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Prime Esperienze

LA STANZA SEGRETA


di Membro VIP di Annunci69.it aurorafilippo
24.09.2022    |    11.593    |    17 9.8
"Poi aveva posato la borsa vicino alle chiavi, fingendo di cercavi qualcosa e le aveva prese furtivamente..."
Il semaforo per i pedoni è ancora rosso, come le scie dei fari posteriori delle auto davanti ad esso ed il cielo, che il tramonto sfrangia in sfumature dello stesso colore.
Le pupille di Ilaria si muovono fra i vari rossi nell'attesa nervosa del verde che tarda, finché finalmente può tuffarsi nella grande strada che attraversa la città come un fiume.
L'edificio all'incrocio occupa tutto l'isolato, il suo grande porticato è illuminato senza averne bisogno tanto intense sono le luci variegate delle vetrine dei negozi.
È l'ora che affolla i bar per gli aperitivi del dopo lavoro cittadino, sui tavoli, nelle sere già più tiepide, sono posati nettari alcolici e colorati, la musica ritma le parole e le risate, una strana euforia avvolge ogni cosa.
Ilaria ormai percorre con sicurezza quella città non sua.
Sa che i colleghi d'ufficio sono già arrivati ma decide comunque di svoltare attorno all'isolato costeggiando il retro dell'edificio. In queste strade secondarie la città disvela il suo volto nascosto.
Addentrandosi nelle viscere del quartiere percepisce più chiaramente il ritmo dei suoi tacchi sul selciato. Il grande traffico si allontana e ci sono nuovi suoni che l'avvolgono: le radio accese nei negozi etnici e il vociare in lingue esotiche dai capannelli di persone davanti agli alimentari, ai bazar, ai cambiavalute.
Infine vede davanti a sé un bar e avverte una forma di strana agitazione.
Davanti ad esso sostano moto e biciclette parcheggiate confusamente e gruppi di ragazzi e di uomini che parlano a voce alta.
Passandoci davanti Ilaria accelera il passo cercando di sbirciare con la coda dell'occhio.
Si sente osservata da mille sguardi e con un'occhiata fugace nota i videogiochi all'interno, un biliardo e sul marciapiede dei tavolini con ragazzi che bevono birre e parlano animosamente. Dall'ultimo tavolino un bel ragazzo la segue con lo sguardo, in silenzio. Svoltando l'angolo Ilaria accelera il passo.
Percorre ancora più trafelata quel tratto di strada che sfocia di nuovo nel portico commerciale.
Giunta all'angolo dell'isolato guarda verso destra in fondo all'isolato e vede che il ragazzo si era fermato in piedi, con la mano poggiata allo spigolo e la guarda con espressione indefinibile.
I loro occhi si fissano per un attimo.
Ilaria arriva subito al suo bar e cerca di dimostrarsi tranquilla, indossando il suo più bel sorriso mentre saluta ai colleghi già al tavolino. Prima di sedersi con loro saluta la sua amica Claudia dietro al bancone, quindi le si avvicina scambiandosi un bacio amichevole.
«Ciao Ilaria», le dice Claudia, «mi stavo preoccupando, pensavo che questa sera non saresti venuta!»
«Ed invece eccomi qua», risponde Ilaria «vengo tutte le sere ormai ...».
È vero, sono due mesi che Ilaria è lì quasi tutte le sere. Claudia era stata assunta tempo prima come cameriera ma poi il proprietario la aveva affidato completamente l'attività.
Ilaria ripensa a quando lei le aveva chiesto di andare a trovarla in quel posto la prima volta ...

Quella sera aveva da subito pensato che il locale fosse accogliente e alla moda, arredato con gusto e poi c'era quel barman bellissimo che preparava i cocktail fino a tarda notte.
Quando tutti erano andati via, Claudia aveva chiuso le serrande sulle vetrine.
«Devo solo cambiarmi e andiamo, vieni con me!» e così dicendo aveva preso un mazzo con tre chiavi e si era diretta verso una porta scura con la scritta “Accesso consentito solo al personale” aprendola con una delle tre chiavi. Avevano attraversato un corridoio anonimo su cui si affacciavano un bagno, un ripostiglio ed in fondo lo spogliatoio.
Ilaria era entrata con lei in quest'ultima stanza, appena illuminata da una luce molto fioca, che l'amica aveva aperto con la seconda chiave.
Claudia si era cambiata rapidamente chiacchierando fino a che si era interrotta, come avesse avuto un'idea improvvisa. Aveva guardato Ilaria con un sorriso malizioso facendole dondolare davanti agli occhi il mazzo di chiavi con cui poco prima aveva aperto le porte.
«Lo sai cosa apre la terza chiave?» le aveva chiesto.
Ilaria l'aveva guardata con aria interrogativa, allora Claudia aveva diretto gli occhi verso una piccola porta seminascosta, posta com'era sul fondo della stanza di fianco ad un armadio metallico.
