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Schiavo in cella pt4


di gserpe
03.04.2024    |    1.359    |    5 9.5
"Non dovevano vedermi in quella situazione..."
Passavo le giornate tra il cortile, per le ore che ci erano permesse, e la cella. Leggevo molto e c’era un’ottima libreria. Avevo tempo e decisi di leggere tutto quello che mi ero sempre ripromesso di leggere.
Nessuna visita per me, i miei erano lontani e non li avrei mai sottoposti ai rigidi controlli di un carcere. Non dovevano vedermi in quella situazione. Sapevo di essere innocente e non volevo che ricordassero questo momento.

Un giorno di visite io ero in cortile, una bella giornata, un po’ di esercizio fisico e poi una doccia.
Mi avviai da solo, non dissi nulla ad Amal che era l’unico della compagnia con me quella mattina. La guardia mi scortò alle docce, ero sereno. Erano tutti nella sala visite. Me la presi comoda. Alle docce c’erano pochi ragazzi ma innocui che stavano distanti tra loro pensando alle loro faccende. Io guardavo i loro cazzi. Non ne avevo mai abbastanza di quella vista.

Qualche minuto dopo mi stavo insaponando i capelli e sento “uh chi c’è qua! La Troia del Boss senza bodyguards! Forse non la vuole più! Guardate il culetto che ci chiama!” In un lampo mi lavai la schiuma dal viso e misi a fuoco la persona che mi aveva rivolto tutti quei complimenti!
Era Mariano e i suoi amichetti. Un gruppo di bastardi che non faceva altro che creare problemi. Mi avevano rivolto spesso le loro attenzioni nelle docce e ogni qualvolta potevano. Mariano era un ormone massiccio. Un fascio di muscoli e tatuaggi. Omofobo, razzista, in carcere per aggressione e violenza contro varie minoranze.
Avrebbe volentieri approfittato di ma coi suoi amichetti, ma mi avrebbe massacrato. Non feci in tempo a rispondere o uscire dalle docce che erano già tutti davanti a me a bloccare ogni mia mossa o via di fuga.
Ricordo solo il pugno che mi colpì in pieno viso.
Per qualche secondo rimasi bloccato sotto shock, poi vidi una figura scura che si scagliava contro il gruppo. Fu un lampo. Amal rifilò a tutti una buona dose di pugni e calci, subito aiutato da Antonio.

Il clima in cella era nervoso. Dovemmo spiegare più volte a Don Pietro la dinamica dell’accaduto. Era furioso. Seduto alla sedia sbuffava e fumava nervosamente. “Nessuno tocca ciò che è mio. Amal avevi solo un compito, non sei buono a nulla!” Si alzò quasi per prendere a pugni Amal. Non potevo starmene seduto. Mi piantai davanti a lui e lo guardai inferocito. “Hanno picchiato me. Sono io quello incazzato. Amal mi ha salvato. Poteva andare peggio…” mi fermai “è stata colpa mia, non gli ho detto che andavo alle docce e lui si stava allenando. Volevo un attimo di tranquillità senza guardie intorno!”
Strinse i pugni, cercò di dire qualcosa ma lo guardai ancora più duramente! Mi voltai verso Amal che era seduto sulla sua branda e gli strinsi una gamba “grazie ancora Amal!”

