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Gay & Bisex

Schiavo in Cella pt8


di gserpe
10.04.2024    |    970    |    9 9.7
"So che ha te!" Stavo per crollare e volevo mandarlo via perché non mi vedesse piangere, ma lui "tranquillo, capisco..."
La permanenza in quel carcere mi sembrava ormai quasi un'esperienza da programma tv, "sopravvivi in un vero carcere con degli sconosciuti senza smartphone e social"....e scopateli tutti per vincere!

Tornando in cella dopo l'avventura con Michele, non sapevo cosa provare e cosa mi attendeva. Temevo Don Pietro, temevo per la complicità che si era creata o forse era tutto nella mia testa, forse aveva organizzato tutto lui, spingendo suo figlio ad approfittare di una sua proprietà, come farebbe un buon padre, e lasciandoci soli nelle docce. Continuavo a non capire e rallentavo il passo per ritardare lo scontro con la realtà di quei pensieri.

Antonio la guardia, che mi scortava alla cella, si stava infastidendo e sbuffava, "alza il passo dai, non ho tutta la giornata! non mi dire che ti ha rotto il culo quel giovanotto, ne prendi talmente tanti che ormai non dovresti più aver di questi problemi! ahahahah dai muoviti" e con il manganello mi stuzzicò tra le natiche. "Don Pietro lo ha promesso anche a me sto culetto!" disse. Non diedi molto peso alle sue parole, era un fedelissimo di Don Pietro, ma rimaneva comunque un gran coglione, un guardone segaiolo.

Don Pietro era disteso sul letto, braccia incrociate dietro la nuca, rilassato. Guardava una partita di basket, era stato un giocatore ai suoi tempi e adesso era un gran tifoso. Mi guardò e sorrise. Mi stava ringraziando, mi aveva offerto al figlio come dono. Un regalino per portare pace tra i due, per rendere quella permanenza più sopportabile. Stavano ricucendo il loro rapporto usando il mio culo e la mia gola, mi andava bene questo trattamento? Lo volevo? Non so, forse, mi godevo le scopate certo, ma sentirmi merce...mi lanciai sulla mia branda senza dire nulla e mi addormentai carico di pensieri.

Mi svegliò Amal, era ora di cena. Ci incamminammo verso la mensa a passo svogliato. Mi chiese cosa stava succedendo e glielo dissi. Potevo fidarmi di lui. Mi disse che Don Pietro era stato molto agitato mentre ero alle docce con Michele. Secondo lui Don Pietro adesso era in una situazione di stallo, non sapeva se era giusto condividere una persona con suo figlio. La cosa mi amareggiò ancora di più, e il mio stato non cambiò arrivato al tavolo. Don Pietro e Michele erano seduti uno di fronte all'altro e parlavano sereni, cercai di sedermi lontano, non avevo le forze per sopportare padre e figlio. Entrambi mi guardarono "il principino si è svegliato finalmente! tutto bene?" disse Don Pietro in uno slancio che mi sembrò anche sincero. Feci un cenno con la testa e mi sedetti. "Che fai? Ti ho tenuto il posto vicino a me, dai vieni!" disse Michele. Stavo per rifiutare ma lo sguardo di Don Pietro era eloquente. Mi rialzai poco convinto e raggiunsi Michele, non fraintendetemi, non mi dispiaceva assolutamente, ma stavo vivendo un dissidio interiore. Don Pietro mi faceva sentire suo, mi aveva preso in modi che mai nessuno, una sindrome di Stoccolma, non volevo essere messo da parte. Michele era un'altra cosa, mi attirava, era bello e gentile, anche lui mi aveva preso in un modo che aveva scatenato in me questa marea di tormenti. Michele era bisex o forse gay, sentivo una connessione, immaginavo l'evoluzione.

Mi sedetti e mi mise una mano intorno alla spalla e mi attirò a sé in modo molto amichevole per salutarmi. Quel sorriso, quegli occhi. Scendendo con la mano mi accarezzo la schiena e si fermò sulla mia natica sinistra e la strinse un po'. Rimasi immobile. Forse arrossii. Cercai di dissimulare e mangiai svogliato. Continuarono a parlare e cercavano di tirarmi in mezzo, ma rimasi in campo neutro e appena finito mi alzai dicendo che sarei tornato a letto, mal di testa. Mi guardarono straniti e Michele mi accarezzò il retro del ginocchio chiedendomi "ti serve qualcosa? posso aiutarti?" dissi di no ma lui insistette per accompagnarmi "Marco non hai una bella cera, ti accompagno, non si discute!" Don Pietro guardava la scena e disse "Michele ha ragione, accompagnalo e chiedi ad Antonio qualcosa per l'emicrania!"

Non potevo far nulla, ci avviammo. Arrivati alla cella chiese ad Antonio di prendere qualcosa in infermeria. Rimanemmo soli e subito mi strinse a sé e mi baciò molto delicatamente. "Marco non faccio altro che pensare a te. Oggi è stato pazzesco." Ero congelato. Mi giocai le mie carte. "Tuo padre sa di te? Io ho avuto paura oggi...non voglio che ti succeda qualcosa di male!" Lui sorride dolcissimo. "Sa che sono bisex, mia madre gliene ha parlato. Mio padre non è stupido e nemmeno io. So che qua dentro...beh...capisci...so che ha te!" Stavo per crollare e volevo mandarlo via perché non mi vedesse piangere, ma lui "tranquillo, capisco." e ci baciammo ancora. Antonio arrivò e Michele gli chiese se poteva lasciarci soli un po' e di avvisare suo padre che saremmo rimasti in cella per un po'.