«Seguimi», le disse, e così l'aveva aperta. Erano entrate in un'ulteriore camera, molto piccola, con le pareti dipinte di nero, spoglia, illuminata a malapena dalla fioca luce del vicino spogliatoio
C'era solo uno sgabello e Claudia vi si era subito seduta. Una tenda nera copriva la parte terminale della parete
«È un altro ripostiglio?» aveva chiesto Ilaria ed allora Claudia si era rivolta verso il muro alle sue spalle. Sforzando la vista per via della luce scarsa, Ilaria aveva guardato Claudia aprire uno sportellino appena visibile e fissarlo così con un gancetto.
«Avvicinati!» le aveva detto Claudia ed Ilaria si era quasi inginocchiata per poter vedere.
«Cosa c'è dall'altra parte?» le aveva chiesto.
Allora Claudia aveva puntato il led dello smartphone verso l'interno ed Ilaria aveva potuto riconoscere un tavolo con delle sedie, un divanetto, un mobile con dei liquori.
«Ma che posto è?» le aveva chiesto meravigliata, esplodendo in una risata soffocata dalle mani portate sulla bocca.
Claudia allora le aveva detto: «È una stanza che si trova in fondo al bar sul retro dell'isolato, appartiene allo stesso proprietario di questo locale, a volte viene usata come bisca dai clienti più affidabili. Quando divise il locale commerciale per ricavarne queste due attività ebbe l'idea … Me ne parlò come sto facendo io con te ma non mi chiese nulla. Ovviamente, come sai, sono curiosa ed una sera dopo la chiusura sono venuta qui ed ho aperto lo sportello … e poi tante altre volte. La voce in quel bar si è diffusa rapidamente ... il proprietario è contento, non ha fatto mai cenno alla cosa e mi paga bene per la mia gestione. In fondo non penserai quel locale sia sempre affollato per la qualità del servizio!» concludendo la frase con una forte risata.
Ilaria era rimasta senza parole.
«Ma dai, ti sto imbarazzando!» le aveva detto abbracciandola. Ilaria avvertiva la pressione dei suoi grandi seni ai suoi.
«In realtà ho poco tempo per stare qui, soprattutto nelle ore di apertura del mio bar ...» e lasciò finire questa frase lanciandole un'occhiata.
Ilaria nei giorni seguenti aveva pensato spesso a quella situazione.
Il giorno seguente, finito il lavoro in ufficio, era tornata a casa per una doccia e un rapido cambio d'abito e poco dopo era andata al bar per un aperitivo coi soliti amici. Da subito si era sentita osservata da Claudia dietro al bancone.
Ad un certo punto aveva notato che apriva un cassetto e prendeva le chiavi della sera prima. Poi nella direzione di Ilaria e sorridendole maliziosamente la aveva fatte tintinnare verso di lei prima di riporle di nuovo nel cassetto.
Ilaria aveva cercato di non ridere e dissimulare l'imbarazzo. Temeva che qualcuno la vedesse turbata per cui evitava di guardare verso il bancone.
Ma dopo alcuni minuti Claudia le aveva mostrato ancora le chiavi. Sapendo di essere osservata da Ilaria, le aveva posate in un angolo in fondo al bancone.
Ilaria si mordeva nervosamente le labbra, combattuta.
Poi, d'impulso, si era congedata dagli amici dicendo loro che avrebbe voluto salutare l'amica prima di andare via.
Quando si era avvicinata all'angolo del bancone dove c'erano le chiavi, Claudia aveva evitato di guardarla e si era messa a parlare con dei clienti. Poi aveva posato la borsa vicino alle chiavi, fingendo di cercavi qualcosa e le aveva prese furtivamente.
Ilaria aveva aperto e poi richiuso con cura la prima porta, attraversato il corridoio e s'era immersa nello spogliatoio ombroso. Infine era entrata nella stanza segreta ...
Si era seduta sullo sgabello di fronte al muro e dopo avere fatto un profondo respiro, a occhi chiusi, aveva aperto lo sportello fissando il gancio al muro con grande cura ed era rimasta alcuni minuti così, nell'ombra silenziosa, con quel piccolo varco nel muro aperto su un buio ancora più fondo, mentre avvertiva schiamazzi arrivare dal locale.
Dopo alcuni minuti si era detta:«Va bene, vado via, tanto qui non c'è nessuno, in fondo sono venuta solo per curiosare ...» In quel momento aveva sentito dei passi avvicinarsi.
La porta di quella stanza si era aperta e si era accesa la luce. In quel momento Ilaria, in un momento di apprensione, si era allontanata dal foro trattenendo quasi il respiro. Quindi l'uomo dall'altra parte avvicinatosi ad esso aveva detto: «Ehy, ciao, chi c'è lì?»