Quella notte, mentre dormivano, mi infilai nel letto di Don Pietro. Rimasi fermo dandogli le spalle, volevo un segno di affetto, non solo possessione e sesso violento. Quella notte volevo tutto. Era sveglio e mi guardava, sentivo il suo respiro sulla mia nuca. Fece un sospiro e si girò, si appoggiò a me e mi mise una mano sui fianchi nudi, il braccio sotto la mia testa e mi strinse avvolgendomi. Lo volevo, ormai ero perso per lui. Avrei voluto dirgli tante cose ma tacevo.
Senti il suo basso ventre spingere sulle mie natiche, dolcemente. Era tutto molto naturale, spinsi i miei fianchi in modo ritmico a trovare la sua virilità che si stava pian piano destando. Continuammo così per qualche minuto. Il mio culetto nudo e il suo cazzo duro celato dietro il sottile cotone del suo boxer. Il suo petto nudo era sudato e appiccicato alla mia schiena.
Mossi la mano con destrezza e lo liberai da quella prigione e lo puntai al mio buco. Ero totalmente lubrificato, mi ero preparato per bene, avevo anche inserito del lubrificante all’interno del mio sfintere con una siringa. Senza indugio diedi un bel colpo secco e mi impalai su quel cazzo che già pompava. Lui ansimò e disse “non ci credo…sei perfetto!” Voltai la testa e lo baciai piano. Un leggero contatto con le sue labbra e poi tornai a impallarmi senza sosta. Dissi “ti prego non venire!” Non rispose. Continuammo e lui mi stava veramente spaccando coi suoi colpi forti e continui, un ritmo costante. Io assecondavo i suoi colpi e strizzavo i muscoli dello sfintere per farlo impazzire. Fidi Amal dal suo letto che guardava e percepivo il movimento. Voleva anche lui una parte. Ci aveva visti così tante volte scopare, mi aveva visto tante volte succhiarlo e spesso mi guardava mentre facevo il clistere mostrandomi l’enorme mazza in sua dotazione.

