena ho detto questo, il Don si è alzato di scatto per venire a cingermi con un forte abbraccio, chiedendo: “Come questo?”… Ebbene sì, un abbraccio come quello, forte, avvolgente, col quale ho provato di nuovo quella sensazione di benessere, di quando hai come la certezza che c’è chi ti ama davvero, ti vuole bene, vuole prendersi cura di te… ecco qual era la mia percezione di Don Bruno in quel momento. Siamo rimasti abbracciati per un po’, con le guance accostate l’una all’altra, finché lui si è staccato per guardarmi negli occhi. Credo che volesse capire il mio stato d’animo, come mi aveva fatto sentire quel gesto improvviso, se fossi spaventato o invece contento; in quel momento mi sentivo completamente suo e lo sentivo completamente mio».
«E NO, CAZZO! – sbotto alzandomi in piedi, stavolta incapace di restare in silenzio – ma porca puttana! Ma che razza di mostri sono questi preti? Come si può approfittare così di un ragazzino? Immagino quale trauma dev’essere stato, era dunque di questo che mi volevi parlare, eh?... ma ora a quel bastardo gliela faccio vedere io, la pagherà cara!» ho continuato urlando, rivolto verso Davide.
«Se c’è qualcosa che deve pagare, probabilmente l’ha già pagata o forse la sta ancora pagando» dice mio figlio con tono calmo.
«Che cosa vuoi dire? » chiedo stupito.
«Don Bruno è morto quasi un anno fa e da allora mi sembra come se io stia andando alla deriva – mi risponde sempre con quel tono di voce calmo che mi disorienta un po’ – e comunque non c’è stato nessun trauma, anzi…»
«Come sarebbe a dire? – lo interrompo alzando di nuovo la voce – Non ha abusato di te? Non ti ha infinocchiato ben bene per sfogare tutti i suoi merdosi istinti?».
«Ma di cosa parli, papà? Non è stato come credi tu; comunque basta, finiamola qui, non voglio sentirti dire una parola di più e fai conto che tu non c’eri davvero in questa stanza e non hai sentito niente… Lo immaginavo che sarebbe andata così».
«E no, caro il mio Davide, invece io ho sentito tutto, parola per parola, ho cercato di trattenermi ma a questo punto non ce l’ho fatta più, non posso restare impassibile sentendo mio figlio che mi racconta di esser stato violentato da un prete, o no?» gli dico quasi urlando, mentre accendo la lampada sul tavolinetto.
«Non sono stato violentato! Non è andata come credi tu – risponde lui urlando – …se non mi avessi interrotto te l’avrei detto ma adesso basta, ho capito che con te è impossibile parlare… com’è sempre stato…»
“Ecco un’altra stilettata! Forse mi merito anche questa”
Visibilmente arrabbiato si alza dal divano e aggiunge: «Me ne vado a letto, buonanotte». Al ché, prendendolo per tutt’e due le spalle lo costringo a sedersi di nuovo dicendogli: «E no, carino, non puoi lanciare una bomba simile e poi andartene come se avessi lanciato soltanto una piccola miccetta… Okay, non dovevo interromperti, ti chiedo scusa, hai ragione, forse son saltato troppo presto alle conclusioni… però se non è stato come penso io, me lo devi dire tu, qui e ora, cosa è successo realmente, d’accordo?… cancelliamo questa interruzione e riprendiamo da dove eri rimasto, va bene?... ecco spengo di nuovo la lampada e così stiamo al punto di prima».
Detto fatto, mi siedo nuovamente sul divano al suo fianco, di nuovo nel buio totale.
Davide resta fermo ma non dice niente per dei lunghissimi interminabili minuti, forse è combattuto tra la voglia di liberarsi di un peso che si porta dentro ormai da troppo tempo e la paura di non essere compreso.