Ci mettemmo a letto nudi. Le mani cercavano e tracciavano una mappa del corpo. Mi baciò ovunque e prese il mio cazzo in bocca. Lo lavorò a dovere provocandomi sensazioni incredibili, ci misi poco a venire e gli riempii la bocca. Non disse nulla e deglutì tutto il mio seme prima di baciarmi ancora e continuare a darmi piacere con le dita sul mio buco. Mi girò e cominciò a leccarmelo con forza, entrando con la lingua e poi con le dita, facendosi strada dentro me. Ero largo e colavo liquido dal cazzo e dal buco. Non aspettò un attimo, mi schiacciò il petto contro il materasso e mi tirò su i glutei per esporre il buco ed avere una visuale sulla mia apertura che bramava quella nerchia massiccia. Entrò facendomi sentire ogni centimetro della sua erezione, me la fece assaporare tutta. Quando toccò il fondo e le palle si incastrarono tra le mie natiche, si fermò e lo tenne la per qualche secondo prima tirarlo fuori e rifare la stessa operazione, ancora, ancora e ancora. Ero in estasi e cominciò a pomparmi seriamente, affondava tutto il cazzo nel mio sfintere e lo tirava via, sentivo l'aria passare per quanto era aperto. Poggiò le mani sulle mie spalle e mi sovrastò col suo corpo, piegò le ginocchia e cominciò a dare degli affondi che mi spaccavano. Diceva "Marco sei mio, sei solo mio. Questo culo deve essere solo mio." e continuava a sfondarlo e io continuavo a gemere e dire "sfondami, sfondami. Voglio essere tuo riempimi di cazzo ti prego!" Si bloccò senza preavviso e mi girò supino, si mise tra le mie gambe e io agganciai le mie ai suoi fianchi, ritrovò il mio buco bagnato e bruciante, senza usare le mani, lo mise dentro e lo sentii battere sulla mia prostata. Cominciò a baciarmi e leccarmi le orecchie e il collo. Ero stretto a lui e il mio cazzo premeva sul suo ventre turgido, venni copiosamente e imbrattai i corpi sudati. Prese lo sperma con la lingua e mi baciò a fondo, trattenendomi con una mano sulla nuca. Gli affondi stavano diventando sempre più duri e il suo cazzo pulsava, gemeva nella mia bocca e staccandosi mi disse "Questa è la sborra del tuo uomo!". Scaricò nel mio sfintere un grosso quantitativo di seme, lo sentivo schizzare caldissimo. Era una sensazione bellissima, quel liquido mi dava il benessere che cercavo, leniva le mie ferite. Ero suo.
Cadde su di me stremato e lo strinsi, la sua testa sul mio petto e l'odore dei suoi capelli misto al sudore e ai nostri umori che si erano mischiati. "Vorrei rimanere così per sempre!" dissi, lui guardandomi sorrise e prima di poter parlare sentimmo arrivare gli altri detenuti che avevano terminato la cena. Si rivestì velocemente e si sedette al tavolo facendo finta di guardare la tv, rosso paonazzo in viso, era bellissimo. Io mi andai a lavare velocemente e mi rimisi seduto sulla mia branda.

Don Pietro arrivò e vedendo le nostre facce sorrise "Marco stai meglio, Michele fa i miracoli! ahahahahah" Ci guardammo sorridendo e Michele si alzò e carezzandomi la nuca disse "a domani!" con un occhiolino. "Buonanotte pa', non infastidite Marco che deve riposare!" e andò via.

Don Pietro mi guardò serio e disse "Marco sono felice quando vedo mio figlio sorridere. Tu lo fai sorridere e quando sei intorno a lui ha una faccia che non ho mai visto. Ti ringrazio. Mi stai aiutando a costruire un rapporto con lui." non sapevo cosa dire, mi limitai a "Figurati, Michele è un ragazzo incredibile. Voglio che sia felice!"
Don Pietro voleva dirmi altro, lo capivo, ma non sapeva come farlo, era combattuto. "Marco, ti devo chiedere un ultimo favore, e sappi che non è negoziabile. Spero che capirai il perchè..." lo guardai preoccupato, continuò dopo aver deglutito rumorosamente. "Per far trasferire Michele ho dovuto chiedere tanti favori, avevo paura e ho detto che avrei fatto qualunque cosa. Da qua non posso muovere nulla, ho pochi mezzi e devo utilizzarli. Però c'è una persona che mi ha chiesto qualcosa che non vorrei dare ma devo, ho temporeggiato, ma dopo stasera non aspetterà oltre. Antonio vuole te, vuole farti il culo." Mi girava la testa, non sapevo cosa dire, ero muto, sconvolto. "Ho paura di lasciarti con lui e quindi ho detto che ci sarei stato anche io, e lui è felice di questo anche se non capisco...però meglio non farsi domande, ci sarò anche io e non potrà farti del male. Promesso." dissi solo "ma...Michele?" e il suo sguardo si fece cupo "Michele non verrà a saperlo, te lo assicuro, fidati!" Nella testa i pensieri si accavallavano "Marco, lui ti vuole stasera. Appena spengono le luci!"

Fine parte 8. Fatemi sapere cosa ne pensate e a breve pubblicherò il seguito...una scopata che non ha eguali!
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