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Gay & Bisex

IL CINEMA A LUCI ROSSE 3


di ALIO
26.02.2010    |    29.090    |    3 8.7
"Feci un gran sorriso a mio padre lo abbracciai e dissi: - a te come e' andata quest'altra notte di LAVORO? MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA..."
Questo dico e non dico, vedo e non vedo, oso e non oso, comincio' a diventare una vera tortura per me; ogni qualvolta pensavo fosse giunto il momento Paolo sembrava fare un passo indietro. Decisi di passare all'attacco. - Si! ero io- dissi con tono deciso. - Ero io cosa?- disse Paolo con tono interrogativo. - Ero io il compagno di scuola con il quale tuo figlio Matteo, come dire si e' divertito intimamente-
- Vuoi raccontarmi?- chiese Paolo. Decisi che se era questo il gioco che voleva fare, lo avrei accontentato e iniziai il mio racconto corredandolo di tutte le fantasie che mi sarebbero venute in mente al momento. Paolo si mise piu' comodo, allungo anche la gamba destra e poggio la mano sul suo vistoso pacco, mantenendo sempre l'altra mano dietro la mia nuca. - Un pomeriggio come tanti altri- cosi' iniziai il mio racconto - ero a casa tua da solo con Matteo; dopo i compiti Matteo tiro' fuori una rivista porno avuta, cosi' disse, dal cugino Alessandro e mi disse che voleva farmi vedere qualcosa che neanche immaginavo. Apri' una pagina dove ben visibile in una foto, un uomo matura stava inculando un giovane ragazzo, in un'altra il ragazzo lo spompinava vogliosamente e cosi' atre foto simili. - Davvero ti attizzano queste immagini?- dissi - Che schifo - aggiunsi ipocritamente. Matteo mi guardo' contrariato e avvicinandomi la rivista disse: - Non vedi nulla di strano, oltre i due che scopano?- - cosa dovrei vedere? - chiesi incuriosito - Guarda bene quest'uomo ed il ragazzo, non ti sembra che assomiglino- Assomigliano a chi?- lo interruppi guardando con piu' attenzione le immagini sul giornaletto - Ma davvero non ti viene in mente nulla, forse e' solo la mia fantasia ma quest'uomo somiglia a tuo padre ed il ragazzo somiglia a me - Ma che cazzate dici - tuonai!. Intanto guardavo con attenzione le gesta di Paolo: era come ipnotizzato dalle mie parole, si sfregava il cazzo ben visibile sotto lo slip, visto che la cerniera si era abbassata del tutto, si passava voluttuosamente la lingua sulle labbra e con la mano sinistra massaggiava ora i miei capelli ora il lobo ora il collo. - E' questo che vuoi sentirti raccontare?- pensai, decisi che l'avrei messo io KO, la fantasia non mi mancava. - Dai continua - ansimo' Paolo e continuai: - Matteo insistette, guarda bene questi due sono io e tuo padre - E se fosse?- dissi io, - ma tu faresti queste cose con mio padre? - Ho sempre ritenuto un uomo molto sexy tuo padre e se dovessi scegliere un uomo per farmi sverginare sceglierei proprio lui; ha un fisico da vero maschio, da torello e immagino abbia un grosso cazzo, tu l'hai mai visto?