Finalmente riprende: «Mi ha chiesto come mi sentivo, cosa provavo in quel momento ma io non riuscivo a descrivere esattamente le mie sensazioni, poi gli ho detto che mi sentivo soprattutto triste perché con la fine di questo corso preparatorio non l’avrei più rivisto; al che mi rispose che invece non sarebbe stato affatto così, avrei potuto rivederlo ogni volta che volevo, per qualsiasi motivo. Questo mi fece sentire un po’ più sollevato, quindi visto che ormai era quasi ora di cena, ce ne siamo tornati al convento… questo è quello che è successo quella volta…»
«Ah, “quella volta”!… e già, ormai si era fatto tardi, perciò ha aspettato un'altra occasione per farti la festa!»
«Papà, un’altra mezza sillaba e me ne vado sul serio e non ti rivolgerò mai più la parola!».
Il suo tono deciso mi fa capire che potrebbe farlo per davvero.
«OK, hai ragione, perdonami…»
«L’ho frequentato per tre anni, ci vedevamo due o tre volte al mese; è stato il mio punto di riferimento, se non la mia àncora di salvezza, in quei tre anni così incasinati, con la vostra separazione e tutti i problemi che ne sono derivati: il cambio di scuola, il cambio di casa, la difficoltà nel fare nuove amicizie… tutto questo senza poter contare sui miei genitori che probabilmente avevano più bisogno d’aiuto di quanto ne avessi io.
Anche se non ci vedevamo così spesso come avrei voluto, il solo pensiero di poter contare su di lui, sulla sua presenza e sulla sua amorevolezza era sufficiente a farmi rasserenare e mi aiutava a superare anche i momenti più difficili.
“Accidenti, tre anni! E proprio quelli cruciali della sua adolescenza… mi sa che davvero son saltato troppo presto alle conclusioni… se voleva solo portarselo a letto non sarebbe durata così tanto”.
«Sono trascorsi più di due anni prima che cominciassi a provare per lui un desiderio di natura sessuale… la prima volta è successo quasi per caso e naturalmente sono stato io a volerlo… ma per quanto il sesso abbia innegabilmente rafforzato e consolidato il nostro rapporto, a pensarci bene, sono state sicuramente di più le volte che non lo abbiamo fatto, non era essenziale che accadesse. Da parte mia, anche grazie a lui, sono riuscito a vivere con molta serenità questo aspetto della mia sessualità e anche se ti sembrerà strano, posso affermare con assoluta certezza di non essere omosessuale, come s’intende di solito. Non mi piacciono gli uomini, non li desidero, non m’interessa avere rapporti con loro. Nel periodo in cui sono stato con Bruno non ho mai desiderato nessun altro.
Lui invece omosessuale lo era, me lo confessò quella volta in cui mi disse che però, da quando avevamo preso a frequentarci, era così appagato dal nostro rapporto, che non sentiva più alcun bisogno d’incontrare altri ragazzi, aveva proprio smesso di pensarci; questo senso di appagamento era sicuramente dovuto al coinvolgimento affettivo che sentiva nei miei confronti; ma la cosa più importante era che aveva smesso di vivere la sua omosessualità tormentato dai sensi di colpa; il sentimento sincero che provava per me, fosse stato amore o qualsiasi altra forma di affetto, dava valore al nostro rapporto e il buon Dio di certo non avrebbe giudicato troppo negativamente la nostra unione, che certamente non aveva nulla da spartire con la diffusa omosessualità vissuta, e in qualche modo ipocritamente tollerata, in tutti i conventi, compreso il suo.
Mi manca così tanto… e se n’è andato così in fretta. Tre mesi in ospedale e poi il decesso. Ho cercato di andare a trovarlo più spesso che ho potuto, le ultime volte non riusciva più neanche a parlare ma dal suo sguardo capivo che mi riconosceva ed era consapevole che io fossi lì; poi l’ultima volta che sono andato ho trovato il letto vuoto, l’infermiera a cui ho chiesto in quale altro reparto era stato trasferito mi ha detto che se n’era andato definitivamente tre giorni prima; ormai c’era stato anche il funerale ma io non ho mai voluto sapere dov’è sepolto… per quel che mi riguarda è sepolto nel mio cuore e lo terrò sempre con me».
