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Viviana e Carlo: gli inizi - Cap. 1


di Membro VIP di Annunci69.it Educata_Mente
09.02.2024    |    15.128    |    3 9.7
"Quel gesto è un richiamo troppo forte e come attratto da una calamita mi piego in avanti e con avidità le stampo un bacio sulle labbra..."
Questa serie di racconti è stata ispirata da due amici che ringrazio per avermi scelto. È stato un onore poter raccontare la vostra storia. E spero di averla raccontata nel migliore dei modi.

Capitolo Uno
Avete presente quei pomeriggi estivi caldo, interminabili, noiosi in cui non hai voglia di fare niente, e che anche cambiare canale alla TV ti produce fastidio?
Ecco, vi vogliamo raccontare quel pomeriggio che ha cambiato per sempre il rapporto tra me e mio fratello.

Io sono Viviana. Ho 50 anni e all’epoca avevo poco più di 18 anni. Fisico normale, alta 1,65, sportiva e con una seconda di seno che nel frattempo è diventato una terza abbondante. I miei seni sono sempre stati molto apprezzati, soprattutto i capezzoli piccoli che ti invitano a giocarci.

Mio fratello Carlo invece è alto 1e75, fisico ben definito, soprattutto a 16 anni. Era un po’ bulletto a quell’età ma il suo sorriso era disarmante. La sua pelle ambrata era un afrodisiaco per tutte le ragazzine del paese.

Abitiamo in un paesino di campagna nel profondo sud.
La macchina del tempo più potente, la mente umana, i ricordi, mi riporta a quel pomeriggio di luglio.
Il caldo è opprimente, si fatica a stare in casa. Il sogno ricorrente è stare in ammollo nel mare con una leggera brezza. Indosso un pantaloncino e una maglietta oltre all’intimo che mia madre mi obbliga a tenere anche a casa.
Siamo soli in casa perché i nostri genitori sono fuori per lavoro.
Passo il tempo guardando la mia soap preferita alla TV. È un groviglio di relazioni, tutti vanno con tutti.

Ad un certo punto mio fratello Carlo entra nella sala e mi prende in telecomando per guardarsi Ken Shiro.
È a torso nudo, cosa che gli invidio e non poco.
I suoi “successi” scolastici sembra che gli abbiano conferito uno status di intoccabile.
Rimango un po’ sopraffatta da questo suo gesto e non reagisco subito, ma appena realizzo mi alzo di scatto e, scagliandomi verso di lui, provo ad afferrare il telecomando dalla sua mano. “Dammelo, la stavo guardando io” gli intimo a voce alta. Lui si sposta, come un torero con il toro nell’arena, e io mancando il bersaglio vado quasi lunga sul divano. “E adesso voglio guardare io” mi risponde stizzito mentre afferro il suo braccio per evitare di cadere e che tiro verso di me poggiandomelo praticamente sul petto. Carlo prova a liberare il braccio ma agitandolo non fa altro che colpire i miei seni.

Con l’altro braccio provo ad acchiappare l’oggetto del nostro contendere ma mio fratello continua a muoversi e a spostarlo allungando il braccio e mi impedisce di metterci su le mani.
Sembriamo due lottatori di sumo. Io sono incazzata e accecata dalla rabbia e dalla frustrazione non riesco nel mio intento di recuperare lo scettro usurpato. Lui sembra invece divertito dalla mia reazione e ho l’impressione che voglia prendermi in giro.
“Ridammi subito quel cazzo di telecomando” gli urlo a pochi centimetri dall’orecchio.
“Se riesci a prenderlo è tuo!” mi risponde lui, confermando la mia sensazione di divertimento da parte sua nel farmi incazzare sempre di più.
Provo a fargli il solletico ma ci sbilanciamo e crolliamo sul divano con un tonfo pesante. Lo spingo via da me e mi protendo verso la sua mano che stringe il telecomando che lui tiene il più lontano dalle mie grinfie. Per avvicinarmi mi ributto sopra di lui e quasi mi siedo sulla sua pancia. Ci salto sopra e lui per bloccarmi porta le braccia all’altezza del suo torace.