- Cosa dici? - gridai falsamente irritato, Matteo con calma confesso': - perche' tanto scandalo? Io quello di mio padre lo visto tante volte, dal buco della serratura quando e' in bagno, in camera quando si cambia e ti giuro che e' veramente enorme se solo non fosse mio padre- Lasciai cadere il discorso e mi penetrai negli occhi di Paolo che non aveva per niente cambiato espressione, anzi sembrava ancora piu' ipnotizzato, gli chiesi - vuoi che continui o- Continua, ti prego - ansimo' Paolo. Decisi di non proseguire piu' su questo versante, volevo anch'io lasciare Paolo in sospeso. Iniziai una nuova eccitante fantasia e accontai a Paolo: -Matteo a quel punto mi chiese se anche a me piaceva mio padre e se non mi sarebbe piaciuto fare con lui quei giochetti - Tu sei pazzo - gridai a Matteo e gli confessai che mi sentivo turbato. - Tu sei turbato in mezzo alle gambe - sentenzio' Matteo e nel dire cio' allungo' le mani per accarezzare il mio uccello che in verita' era gia' duro. - Vedi che ho ragione- mi disse Matteo - anch'io sono turbato, guarda!- ed estrasse il suo enorme cazzo. A questo punto continuai il racconto con quanto era accaduto realmente: le seghe reciproche e le sborrate fatte, aggiunsi solo un particolare fantasioso - Matteo ha voluto leccare la mia sborra- e ancora una volta lasciai cadere qui il racconto. Paolo ormai si menava il cazzo da sopra gli slip, potevo vederlo dalla stoffa: era enorme, potevo persino sentire gli odori. Anch'io qui e la mi massaggiavo il mio piccolo arnese. Ero convinto che a questo punto Paolo mi sarebbe saltato addosso ed in effetti Paolo mi abbraccio' come felice, sentii i suoi lunghi respiri che mi soffiavano in viso, chiusi gli occhi ed indirizzai la mia bocca verso la sua, Paolo sfioro' con molto garbo le mie labbra con le sue, con la mano che prima aveva accarezzato ora le mie gambe, ora il suo pacco, mi alzo delicatamente il mento, come a voler portare la mia bocca all'altezza della sua, l'altra mano, accompagnava la mia nuca verso di lui. Chiusi nuovamente gli occhi Il trillo del telefono mi fece sobbalzare, guardai Paolo, lui disse - vai a rispondere, sara' tuo padre - Alzai la cornetta: papa' mi avvisava che avrebbe fatto tardi, che non sapeva quando sarebbe rientrato, di non aspettarlo, poi mi chiese se Paolo fosse ancora li. mi chiese di passarglielo. Lui che nel frattempo aveva richiuso, con mia delusione, la lampo dei pantaloni, solo in parte per la verita', si era avvicinato a me, gli passai la cornetta e intanto che iniziarono a parlare in codice, guardando la patta di Paolo mi rassicurai, era ancora sodo come lo avevo lasciato.
- Visto - diceva Paolo a mio Padre - avevo ragione, c'e' pure il fig.. il tenentino. Beato te, ti invidio, tu pero' dagli una 'pacca' per conto mio- dopo un probabile e forse piu' esplicito commento di mio padre Paolo continuo' - noi siamo ancora qui seduti in salotto, stavamo facendoci delle confidenze tra una birra e una risata, sai magari riesco ad avere le confidenze di tuo figlio - disse Paolo abbassando un po' la voce ma guardando me con un sorriso sornione. Poi ancora silenzio Papa' parlo' con Paolo e questo ridendo disse - non preoccuparti, ci penso io al cucciolotto, saro' bravo tu pensa al tenentino. No! Non mi sta sentendo- disse mentendo Paolo -, Fabio e' andato in bagno -. Poi sempre in codice continuo', dai lascia che sia io ad iniziarlo sono o non sono il suo padrino e poi anche tu hai avuto la tua occasione con Matteo. Ok! Stai tranquillo nulla che possa dispiacergli - Cosi' concluse la telefonata con papa'.