“Sentire queste parole mi fa commuovere fino alle lacrime ma ciò che più mi strazia il cuore è venire a conoscenza solo ora di tutto ciò e scoprire che mio figlio in questi ultimi anni ha vissuto una sorta di vita parallela da cui io sono stato totalmente escluso e di cui non ero minimamente consapevole. Come ho fatto a non accorgermi di niente? E sua madre che lo aveva con sé tutti i giorni avrà mai capito qualcosa?... e se ha notato qualche anomalia nel suo comportamento, perché non mi ha mai detto niente?”
Istintivamente sento il bisogno di abbracciare forte mio figlio e mi accorgo che ha cominciato a singhiozzare. I singhiozzi diventano presto un pianto liberatorio.
E adesso?

Adesso è arrivato il momento di dare a Davide tutto l’amore che gli ho fatto mancare in questi ultimi anni; è il momento di trovare il modo di farmi perdonare per tutte le mie colpevoli assenze; di fargli sentire tutto il calore che gli ho negato perché ero troppo preso dai miei guai e non mi sono accorto che i suoi erano ben più seri.
Mentre lo tengo stretto a me lo bacio continuamente sulle guance bagnate di lacrime delle quali riesco perfino a sentire il sapore salato.
Quando smette di piangere con un filo di voce mi chiede: «Papà, posso dormire con te stanotte?»
«Certo che puoi… dai, andiamo su che è davvero tardi»
Accendo di nuovo la lampada, lo prendo per mano e mentre saliamo in camera mia Davide continua a singhiozzare di tanto in tanto.
Appena dentro, lascia la mia mano e va a sedersi dalla parte del letto matrimoniale che io non utilizzo.
Girandosi verso di me, dice: «Quanto mi piaceva quando eri tu a spogliarmi prima di mettermi a dormire… lo facevi con calma e dolcemente, invece la mamma era sempre sbrigativa»
«Pure a me piaceva tanto, mi piaceva quella sensazione che provavo nel prendermi cura di te… se vuoi posso farlo anche ora» gli dico dirigendomi verso di lui.
«Sì, mi farebbe un immenso piacere»
Senza aggiungere altro inizio con lo sfilargli lentamente la magliettina, dopodiché con maggiore lentezza anche la canottiera, lasciandolo a torso nudo. Prima di proseguire mi fermo un attimo a guardare il suo sorriso quasi estatico. Allora gli poggio le mani su entrambe le spalle nude e accarezzandogli le braccia mi inginocchio davanti a lui. Dopo avergli sfilato le ciabatte che normalmente porta in casa, gli sfilo lentamente entrambi i calzini, gli massaggio brevemente i piedi; l’istantaneo mugolio di Davide è un’indubbia dimostrazione di assenso.
Carezzandogli dolcemente tutte e due le gambe, risalgo fino ai pantaloncini sportivi perciò lui si stende sulla schiena per sollevare un po’ il sedere e far sì che possa sfilarglieli facilmente.
Sotto indossa un paio di boxer ma a quel punto ritengo concluso il mio compito, così mi alzo in piedi mentre lui rimane disteso con le gambe fuori dal letto. Resto a guardarlo aspettando che si alzi per potergli dare un bacio e andare anch’io a spogliarmi ma lui rimane immobile e continua a sorridermi, finché mi dice: «Perché ti sei fermato? Non hai ancora finito… io ormai sono anni che dormo senza indossare le mutande»
«Ah, non lo sapevo… come me allora, è un’ottima abitudine»
«Sì, dopo averle portate tutto il giorno, quando vado a dormire non vedo l’ora di togliermele»
«E allora togliamole!» esclamo chinandomi su di lui e così gli sfilo lentamente anche i piccoli boxer, lasciandolo completamente nudo.
