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l'amico che mi ha cambiato - parte 2 prendi dalla vita tutto quello che la vita può darti


di only_a_boy
25.11.2022    |    4.098    |    2 9.8
"In testa continuava a martellarmi la sua frase preventiva della sera prima che declinava minacciosamente il concetto del vedere e non toccare, così aspettavo,..."
Avevo il cuore a mille quando suonai alla porta di casa del mio amico Mario. Ero ancora incredulo: la sera prima mi ero ritrovato, non so come, a confidarmi proprio con lui, etero, sciupafemmine, palestrato, e avevo vuotato il sacco, ammettendo che in realtà mi attiravano i ragazzi ma che volevo combattere questa tendenza. Per tutta risposta il mio amico per "aiutarmi" a capire se ero o non ero gay, visto che avevo ammesso di non aver mai neanche visto un maschio nudo, si era offerto di mostrarmi il suo cazzo il giorno seguente. Non so neanche io cosa mi aspettassi di vivere, se da un lato razionalmente ancora ero convinto di poter rifiutare la mia omosessualità per diventare “etero”, dall’altro ero comunque eccitatissimo all’idea di fare quest’esperimento, e proprio con lui, sempre così figo con i suoi muscoli, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi. Tante volte mi ero ritrovato a sognarlo, a segarmi pensando a lui, a immaginare com’era fatto... e ora mi avrebbe permesso di vederlo davvero! Potete immaginare quanto possa eccitare tutto questo per un sedicenne dall'aria insignificante e col fisico gracilino ma con gli ormoni a mille e zero esperienze.. E infatti ero su di giri ed emozionato, malgrado i miei buoni propositi di non diventare gay, malgrado anche la durezza con cui Mario il giorno prima aveva messo le mani avanti nel precisare che mi avrebbe solo mostrato il cazzo, per farmi capire se mi sarebbe piaciuto e se quindi ero davvero frocio, ma non si sarebbe prestato a fare altro ("sono maschio" diceva, come se io non lo fossi...ma magari ai suoi occhi uno con le mie tendenze non lo era). La sua voce al citofono mi ha strappato dalle mie riflessioni e il portone si è aperto. Quando mi ha aperto la porta di casa Mario era molto tranquillo, ancora in pigiama, con la parte di sopra sbottonata e aperta su quei bei pettorali, e con pantaloni corti aderenti che non lasciavano spazio all’immaginazione.
“Sei stato di parola Euge’, non vedi l’ora eh?” iniziò a scherzare, facendomi arrossire. "Su dai, vuoi qualcosa da bere?" Rifiutai, volevo ben altro che una bibita ma non avevo il coraggio di ammetterlo, non avevo il coraggio di far nulla. In testa continuava a martellarmi la sua frase preventiva della sera prima che declinava minacciosamente il concetto del vedere e non toccare, così aspettavo, timoroso che una minima azione da parte mia avrebbe potuto rovinare ogni cosa.
“Allora, sei pronto per capire se sei normale o se sei frocio?”. Annuii e lui continuò: “Togliti tutti i vestiti”.
Mi aspettavo si sarebbe spogliato lui, non io, ero talmente stupito che Mario dovette aggiungere, col tono di chi spiega una cosa ovvia a un bambino ignorante: “I maschi si vedono nudi tra loro, in tutta tranquillità. A te non piace il calcio (già da questo dovevo farmi qualche domanda!) ma devi sapere che quando giochiamo poi andiamo negli spogliatoi e ci facciamo la doccia nudi e tutti siamo tranquilli e indifferenti. Per cui se sei un maschio normale devi riuscire a metterti nudo anche tu, senza problemi. Avanti, vediamo se lo sei!”.