Mi avvento e inconsciamente finisco con il mio pube proprio sopra il suo. Sento il rigonfiamento nei suoi pantaloncini e la cosa mi lascia interdetta. Però anche io sento un calore diffuso sul basso ventre. Mi sento avvampare un po’ in viso e per scacciare questa emozione gli urlo nuovamente contro.
“Dammelo cretino”.
Mi sento calda, ma non so se dipenda dalla lotta o da quegli strani sfregamenti che faccio sul suo pube. Il calore si propaga. Viso, petto, ventre. Mi sento un fuoco in mezzo alle gambe. Credo di essere bagnata. Sono perplessa. È mio fratello, non posso eccitarmi per lui! Questo pensiero mi fa sentire sporca. Mi spaventa l’idea di essere eccitata per Carlo. Ma le sensazioni che sto provando mi piacciono.
Ma subito il mio pensiero va a Giulio, il mio fidanzato. Con lui non mi era mai capitato di eccitarmi in questa maniera, così calda. Provo a scacciare questi pensieri rimettendomi a lottare per il controllo del telecomando.

Carlo si accorge di questa mia condizione perché di punto in bianco si arrende. Vedo la sorpresa nel suo volto che si trasforma in desiderio. Io non controllo più il mio corpo e continuo a strusciarmi su di lui. Il suo sesso gradisce queste mie azioni perché lo sento decisamente più grosso di prima. Mi sento trasportare in un vortice di passione fortissima ma sono sconvolta per questa mia voglia. Mi sento davvero colpevole ma l’eccitazione che provo mi fa perdere la testa.
Ansimo, più per l’eccitazione che per la fatica della lotta.
“Dammelo” imploro ma vogliosa. Cosa voglio adesso? Il telecomando o qualcos’altro? Vorrei davvero non provare queste sensazioni!
Lui ormai è totalmente rapito dalla mia esuberanza e ne approfitto per sfilargli il telecomando dalle mani.
La nostra lotta ha fatto sì che il canale non fosse più quello scelto da Carlo e che il volume fosse arrivato a livelli altissimi.
Ma le sensazioni che provo mi hanno bloccato i sensi e non mi sono accorta di nulla.

Rimetto la mia soap opera e abbasso il volume della TV. Lui rimane attonito disteso sul divano, con il suo torace e gli addominali in bella mostra e soprattutto il rigonfiamento nei pantaloncini più che evidente.
Smetto di guardarlo ma mi sento bollente. I seni mi fanno male e sono decisamente bagnata. Viviana non puoi bagnarti per Carlo, mi urlo nella mia testa.

Mi chiedo se anche Carlo stia provando le mie stesse emozioni, se stia vivendo lo stesso conflitto. Quando si è alzato dal divano ho visto che è andato prima in camera sua poi è uscito ed è entrato in bagno. Cosa starà facendo? A quel pensiero mi infilo una mano nella mutandina e sento che sono completamente bagnata. Provo a scacciare l’immagine di Carlo che si masturba che d’improvviso mi balena nella mente.
Mi domando se sto impazzendo. Continuo a ripetermi nella testa che è sbagliato e provo a rimuovere quello che è successo pochi minuti fa. A cosa sta pensando Carlo?

Mi chiedo se Viviana abbia agito volutamente in quella maniera o se sia capitato inaspettatamente.
Mi alzo dal divano e corro in camera mia e mi stendo sul letto. Ripenso a quello che è successo e sono ancora eccitato. Mi accarezzo il pacco e non mi ricordo di avere avuto un’erezione così prolungata e possente con Marina, la mia fidanzata. Sono sconvolto. L’idea di essere eccitato per Viviana mi lascia incredulo. Mi alzo di scatto e penso soltanto a sfogare quella eccitazione. Vado in bagno per masturbarmi.
Entro e mi chiudo dietro la porta a chiave. Mi siedo sulla tazza e dopo essermi abbassato pantaloncini e mutande alle caviglie inizio a massaggiarmelo con foga. Il pensiero di essere ridotto in quello stato da Viviana mi blocca, mi spaventa tantissimo. Mi fa sentire un depravato. Però il risultato è evidente, ho un’erezione durissima che lo prova.