Nuovamente la vista del bel corpo di Davide per qualche attimo quasi mi ipnotizza; le sue fattezze di ragazzo ormai già ben formato ed esaltate da tante ore di palestra, sembrano incarnare quelli che per me sono i canoni estetici dell’ideale di uomo; le gambe ricoperte di peli scuri, il petto che comincia anch’esso a ricoprirsi di una leggera peluria che restringendosi al centro crea una specie di stretto sentiero che punta verso il basso fino ad allargarsi di nuovo tutt’intorno al cazzo che flaccido è adagiato sui due regolari testicoli ricoperti di peli.
Però provo di nuovo anche quel leggero turbamento che mi suscita questo mio stato di ammirazione e di neanche tanto recondito desiderio.
Quindi per superare questa sorta di lieve imbarazzo che mi provoca la vista della completa nudità di mio figlio, mi dirigo subito dall’altra parte del letto e voltandogli la schiena mi spoglio velocemente tenendo però le mutande.
Quando mi giro vedo che Davide è già sotto le lenzuola e mi sta guardando, perciò quando sollevo anch’io il lenzuolo per infilarmi sotto, prontamente mi chiede: «Pa’, hai detto che anche tu dormi senza, come mai non te le togli?»
“E ti pareva! Figuriamoci se poteva sfuggirgli una cosa simile… mannaggia a me che gliel’ho detto”
«Sì, me le sarei tolte dopo essermi messo sotto» mi giustifico mentendo; poi convintamente aggiungo: «Però hai ragione, non ha senso questo pudore nei tuoi confronti, sei l’essere che amo di più al mondo e non c’è davvero nessun motivo di provare un qualsiasi senso di vergogna davanti a te» e così dicendo mi sfilo velocemente le mutande; poi mentre m’infilo sotto le lenzuola aggiungo: «Però adesso dormiamo, è davvero tardi e io sto cascando dal sonno».
Spengo la luce e mi stendo su un fianco voltando le spalle a Davide.
La verità è che non riesco affatto ad addormentami, per via di tutte queste emozioni e soprattutto la consapevolezza di avere Davide tutto nudo nel mio stesso letto.
Ogni tanto mi rigiro per cambiare posizione e sento che anche Davide fa lo stesso: neanche lui riesce a prendere sonno.
Infatti dopo un po’ mi chiede sottovoce: «Papà, sei ancora sveglio?».
Faccio finta di non sentire e non gli rispondo per fargli credere di essere già addormentato; provo anche a respirare nel tipico modo di chi dorme per cercare di essere più convincente.
Dopo alcuni minuti sento il tocco leggerissimo delle sue dita che partendo dalla spalla scendono lungo tutto il mio fianco fino ad arrivare alla coscia e nel risalire si spostano verso il bacino fino ad accarezzare dolcemente i peli pubici.
Il suo tocco così leggero è certamente determinato dall’intento di non svegliarmi e, visto che le sue carezze sono di una piacevolezza estrema, lo lascio fare persistendo nella mia simulazione.
Sicuramente incoraggiato dalla totale assenza di reazioni da parte mia, ora le dita di Davide cominciano ad accarezzare direttamente il mio pisello, ma nonostante provo a resistere all’eccitazione, dopo qualche decina di secondi la mia erezione diventa piuttosto evidente.
Non so se a questo punto ha capito che sto fingendo ma come se avesse deciso di stare al gioco, senza più tanta cautela, comincia a masturbarmi seppur dolcemente.
Decido allora di giocare a carte scoperte e sussurrando gli dico: «Oh Davide, sei fantastico, non fermarti» mentre mi giro per distendermi in posizione supina.
Lui si accosta a me e senza interrompere il suo sublime su e giù con la mano, mi bacia sulla bocca.
Rispondo al bacio istantaneamente, dopodiché anch’io con la mia mano afferro la sua verga in piena erezione e dura come un bastone. Continuando a baciarsi ci masturbiamo un po’ a vicenda, poi lui si stacca e con la testa si avvicina al mio cazzo, quindi senza indugiare lo accoglie nella sua bocca.
