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Il venditore ambulante


di tanganica
01.07.2010    |    42.765    |    1 8.6
"Lui si tolse subito la tunica rimanendo completamento nudo, non portava le mutande, e questo mi tolse quasi il respiro perché il suo corpo era più bello di..."
Il venditore ambulante

Mi piace molto durante i fine settimana spostarmi con la macchina per visitare i piccoli paesi della provincia, specie quando si svolgono sagre e mercatini; così un fine settimana di luglio di qualche anno, fa partii con l’auto alla volta di un piccolo paesino a una cinquentina di chilometri da dove abito per andare a una sagra.
Il paesino era molto caratteristico e ben ordinato, lasciata la macchina mi addentrai per i suoi piccoli vicoli addobbati per la festa patronale e per la sagra in corso, era ancora primo pomeriggio e non c’era ancora molta confusione, perciò mi misi a guardere le numerose bancarelle che erano state allestite, c’erano bancarelle con i tipici prodotti locali ed anche molte bancarelle di venditori extracomunitari che vendevano la qualsiasi come, cd musicali, abiti made in Cina, collanine, borse e tante altre cose. Su alcune bancarelle davo soltanto un occhiata superficiale mentre su altre mi fermavo per chiedere il prezzo o contrattare. Arrivato a una bancarella di un extracounitario mi fermai di blocco non tanto per la merce che c’era esposta, collanine e monili d’argento, ma perché il proprietario era un pezzo d’uomo da far perdere la testa. Indossava una tunica lunga e colorata tipica di molti venditori ambulanti africani, era alto più di un metro e novanta e aveva l’aspetto di un guerriero masai, i suoi lineamenti anche se erano tipicamente africani erano molto delicati, il fisico robusto e massiccio, un sorriso che metteva in risalto la sua dentatura bianchissima. Mi fermai a guardarlo parecchio prima di chiedere che volevo comprare un bracciale, mentre lo guardavo pensavo a come doveva essere il suo corpo senza quella tunica e pensandolo nudo e le dimensioni del suo uccello mi ero eccitato e sentivo il mio cazzo indurirsi dentro le mutande, e per fortuna i pantoloni molto larghi nascondevano bene. Rimasi affascinato dalla sua bellezza fisica e comprai un bracciale senza nemmeno che mi piacesse. Intanto erano arrivate altre persone che volevano comprare e dovetti andare, non potendo più chiacchierare e guardalo allo stesso tempo, seppi solo che si chiamava Omar e veniva dal sud del Kenia ed era in Italia da due anni. Girai ancora tra le bancarelle e le vie del paesino fino a quando non tramontò il sole, per cui tornai alla macchina per far ritorno a casa. Mentre scendevo per le vie del paese fermo ai bordi della strada vedo una persona con una tunica colorata che fa l’autostop, riconosco dal fisico che deve essere l’extracomunitario che mi aveva venduto il bracciale, e me lo aveva fatto diventare duro solo a guardarlo. Mi fermo per chiedere dove dovesse andare, mi dice che aveva perso l’ultima corriera per arrivare alla stazione e da lì a casa e se lo potevo accompagnare fino alla stazione vicina.
Mi offrì di accompagnarlo e lo invitai a salire, sistemò la sua mercanzia nel portabagagli e salì in macchina. All’ inizio abbiamo parlato del più e del meno, del caldo di quei giorni, del suo viaggio per venire in Italia , io lo guardavo e lo ascoltavo ma avevo una voglia matta di saltargli addosso. Andavo lentamente per godermi la sua vicinanza mentre il mio cazzo tornava a farsi duro dentro i pantaloni, alla fine non resistetti più e appoggiando una mano sulla sua gamba gli chiesi sfacciatamente se voleva scoparmi.
Lui mi sorrise e spostando la mia mano dalla gamba al suo cazzo, mi rispose che già altri italiani gli avevano chiesto di farlo e lui non si era rifiutato, ma siccome la giornata non gli era andata molto bene voleva che comprassi ancora qualcosa per poter incassare altri soldi. Non ci pensai due volte ed accettai la sua proposta, in quelle zone mi ricordai di un posto tranquillo ed isolato dove ero stato altre volte e mi avviai per raggiungerlo. Era una stradina secondaria che dalla campagna portava in un piccolo boschetto nascosto.
Appena giunti scendemmo dall’auto per metterci sotto un albero un po più distante e nascosto, io portai una coperta che tenevo in macchina perchè anche era estate il terreno era ormai umido di rugiada. Lui si tolse subito la tunica rimanendo completamento nudo, non portava le mutande, e questo mi tolse quasi il respiro perché il suo corpo era più bello di come l’avevo immaginato, sembrava la copia di uno dei bronzi di Riace, con splendidi pettorali, addominali, gambe forti e robuste come se fossero stati scolpiti dall’autore dei bronzi; a differenza di loro quello che gli pendeva tra le gambe anche a riposo doveva misurare oltre 15 centimetri e anche il suo diametro non era da meno. Mi tolsi i vestiti anch’io e mi avvicinai per prendere in mano quel cazzo che a me non sembrava vero, lo strinsi e lo massaggiai un pò prima di sentire che si stava indurendo, mi inginocchiai perché volevo sentirlo in bocca, guardai il suo pube dove c’erano fittisimi peli neri e crespi e i suoi coglioni erano grossi come due palline da golf. Presi tra le mani il suo cazzo e come fa un bambino goloso con il suo primo gelato, coinciai a leccarglielo tutto con dei colpi di lingua che andavano dai coglioni al glande. Il suo glande era di un bel colore violaceo ed essendo circonciso si scopriva tutto per questo usavo la lingua per girargli intorno o leccare sulla punta tra i due forellini. Lui appoggiato all’albero stava a guardere quello che facevo al suo uccello, mentre leccavo lo sentivo indurirsi sempre di più, lo volevo far entrare in bocca ma ne entrava solo la cappella e meno della metà di quella meraviglia, mentre insalivavo per bene il suo cazzo, con la mente pensavo se in passato il mio culo aveva preso cazzi di quelle dimensioni, non ne ricordai nessuno ed ero sicuro che mi avrebba fatto soffrire quando sarebbe entrato. Dopo averlo gustato in bocca ero pronto a gustarlo nel culo e considerate le sue dimensioni mi sistemai a quattro zampe allargando le gambe il più possibile per facilitare così l’entrata di quel siluro di carne che da lì a poco avrebbe invaso il mio intestino. Lui si staccò dall’albero si sputò sulla mano e avvicindosi a me, la passò sul mio buco, poi con la sua asta ben dritta si avvicinò al mio buco. Io ero spaventato e allo stesso tempo impaziente di sentirmi il suo arnese nel culo, sentii la sua cappella spingere dapprima lentamente poi con maggior forza sul mio buco che faceva fatica a dilatarsi per farlo entrare. Una parte entrò lentamente mentre il resto entrò con un colpo violento che mi fece lanciare un grido di dolore, al mio urlo lui rispose con una sonora risata cominciando a muoveri avanti e indietro come se niente fosse. Avevo sentito la pelle del mio sfintere dilatarsi fino quasi a lacerarsi, ma lui continuava a spingere sempre più facendomi sentire fino a quasi in gola la lunghezza del suo pene, soffrivo ma dopo aver ricevuto un paio di colpi dentro il culo sborrai con dolore misto a piacere sulla coperta. Non resistendo più nella posizione a quatro zampe mi distesi a pancia in giù mentre lui continuava il suo divertente gioco dandomi dei colpi violenti quando ci affondava dentro fino a farmi sentire i suoi coglioni pelosi sulle natiche, colpi che a me facevano lanciare lamenti di dolore mentre lui rispondeva con piccole risate. Oltre