Ero confuso, seppur in codice mi sembrava di aver capito Oh mio Dio! Sembra quasi che papa' sia consenziente, Papa' e Matteo ma allora quanto da me poco prima inventato poteva essere realta'. E papa' sapeva gia' del cinema? Paolo dovra' spiegarmi molte cose
Paolo torno' a sedersi sul divano, io lo raggiunsi ma presi posto sulla poltrona di fronte, occupata da lui poco prima, deciso che avrei cercato di far chiarezza sui molti quesiti che mi ero posto. Ma volevo farlo con astuzia, volevo condurre io il gioco. Mi tolsi la maglietta rimanendo solo con lo slip; - fa caldo - dissi - molto piu' di prima o forse e' solo quanto ho sentito tra te e papa' che mi fa questo effetto - cosa ti ha turbato cosi'? - chiese Paolo, - posso fare qualcosa? - e cosi' dicendo allungo le gambe in avanti mettendo in evidenza lo stato della sua eccitazione. - Puoi fare molto e, forse, lo faremo ma adesso vorrei che tu mi spiegassi la storia del Tenentino - dissi guardandolo serioso negli occhi e passandomi con una certa malizia la lingua sulle labbra. - Vuoi saper di Raffaele? nulla di piu' facile - continuo' Paolo con una espressione ancora piu' eccitata. - Circa sei mesi fa mi trovavo in autostrada, era tarda sera e stavo rientrando a Palermo dopo un lavoro a Santo Stefano, sentivo l'auto andare fuori giri e preoccupato mi fermai in autogrill, appena prima di Palermo. A quell'ora le officine erano chiuse ed anche dal benzinaio funzionava solo il self-service; rassegnato aprii il vano motore ma, da vero ignorante in materia, non vidi nulla che potesse aiutarmi, riaccesi il motore, ma la macchina non ubbidi' al comando. Cosa faccio? - mi chiesi e proprio in quell'istante un auto dei carabinieri mi affianco', al volante solo un giovane napoletano, Raffaele, cosi' mi disse di chiamarsi. - Serve una mano? - scese dall'auto, raccontai il mio problema, il carabiniere si diresse verso il motore ancora aperto e, chinandosi per vedere piu' da vicino, non ho potuto non essere colpito da due sode e stupende chiappe, che il pantalone della divisa aveva messo in vistosa evidenza; subito nella mia mente scaturirono pensieri peccaminosi, ma trattandosi di un uomo in divisa, mi limitai a godere di quell'eccitante panorama. Raffaele dopo aver armeggiato con fili e altro, suppose un guasto per il quale era indispensabile l'intervento di esperti. - Cosa faccio ora? Potrei telefonare a mia moglie e farmi venire a prendere - ipotizzai. - non si preoccupi, posso accompagnarla io, ho finito il turno e sto per rientrare anch'io a Palermo. Giusto il tempo di ripulirmi le mani e approfittare del bagno dell'autogrill -. Lo lessi come un messaggio, mi scatto' subito la fantasia e dissi che lo avrei accompagnato in bagno per darmi anch'io una sciacquata alle mani. In bagno ci dirigemmo verso i lavabi, guardando l'immagine di Raffaele allo specchio di fronte, per un attimo ho avuto l'impressione che il suo sguardo si fosse indirizzato verso la mia patta. Non volevo tenermi il dubbio, mi avviai verso i cessi a muro e scegliendo il posto piu' adatto perche' il carabiniere potesse vedermi senza problemi, tirai giu' la cerniera ed estrassi il mio arnese che era gia' barzotto. Dapprima Raffaele sbircio' con cautela, ma vedendo il mio cazzo ingrossarsi ad ogni scrollata, lo fisso' con spudoratezza e passo' la lingua tra le labbra socchiuse, poi si asciugo' le mani, mi raggiunse e si posiziono' alla mia destra. Estrasse il suo uccello che non nascondeva la sua eccitazione e poi disse: - non ho potuto fare a meno di notare che hai un grosso arnese, viene voglia di assaggiarlo - cosi' dicendo si abbasso' e comincio' un