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Prime Esperienze

l'amico che mi ha cambiato - parte 1 come tutto ebbe inizio


di only_a_boy
24.11.2022    |    5.550    |    9 9.9
"Lo guardai senza capire: ero molto ingenuo ma mi fidavo di lui..."
PREMESSA
Da tanti anni mi connetto per leggere in questo sito racconti erotici (che personalmente trovo molto più eccitanti dei video hard) per cui scrivendone uno, non potevo che provare a pubblicarlo qui. A dire la verità è il secondo tentativo che faccio (il primo non è andato a buon esito, forse perché non avevo abilitato il profilo): stavolta ho spezzettato l'azione in più episodi, ringrazio chi vorrà dedicarmi un minuto o due di lettura. Forse questa prima puntata è troppo "introspettiva", non ci sono (ancora) scene hard perché è una introduzione alla vicenda, che avrò modo di sviluppare nel caso ci sia interesse alla sua prosecuzione. Il racconto è inventato ma è basato su un amico che conoscevo ed è scaturito dalla domanda che mi sono posto: "che cosa sarebbe successo se quella volta gli avessi parlato di me?".

EPISODIO 1, COME TUTTO EBBE INIZIO

Fu quella serata di un luglio di tanti anni fa a diventare lo spartiacque della mia vita: una serata come tante in apparenza, la tranquilla fine di un sabato sera estivo, con la comitiva che si scioglieva dopo la birra al pub e la passeggiata sul corso principale. E, come al solito, salutati tutti io rimanevo con Mario a fargli compagnia mentre attendeva l’arrivo dei suoi genitori, che venivano a prenderlo in macchina dato che vivevano fuori città. Io, invece, abitando in centro non avevo bisogno del passaggio che ogni volta i suoi mi offrivano ed io accettavo, formalmente per buona educazione, nella realtà per avere la scusa di stare ancora un po’ con lui. Non credo di essere stato innamorato di Mario all’epoca: avevamo 16 anni, tanti ormoni nel corpo ma tanta inquietudine nel cervello: si sa, l’adolescenza, malgrado quello che raccontano nei film, non è un periodo sereno. Io poi la vivevo con maggior inquietudine, perché avevo un problema in più rispetto agli altri coetanei: ero gay. Facevo abbastanza autoanalisi per rendermene conto, tuttavia non mi accettavo ancora: la vita mi si presentava con tutti altri modelli: fare lo scemo con le ragazze, essere uno sciupafemmine… E poi, in un futuro nebuloso, un matrimonio, dei figli, dei nipotini.. Quando si ambisce a questo tipo di obiettivi è quanto meno fuori luogo avere erezioni pensando ai maschi, così avevo deciso di combattere le mie tendenze: non mi masturbavo più, sperando che alla fine il desiderio sessuale si sarebbe riversato, per disperazione, su quei corpi femminili verso i quali mi sforzavo di provare l’attrazione che invece provavano i miei amici, quell’attrazione verso le donne che provava il mio amico Mario. Lui per me era un vero e proprio modello di vita: piuttosto alto per la sua età, aveva dalla sua gli allenamenti in palestra a modellargli un fisico che guardavo con un po’ di soggezione, io così gracilino. Ma, anche se non fosse stato così atletico, avrebbe sempre potuto sfoggiare i capelli biondi, gli occhi azzurri incorniciati dagli occhiali da vista, i lineamenti regolari e, soprattutto, un sorriso contagioso: era davvero grande per me e quando se ne andava per me era come se sparisse il sole. Averlo come amico mi onorava: ero fiero di raccogliere le sue confidenze amorose, le sue vanterie su imprese galanti, stavo bene ad essere la sua ombra e non chiedevo altro. Generalmente Marco parlava sempre di sé, ma quella sera, stranamente, rivolse la sua attenzione sul sottoscritto, forse perché non aveva molto da dire. Così iniziò ad informarsi su come mi andassero le cose con una ragazza della comitiva che tutti avevano predestinato a diventare la mia “fidanzata”. Così, in parte informandosi, in parte dandomi consigli che volevano essere paterni su come approcciarmi alle ragazze, ritornava sempre sul ritornello: “non vorrai mica morire vergine eh?”, posando a uomo vissuto quasi lui vergine non lo fosse più (malgrado tante vanterie ancora non aveva trovato una che "gliela desse"). La sua attenzione un po’ mi lusingava, un po’ mi preoccupava, perché non era facile, per me che non so mentire, destreggiarmi e cercare scuse con cui proteggermi dai suoi “ma alla festa di Lorenzo lei si era appartata con te, vi ho visti… com’è che non hai quagliato? c’era anche la camera da letto”. L’obiezione che non avevo preservativi non lo frenava “e va beh lo tiravi fuori prima di venire, ci vuole altro per mettere una tipa in cinta! O almeno una pompa potevi fartela fare o farle un ditalino! Devi darti ‘na mossa, che vuoi, passare per frocio?”. Mario, così estroverso, ci avrebbe provato anche con le pietre e non riusciva a comprendere la mia reticenza nell’approccio con le ragazze, tant’è che alla fine mi chiese: “ma che problema hai?”. Oramai estenuato, lo presi alla lettera, provando ad aprirmi per la prima volta con qualcuno, raccontandogli quello che era il mio problema. Ogni tanto avevo avuto il desiderio di farlo ma mai il coraggio, quella sera d’impulso, non so come, mi ritrovai a dire la verità. E' strano ma non ricordo neanche le parole: avevo fantasticato tante volte quel discorso, immaginando le singole frasi da usare e invece ora se mi guardo indietro non ricordo quelle che effettivamente dissi. Gli raccontai che non provavo desiderio fisico verso le ragazze, anche se mi innamoravo di loro (pietosa bugia che raccontavo a me stesso oltre che a lui). All’inizio sembrava non capire, tirava fuori esortazioni quali “devi essere meno timido” oppure battute del tipo “esiste il viagra”, accrescendo ancora di più il mio imbarazzo: mi stava costando fatica dirgli la verità e non bastava, non mi stava capendo…A un certo punto ebbe un’illuminazione e mi chiese: “e cosa ti fa arrapare?”. Io tacqui mentre lui, guardandomi con quegli occhi penetranti, mi chiese: “ti piacciono i maschi?”. Malgrado l’intonazione sembrava più un’affermazione che una domanda, fu forse per questo che mi sorpresi a rispondergli: “Solo fisicamente… ma sto cercando guarire e riuscirò ad eccitarmi con le femmine”.
Ci furono interminabili minuti di silenzio, io guardavo per terra ed ero in preda al panico: avevo paura, ora che l’avevo detto, di essere giudicato, disprezzato, allontanato. Non mi era neanche venuto in mente che avendogli svelato il mio segreto Mario avrebbe potuto raccontarlo a tutti, rovinandomi. No, in quel momento ero solo terrorizzato dall’idea di venire allontanato da lui, ero divorato dalla paura di perdere quell’amico che idolatravo. La sua voce mi scosse quando infine lui si rivolse a me: “Euge’, non fare lo stronzo. Non sono cose che puoi cambiare se davvero sei così.”. Il tono di voce era calmo, alzai di sottecchi lo sguardo, non era schifato e già questo mi fece star meglio. Ma le sue parole mi colpirono appena ne afferrai il senso, perché mi mettevano davanti ad una realtà che cercavo di non affrontare e che speravo di evitare. Così gli risposi che non volevo essere frocio, volevo una ragazza, volevo in un futuro fare una famiglia, sposarmi... Mario scuoteva ancora la testa: “Euge’, non ti prendere in giro, se ti arrapano i maschi non puoi mettere su famiglia… se davvero ti piacciono.”. Insisteva molto con questo “se davvero” e lo guardai con fare interrogativo, al ché proseguì:
“hai mai fatto qualcosa di reale o sono solo fantasie?”
“Nulla Mario, solo erezioni e tante seghe”.
“E allora forse nulla è definitivo: magari sono cose che passeranno con l’età, magari se dovessi provare davvero potresti scoprire che neanche ti piace e ti rivolgerai alle femmine. Devi provare però, per capire sul serio se ti piace o meno il cazzo”.
“E come faccio a sapere se mi piace o meno il cazzo per davvero? non ne ho mai visto uno a parte il mio!” gli risposi esasperato.
“A questo c’è rimedio”.
Lo guardai senza capire: ero molto ingenuo ma mi fidavo di lui.
“Eugenio, sei un mio amico e ti vedo come un mio fratellino” - assumeva sempre questi toni paternalistici malgrado avessimo la stessa età, ma lui giocava a fare l’uomo e, dopotutto, io ero sempre l’amichetto sfigato- “voglio aiutarti io. Domani mattina i miei sono a lavoro, vieni a casa mia. Ti farò vedere il mio e capiremo cosa sei da come reagisci”.
Lo guardai senza crederci e nel mentre già mi stavo eccitando quando la sua voce dura mi fece tornare alla realtà:
“non ti fare illusioni però: io sono un vero maschio, mi piace la figa, la mia è solo una prova di amicizia, per aiutarti a scoprire quello che sei. Ma non pensare di poter fare altro a parte capire se sei frocio, ok?”
“ok” risposi guardando per terra.
Quella sera rifiutai il passaggio che i suoi come sempre mi avevano proposto, avevo bisogno di camminare per sfogare un po’ l'adrenalina di quel colloquio.


Grazie per l'attenzione, é il mio primo racconto mi farebbe piacere ricevere feedback per migliorarmi
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