Immagino di non essere risultato molto “normale” dato che mentre mi spogliavo ero divorato dall’imbarazzo e dall’eccitazione: ero in mutande ed esitavo quando lui spazientito “avanti, non fare la femminuccia che famo notte!”. Me le tolsi e il mio pisello svettò duro in alto: non ero molto dotato ma ne ero abbastanza fiero: 13 cm curvo, scappellato, una peluria normale. Certo mi sarebbe piaciuto avere più diametro (era davvero sottile) ma questo era il mio gioiello di famiglia ed era la prima volta che lo mostravo a qualcuno. Ero imbarazzatissimo, sentivo che l’erezione che avevo era una cosa sbagliata, cosa che il mio amico non mancò di sottolineare: “vedi Eugenio, a nessun maschio verrebbe duro di fronte ad altri maschi… Mi ecciterei se fosse una femmina a vedermi nudo, ma non stando di fronte a uno col pisello.”. Dopo quest’altra piccola lezione su come dovrebbe essere la normalità, iniziò con naturalezza a spogliarsi: il tutto avvenne rapidamente, via la giacchetta del pigiama, giù pantaloncini e mutande in un colpo solo ed eccomelo lì, bello come il sole. Davanti a me un fisico scultoreo, con una peluria che dall’ombelico scendeva verso il pube, dove si faceva folta per incorniciare un pisello che, sebbene totalmente moscio, già così sembrava grande quanto il mio in erezione. Non riuscivo a staccagli gli occhi da dosso, ammiravo le dimensioni del suo gingillo, il suo aspetto da adulto, le sue palle molto grosse...avevo la gola secca e deglutivo senza accorgermene. Un “CVD” da parte sua mi fece tornare alla realtà, mentre, continuava: “questa è la prova del nove. Come vedi io che sono normale ho il pisello moscio, tu sei in tiro e guardi il mio come se fosse la cosa più bella del mondo.”. Rimasi imbarazzato ma continuavo a guardare... “Ti piace?” mi chiese a metà tra il divertito ed il compiaciuto. “Si” risposi con un filo di voce.
“E tu vorresti essere etero?” chiese beffardo. Lo guardai in viso, il desiderio che non ero riuscito a nascondere mi mortificava e mi faceva sentire ancora più nudo di come ero stato fino ad ora.
“Se il solo guardarlo ti fa quest’effetto, figuriamoci toccarlo”. Deglutivo in silenzio.
“Avanti, vediamo fino a dove sei frocia: toccalo, te lo concedo”. Non realizzavo che mi stava insultando, che si stava ponendo in una situazione di superiorità, l'unica cosa che l'adrenalina e l'eccitazione mi stavano facendo capire è che mi aveva dato il permesso di toccarlo e come un automa eseguivo. Al tatto era caldo e molle eppure così bello. A contatto con la mano iniziò discretamente a risvegliarsi. Restavo inebetito col suo pisello in mano, neanche mi accorsi che il suo bacino indietreggiava leggermente ed avanzava, tanto che alla fine dovette dirmi: “sono due mesi che non ti fai una sega, ti ricordi ancora come si fa’?”. A comando, la mia mano andò su e giù per il suo cazzo che cresceva tra le mie dita: era grande, sarà stato sui 20 cm con un diametro di tutto rispetto che aumentava in maniera esponenziale quanto più si saliva alla cappella. Con un pò più d'esperienza avrei potuto dedurre che un arnese del genere deve fare male quando ti penetra, perché ti si infila dentro allargandoti. Ma all'epoca quella era la mia prima esperienza, quello era il mio primo pisello. Ne ero talmente ipnotizzato che quasi non sentivo i suoi mugolii e i suoi complimenti beffardi: “che brava”. Si era seduto alla poltrona ed io, senza mollare il cazzo, come in trance, mi ero ritrovato in ginocchio, per terra, a continuare la sega. Non mi disse nulla, si godeva il tutto ad occhi chiusi, magari immaginando che non fossi io a segarlo ma una strafiga. A un certo punto lo sentii pulsare più forte e venne violentemente: uno schizzo mi colpì in viso tra la bocca e la guancia destra, il resto mi inondò la mano.
Tornato in sé, Marco mi chiese con curiosità, guardandomi in quello stato “ti fa schifo la sborra?” “No” ammisi.
Alzandosi e rivestendosi, mentre io ero ancora in ginocchio confuso, col suo sperma in parte sul volto e in parte sulla mano, lui mi disse: “Eugenio, etero proprio non lo sei, e non lo sarai mai. Non ha senso che ti reprimi, sciuperesti tutto. Vivi il tuo desiderio con quelli come te e prendi dalla vita tutto quello che la vita può darti”.
Non l’aveva detto con cattive intenzioni, ma quelle parole mi fecero l’effetto di una condanna a morte. Non gli risposi nulla e andai in bagno a pulirmi...appena chiusa la porta dietro di me, guardai il mio volto, sporco della sua sborra, attraverso lo specchio e mi vennero le lacrime agli occhi: avevo alla fine conosciuto quel desiderio che avevo cercato di reprimere ma i miei sogni di normalità si frantumavano.
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