pompino che molto presto diede i suoi frutti: una sborrata che Raffaele ingoio' fino all'ultima goccia, cosi' facendo menava il suo uccello da dove subito dopo fuori usci' il liquido della sua soddisfazione. Come nulla fosse mi sorrise e mi disse: - Andiamo? Dove ti porto? - dopo l'accaduto non volevo tornare a casa cosi' dissi che mi sarei fatto accompagnare da un amico, tuo padre appunto e aggiunsi che sicuramente ci avrebbe offerto una birra, se lui avesse voluto. Alla sua risposta affermativa chiamai tuo padre per telefono e spiegai la situazione. Mi disse che era solo, tu e tuo fratello eravate a casa di parenti, cosi' in breve tempo raggiunsi casa tua. Tuo padre alla porta si presento' in calzoncini e canotta e fu subito oggetto dell'interesse del bel carabiniere. Pochi i convenevoli, Raffaele chiese a tuo padre di indicargli il bagno, Gianni lo accompagno e dopo pochi istanti dalla porta socchiusa sentii provenire dei sospiri sospetti. Mi avvicinai e il carabiniere era impegnato con il grosso e nerboruto cazzo di tuo padre. Paolo interruppe il racconto e si fermo' con lo sguardo sul mio gonfiore, questa volta ben in vista, contemporaneamente dalla patta aperta si diede una sfregata al suo uccello e poi continuo': - vedendomi arrivare il carabiniere fece cenno con la mano di avvicinarmi, apri' la mia cerniera ed estrasse il contenuto; ero anch'io eccitatissimo. Il bel tenentino slinguazzo' i due uccelli insieme, poi si svesti', chiedendoci di fare la stessa cosa, estrasse un preservativo, lo diede a tuo padre chiedendogli di indossarlo e di ficcargli quel grosso cazzo nel culo, intanto che continuava a spompinarmi. Tuo padre lo scopo' da vero stallone e nel giro di poco tutti e tre godemmo di quella inattesa, ma straordinaria, avventura. Poi si dileguo', disse che doveva rientrare, non prima di aver dato il suo numero di cellulare a tuo padre, dicendogli che era un vero maschione, come piacciono a lui gli disse infine: - chiamami, non ti pentirai -. So che tuo padre lo ha rivisto ancora qualche volta e credo che anche adesso siano insieme, non devo spiegarti a fare cosa vero?-.
Ero eccitatissimo dal racconto, sarei saltato addosso a Paolo, ma avevo ancora altre cose da chiedere: 'Paolo, cosa intendevi dire prima a telefono con mio padre, cosa significa lascia che sia io ad iniziarlo? Mio padre sa cosa potrebbe accadere? E soprattutto quale opportunita' ha avuto papa' con Matteo? - Paolo mi guardo' divertito, per nulla preoccupato di quello che avrebbe potuto rispondere, mi disse: - vieni qua vicino a me, lascia che io possa accarezzarti e tranquillizzarti, intanto che rispondo alle tue domande - Gli risposi che non era ancora il momento, che prima volevo sapere. Paolo si alzo' e tolse anche i pantaloni, potei ammirarlo in tutta la sua bellezza e mascolinita'. Leggermente sudato rimase in mutande; un vero bronzo di Riace con in mezzo alle gambe, seppur dietro lo slip, un enorme e durissimo uccello. Paolo stette al gioco, non si sedette pero', ritorno' a rispondere alle mie domande girando intorno alla poltrona dov'ero seduto, in modo che potessi vedere da vicino la sua eccitazione, che potesse saltuariamente accarezzarmi teneramente tra i capelli, le spalle e i capezzoli. - Si'! ho detto a tuo padre di averti visto al cinema e lui, per niente preoccupato, ha detto che era ora che anche tu iniziassi le tue avventure sessuali, qualsiasi esse fossero, nel modo in cui ti sentivi piu' a tuo agio. Disse che anche lui era bisex e che non trovava alcun imbarazzo sia che lo fossi anche tu, sia che invece a te potessero piacere solo gli uomini. Tuo padre era solo rammaricato che tu potessi fare le tue prime esperienze in un posto come quel cinema, al buio, con persone delle quali non avresti forse ricordato neanche il volto. Si augurava per te una prima esperienza che fosse indimenticabile. Stasera io e tuo padre eravamo d'accordo: mi ha invitato qua per consigliarsi con me, sa che anch'io ho cercato di guidare Matteo nelle suoi primi approcci con il sesso. Quando prima gli raccontavo della mia esperienza al cinema, sapeva bene che tu, in camera tua, eri li ad ascoltare e, se il lavoro non l'avesse costretto ad andare via, io avrei concluso dicendo chi era in realta' l'angelico giovane che mi spiava al cinema, avrei detto che eri tu Fabio. Si! Ti ho riconosciuto, ti ho visto fuori dal cinema tentennare, ti ho visto entrare, ho seguito tutti gli approcci che hai avuto dentro, ti ho visto pauroso e ho voluto darti io l'input facendomi vedere da te intanto che scopavo quel ragazzino -. Tutto cio' e' assurdo com'e' possibile che papa' abbia tramato tutto questo -, dissi un po' perplesso. - Tuo padre e' preoccupato per te, conosce le tue paure, le tue insicurezze, ha capito che il confronto con gli altri ragazzi, in modo particolare sulle misure del pene, piuttosto che sui peli che non arrivano, ti creano preoccupazione e bloccano ogni tua iniziativa di sesso. Tuo padre ha ragione, tu sei molto bello ed attraente cosi' come sei, non hai bisogno d'altro per conquistare, basta solo che tu sia te stesso e farai faville-. Non avevo pensato a questo punto di vista, in fondo tutto cio' e', ancora una volta, un gesto d'amore di mio padre nei miei confronti. 'Allora mio padre e' consenziente al fatto che io possa fare sesso con te -, chiesi ancora a Paolo, il quale si fermo' dietro la poltrona dov'ero ancora seduto, mi accarezzo' dolcemente le spalle e baciandomi teneramente sul collo disse: tuo padre mi ha chiesto di farlo solo se tu l'avessi voluto. Tu vuoi Fabio?-
Si! -, dissi - lo voglio, l'ho voluto sin da quando ti ho visto al cinema con- Paolo interruppe la mia risposta, passo' dai baci sul collo e l'orecchio ad un bacio sulla bocca. Il mio vero primo bacio. Paolo mi fece alzare, mi giro' con dolcezza verso di lui e avvicino' le sue labbra sulle mie, vi passo' la punta della lingua che poi introdusse con leggera insistenza nella mia bocca. Con essa ispeziono' il palato, i denti io persi ogni mio controllo, dapprima gli succhiai la lingua, poi infilai la mia dentro la sua bocca e fu lui a risucchiarmi in un vortice. Le mie gambe tremarono, Paolo si accorse, mi sollevo' con tutte e due le braccia e, sempre baciandomi si diresse verso la mia camera. - Non qui -, dissi , -voglio farlo nel lettone di papa' -. Mi sorrise complice e sempre tenendomi in braccio mi distese sul lettone. - Rilassati -, mi disse, - se c'e' qualcosa che non va potrai sempre fermarmi -. Rassicurato da tante premure mi lasciai andare elle sue pertinenti attenzione. Paolo era sopra di me, scese a ribaciarmi sul collo e poi sui capezzoli, prima l'uno e poi l'altro, la sua lingua esperta scivolo' lungo la linea del torace sino all'ombelico dove si fermo' sapientemente con labbra socchiuse. Poi con le mani sui miei fianchi, abbasso' delicatamente il mio slip, senza mai interrompere il gioco di labbra e lingua che scendevano giu' in basso insieme allo slip. All'inguine si soffermo' come per sentirne gli odori, poi introdusse la lingua tra le gambe, soffermandosi sulle palle. Le sue mani afferrarono le mie caviglie, Paolo alzo' le mie gambe divaricandole e continuo' la sua ispezione di lingua giu' dall'inguine sino al buco, mai esplorato, del mio sedere.