L’improvviso calore che sento e il lavorio della sua lingua mi fanno gemere di piacere e così mi viene voglia di restituirgli le stesse sensazioni. Gli faccio capire che voglio che si distenda in posizione opposta alla mia e non appena il suo cazzo è a portata di bocca, anch’io inizio a succhiarglielo voracemente.
Pure questa volta a un certo punto allunga una mano per farmi smettere perché è sul punto di venire ma invece io continuo imperterrito; voglio proprio sentirlo esplodere nella mia bocca e assaggiare la sua sborra. Infatti dopo pochi secondi interrompe il suo pompino ed emettendo un inequivocabile mugolio di piacere, si distende sulla schiena mentre sento un fiotto di liquido caldo e salato che invade la mia cavità orale, togliendomi per un attimo il respiro, così prontamente ingoio e deglutisco.
Davide continua a emettere gemiti di piacere e a sussultare, mentre altri schizzi di sperma mi arrivano in gola.
Appena capisco che l’orgasmo è concluso, con in bocca ancora qualche goccia del suo sperma, mi alzo in ginocchio per baciarlo e far sì che anche lui assaggi il suo nettare.
Risponde immediatamente e così le nostre bocche rimangono attaccate per un lungo bacio, finché torno a ridistendermi nella stessa posizione di prima. Restiamo così per un po’, in silenzio, al buio, coi nostri fianchi a contatto l’uno dell’altro, io che con la mano gli stringo lievemente una coscia e lui che con un dito fa cerchi intorno al mio ombelico e ogni tanto lo punta al centro quasi a volerci entrare.
Vorrei riuscire ad elaborare un pensiero in qualche modo compiuto ma in testa ho solo un turbinio d’immagini mentre mi ritornano in mente gli attimi e le sensazioni appena vissute.
A un certo punto il dito di Davide smette di vorticare intorno al mio ombelico e scende verso il mio sesso ormai floscio come a volerne verificare lo stato, percorrendolo più di una volta in su e in giù per tutta la sua ridotta lunghezza; dopodiché con tutte le dita lo solleva dai testicoli e inizia a manipolarlo dolcemente, come se stesse tentando di… “rianimarlo”.
«Non devi sentirti in dovere di far venire anche me» gli dico rompendo il silenzio.
«No, non è per questo – risponde lui sottovoce – vorrei che tu mi facessi provare una cosa che non ho mai provato con nessuno»
«E di cosa si tratta?» chiedo automaticamente, ma dopo un attimo mi pento di averglielo chiesto perché credo di sapere qual è la risposta e già sento come un crampo allo stomaco.
Passano un po’ di secondi e poi risponde: «Vorrei essere penetrato da te…»
“Ecco! Proprio quel che pensavo, accidenti!”
Anch’io impiego un po’ prima di rispondere, nel vano tentativo di trovare le parole più giuste, poi gli dico con sincerità quel che penso: «Davide, amore mio, io non so se sono pronto per una cosa del genere, di sicuro non me la sento adesso… d’altronde abbiamo appena vissuto dei momenti bellissimi e credo che sia meglio procedere con cautela, senza forzature. Perché fare tutto in una volta?»
«Hai ragione pa’, ti capisco… solo che le tue continue titubanze mi fanno temere che potrebbe non esserci una prossima volta»
«È vero, potrebbe essere così, oppure no, chi lo sa? Il cambiamento che sta avvenendo nel nostro rapporto potrebbe riservarci momenti di indescrivibile gioia ma potrebbero esserci anche situazioni molto spiacevoli o difficili da gestire, che potrebbero rovinare per sempre quello che c’è tra noi, meglio procedere per gradi e soprattutto con spontaneità»
«Giusto pa’, è meglio fare come dici tu… va bene, vado in bagno a darmi una sciacquata e poi ritorno»
«Bene, adesso però proviamo a dormire davvero» e così dicendo mi rimetto sotto le lenzuola e stavolta mi addormento quasi subito.

(continua… forse)


Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per E ADESSO?... (3):

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni