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Schiavo in Cella pt7


di gserpe
08.04.2024    |    1.191    |    10 9.5
"Misi una mano sul suo petto e affondai le dita in quel groviglio di peli chiari e bagnati..."
Mi svegliai presto e mi preparai come non avevo mai fatto da quando ero arrivato in quel posto.

Tutto andava come al solito quella mattina, eppure si percepiva qualcosa nell'aria. Don Pietro nascondeva la sua emozione, ma solo ad un occhio poco attento. Michele sarebbe arrivato in tarda mattinata, Don Pietro era abituato a vederlo ma a distanza nella sala visite, per la gran parte della vita di suo figlio lui era stato carcerato. Il loro rapporto si basava su visite sporadiche. Aveva tolto tanto alla sua famiglia, ma allo stesso tempo aveva cercato di non fargli mancare nulla. Michele era il suo unico figlio e aveva sempre cercato di tenerlo lontano da quel mondo, aveva studiato e aveva un buon posto di lavoro. Ci eravamo fatti tutti la nostra idea, era li perchè figlio di suo padre. Nessuno entrava in quel carcere per possesso di droga leggera. Era una barzelletta. Stavano rovinando la vita ad un ragazzo che già non aveva avuto una vita facile e stava facendo di tutto per riscattarsi.

Eravamo tutti in cortile quando arrivò, Don Pietro si alzò di scatto e lo attese. Michele arrivò con passo lento e incerto, scuro in viso. Era umiliato e il suo corpo lo stava urlando.

Don Pietro non avrebbe di certo vinto il premio come padre dell'anno, gli diede una pacca sulla spalla e gli disse "che cazzo ti sei messo in testa?!" il ragazzo non rispose e si guardò intorno.

Non mi sbagliavo, era veramente bello, una bellezza non consapevole o era la situazione. Capelli mossi di un castano miele, occhi grandi verdi, alto come suo padre e dalla stessa stazza, ma su di lui si vedeva l'opera dello sport costante. Ci presentammo e la stretta di mano fu molto salda, usò parole molto educate e in generale un atteggiamento molto posato e gentile. Nonostante tutto, il ragazzo era cresciuto bene. Il mio occhio cadde sul pacco ben visibile sotto la tuta grigia sportiva, non portava mutande o forse aveva i boxer, ma il batacchio si muoveva qua e la ad ogni suo passo o spostamento. Sentii in lui qualcosa di strano, una sensazione, una strana energia. Durante la permanenza in cortile lo trovai spesso a guardarmi, a scrutarmi. Forse aveva saputo qualcosa di me e del rapporto con suo padre o forse era solo curioso. A me piaceva la cosa e facevo di tutto per mostrargli il meglio di me, cioè quello che avrei voluto farmi riempire.

Nei giorni successivi parlammo tanto, aveva studiato nella mia città e frequentato tanti posti che conoscevo bene, anche questo mi accese una lampadina, locali molto friendly, associazioni, manifestazioni, concerti...tutto mi portava in una direzione. Chiesi se avesse una ragazza o un ragazzo, la buttai li, fingendo disinteresse, mostrandomi di larghe vedute, tutto un piano malvagio per giocarci un po'.
Mi rispose che no, non aveva nessuno dei due al momento, lasciò uno spiraglio aperto e aprì una serie di spiragli in me.

Cercai in tutti i modi di beccarlo nelle docce e dopo qualche tentativo fui premiato dalla sorte. Era la, accanto a suo padre, volto rivolto al muro. Potei godere di quella visione, due generazioni nude. Una mi aveva visitato più e più volte, l'altra ancora no, ma stavo lavorando per quello.
Mi posizionai lontano ma comunque in un angolo con la visuale su di loro. "Marco che cazzo fai la? Hai vergogna? Vieni qua!" Don Pietro mi richiamava all'ordine e mentalmente lo ringraziai. Michele nudo era un sogno, un toro, e del toro aveva mazza e palle. Don Pietro captò subito la mia erezione, sorrise beffardo e mi lasciò campo libero. Era orgoglioso di suo figlio e gli avrebbe dato il mio culo e la mia gola. Era un uomo speciale!
Lasciò le docce e fece uscire con dei gesti anche i pochi che erano ancora la. Rimanemmo solo io e Michele. Gli davo le spalle, ero troppo in imbarazzo, calmai la mia erezione e cercai di comportarmi con normalità. "Marco tranquillo, ho visto. Anche io sto cercando di trattenermi." Spalancai gli occhi e riuscii solo a dire "Davvero?" con la faccia di un pesce. Lui disse "eh...poi se mi dai le spalle è anche peggio. Hai un corpo molto bello...e un culo favoloso!" la mia erezione tornò all'istante e a quel punto non aveva senso nasconderla. "Scusami ma non sono riuscito a trattenermi" dissi timido quando mi accorsi che mi stava guardando, quello che non notai era il suo cazzo che si stava gonfiando lentamente. Ero immobile sotto il getto di acqua calda e vapore, quando sentii una mano che mi si posava delicata sul fondo della mia schiena e mi attirava. Mi voltai e trovai quegli occhi e subito dopo le sue labbra sulle mie. Misi una mano sul suo petto e affondai le dita in quel groviglio di peli chiari e bagnati. Mi baciò come mai ero stato baciato e mi strinse facendomi sentire tutta la sua erezione sull'addome. Non potevo farmi scappare l'occasione. Mi inginocchiai e posai le labbra sul suo glande violaceo, cominciai a pomparlo diligentemente, con grandi leppate di glande e cappella e poi dritto giù alle tonsille. Non mi bastava, sapevo che in carcere dovevo prendere quel che volevo senza aspettare. Mi allargai il buco con le dita mentre lo succhiavo ancora. La genetica non mente mai, lo capì e mi tirò su dalle ascelle, poggiandomi col petto al muro e tirandomi i fianchi per farli sporgere. Mi arrivarono due pacche violente su entrambe le natiche e poi sentii la sua lingua fiondarsi nel mio buco "cazzo Marco, ma sei già aperto a sta maniera?" mi disse "Qua non si perde tempo, non siamo mica a casa. Ora scopami." dissi. Ridemmo entrambi e me lo infilò in un attimo senza preavviso. Tutto dentro fino alle palle. Mi sfuggì un gemito di dolore per quel pezzo di carne che mi riempì in un attimo. Era meno grosso di quello di Don Pietro, di poco, ma sicuramente più lungo e pompava come un dio nelle mie viscere. Affondava come un cavallo da monta. Partiva delicato e poi dava colpi duri e ben assestati. Voleva farmelo sentire tutto. Mi tirava i fianchi e mi baciava il collo mentre diceva porcate "senti come ti apro e il tuo culo mi sta aspirando il cazzo, vuoi che ti farcisco per bene?" ero in paradiso e non volevo farla finire così, ma non avevo tempo. Allora cominciai a segarmi e a contrarre i muscoli dello sfintere, un effetto prodigioso di risucchio. Lui grugniva dal piacere e mi prendeva la faccia con forza per baciarmi. Lo sentii aumentare il ritmo ed ingrossare dentro. Stava scoppiando e dopo una ventina di colpi sonori lo sentii scaricare 8 o 9 schizzate piene, che mi riempirono e uscivano dal mio retto nonostante il suo cazzo fosse ancora saldamente piantato dentro a godersi l'ospitalità delle mie viscere. Lo tirò fuori ancora bello duro e "Marco pulisci adesso!" io ero già in ginocchio e leccavo ogni traccia dal suo cazzo, e venni copiosamente.
Mi baciò ancora e poi ci dirigemmo, sorridendo maliziosi, verso l'uscita. "Mio padre aveva ragione sul tuo conto, sei veramente speciale. E adesso capisco anche il perchè!" lo disse sorridendo e questo mi tranquillizzò. Non risposi, mi limitai a guardarlo negli occhi sereno e lui fece lo stesso. Mi baciò dolcemente e uscimmo proprio mentre la guardia stava arrivando per controllare che non ci fosse più nessuno nelle docce.

Fine capitolo 7. Attendo i vostri commenti.
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