Ero ormai privo di ogni dubbio, volevo Paolo dentro di me, prima pero' volevo esplorare anch'io il suo corpo. Con un gesto deciso del mio braccio gli feci capire che volevo ribaltare la nostra posizione sul letto. Paolo si giro' con le spalle sul materasso, io gli allargai le braccia verso l'alto e mi misi a cavalcioni all'altezza del suo addome. Paolo capi', rimase immobile e fu il mio turno, scivolai le mie labbra dalla fronte sul naso, mi soffermai sulla bocca socchiusa che leccai delicatamente, poi scesi su quel petto tappezzato da una peluria rossiccia, ne agguantai piccoli ciuffetti con le labbra, mi soffermai anch'io a succhiare teneramente i capezzoli per poi scendere e ripetere la stessa azione sul ventre atletico.Scesi anch'io sempre a cavalcioni sino all'altezza delle sue ginocchia, gli sfilai lo slip bianco senza perdermi un solo attimo dell'apparire, finalmente fuori, del suo cazzo, che cosi' vicino mi sembro' impossibile potesse avere quelle dimensioni, quella forma affusolata, direi perfetta. Mi soffermai anch'io a sentirne gli odori. Paolo con lo sguardo segui' ogni mia azione e, come un maestro compiaciuto, qui e la si lascio andare a piccole frasi gratificanti: 'si, cosi', bravo' 'sei bravissimosi continua' 'dai cosi' cucciolo' Il suo enorme uccello era li' a pochi centimetri dalle mie labbra. Pochi centimetri e avrei potuto riceverlo in bocca. Prima pero' continuai la mia ispezione, volevo accarezzare e godere di quella magnifica realta' che erano le sue cosce, larghe e muscolose, sembravano vellutate dal folto e qui piu' biondo pelo che le rivestiva. Si quelle cosce erano state per me oggetto di libidine sin da quando erano faticosamente fasciate dal jeans bianco. Scesi fino ai piedi, grandi e imponenti come sulle sue mani le dita erano affusolate, perfette. Questo mio attento e scrupoloso conoscere il suo corpo piacque a Paolo che, tirandomi su con le sue mani , riposiziono' il mio viso all'altezza del suo impaziente uccello. Mi chinai fino a sfiorarne la cappella con le labbra semiaperte, poi lo ingoiai fino a dove potevo arrivare. Cominciai a succhiarlo e leccarlo; con la punta della lingua solleticavo le palle per poi inghiottire l'enorme fallo. Paolo socchiuse gli occhi e lascio' andare qualche mugolio accompagnato ancora da un - si, bravo cucciolo, succhia bene il cazzo del tuo Paolo che fra un po' Lo vuoi vero? Dimmi che lo vuoi dentro -. Non risposi, lasciai con la bocca il suo uccello e vi avvicinai le natiche. Paolo capi' che ero pronto, si insalivo' abbondantemente l'indice ed il medio della mano sinistra che strofino' sul mio buchetto. Con le stesse dita ne ispeziono' la disponibilita', poi mi afferro' sui fianchi e mi sollevo' quanto necessario perche' il suo glande si appoggiasse sul mio buco. - Dai cucciolo, mettilo dentro tu, ti fara' un po' male ma vedrai, vedrai poi ti piacera', sento che e' quello che tu vuoi -. Per un attimo pensai al ragazzetto al cinema che fu infilato da Paolo con un solo colpo, la cosa mi eccito', non volevo essere da meno. Bagnai anch'io con le dita ben insalivate il mio buco e, con colpo deciso mi lasciai sfondare. Lanciai un grido di dolore; - piano, fai piano cucciolo o ti farai tanto male-, disse Paolo accompagnando le parole con una smorfia di dolore. Io non mollai, non volevo mollare e deciso mi spinsi ancora di piu' verso l'inguine di Paolo. Ormai era dentro, una fitta dolorosa sali' sino al mio cervello, ma ero soddisfatto. Finalmente non ero piu' vergine. Appoggiando le mani ora sull'addome, ora sui pettorali di Paolo, mi aiutai in quel su e giu' che stordi' Paolo e pian piano trasformo' il mio dolore in un piacere immenso sinora a me sconosciuto. Curando che il suo cazzo non perdesse la posizione guadagnata, mi chinai su Paolo, volevo assaporare quel tanto desiderato