Nonostante i tentativi non riesco a concentrarmi soltanto sul mio piacere. Il tarlo della depravazione mi blocca. E poi l’idea di aver perso la lotta mi infastidisce alquanto. Non posso perdere con Viviana, anche se mi struscia la figa sul cazzo!
Decido di rimandare lo sfogo alla sera con Marina. Il pomeriggio io e Viviana non ci scambiamo molte parole, se non quelle di circostanza davanti ai nostri genitori. Io non vedo l’ora di uscire per scaricare finalmente l’eccitazione con Marina.
Ma quando ci appartiamo in campagna ripenso al pomeriggio e inconsciamente penso che sia Viviana a succhiarmi il cazzo. Faccio fatica a venire e Marina dopo il pompino ha la mascella che le fa male.
Il giorno dopo prendo il possesso del telecomando prima di Viviana. Mi guardo in santa pace il mio cartone preferito. Ma questa pace viene interrotta dall’arrivo di Viviana che esordisce: “Cambia canale che devo guardare Beautiful”.
“Scordatelo, devo guardare Ken Shiro” le rispondo supponente.
“Ma non è ancora iniziato” risponde lei con tono alterato.

Rimango impassibile e Viviana si lancia contro di me. “Dammi il telecomando” mi intima cercando di aggredirmi. Io per respingerla e allontanarla da me le tocco le tette, ma nella foga lei non si accorge del mio gesto.
È infuriata e cerca di colpirmi per ottenere il telecomando. Io penso al pomeriggio di ieri e inizio a sentire un certo formicolio sul basso ventre. Lei si rimette a cavalcioni su di me e afferra il mio braccio che tengo teso per allontanarlo da lei.

Mi poggia quasi i seni sulla faccia e cerca di tirare giù il mio braccio per strapparmi il telecomando. Non riuscendo a battermi inizia nuovamente a strusciare il suo sesso sopra il mio. Inizia a muoversi ritmicamente sopra di me. La sento ansimare, ha gli occhi chiusi e la bocca aperta. Il suo bacino si muove avanti e indietro proprio all’altezza del mio. Io non resisto e mi lascio andare e l’erezione si manifesta dura e fortissima in pochi istanti. Mi arrendo e praticamente le offro il telecomando.
Lei me lo strappa dalle mani ma continua a strusciarsi su di me. Io sento salire l’orgasmo. Sono eccitato come non mai ma anche frastornato da quello che sta accadendo.

All’improvviso Viviana si alza e scappa via lasciandomi con un’erezione vistosa nei pantaloni e una voglia di scaricarmi incredibile.
Il resto della giornata non ho praticamente aperto bocca. Dopo cena mi incontro con Marina ma litighiamo subito e rientro a casa incazzato. Ho un turbinio di emozioni che mi scombussolano la pancia, la testa. Sono eccitato ma anche impaurito. Mi sento strano. La ragione e l’istinto si contrastano, lottano come me e Viviana.
I pomeriggi successivi vado in campagna con papà per aiutare e quindi niente lotta, nessun telecomando da conquistare e nemmeno alcun sfregamento. Ripenso spesso a quei momenti e altrettante volte mi ritrovo a nascondere la mia evidente erezione. Mi chiedo se anche Viviana si ecciti al pensiero di quegli attimi. Cerco di scacciare quei pensieri e mi butto a capofitto ad aiutare mio padre. La sera quando torno a casa riesco a malapena a rivolgere la parola a Viviana, giusto qualche scambio davanti ai nostri genitori per evitare che possano pensare che avessimo litigato tra di noi.

Vedere Viviana mi provoca però una esplosione di sensazioni, eccitazione, paura, colpa. Un turbinio pericoloso e soprattutto doloroso. Il tarlo di essere attratto da lei mi divora ma mi provoca un’eccitazione mai provata. Mi ritrovo ad immaginarla nuda ma cerco subito di scacciare quel pensiero scuotendo la testa come se stessi vivendo un brutto sogno.
Arriva lunedì e siamo nuovamente soli in casa. Dopo pranzo mi dirigo verso il salone per vedere la tv ma con la speranza di poter lottare nuovamente con Viviana.
Anche lei ha la stessa idea e ci ritroviamo nel corridoio come due pistoleri dei film western pronti al duello.

Viviana scatta per prima verso la porta del salone ma reagisco subito e scatto pure io verso il divano del salone.
“Dov’è?” esclama Viviana mentre si dirige verso il divano alla ricerca dell’oggetto del nostro contendere. Io sono proprio dietro di lei e mi ricordo che il telecomando era nascosto sotto un cuscino all’estremità a me vicina. Mi siedo sopra il cuscino e lo afferro e lo mostro come se avessi estratto Excalibur dalla roccia.
Viviana è incazzata nera e mi guarda torva, fissando il telecomando. Non demorde e, memore forse delle precedenti battaglie vinte, mi assale immediatamente. Si siede proprio sul mio bacino. E senza troppi indugi inizia a strusciare il suo sesso sul mio.
Gli effetti di questa danza erotica si manifestano subito. Il mio cazzo si anima in pochi istanti e lo sento bello gonfio sotto gli sfregamenti di Viviana. Spingo in alto un po’ il bacino come per sentire ancora di più il calore del sesso di Viviana.

Ha gli occhi chiusi e mentre continua a saltellare e strusciarsi sul mio sesso stringe le labbra e si morde quello inferiore. Sembra quasi che mi stia cavalcando vestita.
Non resisto più e la sollevo e la ribalto sul divano. Ora comando io. Lei di schiena sul divano a gambe aperte che accoglie me inginocchiato sul pavimento.
Lei mi guarda e io poggio il mio sesso all’altezza del suo e inizio a muovermi come se volessi scoparla.
Ansima e si lascia condurre. Sollevo un po’ la maglietta per scoprirle il ventre e la accarezzo mentre continuo a sfiorare con il mio sesso pulsante e duro il suo. Mi sembra di percepire la sua eccitazione, il suo calor, l’umido del suo sesso eccitato. Viviana ha nuovamente gli occhi chiusi ma si inumidisce le labbra in continuazione.

Quel gesto è un richiamo troppo forte e come attratto da una calamita mi piego in avanti e con avidità le stampo un bacio sulle labbra. Non si sottrae al bacio, anzi. Dischiude le labbra e con la lingua inizia a cercare la mia. Le nostre lingue si incontrano e iniziano a vorticare. Anche loro lottano per avere la supremazia. Lei mi morde il labbro e lo succhia. Io cerco di succhiarle la sua lingua. Sento i suoi seni premere sul mio petto e non mi trattengo dal poggiare una mano sopra uno di essi. Viviana con una mano mi afferra la nuca come se non volesse farmi andare via e con l’altra stringe ancora di più il mio bacino al suo.
Il mio cazzo eretto dentro la mutanda poggia proprio sul suo sesso, sopra le sue grandi labbra.

Le sfioro il capezzolo con il pollice. È durissimo, come il suo seno che sembra di marmo. Glielo strizzo e lei geme mentre continua a baciarmi con foga. Lecco ogni angolo della sua bocca. La sua lingua cerca sempre la mia. Sento il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi rapidamente sotto il mio. Mugola di piacere mentre mi bacia.
Continuo a muovermi e a sfregare il mio cazzo sulla sua figa che immagino gonfia, bagnata. Ho voglia di toccarla, di baciarla, di leccarla e farla godere. Viviana ansima velocemente. Sta godendo intensamente.
Mi scosto un poco dal suo corpo e poggio la mano proprio in mezzo alle sue gambe. Mi sembra di percepire il calore della sua carne. Voglio sentire il suo sesso, desidero infilare la mano nelle sue mutandine, penetrarla con le mie dita, sentire quanto è bagnata, ma lei ha un sussulto improvviso.
Apre gli occhi e mi guarda intensamente. Mi fissa con gli occhi, la sua bocca è aperta come se volesse dirmi qualcosa.
Mi spinge via e si alza di scatto e mentre si allontana quasi mi urla “Sei uno stronzo Carlo”.
Rimango imbambolato, stordito dall’eccitazione non sfogata, ma soprattutto dalla fuga repentina di Viviana.
Non riesco a pronunciare neanche una parola, un fiato. Zero.

Il senso di colpa inizia ad assalirmi e comincio a temere di aver rovinato tutto. Mi alzo e sento la necessità di sfogarmi. Decido di andare dalla mia ragazza. Ho voglia di scopare. La chiamo e ci organizziamo per andare al solito posto. La scopo con vigore, in maniera animalesca. Entro dentro di lei con impeto, ma in quel momento non è Marina a ricevere i miei affondi. È Viviana. Sto immaginando di scopare Viviana. E raggiungo un orgasmo mai provato prima. Mi chiedo se anche lei stia sfogando la sua evidente eccitazione sognando di farlo con me.

Sento un fuoco dentro che mi fa sentire viva, eccitata, porca. La sua bocca è attaccata alla mia e le nostre lingue sembrano impazzite. Carlo mi accarezza il seno e ogni volta che mi sfiora il capezzolo ho una fitta di piacere intensissimo. Mi sento bagnata come non mai. Vorrei toccarmi ma il piacere che mi sta dando Carlo mi sta letteralmente bruciando. Sento distintamente il suo cazzo contro le mie grandi labbra. Il pensiero di accoglierlo dentro di me mi fa bagnare ancora di più ma cerco di scacciarlo.
Raggiungo l’orgasmo e cerco di trattenermi, provo a rimanere distaccata. Carlo poggia la mano proprio tra le mie gambe e mi accarezza la figa sopra la stoffa dei pantaloncini e delle mutandine.
Sento quanto sono bagnate dai miei umori. Se lo faccio continuare non so come potrebbe finire.

Lo allontano da me e mi sfilo di lato. Mi alzo ma l’eccitazione mi fa tremare le gambe e quasi temo di fare un passo. Lo osservo. È semi seduto con una gamba sotto il sedere e l’altra piegata di lato. Mi offre la vista della sua erezione dai pantaloncini che sembrano gonfi. Mi guarda stordito con uno sguardo interrogativo.
“Sei uno stronzo Carlo” gli dico seccamente e perentoria.
Mi allontano e sento la rabbia pervadere la mia mente.
Perché non c’è Giulio? Perché è lontano da me? Perché Carlo ha fatto quel gesto? Perché è mio fratello?

Mi sento scombussolata. Provo rabbia, eccitazione. Sono turbata per questa mia voglia. Mi spaventa l’idea di essere sessualmente attratta da Carlo, ma nello stesso tempo quando ripenso a quel bacio sento i brividi in tutto il corpo.
Arrivo in camera mia e d’istinto infilo una mano dentro le mutandine. Sono bagnate. I miei umori viscosi ricoprono le dita e sento il mio folto pelo nero madido di essi. La tentazione di toccarmi è fortissima ma non voglio alimentare questa voglia. Ho paura delle sensazioni che sto provando, dell’attrazione che provo per Carlo, delle pulsioni chi mi hanno spinta a baciarlo.

Cerco di sopire i miei bollenti spiriti stendendomi sul letto e leggendo. Nei giorni successivi mi chiudo in un mutismo preoccupante. Mia madre cerca in tutti i modi di indagare, è sinceramente preoccupata. Mi vuole portare dal medico ma mi rifiuto e le dico, mentendo, che sono soltanto preoccupata per Giulio e per la sua scelta di carriera militare che mi spaventa.
Evito di guardare Carlo, perché ho paura di risvegliare quell’eccitazione. La mancanza di Giulio mi rende vulnerabile e soprattutto sempre eccitata. La notte o la doccia sono i momenti in cui sfogo le mie pulsioni.
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