al suo cazzo sentivo tutto il suo corpo che si alzava e abbassava sopra di me ritmicamente , mi sentivo il culo in fiamme per questo gli chiesi di fermarsi un pò. Lui si staccò girandosi sulle spalle accanto a me, io mi sputai sulla mano e raccolsi un po del mio sperma rimasto sulla coperta per spalmarlo intorno al mio buco, ne provai un pò di refrigerio ma mi accorsi anche di quanto di era dilatato. Impassibile lui si stava menando l’uccello, tolsi la sua mano e continuai a farlo io, era diventato molto più grosso di prima e lo guardavo quasi meravigliato di come avesse potuto entrare tutto nel mio culo, lo insalivai per bene perché sia io che lui volevano continuare ancora. Con il cazzo in mano dritto come un bastone mi chiese se volevo sedermici sopra, accettai anche sapendo che se scendevo fino in fondo il mio buco si sarebbe allargato ulteriormente, per questo mi alzai e comincia lentamente a scendere con il culo verso la sua asta fino a quando lo senti allargarsi e il suo cazzo entrare centimetro dopo centrimetro, lui mise le sue mani sulle mie natiche per accompagnare meglio questi movimenti che erano più belli di quelli di prima, perchè adesso alzandomi e facendomi abbassare con le natiche faceva uscire completamente il suo cazzo per poi farlo rientrare nuovamente ed io sentivo il mion sfintere ogni volta aprirsi e chiudersi. Qualche volta non mi tratteneva con le mani e faceva affondare il mio culo fino alla base del suo cazzo facendomi lanciare ancora dei lamenti che ormai non erano più di dolore ma di piacere, malgrado stava fottendomi nel culo da un bel po’ non dava nessun segno di cedimento, mentre a me adesso stavano per ceder le gambe. Lui lo capì e mi fece mettere supino allargandomi le gambe, diede un occhiata al mio buco che doveva essere tutto infiammato raccolse della saliva e la spalmò poi con il cazzo ancora dritto lo puntò facendolo entrare tutto. Tenendomi le gambe allargate lo faceva entrare ed uscire con mio grande godimento, io intanto avevo preso il mio cazzo in mano e cominciai a segarmi, muovendo la mano al ritmo della sua inculata, sborrai sul petto con schizzi che raggiunsero anche il viso. Malgrado la serata fosse molto fresca dal suo corpo e dal suo viso goccioline di sudore cadevano su di me e dalla sua espressione capivo che stava per cedere.
Infatti in un attimo sentii il suo missile esplodere la sua carica dentro il mio culo, un colpo violento e poi una prima scarica di sborra calda dilagare dentro l’intestino, guardavo il suo viso trasformato dal piacere mentre uscendo il cazzo dal culo una seconda scarica di sborra mi arrivava caldissima sul petto, finalmente aveva ceduto. Restò a guardami e guardare la sua sborra sul mio petto si avvicinò e mi disse di pulirgli l’uccello dalla sborra, lo feci con piacere leccando quella crema bianca e densa, soffice come panna montata ingoiandola tutta e apprezzandone il delizioso sapore.
La raccolsi fino all’ultima goccia poi lui si alzò e si rimise la tunica. Io rimasi ancora sulla coperta perchè la sua sborra mi era piaciuta cosi tanto che raccolsi anche quella che mi aveva schizzato sul petto, mi toccai il buco quasi volessi constatare i danni subiti da quella furia nerboruta e mi resi conto che se danno c’era stato il piacere era stato di gran lunga superiore.
Mi rialzai quasi a fatica e rivestendoi tornai in macchina, lui mi ricordò che adesso dovevo comprargli delle merce in cambio di quello che aveva fatta con me, spesi più di 50 euro ma sicuramente sono stati soldi ben spesi perché quella sera avevo scopato con un guerriero masai che mi aveva fatto provare piaceri e dimensioni che ancora nn conoscevo.
Lo accompagnai fino alla stazione dove mi salutò dicendomi che fra tutti gli italiani che aveva scopato io ero stato il migliore.



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