bacio libidinoso che gli avevo visto dare al ragazzetto. Paolo infilo' la lingua nella mia bocca, mi sembrava piu' grossa, piu' pastosa, sapeva di buono, ben presto divenne un unico elemento con la mia lingua; la nostra saliva si amalgamava e fuoriusciva dai bordi delle nostre bocche. Paolo continuo' a scoparmi, poi si fermo' e disse - vieni girati voglio prenderti come si fa con una donna-. Mi girai supino sul letto, Paolo alzo' le mie gambe, appoggio' la cappella sul mio non piu' vergine buchetto e, con un sol colpo deciso, mi trapano' ancora in quella posizione. Impregnato dal mio e dal suo sudore, mi prese i capezzoli e li strinse fino a farmi urlare ancora. - Si, urla, piccoletto, non era quello che volevi? Sei davvero splendido, non cambiare mai, faresti girare la testa anche al piu' convinto eterosessuale -. Cosi' dicendo comincio' un forsennato dentro e fuori, non resistetti - sto per godere Paolo, non ce la faccio piu'. Si godi tesoro, godi piccolo godi che sta godendo anche il tuo Paolo. No aspetta dissi, abbandonai la posizione per stendermi con la bocca sotto al suo inguine. - Vieni Paolo, e cosi' che voglio, vienimi in bocca -, infilai appena in tempo il suo cazzo in bocca: un primo getto furioso di un liquido aspro mi arrivo' sino in gola, non mollai la presa e aspettai il resto; ben presto la mia bocca era riempita del suo sperma, detti un ultimo colpo al mio uccelletto e spruzzai anch'io in una quantita' sinora mai accaduto. Rimasi in quella posizione sino a quando Paolo non ritorno' in se; poi si accuccio' di fianco a me, mi circondo' con le sue braccia e mi bacio' teneramente in fronte. - Sei stato superbo -, disse, - tuo padre sarebbe orgoglioso di te -.

Gia' mio padre, lo avevo completamente allontanato dai miei pensieri, chissa' come gli stava andando con il suo bel tenentino? Sapere che se la stava godendo, che forse stava provando il piacere che avevo provato io mi fece sorridere. Sapere che questa mia forte esperienza con Paolo, che mi ha reso cosi' tanto felice, la dovevo a lui mi ha fatto venire in mente anche papa' e Matteo. Com'era andata fra loro? Lo chiesi a Paolo, gli dissi che aveva risposto a tutte le mie domande tranne a quella frase detta prima per telefono: 'hai avuto anche tu la tua opportunita' con Matteo'. - A Pasqua -, mi spiego' Paolo - quando tu eri in giro con tuo fratello a far visita ai soliti parenti, tuo padre venne a trovarci nella nostra casa al mare. Rimase fino a tardi, sia io che mia moglie lo abbiamo convinto a rimanere li a dormire, visto che il tempo si stava mettendo proprio male. Gianni accetto' di fermarsi a dormire, avrebbe condiviso la camera con Matteo mentre le piccole sarebbero venute in camera nostra, cosi' come si faceva ogni qualvolta arrivava ospite improvviso nostro nipote Alessandro. Non vorrei sbagliarmi ma l'idea mi sembro' piacere tanto anche a Matteo, conoscendo il fascino irresistibile di tuo padre, non ho escluso che quella sera tra tuo padre e Matteo si, insomma, avrebbe potuto succedere quello che accadeva fra Matteo ed Alessandro e che come ti ho gia' detto prima io ben conoscevo. Credo sia andata bene fra loro ma lascio a te il compito di scoprirlo. Chiedilo tu a tuo padre. Ne avrai il coraggio? Adesso devo scappare cucciolo -. Mi bacio' teneramente in bocca. Si rivesti' pian piano, mi sorrise ancora e mi saluto' con un occhiolino complice. Mi addormentai spossato sul lettone di papa'.
- Heila', buongiorno piccolo, dormito bene?- Cosi' mi sveglio' allegramente mio padre, con uno sguardo indagatore - Benissimo! - risposi - come mai era successo -. Feci un gran sorriso a mio padre lo abbracciai e dissi: - a te come e' andata quest'altra notte di LAVORO?

MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA
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