Ilaria era restata immobile e in silenzio per alcuni lunghi istanti, poi aveva pronunciato un flebile «Ciao ...».
Allora lui si era alzato in piedi e senza dire altro aveva infilato il suo cazzo nel buco. Ilaria aveva aspettato qualche secondo poi lui aveva detto: «Dai, prendilo in mano». Allora lei aveva fatto scivolare la mano lungo la parete, su, fino a sfiorarlo. Cominciò così a toccarne la base e finalmente l'aveva afferrato cominciando a muovere su e giù la mano.
Aveva sentito il ragazzo ansimare e diventare sempre più duro. A quel punto era prevalso in lei l'istinto di portare la sua bocca sempre più vicino e così le sue labbra avevano sfiorato la grossa cappella. La lingua cominciava a percorrere tutta l'asta fino al punto in cui era stata pervasa dal desiderio di averlo tutto in bocca. L'aveva infilato in gola fino a quasi soffocarsi e aveva cominciato a muovere la bocca sempre più velocemente. Il ragazzo le diceva qualcosa col suo accento straniero e lei non riusciva a fermarsi. Quando l'aveva sentito venire non si era fermata ed aveva bevuto tutto.
Alla fine questi l'aveva ringraziata ed era andato via chiudendo la luce. Ilaria rimasta solo al buio aveva pensato: «Ma cosa faccio?»
Aveva ritenuto che sarebbe stato meglio sfilarsi il vestito, così era rimasta in slip e reggiseno.
Dopo appena due minuti aveva sentito di nuovo dei passi, il ragazzo doveva aver avvisato gli altri.
Anche quest'altro l'aveva infilato dentro al buco, bussando per chiamarla. Stavolta Ilaria si era accomodata con cura e aveva cominciato a succhiarlo da subito con calma e con gusto. Il gioco si era ripetuto più volte finché essendo ormai tardi aveva deciso di andare via. Aveva lasciato le chiavi nello stesso punto del bancone ed era andata via.
Il giorno dopo Claudia le aveva scritto: «Non è stato male, vero?», a cui Ilaria aveva risposto con un occhiolino e scrivendo: «No, niente affatto ...».

Adesso Ilaria è di nuovo nella stanza.
Sono passati due mesi, è stata lì quasi tutte le sere.
Quel posto ormai le è sempre presente, in qualsiasi cosa stia facendo o pensando, a casa o al lavoro, da sola o fra la gente. Tutto il resto sembra essere una pausa fra il ricordo di esso o il suo esserci fisicamente.
Ilaria a volte non è sicura di stare vivendo realmente quell'esperienza e pensa mentre è lì: «Magari sto facendo un sogno erotico e fra poco mi risveglio nel mio letto, tutta bagnata …»
Questa sua fantasia realizzata sembra le abbia portato anche dei vantaggi reali: qualcuno la trova più bella e rilassata negli ultimi tempi, addirittura le dicono che deve aver messo su qualche etto nei punti giusti, così pensa che qualche sera deve avere esagerato e che ha perso il conto di quanti ne ha succhiati ultimamente.
Ha imparato anche a riconoscere ogni membro nell'oscurità solo col tatto, l'odore o il sapore. Nelle ultime sere ha cominciato ad appoggiare il suo bel culetto contro quel buco e a farsi scopare ovunque e a lungo da alcuni di essi.
Ma questa non è una sera come le altre, Ilaria è presa da un particolare turbamento.
Nelle sere precedenti ha sentito alcuni degli uomini dirle: «Dai, apri la porta!» e lei ha pensato «La porta? Quale porta?» voltando lo sguardo nel buio attorno a sé.
Così quella mattina aveva scritto a Claudia: «Ma c'è una porta che collega le due stanze??». A quel messaggio Claudia non aveva risposto.
Arrivata al bar, come al solito le chiavi erano posate in fondo al bancone.
Mentre apriva la prima porta però si era accorta di una cosa che l'aveva lasciata senza fiato: nel mazzo c'era una quarta chiave.
Ora nella stanza si chiede: «Ma dove sarebbe la porta?» e così dicendo tasta nell'ombra tutte le pareti finché non giunge alla tenda che aveva notato la prima sera, la scosta … «Eccola!» Si, ora tocca la maniglia e subito sotto la toppa della serratura.
Un ragazzo giunto nell'altra stanza vedendo la maniglia muoversi le dice: «Senti, puoi fidarti, perché non apri la porta? Sono con un mio amico, non può entrare nessun altro, ci conosci ormai … ma eri tu quella che è passata poco fa davanti al bar, vero?»
A quel punto Ilaria si sente come in balia di una corrente sempre più intensa che plasma la sua volontà. La mano dapprima incerta gira la chiave e poi, lentamente, abbassa la maniglia.
L'ultima porta si è aperta.
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