Don Pietro non si tratteneva più e per accontentami tirò fuori il cazzo di colpo lasciando aperto e vuoto del suo cazzo che stava così bene dentro me.
Mi girai, volevo baciarlo ma sapevo che non potevo alla vista di Amal, anche lui voleva baciarmi. Feci segno ad Amal e dissi sottovoce al suo orecchio mentre riprendeva fiato “quel ragazzo è stato un angelo oggi. Dovevi vederlo. Ha preso anche lui dei colpi e non se ne lamenta. Mi permetti di fargli un regalo? Sta impazzendo lassù!” Mi allontano stranito, vedevo il suo viso controluce m, dissi “lo sai che ho ragione e non voglio fare nulla senza il tuo permesso! Però devo sdebitarmi.” Mi guardo duramente e disse “può partecipare, non vi lascio soli!” Io sorrisi e lo abbracciai e disse “guardone segaiolo vieni qua, so che non stai dormendo scendi adesso o perdi il treno” Amal farfuglio cose senza senso credendo di essere nei guai. Ridendo gli dissi “Amal porta quel bel cazzo qua giù così ti diverti anche tu!” In un attimo era giù dalla branda con un cazzo in tiro enorme sotto le mutande bianche.
Dissi all’orecchio di Don Pietro “non smetterò mai di guardare te e ti chiederò il permesso per fare qualsiasi cosa, tu sentiti libero di fare richieste!” Lui annuì.
Lo guardai e dissi “posso succhiarglielo? Non ho mai succhiato un cazzo così scuro!” Don Pietro rimase fermo, annuì. Allora chiesi a lui di sedersi sul bordo del letto e ad Amal di stare in piedi davanti a me. Scostai di poco le mutande di Amal e la sua asta sbucò in un attimo, scusa, nervosa, pesante! Fremevo! Conoscevo già il sapore della sua sborra ma non conoscevo la sensazione del suo cazzo in gola.
Abbassai tutte le mutande fino alle caviglie, erano bagnate e quando lo scappellai sgocciolò una fontana di precum, leccai e cominciai una pompa da maestro, il suo cespuglio sapeva di piscio e sudore. Era inebriante, un profumo selvaggio che mi mandava in paradiso e rilassava la mia gola per accoglierlo meglio. Con timore mise le mani sulla mia testa e comincio a scoparmela dolcemente. Era bravo quel gran porco!
Allora presi con una mano il cazzo di Don Pietro che non aveva per niente perso vigore. Strinsi e lo segai per bene pieno di lubrificante e dei miei umori.
Amal ci mise poco a raggiungere un orgasmo e prima di permettergli di venire nella mia gola guardai Don Pietro in cerca di approvazione. Disse “ragazzino fagli vedere che sai fare!” Cominciai a mugolare con il retro della gola, un rumore simile alle fusa di un gatto, col suo cazzo che non mi faceva respirare. Strinse le mani sulla mia nuca e scarico sicuramente più di dieci schizzi che finirono nella mia gola e nella mia bocca. Ingoiai quando riuscii a riprendere fiato e pulii tutta quella mazza che adesso svettava lucida nel buio.
Crollai sul pavimento senza forze, sfondato. Sapevo che non avevo finito, qualcuno reclamava la sua parte, Don Pietro si era messo a gambe aperte sul letto, spalle al muro. Voleva che mi impalassi su di lui. E così feci, senza pensarci un attimo saltai sul letto e mi calai su quel palo duro. Era ansioso di venire e glielo leggevo negli occhi. Cominciai una cavalcata da vera Troia esperta. Lo tiravo fuori e mi ci risedevo sopra senza aiutarmi con le mani.
Disse “sei una vera Troia. Bravo ragazzino! Ma guarda quello là, ce l’ha ancora duro e se lo sta menando, vuole il tuo buco e non glielo darò prima di averti spaccato per bene e riempito di sborra.” Detto ciò mi prese i fianchi e comincio a sbattermi il cazzo dentro così forte che non trattenni un urlo, senti voci dalle celle. Don Pietro disse “Amal tappagli la bocca!” Credo che don Pietro intendesse con le mani, ma lui era già in piedi sul letto e mi aveva rimesso tutto il cazzo un gola. Don Pietro lo guardò incazzato e cominciò a dare dei colpi ancora più forti fino a bloccarmi col suo cazzo totalmente dentro fino alle palle e svuotò il contenuto delle sue grosse palle nel mio intestino, prima di uscire con forza e lasciarmi al solito vuoto e aperto. Odiavo quella sensazione di vuoto. Lo volevo dentro. Allora indispettito mi misi a pecorina, cominciai a leccare il cazzo di don Pietro per pulirlo e dissi “Amal cosa aspetti a scoparmi?” Il ragazzo era reattivo, non rispondeva, agiva e basta. In men che non si dica era dentro di me e mi scopava con un bel ritmo. Non lasciava fuori nemmeno un centimetro, sentivo le palle sbattere contro le mie. Don Pietro mi prese la testa, mi guardò fisso negli occhi e disse “non hai chiesto il permesso, apri la bocca.” Obbedii. Mi sputò prima sul viso e poi in bocca, prima di spingermi la testa ancora sul suo cazzo che non cennava a smosciarsi. Io ero letteralmente in paradiso. Ero paradossalmente dove volevo essere.
Amal continuava a sbattermi con un vero maiale, stava dimostrando la sua vera indole. Si stava prendendo qualcosa che voleva e non sapeva se avrebbe riavuto.
I colpi divennero sempre più secchi e duri. Il mio buco era in fiamme e continuava a sbrodolare la sborra di don Pietro. Ci mise poco a dare gli ultimi colpi e ha svuotare il suo secondo carico dentro di me. Lo tirò fuori con calma, io lasciai andare dalle labbra il cazzo di Don Pietro e feci per girarmi per trovare un po’ di pace dopo quei colpi che mi avevano sconquassato, Amal bloccò i miei fianchi e mi stupì, avvicinò la sua bocca al mio mio buco e comincio un rimming pazzesco. Avevo la sua lingua dentro e le sue labbra facevano un lavoro sublime. Alzò la testa e disse “Marco vieni!” Ero talmente preso dal dare piacere a loro due che avevo dimenticato. Ci misi un attimo, avevo il cazzo di don Pietro sul viso e Amal che mi stava baciando il buco del culo, leccando ogni umore. Venni, tanto e caddi stremato sul letto. Amal soddisfatto si alzò e disse “grazie Don Pietro!” Annuì e io sorrisi. Avevo raggiunto l’obbiettivo.
Mi lavai e quando stavo per tornare alla mia branda, Don Pietro mi prese dal braccio e mi tirò verso il suo letto. Mi strinse e disse “sei stato bravo! Ho capito quello che hai fatto!” Annusai il suo petto e mi ci addormentai stanco ma felice.

Questo è il quarto capitolo. Mi piacerebbero dei feedback.
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